Il Giardino dei Ciliegi fu rappresentato per la prima volta il 17 gennaio 1904 al Teatro d’Arte di Mosca sotto la direzione di Stanislavskij e di V. Nemirovič-Dančenko.
Sei mesi dopo Čechov morì di tubercolosi.
E’ uno strepitoso affresco dei cambiamenti sociali avvenuti in Russia a metà ‘800: l’abolizione della servitù della gleba (1861) e il conseguente declino di una nobiltà non in grado di gestire i suoi beni senza l’apporto gratuito dei servi. Un affresco in cui i temi sociali ci arrivano senza essere didascalicamente citati, ci entrano nell’anima e la comprensione degli eventi non è intellettualistica, ma attraversa l’anima e il cuore. L’incomprensione del mondo che sta cambiando segna la “morte” della nobiltà, sostituita da un’”arrogante” borghesia desiderosa di nuove conquiste. Non sono più i legami di sangue che incarnano il procedere della società, ma il denaro diventa il vero arbitro di ogni situazione. Čechov concepì quest’opera come una commedia poiché contiene alcuni elementi di farsa. Tuttavia Stanislavski la diresse come una tragedia. Dopo questa produzione iniziale, i registi hanno dovuto attenersi alla duplice natura dell’opera.
Esempi di alcuni elementi di farsa che portavano l’autore a parlare di commedia: il chiacchiericcio vano, le battute “il mio cane mangia le noccioline…”, “…e a Parigi che si fa?…avete mangiato le ranocchie?”…”…i coccodrilli ho mangiato..”, o la scena in cui si loda l’armadio: “…Caro illustrissimo armadio, commemoro la tua presenza che già da più di cent’anni è stata indirizzata a limpidi ideali di bontà e giustizia…”..
L’arrivo/il ritorno in un luogo conosciuto, ma ormai lontano nei suoi cambiamenti epocali; il ricordo del luogo amato, di un’infanzia felice, che esiste solo nella memoria, ma nulla ha di concreto; l’età dell’oro è solo una pallida immagine riflessa in uno specchio curvo, una foto sbiadita dal tempo; “beati loro perché non sanno”, è il tema costante che incarna Ljuba, la proprietaria, di fronte all’evidenza ed alla inesorabilità, negata fino alla fine, della vendita del suo Giardino; la nobiltà perde i suoi pezzi, sostituita da una arrogante borghesia; la partenza, l’abbandono di un luogo in cui non si tornerà mai più, la realtà non fa sconti; la partenza non è solo un abbandonare un luogo: è un mondo che muore per far posto ad un altro, diverso ma non per questo migliore, che ne prende il posto….