CECHOV: Il Gabbiano

CECHOV: Il Gabbiano

Dramma in 4 atti del 1895

il gabbiano di cechov


Nel Gabbiano tutto ciò che Cechov ha scritto è un capolavoro,

sembra che ogni singola parola sia nata da sola, senza sforzo, in modo spontaneo, e che ogni parola, da sola trovi naturalmente il suo posto, e così, a chi legge, non resta che ammirare questo miracolo di semplicità e di grazia.


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CECHOV, Il Gabbiano: il testo

Stralcio da Il Quaderno di Nessuno, anno XI,  n° 61 – 2/2012, Intervista a Nekrosius di Annalisa Bianco – per l’intervista completa CLICCA QUI

il gabbiano di cechov“Tutto ciò che Cechov ha scritto è un capolavoro, sembra che ogni singola parola sia nata da sola, senza sforzo, in modo spontaneo, e che ogni parola, da sola trovi naturalmente il suo posto, e così, a chi legge, non resta che ammirare questo miracolo di semplicità e di grazia. Forse tutti i fallimenti che ci sono stati nei tentativi di messa in scena del Gabbiano sono proprio dovuti al fatto che si è tentato di fare qualcosa di nuovo. Semplicemente si corre il rischio di creare una complessità inutile. I temi proposti da Cechov sono già di per sé complessi, bisogna dunque avere il coraggio di affrontarli con estrema semplicità, con immediatezza, con uno sguardo diretto e non trasversale, inquinato dalla volontà di fare qualcosa di sorprendente e diverso.

Proprio questa situazione è rappresentata nel “Gabbiano” di Cechov: persone che parlano di arte e di letteratura, tante parole, parole vuote… Si parla di grandi scrittori e drammaturghi, si menziona Turgenev, Shakespeare, Tolstoj, Zola, Maupassant… ma i personaggi di Cechov accanto alle figure di artisti che vengono evocati finiscono per sembrare parodie di artisti; parlano delle forme nuove e del processo creativo, e io, come spettatore, a volte ho l’impressione che non siano all’altezza dei discorsi che fanno. E’ crudele ma molto realistico. Mentre lavoravo a questo testo pensavo spesso a questa condizione, così come capita di vederla nella vita.

Un altro tema importante del “Gabbiano” mi sembra essere quello del fallimento. I personaggi sono destinati a fallire o per lo meno, a veder fortemente ridimensionate le proprie ambizioni. Si potrebbe pensare al fallimento come ad una componente fondamentale della creazione artistica?

L’eventualità di fallire è fondamentale. Il fallimento fa pulizia, opera una scelta, allontana le persone e le idee inutili dal campo dell’arte. Il fallimento contiene un principio di giustizia in sé: come in natura ciò che fallisce non aveva ragione di riuscire, di arrivare a un compimento, non possedeva la forza o un motivo per sopravvivere. Ma i fallimenti degli artisti sono difficili da valutare, a volte sono legati solo a una contingenza e quello che è stato un fallimento in un certo periodo, con il tempo può rivelarsi un successo. Questo è accaduto spesso perché spesso non viene riconosciuto il valore di un’opera che in qualche modo è arrivata troppo presto. Nessun vero artista si fermerà davanti ad un fallimento, mentre un artista debole non avrà la forza per proseguire. Proprio questo è quanto troviamo nel testo di Cechov. E’ un tema fondamentale dell’opera e coincide anche con la sua storia, dal momento che le prime messe in scena del “Gabbiano” furono un insuccesso, fin dal debutto furono un fiasco clamoroso. La gente non era abituata a questo modo di scrivere per il teatro. Le recensioni sui giornali furono durissime, feroci. E’ stupefacente come Cechov abbia resistito all’insuccesso. Certo influirono molto su di lui gli incoraggiamenti di Nemirovic-Dancenko e di Stanislavskij, direttori del Teatro d’Arte di Mosca. Proprio loro riportarono in scena “Il gabbiano” la stagione successiva e allora fu un trionfo. Probabilmente un ulteriore fiasco avrebbe allontanato definitivamente Cechov dal teatro: se avesse fallito nuovamente non sarebbe riuscito a mantenere ancora la fiducia in se stesso. Eppure, nonostante queste difficoltà, come è stato bello questo periodo della vita di Cechov, quanto è stato ricco!

Cosa rende così fragili questi personaggi?

Il fatto è che sono loro stessi a non sapere come andare avanti. Vorrebbero strapparsi dal cuore i propri sentimenti per continuare a vivere, e invece finiscono per baciare la terra dove ha camminato chi non potrà mai amarli. Sono completamente vinti dalle proprie passioni. In generale in Cechov la cosa più importante è sempre l’amore: non necessariamente quello espresso in modo manifesto. L’amore può rimanere nascosto, chiuso dentro il cuore dei personaggi che a volte non sanno più dove metterlo, o addirittura può non esserci affatto e tormentare i personaggi proprio per la sua assenza, e questo secondo aspetto mi interessa ancor di più.
In Cechov troviamo tanto amore, amore che vaga e che la maggior parte delle volte non riesce a trovare il suo posto. Proprio nel finale del primo atto del “Gabbiano”, questo diventa più che mai esplicito in una delle più belle battute del testo: ”Come siete tutti nervosi! Come siete tutti nervosi! E quanto amore…Oh, lago stregato”. Questa battuta, in quel momento, è un termometro che misura la temperatura interna dei personaggi.”


CECHOV, Il Gabbiano: la nostra elaborazione

Nella nostra elaborazione abbiamo colto quelli che per noi erano gli elementi essenziali dell’opera: il lago; la piece di Trepleev e il suo il rapporto con la madre e in generale con femminile (Nina); la difficoltà di tutti i personaggi di riconoscersi negli altri. Abbiamo aggiunto citazioni da Rimbaud e Lermontov, aggiungendo due personaggi : le coscienze, che non entrano nell’azione del testo originale ma che ne sottolineano tutti gli snodi.

Citazioni:


CECHOV, Il Gabbiano: Edizione 2015

Teatro di Villa Flora – Via Portuense 610 – Sabato 6 e Domenica 7 Giugno 2015 ore 20.45

Con Diana BALDI, Antonello GUALANO, Luca MACRI’, Giulia MANTOVANI, Cecilia MINASI, Louis MOUSSIE’, Cosimo PULITO, Mario ROMITA, Marialida TESTA, Manuela TITTARELLI

Costumi: Giulia MANTOVANI
Musiche: Bevano est, Z. PREISNER, Y. TIERSEN
Elaborazione e Regia Sandro CONTE

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