STRASBERG: l’improvvisazione a teatro

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StrasbergSTRASBERG: l’improvvisazione a teatro

da

Lee Strasberg . Il sogno di una passione – Lo sviluppo del metodo

Ubulibri pagg 87-89

Il libro di Strasberg ha un andamento discorsivo: appunti di lavoro, memorie di teatro, citazioni di maestri, ecc

Un testo in cui in ogni pagina, come in un feuilleton d’autore, il lettore si chiede: ” …e poi ?”

Presentiamo un breve stralcio su uno dei momenti più importanti del training dell’attore: l’improvvisazione

Ringraziamo UBULIBRI per il permesso alla pubblicazione



STRASBERG: l’improvvisazione a teatro

da

Lee Strasberg . Il sogno di una passione – Lo sviluppo del metodo

Ubulibri pagg 87-89

Strasberg stanislavskij

Strasberg e Stanislavskij

     Un personaggio vero ha una vitalità continua, un processo continuo di pensiero e  di risposta sensoria e emotiva. Ciò va aldilà della battuta del dialogo fornitogli dall’autore. Il valore primario dell’improvvisazione consiste nello stimolare nell’attore un flusso continuo di risposte e di pensieri. Molti attori credono di pensare davvero sulla scena. Non accettano la premessa che i loro pensieri sono legati solo alle battute del dialogo che hanno memorizzato. Durante il training o le prove spesso cambio deliberatamente oggetti, partners o altri dettagli e dimostro loro che continuano a fare e a dire quello che avevano studiato. Spesso un attore entra in scena e , dato che conosce già il risultato, recita in quella direzione. Improvvisando, invece, l’attore riesce a recitare la scena in modo più logico e convincente, non soltanto dal suo punto di vista, ma anche da quello del pubblico.

   In una lezione all’Actors Studio, chiesi a un’attrice di partecipare a una dimostrazione. Suggerii che scegliesse una scena da un allestimento in cui aveva effettivamente lavorato e in cui aveva trovato qualche difficoltà che avrebbe desidetao studiare.

     L’attrice scelse la scena delle Tre Sorelle in cui Masha confessa alle sorelle di essersi innamorata del Colonnello. Fece precedere alla scena un’improvvisazione in cui apriva una porta e entrava in uno spazio che sembrava piuttosto angusto. Poi si inginocchiava e pregava. Il nesso tra questa improvvisazione e la scena che doveva seguire non era chiaro. Finita l’improvvisazione, salì sul set dove doveva collegare l’esercizio d’improvvisazione al dramma. Sedette sul divano e giocherellò con un cuscino, sembrava quasi abbracciarlo. Quindi proferì la prima battuta della scena: “Sorelle, vi devo confessare qualcosa…Amo quell’uomo”. La realtà con cui aveva reso la scena era stupefacente per la sua naturalezza e vividezza. L’attrice si sciolse tra le lacrime e il riso.
Dopo aver terminato la scena spiegò che cosa era accaduto. Descrisse la sua esperienza quando le fu chiesto di accettare la parte e di leggere la sceneggiatura. Fu quando lesse questa scena del dramma che decise di recitare quel ruolo. Non ebbe dubbi sulla sua decisione né sapeva che cosa l’avesse motivata. Tuttavia, non fu mai soddisfatta dell’esecuzione effettiva e non lo furono neppure i critici e gli spettatori.
Questa attrice aveva incontrato delle difficoltà a trovare una qualunque esperienza personale che potesse essere associata a quell’evento particolare. Non era in grado di trovare delle situazioni analoghe nella sua vita. Ricordava la sua prima reazione quando aveva letto il testo e si chiedeva che cosa avesse motivato la sua decisione di recitare quella parte. Poi si ricordò di qualcosa che aveva completamente dimenticato. All’età di sei anni veniva costretta ad andare a confessarsi. Aveva poco da confessare, ma la suora le aveva raccontato una storia che l’aveva profondamente commossa: il Signore mandò sulla terra San Pietro perché tornasse indietro con la cosa più bella che potesse trovare. Quando san Pietro ritornò, quello che aveva portato non andava bene. Fu andato giù di nuovo perché trovasse qualcosa di più adatto, ma ancora una volta quello che riportò non andava bene. Quando ritornò mostrò la mano chiusa a pugno. Aprì la mano e c’era una lacrima. Era la lacrima che un bambino aveva versato mentre si confessava, e il Signore decise che era la cosa più bella che San Pietro avrebbe potuto riportare. Questa storia l’aveva molto colpita.
Dopo aver sentito quella storia, aveva cercato di piangere durante la confessione, ma senza riuscirvi. Inventava storie che avrebbero potuto provocarle le lacrime, ma senza risultato. Soffriva perché non aveva niente da confessare. Questo è ciò che aveva ricordato analizzando la sua reazione alla scena. Era questo ricordo ad averla inconsciamente spinta a decidere di fare quella parte. Nell’improvvisazione all’Actors Studio, la “ricreazione” e la messa in atto di questo evento erano stati una preparazione perfetta per quella che diversamente si era rivelata una scena difficile.
L’improvvisazione non porta soltanto a processi di pensiero e reazione, ma aiuta anche a scoprire il comportamento logico del personaggio anziché incoraggiare l’attore a illustrare semplicemente il significato palese della battuta. Gli attori sono confusi spesso dal fatto che durante le scene per le quali vengono lodati, stavano pensando a cose non legate alla commedia.
Come ho già detto, non importa tanto l’attore cosa pensi, ma il fatto che egli stia davvero pensando a qualcosa che per lui è vera in quel momento particolare. Fingere di pensare, come la commedia potrebbe richiedere, non è sufficientemente reale, anche se potrebbe bastare per ingannare il pubblico. A volte intendiamo questo quando ci riferiamo alla recitazione come a una semplice “indicazione”.

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