IL MISTERO DEL METODO STRASBERG RISOLTO

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IL MISTERO DEL METODO STRASBERG RISOLTO

Franco Di Leo intervista Lella Heins – © 2020 by the authors

All’Actors Studio si insegna all’attore a lavorare “da dentro a fuori” per arrivare a creare potenti ritratti psicologici dei personaggi, a mettere l’anima nella sua recitazione. Infatti “metterci l’anima” potrebbe essere il motto che contraddistingue l’approccio di Lella Heins alla pratica applicazione del Metodo Strasberg, anzi il Metodo tout court.

Ringraziamo Lella Heins e Franco di Leo per il permesso alla pubblicazione.



IL MISTERO DEL METODO STRASBERG RISOLTO

Franco Di Leo intervista Lella Heins – © 2020 by the authors

ALLIEVI

Allievi della Palestra per Attori di Milano durante un esercizio

“La Palestra per Attori” E’ il titolo delle classi intensive sul Metodo Strasberg che Lella Heins conduce da alcuni anni a Milano, sei ore d’immersione totale nelle rivoluzionarie tecniche recitative del grande maestro americano Lee Strasberg, per oltre trent’anni presidente dell’Actors Studio di New York. E’ un omaggio a quella istituzione, vero e proprio centro dedicato soprattutto all’allenamento attoriale.

Lella conosce bene la vecchia chiesa presbiteriana sconsacrata al numero 432 della West 44th Street di Manhattan che da più di cinquant’anni ospita l’Actors Studio: per oltre venti anni, infatti, ha fatto parte del suo corpo di registi e sceneggiatori, ed è lì che si è formata professionalmente sotto la guida di Shelley Winters, Vivian Nathan, Marcia Haufrecht e Doug Moston. Ha poi studiato regia sotto la direzione di Frank Corsaro (1924-2017), già direttore artistico dello Studio e docente di recitazione alla Julliard School di New York.

All’Actors Studio si insegna all’attore a lavorare “da dentro a fuori” per arrivare a creare potenti ritratti psicologici dei personaggi, a mettere l’anima nella sua recitazione. Infatti “metterci l’anima” potrebbe essere il motto che contraddistingue l’approccio di Lella Heins alla pratica applicazione del Metodo Strasberg, anzi il Metodo tout court. Un approccio vissuto con la passione e la dedizione che trasmette agli allievi dei suoi corsi. E’ inevitabile quindi chiederle, preliminarmente, che cosa differenzia il Metodo Strasberg da altre tecniche di recitazione.
Innanzi tutto direi l’enfasi sulla ricerca di autenticità attraverso gli esercizi di rilassamento, sensoriali, e di memoria emotiva. Il Metodo si è sviluppato negli Stati Uniti, quindi ha uno stile tipicamente americano, non accademico, diretto e conciso, e con una cura speciale per l’azione di scena, che Strasberg prediligeva particolarmente. E’ scoraggiato un approccio eccessivamente intellettuale sia alla recitazione che alla regia. Inoltre il Metodo ha un suo linguaggio specifico.

Stanislavskij, attore, regista e scrittore russo, mette a punto nei primi del Novecento un metodo di recitazione a cui gran parte del mondo del teatro contemporaneo si ispira. Strasberg prende le mosse dal metodo Stanislavskij, ma il metodo da lui elaborato presenta delle differenze rispetto a quello del maestro russo. E’ così?

Certo. Strasberg ha come interlocutori degli attori americani, per i quali è necessario adattare il metodo concepito da Stanislavskij. Crea quindi degli esercizi che risultano più vicini alla cultura americana, operando con uno stile più moderno, più fisico, più diretto e meno teorico. L’americano, in generale, è più impaziente, cerca di ottenere risultati e non perdere tempo, andando dritto al punto. Ciò non vuol dire che siano superficiali, ma in una cultura protestante dove il tempo è denaro e stare senza far nulla quasi un peccato mortale, è normale che Strasberg abbia “stornato” e rinnovato gli insegnamenti del grande maestro russo.

Quindi, nella sostanza, Strasberg modernizza Stanislavskij, rendendolo attuale.
Sì, esattamente. Nel Metodo l’attore è ‘lo strumento’ che va in scena o sul set da solo, e l’analogia con la musica è accurata. Gli esercizi servono ad ‘accordare’ il proprio strumento e si lavora da dentro se stessi a fuori se stessi. L’attore di Metodo non è mai il passivo esecutore di direzioni di scena istruito dal regista, ma un artista attivo e partecipe che contribuisce ad arricchire il ruolo con la propria immaginazione e capacità tecnica.

In teatro, però, non c’è solo il metodo Strasberg. Altre scuole si ispirano a maestri come Antonin Artaud, Jacques Copeau o Jerzy Grotowski, per esempio.
Credo che tutte le tecniche siano valide e che sia sempre intelligente e stimolante esplorarle e, se possibile, integrarle. Quello che però rende unico il Metodo è la sua ricerca di autenticità. Gli attori di Metodo, infatti, imparano ad evocare emozioni ed azioni autentiche senza, inizialmente, l’obbligo di memorizzare le battute di un copione, evitando quindi quei “manierismi” comuni nella recitazione convenzionale, cioè espressioni e gesti non veri che creano stereotipi.
Anche la voce quindi diventa meno impostata e più naturale, gli attori di Metodo non strillano, ma si fanno capire benissimo e preferiscono riuscire ad evocare un’emozione più che a perfezionare la loro dizione. Il Metodo consente quindi di sviluppare uno stile di recitazione originale e spesso sorprendente, ben lontano da quelle forme di teatralità eccessiva che capita di incontrare anche in produzioni teatrali e film importanti. Il pubblico americano credo farebbe fatica a seguire o addirittura non sopporterebbe un certo tipo di teatro di narrazione o di ricerca che lo rende passivo ascoltatore di storie e musica, questo per loro è più compito della radio e degli audiolibri. Esigono di essere intrattenuti, di venir resi partecipi di una storia avvincente, sia tragica che comica, di avere personaggi ben definiti e ben scritti per cui tifare.

Ma come si esercita l’attore di Metodo per sviluppare questo stile ?
Dietro c’è molta tecnica, e il risultato è che spesso gli attori di Metodo non sembrano recitare. A questo si arriva attraverso la pratica del rilassamento fisico, vocale e mentale, che libera l’attore da quell’eccesso di tensione che in realtà è un eccesso di energia. Essenziali sono poi gli esercizi sensoriali, le improvvisazioni, la sequenza completa e organica della loro vasta gamma sino ad arrivare a livelli molto avanzati. Negli anni poi ho aggiunto al programma delle classi miei esercizi originali, canto, danza, suono espressivo e Movimento Autentico. Il Metodo richiede dedizione e una pratica costante, proprio come fanno i ballerini, i musicisti e i cantanti. La mia insegnante Shelley Winters diceva che ‘il Metodo è una tecnica a cui ci si deve abituare’, quindi con la pratica l’attore arriva a governare con lucidità e consapevolezza il suo corpo, la sua voce e le sue emozioni.

E’ questa dunque l’efficacia del Metodo?
Questa, ma non solo. L’attore di Metodo è sicuramente più partecipe perché impara ad ascoltare i compagni di scena, lavorando da momento a momento, rimanendo attivo e connesso alle circostanze indicate dal testo. L’attore di Metodo vuole arrivare a reincarnare il personaggio, facendo anche uso dell’improvvisazione e dell’esplorazione, che, negli USA, gli viene permesso da molti registi di teatro e cinema. Esempi eclatanti sono i film “Joker” con Joaquim Phoenix e “Judy”, interpretato da Renée Zellweger, che hanno fatto guadagnare l’Oscar ad entrambe. E’ stato rilevato che l’80% degli attori che hanno vinto l’Oscar hanno studiato il Metodo.

Ma il pubblico è in grado di percepire tutto questo lavoro?
Il pubblico percepisce l’autenticità e l’originalità di questa recitazione. Non vede il lavoro di preparazione, vede l’energia e l’onestà emotiva che l’attore riesce a trasmettere per tutto lo spettacolo, e ne è deliziato e anche, a volte, un po’ turbato, soprattutto qui in Italia, dove questo tipo di recitazione, soprattutto a teatro, è ancora un po’ una novità.

Non c’è il rischio di cadere nella routine?
Strasberg sottolineava l’importanza di sapersi sorprendere. Proprio perché l’attore di Metodo è in grado di riprodurre in maniera credibile sensazioni ed emozioni, è anche in grado di aggiungere qualche elemento nuovo, qualche “segreto” che è stimolante sia per se stesso che per il pubblico. C’è anche l’obbligo per noi insegnanti di evolverci e non adagiarci su quello che già sappiamo fare. Proprio per questo cerco di rimanere aggiornata su tecniche nuove e creo nuovi esercizi che rendono il Metodo che insegno diverso da quello prettamente tradizionale, favorito da quelli definiti scherzosamente da Frank Corsaro “The Method Police.”

Però anche un attore tradizionale, non di Metodo, potrebbe lavorare su diverse varianti nella preparazione del suo personaggio.
Certamente. Il problema, nella recitazione tradizionale, è quello di riuscire a mantenere inalterata la qualità emotiva. L’attore di Metodo integra e controlla le sue emozioni, le sa riprodurre e le sa richiamare quando gli servono, aiutato da una solida tecnica. L’attore tradizionale invece spesso è molto fisico e usa la voce in scena credendo di trasmettere emozioni al pubblico, ma rischia di non coinvolgerlo, perché viene tutto da fuori e non da dentro.

Che percorso formativo compie un attore di Metodo?
Ci sono varie fasi, dagli stages introduttivi di un weekend o più giorni per avvicinarsi al Metodo, alla ‘Palestra’, il corso intensivo che tengo mensilmente sia per attori che hanno già raggiunto un buon livello e desiderano mantenersi in allenamento, che per novizi. Funziona perché si parla poco e si pratica molto, e un allievo intelligente e sensibile, anche inesperto, riesce ad integrarsi bene. Chi frequenta la mia Palestra sembra proprio alla ricerca di questo e le sei ore di lavoro volano. Dal mio mentore Frank Corsaro spero di aver anche imparato lo stile d’insegnamento che integra l’estrema serietà con la giocosità e l’ironia.

La domanda forse è ingenua: ma quando ci si può definire attori di Metodo?
Lee Strasberg ha scritto che “l’attore crea con il suo sangue e con la sua carne tutte quelle cose che tutte le arti tentano in qualche modo di descrivere”. Direi che ci si può definire attori di Metodo quando percepiamo una fusione spontanea tra la nostra persona e il personaggio che siamo chiamati a interpretare. Il Metodo, come una lingua straniera, lo si pratica per tutta la vita, continuando a crescere e scoprire, in una continua evoluzione. E’ quello che succede per gli attori che sono ammessi all’Actors Studio di New York. Tante grandi star continuano ad affinare la loro conoscenza del Metodo attraverso insegnanti qualificati. Un esempio è Nicole Kidman, che, avendo scoperto il Metodo anni fa, continua a lavorare con la sua coach di New York, o Javier Bardem che tra un impegno e l’altro torna a frequentare classi di recitazione anche per principianti. L’importante è mantenersi in allenamento, non ossidarsi, e questo include anche me!

***

Franco Di Leo è regista e sceneggiatore teatrale e radiofonico. Per diversi anni ha collaborato con il settimanale Extra del quotidiano Corriere del Ticino di Lugano con articoli di attualità e di costume. Il suo ultimo romanzo, C’era la nebbia in quegli anni, finalista al concorso “Fai viaggiare la tua storia” 2017, è stato pubblicato da LibroMania nel settembre 2018. Scrive e dirige sceneggiati radiofonici per la RSI – Radiotelevisione della Svizzera Italiana e per la SRF – Schweizer Radio und Fernsehen / Radiotelevisione della Svizzera Tedesca. Gestisce inoltre, per conto del Dipartimento Cultura del Cantone Ticino e per la Scuola di Scrittura Yanez, seminari di scrittura creativa, scrittura teatrale e sceneggiatura. E’ socio dell’ASSI (Associazione Svizzera degli Scrittori di lingua Italiana).

Lella Heins ha scritto numerosi testi teatrali che sono stati rapprresentati a New York, a Bahia, in Italia e Svizzera, ed è vincitrice di borse e premi americani per scrittori. Oltre alla Palestra per Attori, a richiesta propone seminari introduttivi e residenzali sul Metodo Strasberg per accademie, scuole e associazioni culturali. E’ disponibile per coaching a distanza in italiano e inglese via Skype o WhatsApp video.
FB Lella Heins Acting Coach, Instagram Lelaheins713, www.lellaheins.cominfo@lellaheins.com

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