M. CECHOV: Sul sistema Stanislavskij

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1700 iscritti / anno VIII,  n ° 44 / marzo/aprile 2009


Michail CechovMichail A. CECHOV: Sul sistema Stanislavskij  

 da “Il teatro Possibile”, Ed. La Casa Usher, a cura di Fabio Mollica

“…Quasi ogni arte possiede una sua teoria, e soltanto l’arte teatrale non ne ha posseduta una fino a questo punto. Il sistema è una prima teoria dell’arte teatrale….una teoria della “creatività” in generale ed è utile e necessario a tutti gli artisti: all‘ “attore” in particolare…”

Pubblichiamo uno stralcio dell’articolo del 1919 di Michail A. Cechov (nella foto): una calorosa, appassionata disanima di quello che per Cechov, e per molti dopo di lui, è il Sistema di Stanislavskij che “… non è soltanto “scienza”, è semplicemente, “scienza”.

Ringraziamo Fabio Mollica per il permesso alla pubblicazione.

Buona Lettura



 Michail A. CECHOV: Sul sistema Stanislavskij 

da “Il teatro Possibile”, Ed. La Casa Usher, a cura di Fabio Mollica

…Ma cos’é, infine, questo sistema, e com’è nato ?

Immaginatevi di essere un artista, che non soltanto crea, ma anche analizza, studia attentamente il processo della propria creatività. In tal modo egli ottiene nei  risultati due serie di fatti:  gli uni sono tali che facilitano l’avvento delle forze creative, le sostengono e le provano; gli altri, al contrario, appaiono quali ostacoli e freni del processo creativo. Avendo tra le mani tali dati, egli può già chiarirsi le cause della riuscita o meno di qualsiasi lavoro. Non si troverà  ad un vicolo cieco davanti ai suoi insuccessi, e non dirà, disarmato, che questa volta non ha afferrato l’ispirazione. Ma non e ancora tutto. Accanto alla guida per conoscere questi fatti che sono di ostacolo e di aiuto per la creatività, distinguendoli nel modo dovuto, liberando l’anima dai fatti che sono di ostacolo e circondandola coi fatti che aiutano la creatività, egli può porsi in uno stato creativo o avvicinarsi allora, quando la vorrà, senza dover aspettare il momento in cui l’ispirazione lo bacerà. E’ forse poco per un artista? Non é a questo che tende costantemente, e non soffre quando l’ispirazione lo abbandona? L’artista vive una piena vita nelle ore d‘ispirazione, e quanto più spesso capitano queste ore, tanto più ricca e più lunga è la sua vita. E pensate che non si allunghi del doppio la vita di colui che crea se possiederà nelle proprie mani la forza appassionata che lo aiuta a raddoppiare le ore della sua ispirazione creativa?

Ecco qual’é il principio e il merito del sistema di fronte all’artista, Ma non è tutto.

L‘anima dell’artista non sopporta violenza su di sé. Questo, probabilmente, lo sapete tutti. Non é possibile ordinargli; “ama”, “soffri”, “gioisci” o “odia”. Rimane sorda agli ordini e non risponde alle violenze. L’anima la si può solo trascinare. Ed ecco che il sistema si trova ancora insostituibile al servizio dell’anima. Il sistema dà il metodo, con l`aiuto del quale è possibile trascinare l’anima, e trascinarla proprio con quei materiali che l’artista sceglie per il suo scopo. Nuovamente nelle sue mani ritorna cosi la forza affascinantel Non dovrà aspettare il caso fortunato, la sua anima si appassionerà ai diversi materiali, temi, alle svariate idee… E se allora è cosi, appare indubbio che il mondo spirituale delI’artista amplierà i suoi confini, si farà infinitamente più profondo e diversificato. Ricordate quale aspetto ricevono nell’artista tutte quelle circostanze della vita che è capace d`interpretare creativamente nel proprio animo? Quanta soddisfazione gli riservano! Quale artista rifiuterebbe la fortuna d’interpretare in tal modo nella propria anima la gran parte della propria vita? ll sistema gli dà questa fortuna. Forse non é ancora sufficiente? Forse l’artista non sente ancora l’utilità di un sistema che gli dia le chiavi per la propria anima?

Ma il sistema dà ancora di più. Insegna all’attore a conoscere le sue mancanze come quelle di qualsiasi altra persona, e gli insegna a combattere contro queste mancanze. A cosa sia utile, credo, il lettore l’abbia già compreso. Uno dei più forti nemici dell’attore è proprio il suo corpo.  Esso produce, proditoriamente, sotto l’apparenza di servizio, le peggiori violenze sull‘anima dell’attore. E’  pronto, ad ogni istante, ad abusare del proprio potere, del proprio significato; è sempre pronto a sostituire un gesto, un atteggiamento mimico o  un qualsiasi sentimento germogliante nell‘animo dell’artista.

Rappresentatevi, ad esempio, l’anima di un attore che d`improvviso s’appassioni di gioia. Questa gioia nascente deve crescere, svilupparsi, percorrere un’intera gamma di colori e sfumature che non e possibile non cogliere o non prendere in considerazione. Ma ecco che sulla scena appare il corpo servizievole, che, non permettendo a questa gioia creativa di svilupparsi, anticipatamente limita con violenza questo sentimento. L’attore sorride forzatamente, inizia a ridere artificialmente e, non accordandosi con l’anima, comincia a esprimere la gioia con tutte le forze del corpo. L`anima non regge un tale sforzo, si spaventa, si arresta, la gioia cessa immediatamente, e l’attore, pronto ad ispirarsi, si rattrista, sentendosi in potere di un sorriso morto e artefatto.

L’anima tace, il volto sorride nervosamente, e non vi è un accenno a ciò che si definisce stato creativo.

Ecco che “servizio” l’artista può ricevere dal proprio corpo, ecco con cosa deve lottare principalmente l’attore, e il sistema lo istruisce in questa lotta, lo aiuta a porre dei limiti al corpo e a proteggersi da violenze   questo genere,

Ma non crediate che il corpo dell’attore sia sempre ostile alla sua anima. Non è affatto cosi. Sono i più grandi amici, sono gemelli che non possono vivere l‘uno senza l‘altro.  Ma la loro amicizia si rompe, incondizionatamente e immediatamente, in quei minuti di sopraffazione del corpo, che vuole intuire e prevenire con i suoi poco complessi procedimenti, i sottili e complessi movimenti dell’anima. Il corpo diverrà  espressione profonda e ricca dell’anima, soltanto quando ubbidientemente si metterà nelle sue mani, spontaneamente gli si sottometterà.

Diviene cosi chiaro quale immenso significato possiede il corpo per l’attore. Come sia importante che esso sia materiale elastico e ubbidiente per l’espressione degli interessi creativi dell’anima. Appare qui il senso delle esercitazioni di plastica, danza e voce.

Ricordo ancora un servizio che il sistema rende all’attore. Gli dà ricchi metodi da utilizzare nel lavoro sulla pièce o il personaggio. Questi metodi sono l`economia della forza e del tempo dell’attore, i più brevi percorsi per raggiungere l’essenza della pièce (o del personaggio), la sua idea di base, e per afferrare nel modo più ampio possibile cosa sia caro all’autore della pièce, e fondersi con esso nel modo più intimo.

Ogni nuovo serio evento merita di essere preso seriamente in considerazione.

Il sistema, a mio avviso, é un evento serio e nuovo. Quasi ogni arte possiede una sua teoria, e soltanto l’arte teatrale non ne ha posseduta una fino a questo punto. Il sistema è una prima teoria dell’arte teatrale. E’ un’epoca nella storia del teatro. Se persone mediocri passano oltre esso con indifferenza, è una cosa normale, ma quando vedi tale indifferenza da parte delle nature artistiche, quando vedi non soltanto indifferenza, ma anche cattiverie, cattiverie infondate e triviali, allora comprendi chiaramente cosa perde l’attuale generazione di artisti, e ti consoli soltanto pensando che la prossima generazione, probabilmente, non si lascerà sfuggire questo nuovo meraviglioso evento.

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Il sistema è una teoria della “creatività” in generale ed è utile e necessario a tutti gli artisti: all‘ “attore” in particolare. Il pittore, lo scultore, il musicista hanno in medesima misura il diritto di rivolgere al sistema quelle stesse richieste che adesso gli rivolge soltanto l’attore.

Ogni atto creativo nell’anima dell`artista è perfettamente simile all’atto della nascita dell’uomo. Come la donna ha bisogno di congiungersi affinché inizi a svilupparsi il frutto, così l‘artista deve congiungersi col tema affinché generi la sua opera. Come la donna nel periodo di gestazione ha bisogne di igiene, anche all’artista questa è necessaria nel periodo di gestazione del tema della propria creatività.

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Talune persone nutrono un certo timore, e dicono: “Il  sistema é arido, teorico, scientifico; l’atto creative è un atto vivo, misterioso e inconscio.”

Ecco la risposta: il sistema non è soltanto “scienza”, è  semplicemente , “scienza”.

E’ teorico per quelli che non sono capaci nella pratica, e che non posseggono una natura dotata artisticamente.

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Il sistema è esclusivamente una direzione “pratica”.  Ma se viene “scritto”  ne consegue che perde il suo senso pratico? D’altronde (lo ripeto), per le persone prive di talento sembra proprio essere così. Ma perché tali persone prendono il sunto del sistema in mano? Non vi troveranno nulla. Il sistema è per chi è ricco di talento da “sistematizzare”.

L‘ “aridità” del sistema inizia e finisce nella carta.

Non assomiglia questo ad un manuale di psicologia? Anch’esso è arido… Malgrado vi si tratti dell‘anima.

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Lo stralcio è tratto da “Il teatro possibile”, ed. La Casa Usher, a cura di Fabio Mollica. Nel testo citato la bibliografia rimanda a: M. Cechov, O sisteme Stanislavskogo, articolo apparso su “Gorn”, 2-3,1919; ripubblicato in Cechov, 1986.

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