PERCHÉ HAI AMAZZATO TOBIA? Enrico Mari Guidi. PERSONAGGI: CLARA TOBIA: compagno di Clara e defunto. CARLO: amico di Clara MIRI: amica di Clara MAMMA: madre di Clara SCENA PRIMA. Palcoscenico buio, con il sipario aperto. Nel silenzio uno sparo. Qualche secondo, e si accendono le luci, tutte assieme, illuminando quasi a giorno. Poi si attenuano. Sul palco scenico una stanza soggiorno adibito anche camera. Un tavolo, possibilmente tondo, con tre quattro sedie, una libreria, un divano o un letto. Un mobile con oggetti. Uno specchio verticale a persona intera. Clara (CL) sta appoggiata alla libreria, pensa, si guarda le unghia delle mani, dà uno sguardo al letto o divano, poi si va specchiare. Sembra sistemarsi i vestiti, si ravviva i capelli. Poi torna a appoggiarsi alla libreria. Sul letto o divano (d'ora in poi letto) un uomo disteso, abbandonato, sulla camicia bianca, a livello del torace, un'ampia chiazza di sangue. È chiaramente morto. Sul tavolo una pistola. Suona un campanello Clara risponde al citofono, non parla, annuisce, poi apre si rimette nella posizione di prima. Un uomo entra, Carlo (CA). Guarda Clara. Guarda il letto. Poi di nuovo Clara. Chiude la porta. Si mette davanti al letto con le spalle alla platea. Inerme. Poi si gira verso Clara. CA: "L'hai ammazzato!" CL: "Che dici?" CA: "L'hai ammazzato. Si vede." Clara guarda con attenzione il cadavere sul letto. CL: "E sì. Non si muove. Non respira. È proprio morto." CA: "Morto." CL: "Morto, morto." CA: "Ammazzato." CL: "Cadavere." CA: "Sai cosa vuol dire?" CL: "Che adesso è come una cosa. Un oggetto. Rotto. Come quel portacenere." CA: "No! Non in quel senso." CL: "Ce n'è un altro?" CA: "Le conseguenze... Le indagini... Insomma qualcosa succederà!" CL: "Cosa?" CA: "Non lo so. Ma hai ammazzato un uomo." CL: "Già. Ho ammazzato un uomo." Clara si siede al tavolino e giocherella con la pistola. Carlo la guarda con un'espressione di stupore, poi si avvicina e si appoggia allo schienale di una sedia scuotendo la testa. Guarda Clara e il cadavere alternativamente. Poi fissa la donna. Clara, improvvisamente, con uno movimento repentino, impugna la pistola e la punta verso Carlo. CL: "BANG!" Carlo fa un balzo indietro e si porta le mani al petto, come se fosse stato colpito o per controllare eventuali ferite. Fa un balzo verso Clara e appoggia pesantemente la mani sul tavolo. Grida. CA: "Sei pazza? Metti via quella pistola!" Clara lo guarda con un'espressione quasi commiserevole. Ride. Getta la pistola sul tavolo. CL: "È scarica. Scemo. C'era un colpo solo. Gli altri cinque li ha sparati lui. L'altra sera. In aria. Per festeggiare l'anno nuovo." CA (Indica il cadavere): "Tobia?" CL (Fa un gesto con la testa): "Sì. Quella cosa lì." CA: "Ma perché l'hai fatto?" CL: "Così. Perché no?" CA: "Perché non si ammazza uno, così perché ti va o perché non sai cosa fare. E poi, poi non si ammazza a prescindere. Almeno non si dovrebbe." CL: "Balle!" CA: "Balle? Balle? Ma che ti aveva fatto? Ti maltrattava?" CL: "Chi?" Carlo indica con uno scatto il cadavere. CA: "Lui. Esso. Quello lì insomma." Clara, sempre seduta, gira la testa verso il letto, con una certa indifferenza. CL: "Quel coso?" CA: "Quel coso, si chiamava Tobia." CL: "Tobia! Tobia! Tobia! Un nome come tanti. Un suono. Anzi un insieme di suoni. Una sequenza di segnetti neri su un foglio bianco." Carlo si siede scoraggiato, appoggia la testa a una mano. CL: "Stanco? C'è il letto." Carlo si gira perplesso verso il letto e guarda il cadavere, poi Carla che gioca on la pistola sul tavolo senza prenderla in mano. CA: "Non capisco. Non ci capisco più niente. È l'anno nuovo. Bel modo di cominciare l'anno. Un morto. Ammazzato. Una assassinio. Le due persone più innocue del mondo. Fino a ieri. Fino a un'ora fa, forse. E poi questa ti scarica un caricatore sul compagno. E dire che stavano tanto bene insieme. Ma che mai t'avrà fatto? Chiamo la polizia? Non la polizia no. Un'ambulanza." Si alza, guarda il cadavere e si risiede. CA: "Un'ambulanza. E per cosa? È più morto di un morto. Proprio morto. Cadavere. Meglio un becchino allora. Ma non sai far altro che guardarti le unghia?" CL: "Perché? Che altro c'è da fare?" CA: "Sei pazza! Ecco sei impazzita." CL: "Perché? Non sono pazza. Sono solo tranquilla. Non ho fatto nulla di strano o eccezionale. Non andrò in TV. Neppure questa volta." CA: "Sei una Vedova Nera." CL: "Vedova Nera? Cos'è?" CA: "Un modo di dire. Non so di preciso." CL: "C'è sempre Wiki. Sono curiosa." SCENA II Clara si alza e prende da un mobile lo Smartphon. Rimane in piedi. CA: "Guarda su Google." CL: "Certo. E dove se no?" Digita sul cellulare sillabando Vedova Nera. CL: "Vedova Nera. Ecco su Wiki." Clara legge a voce alta, commentando a gesti il testo. CL: "Vedova nera è un termine utilizzato in criminologia per indicare una categoria di serial killer, che agiscono soprattutto nell'ambiente familiare. Con tale termine si indicano quasi esclusivamente serial killer donne, ma non mancano 'vedovi neri' di sesso maschile. HA, HA! Anche Vedovi Neri." CA: "Leggi. Leggi e basta." CL: "Questa definizione deriva dal ragno, la vedova nera appunto... Un ragno? Sarei un ragno secondo te?" CA: "Leggi. C'è scritto prende il nome da. Leggi." Clara si siede e continua a leggere. CL: "...che ha ispirato la loro denominazione: sposano uomini ricchi e, dopo essersi appropriate delle loro proprietà, li uccidono, solitamente avvelenandoli o simulando degli incidenti domestici. Di solito si risposano molte volte per poter tornare ad attuare tale crimine. A volte uccidono anche i loro figli, dopo aver stipulato delle polizze assicurative sulle loro vite... Non è il mio caso, vedi? Non sono o ero sposata, non ho ereditato, Tobia non aveva un euro, non ho figli e in più non l'ho avvelenato. Gli ho sparato." CA: "Vai avanti. Non è da prendere alla lettera." CL: "Caratteristiche e modus operandi. Alcuni studi hanno dimostrato che le donne serial killer tendono ad uccidere soprattutto per guadagni economici e di solito vittime emotivamente vicine con cui hanno una relazione di tipo sessuale o sentimentale, che poi uccidono quando non sono più utili, da qui la tradizionale immagine della Vedova Nera. Le vittime non sono esclusivamente mariti o amanti, si possono includere soprattutto figli o parenti anziani. Vedove nere figlicide furono: Tillie Klimek, Daisy de Melker e Vera Renczi. Sono rari i casi in cui le vittime delle vedove nere siano donne, in tal caso l'assassina colpisce con la motivazione di eliminare una possibile rivale che possa rovinare i piani o allontanare la 'preda maschile'. Come nel caso di Kathi Lyukas che uccise diverse donne per facilitare i suoi scopi". Carlo scatta in piedi. CA: "Ecco. Eri gelosa. Tobia aveva un'amante!" CL: "Tobia? Un amante? Ma se riusciva a stare appena appena dietro a me! Ne faceva uno, poi sfinito." CA: "Uno di che?" CL: "Di...Di. Aspetta." Clara digita sul cellulare. CL: "Amplesso. Amplesso." Ca: "Scopate!" Cl: "Come sei volgare. Raffinati un poco. Li hanno fatti apposta i cellulari. E poi non ho voglia di parlarne. Piuttosto dove potremmo andare a cena?" CA: "A cena? Pensi alla cena?" CL: "Dio quanto sei palloso! Sento Miri. Lei forse ne ha voglia." Clara digita sul cellulare un messaggio Whatsapp sillabandolo. CL: "Ho bisogno di vederti. Puoi passare da me?" CA: "Non è il momento di watszappare. Credimi." CL: "Mi ha già risposto. Peccato. Ha un impegno. Va a farsi mettere l'elastomero alle labbra. Ci dovrei pensare anch'io" CA: "Che ne facciamo di questo?" Indica il cadavere. CL: "Di quello? Che ne so. Lasciarlo lì, no! Prima o poi puzzerà. Lo facciamo a pezzi e lo buttiamo nell'umido. Non sul letto però." CA: "A pezzi?" CL: "Un messaggio di Miri." Clara comincia a digitare sul cellulare e dice a voce alta quello che scrive e, a volte, quello che l'amica le scrive, mentre Carlo si alza e gira attorno al cadavere come se stesse pensando al da farsi. CL: "Sì, sono rientrata alla solita ora. Tobia era già in casa. Smaltiva... Come cosa? La sbornia dell'ultimo dell'anno... M'ha messo una faccina che ride a bocca aperta." CA: "Che fantasia. Salutala." CL: "Ti saluta Carlo. Lui stava lì. In mezzo alla stanza. Anzi appoggiato al tavolo. O no? Non mi ricordo. L'ho salutato e mi sono spogliata...No. Non nuda. Ho tolto il soprabito. Mi ha detto qualcosa, tipo ciao, dove sei stata? Con una voce tutta strascinata e un po' minacciosa. Era ancora in preda ai fumi. Non aveva dormito. Si è tolta dalle tasche la pistola, quella che aveva scaricato in aria a mezzanotte e me l'ha data. Mettila da qualche parte, ha detto, se no io mi scordo. Si è seduto sul letto. Tutto qui... È Carlo, che è arrivato subito dopo... Va bene a domani." Carlo la raggiunge e si siede al tavolino con la testa appoggiata a una mano. CA: "E allora?" CL: "Allora cosa?" CA: "Che si fa? Cerchiamo di capire cosa fare. E anche perché gli hai sparato." CL: "Se ci tieni." Sul fondo, dal letto, il cadavere di Tobia si mette seduto. SCENA TERZA CL: "Gli ho sparato perché avevo la pistola in mano. Va bene così?" CA: "No, che non va bene. Non è una ragione sufficiente. Il fatto di avere qualcosa in mano non vuol dire che uno la debba poi usare. Tanto più un oggetto come quello. Intrinsecamente pericoloso. Se ho capito poi te l'ha data lui la pistola per metterla da qualche parte, quindi ti aveva anche suggerito l'azione. Metterla da qualche parte. Deporla. Non scaricargliela addosso. Un colpo. Un solo colpo. Come sapevi che c'era un colpo? E poi l'hai centrato in pieno. Ti chi ti ha insegnato a sparare?" CL: "Non lo sapevo. Ho sparato. Forse per gioco. Così. Ho puntato e tirato il grilletto e PAM! BUM! SCRACH! Centrato. Uno schizzo di sangue. Ha fatto due metri, anzi forse solo un metro e mezzo in dietro e caduto sul letto. Con le braccia aperte. Non si è neppure portato le mani al petto come nei telefilm. Dritto steso nel letto come un crocifisso. Dove ho imparato a sparare? Con la pistola? Cretino, alla televisione. Come tutti." Tobia si gira di scatto verso di loro, come se si accorgesse solo in quel momento della loro presenza. TO: "Ma che cavolo dicono questi due? Chi sono?" Si avvicina a Clara e Carlo: gira loro attorno. Li studia. Si gira verso il letto e osserva il proprio cadavere (un manichino o anche nulla). Con estrema naturalezza. TO: "Morto. Già. Sono morto. Comincio a ricordarmi. E che ci faccio qui?" CA: "Potremmo scioglierlo nell'acido." CL: "Acido?" CA: "Sì, l'ho sentito da qualche parte. Forse a un TG. Digita su Google." Clara digita e Tobia si mette dietro di lei a guardare lo schermo del cellulare. CL: "Ecco." CA: "Allora?" TO: "Già allora?" CL: "Un attimo. Usare un acido molto corrosivo (come l'acido solforico). Questo metodo permette di distruggere un cadavere, ma al contempo distrugge anche il contenitore (per esempio la vasca da bagno) in cui questo verrebbe posto per l'operazione! Senza dimenticare i vapori che si sprigionerebbero e che sarebbero subito notati dai vicini! Non esiste. Non si può fare." TO: "No. Infatti. Mai esistito l'acido solforico in questa casa." CA: "Perché? Non mi sembra male. Tutto giù per lo scarico." CL: "Intanto non ho l'acido, mai avuto." TO: "Appunto." CL: "E poi non c'è neppure la vasca. Da bagno. Solo doccia e non penso che funzionerebbe. C'è stato un momento in cui abbiamo pensato di sostituirla con una vasca. Grande da poterci stare anche in due. Magari un po' stretti, ma pazienza. Ci sarebbe stata. Ma poi l'idea è scivolata via." TO: "Per fortuna. La voleva tonda. Aveva anche pensato a forma di cuore. Mi vengono i brividi." CA: "E sì. Tobia era uno dalle grandi idee, dagli entusiasmi immediati che si spegnevano subito. PUF! Niente, nell'aria. Svaniti. Un sognatore. Un idealista." CL: "Un cretino." TO: "Ecco che attacca." CA: "Perché dici così? Almeno un po' di rispetto per un morto." CL: "Per quella cosa? Tu avresti rispetto per quel vecchio tablet che ha lasciato sul comò? Non ha nessun valore." TO: "Non ha tutti i torti." CA: "Cosa c'entra? Di che valore parli?" CL: "Valore. Valore. Quantificami quanto vale quel tablet in euro e quanto quel corpo?" CA: "Ma ha un valore affettivo! Che c'entrano gli euro? E poi era fatto così. Si lasciava scivolare sopra le cose." CL: "È che non aveva un euro e non faceva nulla per procurarseli. Ti ricordi quando l'hanno licenziato?" CA: "Come no. Che smacco!" CL: "Che smacco? Che smacco? Vergogna! Non avevo più il coraggio di uscire. Neanche dal parrucchiere andavo. Con tutte quelle chiacchiere. È che non erano chiacchiere. Lo avevano licenziato davvero. Non rispondevo più neppure al telefono o ai Whatsapp delle amiche. Disoccupato. Disoccupato. Che vergogna!" CA: "Ti capisco. È stata dura. Perché lo avevano sbattuto fuori? Aveva un buon posto." CL: "Buon posto, adesso, non esageriamo. Tirava su quei 3000 euro al mese. Si viveva insomma." CA: "Ma perché il licenziamento?" CL: "Perché, secondo te, se a un dirigente, e lui era un dirigente, dicono di fare una cosa, ci deve pensare? Si chiede il perché?" CA: "No! Non sarebbe efficiente oltre che deficiente. Ci mancherebbe altro. Dove finirebbe il mondo? Se tutti si domandassero perché devo fare certe cose, che conseguenze ci sarebbero? Si fermerebbe tutto." TO: "Io non ero un dirigente, facevo il dirigente." Clara con voce di scherno, alzandosi dalla sedia per prendere un bicchiere d'acqua o di qualcos'altro. CL: "Appunto. Lui invece ha chiesto perché? Ma così danneggio Caio o Tizio. Si potrebbe fare invece così. Licenziato." CA: "Era un tipo strano Tobia. Se un operaio di una ditta che produce esplosivo bellico si domandasse a cosa serve quel pezzo insignificante che riproduce in migliaia di esemplari al giorno, cosa farebbe poi l'esercito? E gli artificieri? E i medici e gli infermieri? E gli orfanotrofi del Terzo Mondo? E i politici? E le case farmaceutiche? E i terroristi? E i servizi segreti? E..." CL: "Sì, eccetera, eccetera. Comunque potevamo diventare poveri. Ti rendi conto?" CA: "Per carità! Non dirla neppure quella parola. Sapessi come sono stato in pena per voi! Poveri. Non avrei neppure saputo neppure come salutarvi." CL: "Non lo avresti fatto e ti avrei capito. Poveri. Poveri perché lui disoccupato, per giunta. Feccia. Il peggio del peggio." TO: "Poveri? Tu eri povera. Io il mio bel gruzzoletto lo avevo da parte. E poi c'era l'eredità dei miei. A proposito? Dove finiranno quei soldi? Lei non sa nulla di quel conto corrente. Se li ruba la banca? O lo stato? Oh, chi se ne frega." CA: "Però era competente nel suo lavoro e ha trovato subito un altro posto." CL: "Io gli ho trovato un altro posto. Se era per lui potevamo benissimo andare avanti così. Tanto lui aveva quel suo blog e la radio sul web. Come odiavo la musica che trasmetteva. I suoi hobby. E poi se ne andava a fare grandi giri con la moto. Stava via anche dalla mattina alla sera. Chissà dove trovava i soldi per la benzina e il resto? Prestiti. Debiti probabilmente." TO: "Il conto corrente personale. Ben fornito. Che bei giri con la moto. Per le campagna, le colline. Quanto mi piaceva sentire l'aria addosso, in primavera e in estate. E poi potevo fermarmi in qualche bar o trattoria a mangiare qualcosa e bere una birra. Una sola. E poi di nuovo via." Tobia imita la moto, girando per il palcoscenico con le braccia in avanti come se stesse guidando e imitando il rumore del motore. Brum, brum. Passa vicino a Clara che fa un gesto come se una corrente d'aria l'avesse sorpresa. CA: "È acqua passata. Cambiamo discorso." CL: "Già, meglio. Ma c'è una finestra aperta?" CA: "Però dei motivi per avercela con lui li avevi infondo!" CL: "No! In realtà no. L'ho sempre perdonato. Lo amavo. Dal principio l'ho amato." Carlo e Clara prendono i rispettivi cellulari e si mettono a smanettare sullo screen. Tobia comincia a girare per la stanza osservando oggetti e mobili come fosse la prima volta. TO: "Questo devo ammetterlo. Non osso negarlo. Mi ha sempre amato. E anch'io. E mi ha sparato. E non sa perché. A dire il vero anch'io avevo pensato di ucciderla. Senza un motivo, così perché non volevo vederla decadere, forse. Inventassero davvero qualcosa per fermare tutto. Mi fanno ridere quelli che dicono che l'immortalità li annoierebbe. Falsi. Ipocriti. Io comincio già a avere paura. Per ora va bene, ma dove andrò a finire. Loro non mi vedono e non mi sentono, è come se avessi fatto un uploading involontario." Va verso il proprio cadavere e si ferma a guardarlo. TO: "Guardalo lì. Non sarebbe neppure brutto se non fosse per gli occhi ribaltati e la bocca aperta. Non l'hanno ricomposto, magari con un bel sorriso, come a dire Come sono contento di essere morto. Guarda, si vede il buco dove mi hanno tolto il molare l'anno scorso. Avrei dovuto rimetterlo la settimana prossima. Un altro pezzo non mio, o meglio, prima non mio. La placca nel perone, quella sulla mascella. Chi mi aveva spaccato la mascella? Un tizio. Che gancio! No, non lo conoscevo, rissa fuori da un bar. Tarda notte. Fatti o forse ubriachi. Ubriachi e fatti direi. Si gira verso i due seduti e guarda Clara con aria di commiserazione. TO: "Aveva paura di diventare povera." Declama. TO: "Tutti vogliono l'oro, / da cui tutto dipende. / Ah, guai ai poveri!". Un po' biblico il tono. Reminiscenze liceali. Però due secoli fa avevano già capito tutto. O quasi. Ma ora che ci faccio qui? Il fantasma? Non mi pare che posso mettergli paura. BU! BU! BUUU!" Va verso di loro e prova a toccarli. Nulla. Pesca nell'aria. TO: "Neanche dare un po' fastidio riesco a dargli. Che sia questa l'eternità? Che palle! La volevo con il mio corpo. Oddio, non che fosse chissà che cosa, intendiamoci. A quarant'anni mi facevano già quasi male le articolazioni. Il tennis cominciava a essere un problema. Anche certi dolorini allo stomaco, non si poteva più mangiare e bere come prima e per smaltire una sbornia non bastavano cinque o sei ore di sonno. Ti ricordi Carlo quando ci siamo addormentati mezzi nudi nel bagno di Anna? Volevano farci una doccia fredda per farci riprendere dopo la festa. Ci hanno messo in mutande, poi non ce l'hanno fatta a trascinarci sotto la doccia. Troppo sbronzi anche loro. E noi collassati a peso morto. Ci hanno lasciato lì. La mattina i genitori ci hanno trovato sul pavimento in mutande. Anzi tu te le eri tolte per pisciare durante la notte. Si sono incazzati come delle iene. La madre ha tirato un urlo che ha fatto tremare le boccette di vetro sul lavandino. Carlo! Carlo!! Già, non mi sente 'sto stronzo. E poi deve pensare come sbarazzarsi del corpo." SCENA QUARTA Suona un campanello. Clara senza posare il cellulare si alza e va a rispondere al citofono. CL: "Sì!? Chi è? Ah! Lasci pure in portineria." Torna a sedersi sempre con gli occhi sullo schermo del cellulare. CA: "Chi era?" CL: "Fattorino. Amazon." CA: "Cos'hai ordinato?" CL: Un condizionatore. Un vestito per Tobia e un tritacarne." CA: "Tritacarne? Può tornare utile." CL: "Non dire stronzate. È per lo spezzatino. Quanto ci metteremmo a farlo a pezzettini." CA: "Già. E il vestito? Ormai non lo mette più." CL: "Infatti. Lo vuoi tu? Avete la stessa taglia." CA: "Com'è?" CL: "Pantaloni grigi, morbidi. Maglietta a V nera e giacchetta leggera grigia." CA: "Mi piace. Quanto l'hai pagato?" CL: "Non lo so ha fatto l'ordine lui. Ma te lo regalo." CA: "Grazie. Se ne avrà a male?" CL: "Chi?" CA: "Tobia." CL: "Ma va! Mai sentito dire che un morto si offende se qualcun altro mette i suoi vestiti o i suoi gioielli." TO: "Infatti. Che ne faccio io. Anzi mi tolgo anche questi con questa macchia sul petto." Tenta di svestirsi ma non vi riesce. TO: "Come una pelle. Vestito allo stesso modo per l'eternità. Dopo non puzzerò come un caprone? No, non penso che gli spiriti o quello che sono diventato, sudino." CA: "A proposito. Mi piacevano anche quel completino da tennis che avrà messo una volta e il giaccone da motociclista." CL: "Prendili." CA: "Anche il sospensorio per la box tailandese, tanto tu che ne fai?" CL: "Ah, ecco cos'era quell'affare. Non sapevo che faceste box tailandese." CA: "Sì, da un paio di mesi. Il martedì." CL: "Ecco dove è andava. Però non l'ho lavato." CA: "Fa niente, lo lavo io." Tobia si gira di scatto preoccupato. TO: "Matrix! Dov'è Matrix? Il cane. Non vedo il cane." Va verso Clara e si pone quasi con la faccia contro la sua. TO: "L'ho lasciato in clinica, dal veterinario. Ma si doveva andare a prenderlo dopo l'intervento. Se prendo quel deficiente che l'ha investito e non si è neppure fermato. Cosa farà là. Oddio Matrix. Penserà che l'ho abbandonato. Come faccio senza di lui? Chi dorme con me la sera? Con chi potrò confidarmi? Matrix, Matrix. Quante cose mi ha insegnato..." Riflette un attimo. TO: "Allora. Calma. Riflettiamo. È il primo dell'anno, quindi la clinica sarà chiusa e comunque non era previsto che lo si andasse a prendere oggi. Secondo in clinica sta benissimo, con quello che costa, vorrei vedere. Terzo Clara è più legata di me a Matrix. Direi che è un figlio, quindi non lo abbandona sicuro. Quarto chi mi dice che lui mi possa ancora vedere o sentire? Magari gli animali hanno questa facoltà, l'ho visto o letto da qualche parte, e in quel caso sarebbe una bella compagnia per me. Ammesso che rimanga qui. Altrimenti soffrirà. Sentirà la mia mancanza. Però molti cani dopo la morte del padrone si fermano per giorni e giorni sulla sua tomba. Dicono che lo aspettano. Secondo me ci possono parlare. Boh! Vedremo. L'importante è che stia bene." Carlo ha uno scatto improvviso e muove una mano per attirare l'attenzione di Carla che comincia a leggere dal cellulare. CA: "Senti: Il dottor H., professore emerito, ricercatore e studioso internazionale della meccanica quantistica, si è dedicato anche allo studio della coscienza e in particolare sulla teoria dell'anima come composto quantistico. Sostiene che la nostra esperienza di coscienza è il risultato degli effetti di gravità quantistica all'interno dei microtubuli..." CL: "Micro che?" CA: "Non importa. Ascolta: In una esperienza di pre-morte i microtubuli perdono il loro stato quantico, ma le informazioni contenute in essi non vengono distrutte. In parole povere, l'anima non muore ma torna all'universo. Con la morte, il cuore non batte più, il sangue si ferma, i microtubuli perdono il loro stato quantico. L'informazione quantistica all'interno dei microtubuli non è distrutta, non può essere distrutta, si distribuisce soltanto e si dissipa nell'universo in generale ..." CL: "Ma dove leggi?" CA: "Facebook. Continuo?" CL: "Non ci sto capendo niente ma continua, continua." Tobia appoggia i gomiti sul tavolo e il mento sulle mani e si mette in ascolto. TO: "Sì, continua." CA: "La grande portata di questa teoria è che la coscienza umana, non si esaurisce nell'interazione tra i neuroni del nostro cervello, ma è un'informazione quantistica in grado di esistere al di fuori del corpo a tempo indeterminato. Si tratta di quella che per secoli le religioni hanno definito anima. Questa teoria scientifica si avvicina molto alla concezione religiosa orientale dell'anima. Secondo il credo buddista e induista, l'anima è parte integrante dell'Universo ed esiste al di fuori del tempo e dello spazio. L'esperienza corporea (o anche terrena, materiale), non sarebbe altro che una fase dell'evoluzione spirituale della coscienza umana. Ma anche le religioni del libro, quali l'Ebraismo, il Cristianesimo e l'Islam, insegnano l'immortalità dell'anima. Capisci?" CL: "No! Cosa vuoi dire?" Carlo si alza e comincia a girare per la scena, Tobia lo segue con lo sguardo, Clara continua a fissare lo schermo del cellulare. CA: "L'anima esiste. In una forma strana, ma esiste. Non si muore del tutto." CL: "L'ho già sentito a catechismo tanto tempo fa." CA: "Non è questione di religione. Vuol dire che Tobia potrebbe essere in qualche modo vivo. Presente." CL: "Sì. Lì steso, con un calibro nove nel petto." CA: "Magari è qui attorno. O in Paradiso." CL: "Al massimo in Purgatorio. Smettila con queste cavolate altrimenti mi suggestioni. Cosa vuoi fare una seduta spiritica? E poi sarà una fake news." CA: "Dici? Una fake news? Può essere." CL "È. È. Ti è venuto in mente piuttosto un'idea di come sbarazzarcene?" CA: "Ma mi sembrava che quasi non ti interessasse." CL: "Infatti. Qualcosa mi verrà in mente. Ma ho paura che cominci a puzzare." CA: "Eppure mi stupisce che tu non ne sia sconvolta." TO: "Un po' anch'io a dire il vero. Ma non si è mai commossa troppo. Non ha pianto neanche a quel vecchio film. Qual era? Ghost. Vecchia volpe che ero! Per quanto vecchissimo lo facevo vedere sempre alle ragazze nuove che volevo intortare. Finivano tutte per appoggiare la testa sulla mia spalla e a quel punto il gioco era fatto. ZAC. Clara no. Ha detto solo Carino. Forse è per quello che me ne sono innamorato. Poi l'ho intortata la sera stessa. Ma era diverso dalle altre volte." Clara di alza e si avvia a uscire dalla scena. Carlo la guarda allarmato. CA: "Dove vai?" CL: "In bagno. Permetti?" CA: "E mi lasci qui solo con lui?" CL: "Lui chi?" CA: "Tobia... il morto insomma." CL: "Hai paura che ti assalga? E poi non sei stato tu a farlo fuori, no? Non ce l'avrebbe con te." SCENA QUINTA Clara esce. Carlo si guarda attorno. Guarda e si avvicina al letto e scruta come se stesse studiando la cosa. Intanto Tobia si è rimesso sul letto nella stessa posa che aveva all'inizio. Carlo lo osserva più da vicino. Gli passa una mano davanti agli occhi senza toccarlo. Gli dà due colpetti su una spalla. Gli alza un braccio e lo lascia cadere sulla coperta. Solleva una gamba e la lascia cadere. Si allontana un poco e prende in mano il cellulare. Comincia a digitare qualcosa e intanto parla tra sé, girando ogni tanto per la stanza, sedendosi e rialzandosi ecc. CA: "Morto è morto. Su questo non ci piove. Più morto di così! E sì caro Tobia, prima o poi doveva succedere. Oddio, non necessariamente in questo modo. Anzi, non l'avrei proprio detto. Clara che ti spara un colpo in pieno petto. A freddo. E poi per cosa? Neppure lei lo sa. Cose da matti. Bah, neppure poi tanto, sai quante ne succedono. Certo che hai proprio un'aria da schifo. Adesso, voglio dire. Però si vede che non te lo aspettavi. Lo sparo voglio dire. E poi eri ancora mezzo ubriaco. Buon anno nuovo!!!" Ride. CA: "No. Non hai proprio l'aria sorpresa. Un'espressione direi serena. Negli anni di studio ne ho visti di cadaveri e di tutte le specie. Già non te l'ho mai detto, chissà perché? Forse perché non me lo hai mai domandato e non era necessario lo sapessi. Prima di specializzarmi in psichiatria e poi in psicoanalisi all'Istituto Hanna Freud, ho fatto due anni di specializzazione in medicina legale. Ma a conti fatti avrei guadagnato molto meno. Così invece qualcuno a cui sezionare, metaforicamente, il cervello e a caro prezzo lo trovo. Voi due compresi, quando c'è bisogno. Ma non è che ci credo tanto. Sai, sono arrivato alla conclusione che, anche se in modo diverso, un tempo i parroci facevano la stessa cosa." Tobia si alza a sedere sul letto. TO: "Come no. Mi ricordo bene cosa dicevi appena specializzato. Non davi una gran fiducia. Quando ho perso il lavoro Clara è venuta da te disperata. Ricordi? Diceva di essere in depressione dura. E tu cosa le hai detto? Che nel mio licenziamento vedeva la perdita del padre, un principio di castrazione o qualcosa del genere. Stronzate. Aveva solo paura di non potere fare ancora la vita che faceva e che la sua immagine sociale fosse danneggiata. Sai cos'ho sempre pensato di te tanto per divertirmi? Che se fossi riuscito a fondare quella clinica psichiatrica che hai sempre sognato e non sei mai riuscito neppure a progettare sarebbe stata strutturata così." Tobia si alza e gira per la stanza muovendosi come se stesse descrivendo un edificio o una struttura. TO: "Primo piano: casi semplici, cioè quelli a cui si spillano soldi, ma non hanno nulla. Al secondo quelli più seri che hanno bisogno di essere controllati, almeno di tanto in tanto, poi i ricoverati, quelli che hanno superato la crisi, ma è bene tenerli a bada prima di rispedirli a casa. Al quarto finalmente quelli che sono via di testa e ricoverati, al quinto i più gravi e al sesto i furiosi, irrecuperabili. E al settimo. Il tuo studio naturalmente. Al vertice. Rigoroso ordine gerarchico." CA: "Sì, perché dicevo, un uomo che diventa cadavere non ha la stessa faccia o come si può chiamare quando non ha più un'espressione umana... faccia da morto?... dipende da come è morto. Se ha visto la morte arrivare, che so, un incidente, ti arriva davanti il paraurti di un TIR per il crash, ha i lineamenti contorti, una smorfia di terrore, che è poi diversa da quella di chi ha dovuto scegliere, tipo: scegli un bicchiere. Uno è veleno l'altro no, anche in quel caso ha il terrore stampato nel viso, ma anche stupore, perfino schifo. Forse di se stesso che ha sbagliato la scelta. E ancora altri tipi d'espressione. Tu no, sei quasi tranquillo, non ti sei accorto di nulla. Hai un'espressione in qualche modo ancora umana." Carlo si siede sul letto dove si è seduto pure Tobia, e gli dà un forte colpo amichevole sulla coscia. CA: "Eh, chissà come ci si sente. Morti voglio dire. Cose. Non più persone." TO: "E chi è una persona?" CA: "Mi viene da chiedermi chi è una persona? Come se me l'avessero suggerito." Entra Clara. CL: "Parli col morto adesso?" CA: "Sì. C'è qualcosa di strano?" CL: "Abbastanza. Non può sentirti e tanto meno risponderti." CA: "Già, sembra inutile." TO: "Sembra appunto. Poi quanti parlano con i morti. Ancora con me solo tu, ma sai quanti ce ne saranno. O forse no, nel caso mio. Non avevo molte amicizie, e anche quelle. La più importante mi ha sparato. Figuriamoci. Bè, perlomeno metterà una foto nella libreria. E una sul tombino. Bella sorridente e luminosa, magari ritagliata da una scattata al mare. All'Isola d'Elba. Quella in cui ho la maglietta dell'Uomo Ragno. Sì, quella è abbastanza naturale. Scattata all'improvviso, con un bel mare azzurro-verde dietro. Così sembrerò dire che bello essere morto, guarda come si sta bene qui." Suona il campanello. Clara e Carlo si girano di scatto verso la porta. Si guardano e fanno gesti di stupore con le mani e le braccia. Tobia rimane impassibile. CA: "Aspettavi qualcuno?" CL: "No. Non mi sembra." CA: "E allora? Chi è?" CL: "Che ne so? Magari un altro fattorino. Tobia aveva un po' la mania degli acquisti on line." TO: "Almeno compravo cose utili e non solo curiose come te." CL: "Speriamo non sia per Tobia. Dovrò dire che non è in casa." CA: "No. Se poi lo trovano qui potrebbero testimoniare che hai mentito." CL: "Hai ragione. E allora? L'oroscopo. Guardo l'oroscopo." CA: "Sì. L'oroscopo." Clara e Carlo prendono i cellulari cominciano a digitare. CA: "Ecco. Giornata confusa, in effetti, in cui potresti avere le idee non chiare, preciso, specie con le persone che ti stanno accanto. Infatti con te non ci sto capendo niente. CL: "Esagerato. Ma di che segno sei?" CA: "Cancro. CL: "Cancro, figurati." CA: "Cos'hai contro il Cancro? È un segno bellissimo. Cerca di stare cauto fino il fine settimana. Andiamo bene. Il tuo?" CL: "Scorpione." CA: "Scorpione? Ti si addice." CL: "Scorpione, Scorpione. Giornata un po' nervosa, in cui potresti anche scattare e dire le cose in maniera più dura del dovuto. Nervosa un po' sono, ma poi mica tanto. Hai solo voglia di startene in santa pace e di rilassarti, senza polemiche né discussioni. Quindi se qualcuno cerca di provocarti o vuole per forza polemizzare o semplicemente discutere di qualcosa, rimanda al fine settimana. Ecco, speriamo che questo che suona non mi faccia saltare i nervi" CA: "Insiste. Tobia?" CL: "L'oroscopo di Tobia cosa dice?" CA: "Dunque Tobia è...era della Vergine: Giornata un po' sottotono, in cui ti sentirai stanco e stressato, bè, ha tempo per riposarsi. Hai solo voglia di startene in santa pace e di rilassarti, senza polemiche né discussioni. Perfetto, più rilassato di così. Quindi se qualcuno cerca di innervosirti o vuole per forza contraddirti o semplicemente discutere di qualcosa, rimanda al fine settimana. Sì, al fine settimana." Clara ride e Carlo cerca di trattenersi, ma finisce anche lui per ridere. CA: "Comunque due su tre ci ha preso. Consultiamo lo stesso Oroscopo?" CL: "Penso di sì. Me lo hai consigliato tu come terapia." CA: "È vero. Insistono. Rispondi. Senti chi è e liquidalo." CL: "Rispondi tu. Non ne ho voglia." CA: "Io? Sei tu la padrona di casa. Sarebbe sospetto, non credi? Liquidalo, digli che sei sotto la doccia e Tobia dorme, o qualcosa del genere. Ah, se è una raccomandata fatti lasciare l'avviso, ma non farlo salire." TO: "In effetti stamattina mi sentivo stanco, ma probabilmente erano i postumi delle bollicine." Clara va verso la porta, prende in mano il citofono e tira un respiro forte prima di parlare. CL: "Chi è? A sei tu. Ma non dovevi...? Dai sali." Carlo fa uno scatto allarmato. Gesticola, come se non riuscisse a parlare. Tobia assume un'espressione interrogativa e curiosa. CA: "Sali? Sali? Ma chi è?" CL: "Miri. È passata a salutare, ma io ci scommetto che è curiosa, vorrà sapere perché l'ho cercata e perché tu sei qui." TO: "Mio Dio quella palla di Miri. Non bastavano questi due." CA: "E adesso consa le diciamo? Potrebbe anche denunciarti. Ricattarti." CL: "No, non è il tipo, anzi si incuriosirà ancora di più. Magari le viene un'idea su come sbarazzarcene, lei è così piena d'inventiva. Trova delle soluzioni incredibili. Improvvise. Così, dal niente. In un batter d'occhio. Però parlava bene al citofono." CA: "E perché doveva parlare male? Pensi che sia spaventata?" CL: "Miri? Spaventata?" TO: "Tu proprio quella non la conosci quella." CL: "Ha detto che andava a mettere l'elastomero alle labbra. Sai cos'è?" CA: "Più o meno. Non è un problema che mi interessa molto." TO: "E forse sbagli. Vanesio come sei. Narcisista." CL: "Ecco, allora mi dà l'idea che, per quanto non sia un gran intervento, le labbra, la bocca, non ne escono del tutto normali. Almeno un po' di gonfiore. Il tiraggio." Clara si tira la faccia con le mani, e parla storpiando le parole. CL: "Non è che si parli bene così." CA: "Magari il chirurgo è molto bravo." SCENA SESTA Bussano alla porta. Clara fa un cenno e va verso la porta, Carlo quasi per istinto si mette davanti al cadavere. Tobia si siede al tavolo e assume un'aria attenta. Miri (d'ora in poi MI) entra con fretta e frenesia. MI: "Ciao. Bella giornata." CL: "Ciao eh. Entra pure. Fai come fossi a casa tua." MI: "Ciao." CA: "Ci sono anch'io." Mi: "Ciao. Tobia? Oh mio Dio! E quello cos'è?" Carlo si sposta e scopre il cadavere. Miri fa un gesto di stupore, lo osserva bene e senza girarsi verso i due esclama. MI: "Ohhhh!" CL: "Era Tobia. Gli ho sparato." MI: "È morto, morto?" CA: "Cadavere, morto, inanimato, ammazzato." MI: "Tutto qui? Non fa schifo." TO: "Schifo? Perché schifo?" CA: "Perché dovrebbe far schifo?" CL: "Per il sangue? Se ne vede tanto in TV." MI: "No. È che è diverso. Non avevo mai visto un cadavere dal vivo. Questo è vero, quelli alla TV sembrano finti. Anche ai TG, sembrano fiction. Invece, guarda, è normale, come sempre. Solo quella macchia di sangue che sembra inchiostro o marmellata. Marmellata direi è un po' gelatinosa. Anzi sembra più sereno, rilassato." CA: "Sì, è vero. Solo che è morto." TO: "Io sto benissimo." MI: "Allora? Come l'hai ammazzato? Perché?" CL: "Gli ho sparato con la sua pistola. Perché non lo so. Forse perché lo amavo." CA: "E dagli! Trova un motivo più credibile e meno romanzato, va." CL: "Perché? Non lo so, non so perché gli ho sparato. L'ho fatto e basta." MI: "Questo è evidente. Proprio nel centro del petto. Chissà se gli hai centrato il cuore? È morto subito?" CL: "Sul colpo." TO: "Non mi ricordo niente. Forse un urto. Ma no, neppure quello." Tobia fissa Miri, poi comincia a girarle attorno. TO: "Ma guarda un po'. Miri è migliorata, avrà fatto una dieta. No, il culo è sempre grosso. Un po' di restauro estetico? No, l'ho vista l'altra sera e non può essere uscita da un intervento. Forse il botulino, quello sì. È probabile. Non mi è mai piaciuta un gran ché. Poco sensuale e provocante. Clara confronto sembra una pornostar. Però è migliorata. Belle tette. Reggiseno che gonfia e sorregge?" Tobia palpa un seno di Miri e lei ci passa la mano sopra come a voler allontanare qualcosa che la infastidisce. CL: "A proposito l'elastometro? Non dirmi che già non si vede e non senti nulla? Almeno un fastidio, il senso di gonfiore dell'anestesia locale, come dal dentista." MI: "Il chirurgo ha l'influenza. Appuntamento rimandato. Pazienza. Sai che proprio non riesco a spiegarmi perché gli hai sparato? E che coraggio. Io non sarei mai riuscita a farlo. BAM! Dritto in mezzo al petto. Che freddezza!" TO: "Figurati! L'altr'anno a Riccione nel bar della spiaggia hai quasi spaccato il naso a uno che ti aveva rovesciato addosso il caffè. E fortuna che era scekerato. Freddo. E poi eri in bikini, una macchiolina sul pezzo sopra. Lo faresti eccome." CL: "Non ho mirato al petto. Ho sparato e basta. Lui mi ha dato la pistola e cosa ci fai con una pistola? Spari. E c'era solo lui nella stanza. Certo che potevo tirare anche a un soprammobile o contro il muro, ma c'era lui, bello grosso, bersaglio facile, a due passi. È stato quasi istintivo premere il grilletto." CA: "E poi psicologicamente non è così difficile ammazzare qualcuno. Forse ce l'abbiamo scritto nel DNA. Comunque, oltretutto, vediamo sparare ogni giorno a delle persone, anche se per lo più è fiction, ma lo vediamo, spesso senza neppure pensarci. Lo vediamo e basta. Lo registriamo e diviene parte di noi. Forse a livello inconscio. Un po' come la pubblicità. Compri un prodotto e sai perché? No, lo compri e basta. Funziona bene la cosa, basta saperla usare e sfruttare ogni occasione. Avete mai notato che in occasione di grandi eventi, chessò, i mondiali di calcio, le pubblicità vertono in maggioranza sull'evento? Le fanno a posta e ne preparano diverse: se si vince, se si è eliminati ecc., a seconda di come butta insomma. E state certe che se al posto dei mondiali ci fosse un evento tragico che coinvolge tutti, ad esempio un'epidemia virale che costringe la gente all'isolamento con il conseguente e dovuto martellamento delle istituzioni sulle precauzioni da prendersi, di certo qualche supermercato, o gruppo bancario, compagnia assicurativa farebbe spot sul tema. Magari sottolineando il loro impegno. Non gliene frega un cazzo dell'epidemia come dei mondiali, ma sfruttano l'occasione per vendere il prodotto. D'altronde il prodotto..." MI: "Lascia perdere la psicologia che tanto non serve a un cavolo. Con tutto il rispetto per il tuo lavoro. Ma non mi sembra una cosa così facile. Non hai provato niente in quel momento Clara? E dopo?" TO: "Hai provato niente Clara? Non dirmi soddisfazione." CA: "Interessante. Non mi è venuto in mente di chiedetelo, e sì che avrei dovuto, un po' di deformazione professionale non guasta. Dopo hai provato niente? Soddisfazione? Paura? Rancore?" CL: "Rancore che cosa c'entra? Comunque no. Non mi sembra di avere provato qualcosa. Mi sono sentita così... nulla... indifferente... BAM, era successo. Stop." MI: "Non è possibile. Non ci credo. Ma proprio nulla?" CL: "Non lo so. Adesso mi sembra così. Se ci penso forse... ma no. Non credo proprio. E poi perché avrei dovuto sentire qualcosa? Mi ha dato la pistola in mano e io ho sparato. Poi lui è caduto, non ha detto neppure una parola, una sillaba, un AHHH! Steso sul letto. L'ho guardato, questo sì, e se ne stava lì. Fermo. Sereno. Tutto qui. Basta." CA: "Eppure mi sembra impossibile. È pur sempre un omicidio." MI: "Anche a me." TO: "Toh! Per una volta concordano. Vuoi vedere che nasce qualcosa." CL: "Io non ci vedo nulla di strano. Omicidio, omicidio. Solo perché lo vieta la legge non vuol dire che ci si deve sentire in colpa o chissà che. Dopotutto quante volte si salta il fosso senza rincorsa e non ci si cade dentro. È un passo come un altro, rischioso, d'accordo, ma chi non risica non rosica. Sai quanti cammelli ho montato? E senza andare in Egitto o altrove. Sono anche caduta, ma sono rimontata. Poi l 'ultima volta è cascato anche il cammello e si è rotto l'osso del collo. Non potete immaginare che verso ha fatto. Impronunciabile. Quello sì che mi ha fatto impressione. Mi ha gelato il sangue. Altro che Tobia." TO: "Dicono che quell'urlo sia il nome di Dio, impronunciabile appunto." CA: "Ma che dici?" MI: "Sì, stai dando i numeri?" CL: "12, 13, 24, 52... i numeri? No, è solo che vi arrabattate in domande assurde. Tutti i giorni qualcuno ammazza qualcun altro. Anche legalmente. E allora? Avrò sbagliato, ma è successo. Era destino. Vediamo piuttosto di venirne fuori." MI: "E come?" CL: "Facendo sparire il cadavere tanto per cominciare." Clara e Miri si siedono, Carlo si appoggia a un muro o da qualche parte e mette in bocca una sigaretta elettronica. MI: "Fumi adesso?" CA: "Ti dà fastidio? È elettronica e alla menta." MI: "Fa male uguale. Tutte illusioni." CA: "Ok. La metto via. Che si fa allora?" CL: "L'ho detto. Vediamo di toglierci questo ingombro." TO: "Ingombro? Non ero un ingombro quando ti servivano i soldi. Ora che ci penso, come farai con la reversibilità? E come giustificherai la mia scomparsa dalla circolazione?" MI: "Prima di far sparire il corpo, bisognerebbe pensare a un'altra cosa." CL: "Cioè? Non complichiamoci la vita." MI: "No ma è bene pensare a tutto. Voglio dire, qualcuno si accorgerà che Tobia non c'è più. Al lavoro per esempio. Cosa dici che è sparito? È andato a comprare le sigarette e non è più tornato?" CL; "Tobia non fumava. Beveva ogni tanto, per distrarsi, e poi neppure tanto. Ma fumare, mai fumato." CA: "Effettivamente. Miri ultimamente mi stupisci. Non ci avevo pensato io. Brava, stai diventando acuta." MI: "Non so. È come se le sentissi in aria. Quasi che qualcuno me le suggerisca queste idee." TO: "Toh! Ha poteri paranormali. Questa me la devo ricordare, in modo o nell'altro posso comunicare con i vivi. Già con i vivi. E che bisogno ne avrei? Sono così scontati. Banali. Oddio, sto cominciando a ragionare come un morto. Come un'anima in pena. E che non venisse in mente a qualcuno di evocarmi in una seduta spiritica. Mamma mia!" CL: "Non ho voglia di pensarci. Inventerò qualcosa. Intanto denuncerò la scomparsa. Domani mattina. Dirò che sono andata a dormire che lui non era rincasato e che non l'ho più visto. Sarò preoccupata, non piangente perché ancora è troppo presto. Poi devono passare almeno quarantotto ore dalla sparizione prima che inizino le ricerche." CA: "Come sei informata. Non è che ci prendi in giro e era tutto premeditato?" CL: "Non dire stupidaggini. L'ho sentito in decine di fiction. E poi non ho voglia di passare una notte con quel coso lì. Anzi devo cambiare anche le lenzuola e dare una pulita a tutto. Fortuna che non ha spruzzato sangue tipo, schizzi de pezzi de cadavere." MI: "Già fortuna. Poi con un pavimento così bello e delicato." CL: "Ha tanto insistito. Il parquet in tutto l'appartamento, anche in cucina. È un parquet speciale, adatto anche ai bagni, ha detto. Guarda un po' lì. È bastato che ci facessi cadere un po' d'olio dalla padella delle patatine e la macchia non è andata più via. Avesse almeno optato per il grès? Magari imitazione parquet. No! Era troppo freddo. Sotto i piedi. Nudi. Pensiamo a lui adesso." MI: "Va bene. Come si può fare? Non lo vuoi tagliare, e allora dobbiamo trasportarlo intero." CA: "Bel problema, non è poi così gracile. Non lo è mai stato. Dio quanto mangiava! Da ragazzi era capace di buttarsi giù due pizze e le patatine, a mezzanotte in qualche pub del centro e dopo che avevamo cenato a mensa. E non che a mensa si mangiasse poco. Con almeno due birre medie, lui scure io rosse e rigorosamente straniere e alcoliche." CL: "Sì, sì, poi bevevate un digestivo, lo stura cacca e poi il bicchiere della staffa, e se non trovavate la pollastrella di turno vi infilavate in stanza dentro il letto fino al mattino tardi. Quante volte ce l'hanno raccontati i loro anni bolognesi? L'università. Buone le patatine, mi andrebbero." MI: "Mille volte. Sì buone le patatine, con la senape e maionese. E i portici e le osterie fuori porta ecc. ecc.. Mai sentito parlare di una lezione, di un professore." CA: "Però ci siamo laureati." CL: "Sai che fatica! Ma pensiamo a qui, ora." CA: "Neppure a metà?" CL: "A metà cosa?" CA: "Lui. Neanche tagliarlo a metà?" CL: "Sei pazzo! Sai il sangue. E poi una sega di quelle dimensioni dove la trovo?" MI: "Bè, quella si rimedia, ma sai che senso. Non sei neppure un chirurgo." CA: "Ah, perché dovrei farlo io?" CL: "In caso certo. Noi siamo donne!" CA: "Non ci penso neppure, il sangue mi fa svenire. È uno dei motivi per cui ho scelto la specializzazione. I cervelli non sanguinano, per lo meno se non apri il cranio o solo in senso metaforico." MI: "E poi sporcheremmo tutto il pavimento. Teloni di plastica non ne hai Clara?" CL: "Ho detto nessun taglio!" CA: E allora?" Suona il campanello della porta. Terrore. Si guardano, scattano in piedi. Non sanno che fare. SCENA SETTIMA MI: "Chi può essere?" CL: "Non lo so! Non aspettavo nessuno." CA: "Non rispondere." Squilla di nuovo. Silenzio, non si muovono. Squilla il cellulare di Tobia, tutti si girano verso il cadavere spaventati. Altro brevissimo silenzio. Squilla il cellulare di Clara che guarda subito il display. MI: "Chi è?" CL: "La mamma." CA: "La mamma chi?" CL: "Mia madre, mia madre." MI: "Non rispondere." CL: Capace di chiamare la polizia. Si spaventa subito se non le rispondo." CA: "Mandale un Watsapp e dille che non puoi rispondere." CL: "Whatsapp? Ha sessantadue anni e una specie di allergia a tutto ciò che è elettronico. Ci ho messo un mese a insegnarle a telefonare, il cellulare lo ha accettato per potermi sentire quando vuole, in compenso il mese scorso ho lasciato il tablet in cucina e ci ha tagliato il salame sopra." MI: "Il salame?" CL: "Sì, L'ha scambiato per un tagliere moderno. Ora salirà." CA: "Ha le chiavi?" CL: "Certo che ha le chiavi." MI: "Io alla mia non le darei mai, me la troverei sempre tra i piedi. Anche la tua curiosa com'è e se vede Tobia in quello stato è capace di fare una tragedia. Sempre a dire: il mio Tobia, Tobia come tratta mia figlia, una regina, la fa sentire una regina..." CL: "Sì, una regina. Cerco di intrattenerla, voi pensate al coso lì. Tanto vorrà salire." CA: "E cosa ci facciamo col coso?" CL: "Che ne so. Copritelo, diremo che si è addormentato." I due si affettano a trovare e a gettare una coperta su Tobia cercando di colpirlo il più possibile. Clara recupera la calma. CL: "Ciaooo, mamma. Stavo uscendo ti raggiungo." Copre il microfono del cellulare e si rivolge agli amici. CL: "Mi è venuta un'idea, esco e la porto a prendere un caffè." CA: "E noi?" CL: "Voi pensate a lui... Come mamma? No, Tobia dorme, è crollato, quasi morto... Sì, morto, cioè quasi... non nel vero senso della parola... Sai dopo l'ultimo dell'anno... No, non c'è bisogno che Sali, scendo io... Prendiamo un caffè al bar... Ah, hai un pacco pesante... Lascialo in portineria... No, non ti fidi e poi sei già in ascensore... Va bene, ma puoi fermarti solo un attimo, stavo uscendo." CA: "Sei pazza?" MI: "Oddio che facciamo? Io me ne vado." CL: "Calmi, cerchiamo di stare calmi e liquidiamola alla svelta." MI: "Vuoi ammazzare anche lei? Così dovremo sbarazzarci di due corpi." CL: "Non dire idiozie. Anche se non sarebbe una cattiva idea dopotutto." Clara sistema coperta su Tobia in modo di coprirgli almeno il torace. Con riluttanza gli chiude gli occhi. Entra una signora anziana e ben vestita, con un gran sorriso sulla bocca e un grosso pacco tra le braccia. Saluta a alta voce, poi si interrompe quando vede Carlo e Miri e cambia tono. (D'ora in poi Madre, MA). MA: "Ciaooo amore... Toh, ci sono anche Bibi e Bibò." CA: "Buon giorno signora." MI: "Ciao." MA: "Ciao, ciao. Aiutatemi, dove posso appoggiare il pacco?" CL: "Qui, sul tavolo. Cos'è? Sembra grosso." CA: "È grosso. Un bel regalo." MA: "Sì. Ma non è per voi." MI: "Immagino. Lo ha chiesto Clara? È per Natale? Sì, deve essere per Natale, il compleanno di Clara è a agosto." MA "È per Tobia." MI: "Il compleanno di Tobia è a febbraio. Quindi è sempre un regalo di Natale." MA: "Non è un regalo di Natale. E neppure di compleanno. Tu fai regali solo a Natale e per i compleanni?" Miri sembra rifletterci un attimo. MI: "Sì, in effetti. Quando se no? Ah no, aspetta. Una volta ho regalato un pupazzetto tipico a mio figlio. Aveva il sombrero e il poncho. Il pupazzo non mio figlio. Doveva essere quando sono tornata dal viaggio a Chihuahua. Chihuahua? Non ci avevo mai fatto caso si chiama come il cane. Chissà perché? Che strano!" CA: "Già chissà perché? Non sapevo avessi un bambino." CL: "Brando, si chiama Brando e non è più un bimbo." MI: "Già, ha vent'anni. Passa il tempo." MA: "È proprio da te, un nome migliore non potevi trovarlo? Sembra quello di un cane." MI: "L'ha scelto il padre, ha tanto insistito. Io volevo chiamarlo Enzo come mio nonno. Ma lui da giovane era un appassionato di Bruce Lee, quei film dove fanno AHH! AHH! e tutti quei gesti. Ma poi Bruce gli sembrava troppo impegnativo e l'ha chiamato Brando come il figlio di Lee. Morti tutti e due e..." CA: "Sì, sì, sappiamo la storia. Glielo aveva chiesto Tobia insomma il regalo?" MA: "No, non chiesto. Ma sapevo che lo desiderava e quando l'ho visto nel negozio mi è tornato in mente e l'ho comprato." CL: "A me mai che ci pensi. Cos'è? Sono curiosa." Clara fa per raggiungere il tavolo per aprire il pacco, ma la madre si frappone. MA: "No! È una sorpresa, lo deve aprire lui. A proposito dov'è Tobia?" Quasi simultaneamente e con uno scatto si pongono davanti al letto per nascondere il cadavere. CL: "Dorme. Si è addormentato pesantemente. Sai dopo la baldoria dell'ultimo dell'anno." MA: "Bè, svegliamolo. Non è più un bambino." CA: "No, no, aveva anche qualche linea di febbre, meglio farlo dormire. Clara mi ha chiamato per questo." MA: "Ma non facevi lo psicologo?" CA: "Psichiatra. Per cui sono un medico." MA: "Sì, sì. Diciamo di sì. E cos'avrebbe?" CL: "Forse ha preso freddo quando si è messo a ballare sotto la pioggia con quel freddo. Era mezzo ubriaco e non se n'è accorto." MA: "E poi il mio Tobia è sempre stato un po' delicato di salute. Gli dico sempre di coprirsi bene quando va in moto, con tutta quell'aria." MI: "Ma cosa c'è nel pacco?" MA: "Lo vedrà lui. Gli serviva per viaggiare." CA [sottovoce]: "Non gli servirà più a molto!" Ma: "Come? Perché?" CL: "Non viaggiamo più molto. Sai con il lavoro nuovo. Ma adesso è meglio che vai, noi dobbiamo uscire." MA: "Va bene, va bene. Ma prima lo voglio salutare anche se dorme. Giuro che non lo sveglio come dice il dottore. Solo per vederlo. Dov'è? A eccolo lì sul letto, vedo il piede." Mamma raggiunge il letto e i tre si scostano con riluttanza. MA: "Come dorme sereno. Sembra un bambino. Non pare sofferente. Pallido è pallido, avete ragione. Come si è coperto male, potrebbe prendere freddo. Ecco, così va meglio. [gli mette una mano sulla fronte, poi le labbra]" Ha un attimo di esitazione, quasi di paura. MA: "Caldo. È caldo...ma non mi sembra febbricitante." I tre hanno uno scatto tra la sorpresa e il terrore. Si guardano l'un l'altro e fanno strani gesti. MA: "Va bene. Me ne vado. Curami il mio Tobia e lei, dottore, mi raccomando non gli dia inutili medicine, sarà solo un raffreddamento, si cura, non come quelle cose che studia lei, quelle nella testa, per quelle non c'è niente da fare. Ciao Clara, ciao...ciao..." MI: "Miri." MA: "Già Miri, che poi sarebbe Miranda se non sbaglio." SCENA OTTAVA Dà un bacio alla figlia e esce. Regna un attimo di silenzio teso. Si guardano, guardano Tobia, gesticolano. MI: "Come...come...caldo?" CL: "Caldo. Vivo?" CA: "No. L'ho sentito, era freddo. Sarà tua madre che ha i calori." CL: "Non dire stupidaggini. Sentigli la fronte." CA: "Perché io?" MI: "Perché sei un uomo." CA: "E dagli con questo uomo. Solo quando vi fa comodo." TO: "E tocca! Mica mordo! Potessi lo farei anche, ti staccherei un dito." CL: "Forza. Sentigli la fronte." Carlo si avvicina al cadavere titubante, allunga la mano, poi la ritira, alla fine l'appoggia sulla guancia o sul collo. La ritira subito e fa un balzo indietro. CA: "È caldo, è caldo. Oddio è vivo. Che facciamo?" TO: "Sono vivo? Non mi sembra. E se fosse?" CL: "Impossibile. L'ho centrato in pieno. È caduto come una pera cotta. È morto. È morto. Cadavere. Kaput." MI: "Ma i morti sono freddi. Freddi e rigidi, si chiama... si chiama..." CA: "Rigor mortis." MI: "Ecco sì, non ho studiato latino, ma l'ho sentito un sacco di volte nelle fiction. Deve essere freddo, se non è vivo. Non ci piove." CL: "No! No! No!" CA: "Prova a sentire tu Miri. Toccagli una mano." MI: "Mi fa senso. Oh, dopotutto cosa mai sarà? È una cosa come un'altra, non è mica infetto o sporco." Miranda si avvicina e fa per toccare una mano di Tobia. La prende, guarda sconsolata i due e annuisce con la testa. MI: "È caldo. Caldo. Sì." Clara e Carlo fanno gesti di preoccupazione, tipo le mani nei capelli o la mano sulla bocca. Miri si siede sul letto. MI: "Forse è solo in coma." CL: "In coma? Come in coma?" TO: "Vedo la luce in fondo al tunnel... al tunnel...No, non vedo nessuna luce e nessun tunnel." CA: "Dovremmo sentire se respira e ha la frequenza cardiaca." CL: "Sei tu il dottore, no? Fallo!" CA: "È che con il coma a volta sono tanto flebili che non si sentono e non ho il fonendoscopio." CL: "Una morte apparente?" CA: "Su base traumatica? Improbabile. Però può accadere. In obitorio ora applicano un elettrocardiogramma sul cadavere per 24 ore. Pensate che un tempo legavano un filo a un piede o a una mano del cadavere collegato con una campanella. Se il morto si muoveva la campanella suonava, dava l'allarme. Facevano anche degli scherzi. Sai che salti gli infermieri." TO: "Questa l'avevo sentita anch'io. Ti farei io uno scherzo a te." MI: "Comunque è caldo. Molto caldo. Quasi febbricitante. Ha scaldato anche il letto." CL: "Come il letto?" MI: "Il letto. Le lenzuola." CA: "Il letto? Impossibile." MI: "Mi date della bugiarda o della visionaria? Toccate con la mano, razza di San Tommaso." Clara e Carlo si avvicinano con cautela al letto e lo toccano. Ritirano con uno scatto la mano quasi impauriti. Anche Tobia si alza seduto sul letto e lo tocca con la mano. CL: "È caldo!" CA: "Caldo." TO: "Bo! Sembra caldo anche a me. Che i morti abbiano una certa sensibilità? Nooo! Suggestione." MI: "Che vi dicevo. Increduli." Un attimo di spaesamento, poi Clara scoppia in una fragorosa risata. Gli altri la guardano perplessi. CA: "Ma che ti prende? Che c'è di comico?" MI: "Cara, che ti prende?" CL: "No! È che...che..." Riprende a ridere forte. TO: "È andata fuori di testa. Non ha mai avuto una grande tenuta emotiva. Come quando era convinta di essere in cinta mentre io ero in Svizzera da un mese. Magari nascondeva qualcosa, ma era fuori di testa. Come faccio a assicurarla che sono morto? Sono morto! Sono morto! M'hai ammazzato!" CA: "Clara smettila. Cosa succede?" CL: "Oddio, è tutto così comico." MI: "Comico? Tragico direi. Io comincio a avere anche paura." CL: "No! Non capite. Oddio che buffo. Che scemi." CA: "E spiegati sant'Iddio. Sto andando via di testa." Clara fa cenno di calmarsi, sempre ridendo, anche se un po' meno, va verso la testata del letto. Tutti la seguono con lo sguardo, anche Tobia. Una volta in fondo si china e con un gesto rapido stacca qualcosa dal muro. Si gira verso Carlo e Miri e mostra loro una spina elettrica con tanto di filo. CL: "ZAC! Fatto. Avevo lasciato la coperta termica attaccata." TO: "Oh, per fortuna. Cominciavo a avere paura di essere vivo senza accorgermene." Si rilassano, ma sempre con un certo stupore. Carlo si porta la mano sulla fronte, Miri sotto il petto, sul plesso. CL: "Eh su! È stata una svista. Tanta paura per niente." CA: "Sei una deficiente. Sei matta. E non solo e non tanto perché hai ammazzato Tobia, ma possibile che non ci hai pensato? Che diavolo ci faceva la coperta elettrica accesa a quest'ora? Potevi anche mandare a fuoco la casa." CL: "Ma non è successo." MI: "A mia zia sì. Prima le lenzuola, poi le coperte. Ma erano sintetiche. Il gatto ci dormiva sopra e si è scottato. Vi immaginate la puzza di pelo bruciato? Ho un'idea." CA: "Spara." MI: "Avvolgiamo Tobia nella coperta e lo lasciamo lì. Si cuoce e poi diciamo che è stato un incidente." CL: "Sei proprio scema. Primo, ci vorrebbero delle ore. Secondo mamma l'ha visto. Terzo ha un buco nel mezzo del petto. È che la venuta della mamma ci ha fatto perdere di vista l'obiettivo principale." CA: "Cioè? Quindi?" CL: "Cioè far sparire il corpo e inventare una storia plausibile. Poi ora che mamma l'ha visto..." MI: "Potrebbe essere sempre successo dopo." CA: "Cosa?" MI: "Che gli ha sparato. No!" CL: "Pensiamo, pensiamo, pensiamo." TO: "Pensate, pensate. Io intanto mi faccio un sonnellino." SCENA IX Tobia si stende con le braccia dietro la testa. Poi si rialza di scatto. TO: "No. Penso proprio che i morti non dormano. E che faccio? Sarei curioso di vedere il regalo della mamma." MI: "Chissà cos'è il regalo per Tobia? È bello grosso." CA: "Pensi al pacco adesso?" MI: "È come se qualcuno me lo avesse suggerito. Una specie di vocina qui, nell'orecchio." TO: "Ha proprio capacità paranormali. Sarà una dote compensativa per gli scemi." CL: "Sì. Dai, in fondo che ci perdiamo. Sono curiosa anch'io." CA: "D'accordo." Si girano tutti e tre verso il pacco. Lo guardano, si guardano tra loro e si avvicinano quasi con timore. Qualcuno fa il gesto di metterci le mani sopra, poi la ritrae. Alla fine Clara lo apre stracciando la carta. Tita fuori un grosso portabiti. MI: "Cos'è?" CA: "Sembra un portabiti. Perché gli ha regalato un portabiti?" TO: "Un portabiti. Che carina! Ora che ci penso una volta ne abbiamo parlato. In tutte le foto hai i vestiti sgualciti, mi diceva. I vestiti non sono magliette e jeans, non si possono infilare in valigia come capita. Si rovinano. Ci vuole un portabiti, diceva. E sì che di vestiti ne ho solo due. Anzi uno, l'altro ormai è stretto." MI: "Sentite! Sarà la mia solita idea cretina, ma se lo mettessimo lì dentro e lo portassimo via?" CA: "Sì! È un'idea cretina." CL: "Aspetta. È grande e lui non è questo gigante, magari piegandolo, adeguandolo, potremmo farcela." CA: "E poi? Dove lo mettiamo?" CL: "Lo portiamo giù in garage senza farci vedere, lo carichiamo in macchina e lo facciamo sparire." MI: "E poi? Tua madre l'ha visto, qualche sospetto le verrà non vedendolo più, cosa le dirai?" CL: "Facciamo sparire anche la moto e dirò che se ne è andato mezzo ubriaco e non è più rientrato. Aspetterò un giorno prima di denunciare la scomparsa. Intanto telefono a voi e a mamma per sapere se è da voi o se l'avete visto o ne sapete qualcosa. Poi agli ospedali, poi alla polizia per sapere se ci sono stati incidenti con le moto." TO: "Si sta facendo furba. Non avrei creduto." CA: "Proviamo. Non ci costa nulla tentare." Si avventano sul corpo di Tobia e cominciano a rigirarlo in ogni modo, tentando di infilarlo nel portabiti. MI: "Macché. Niente da fare. Non ci riusciremo mai." CA: "È troppo rigido ormai e per l'intera lunghezza non ci entra. Forse se gli spaccassimo le giunture. Le ginocchia, i gomiti le spalle, le anche." MI: "E il collo. Piegandogli tutta la testa in avanti si abbasserebbe di parecchio." CA: "Giusto. Hai una mazza Clara? Di quelle da muratore." CL: "Ti sembra possibile? C'è qualche muratore in questa casa? Io o Tobia ti sembriamo gente da bricolage? Chiamavamo l'operaio anche per appendere un quadro." MI: "Un martello. Almeno quello. A forza di battere si dovrebbero rompere le ossa. Una volta l'ho visto in un film giapponese." TO: "Oddio no. Mi fa impressione. M'hanno sempre fatto senso le giunture slogate o rotte. Anche se non sentirò nulla, mi fa senso sul mio corpo. Carlo dovrebbe saperlo. Carlo non ti ricordi per dio! Quando ti sei storto, più che storto, avevi il piede nell'altro senso, al campetto da basket, quasi svenivo. Hai chiamato tu l'ambulanza e gli infermieri hanno prima soccorso me che ogni volta che posavo gli occhi sul tuo piede, mi sentivo mancare. Le giunture no, per favore. Meglio se mi segate la tibia o il femore." CA: "E pensare che gli faceva così impressione." CL: "Cosa? A chi?" CA: "A Carlo. Vedere gli arti slogati, una volta al campetto da basket ormai sveniva quando mi sono slogato una caviglia. Ce l'hai o no 'sto martello?" CL: "Sì, dovrei. Da qualche parte." Clara cerca il martello. CL: "Non lo trovo. Forse Tobia l'ha messo in garage." MI: "Vallo a prendere." CA: "No! Non farti vedere fuori e poi non c'è tempo. Come si può fare?" CL: "Avrei il pestacarne. Quello per fare gli hamburger." CA: "Proviamo." TO: "Siamo proprio al mattatoio." Prendono il pestacarne e cominciano a battere sulle articolazioni, poi cercano di nuovo di infilare il corpo nel portabiti. Inutilmente. CA: "Niente da fare. È troppo grosso." MI: "E allora? Come si fa?" CL: "Non voglio andare in prigione. Mi annoierei a morte." MI: "Magari non è poi così male. Potrei raccontare alle amiche che ho un'amica carcerata. Figo!" CA: "Non ci andrai. Hai solo ucciso un uomo, mica hai rubato un pacco di pasta al supermercato come i pensionati. E poi prima che ti giudicano, sarai vecchia e troppo avanti in età per essere carcerata. Sempre ammesso che non ti diano la condizionale. Ma un modo per uscirne ci deve essere." CA: "Sì. Dirai che è stata legittima difesa, forse qualcuno ci crederà." CL: "Ho avuto un'idea fantastica. Ho la soluzione. Ma voi dovete aiutarmi." Si siedono attorno al tavolo. CA: "Allora? Dicci tutto." MI: "Sì, sì. Dicci, dicci." CL: "Legittima difesa. L'ho ucciso per legittima difesa." TO: "Lo aveva già detto Carlo. E poi legittima difesa per cosa?" CA: "L'ho già detto io. E non mi sembra una buona idea, dovrai dimostrarlo." CL: "Infatti. E qui entrate in gioco voi." CA e MI: "Noi???" SCENA DECIMA Clara si alza e comincia a girare per la stanza seguita da vicino da Tobia, molto interessato, mentre spiega il piano. CL: "Lui ubriaco o ancora non sobrio, ha cominciato a litigare per un motivo banale. Un futile motivo come dicono loro." MI: "Quale sarebbe questo motivo?" CL: "Che ne so? Il caffè era freddo, per esempio." CA: "D'accordo quello lo troviamo. Va avanti." TO: "Sono proprio curioso." Clara comincia a raccontare mimando tutta l'azione assieme a Tobia, come se stesse avvenendo in quel momento. CL: "Sì, dunque, litighiamo, io mi scuso, gli dico che il caffè glielo rifaccio e più buono di prima, proprio come al bar, ma lui non ci vuole sentire. Mi minaccia, mi insulta, poi passa alle mani, mi colpisce. Una, due, tre volte al viso. Io finisco... finisco contro la credenza dove c'è la pistola. Per istinto la prendo, non so neppure se è carica, non l'ho mai usata. Lui mi guarda, poi si mette a ridere. Ride... con sarcasmo... E cosa vorresti fare troia? Io ti distruggo... ti rovino... ti fregio quel bel faccino... Prende un coltello da cucina dal cassetto e avanza verso di me. Sta fermo... non ti muovere... Troia ti faccio vedere io... Fermo... Giro la faccia dall'altra parte e sparo. BAM. Centrato in pieno." Si siede stanca, Tobia rimane a guardarla con un'espressione tra il perplesso e il rammaricato. TO: "Ho vissuto per anni vicino a una mente criminale. Altro che dolce metà." MI: "Però non può essere così semplice. Sembrerebbe quello di Tobia un... un ... un... come si dice quando vai via di testa all'improvviso? Non mi viene la parola." CA: "Raptus, vuoi dire?" MI: "Sì, raptus. Nei talk show sui femminicidi e sui social, di solito, dicono che sono cose che maturano e hanno un'origine, per esempio la donna che vuole interrompere il rapporto, o non che non fa vedere i figli al padre dopo la separazione, o che gli ha pompato tanti soldi dopo il divorzio che lui deve dormire in macchina, o che lo infamava, gli diceva che è un fallito e che non la faceva vivere come meritava e cose di questo genere. Difficile che siano proprio così improvvise. Oddio può capitare, ma di solito non è così." CA: "È vero. Bisogna articolare di più la cosa eventualmente. Tobia non ti ha mai maltrattato, non penso che i vicini possano testimoniare di aver sentito litigi, non al di fuori delle normali discussioni di coppia, e poi c'è tua madre, lei lo adorava, non credo che sarebbe disposta a testimoniare il falso." CL: "Alla mamma ci penso io, me la giro come voglio. I vicini si fanno gli affari loro, appena ci salutiamo, di alcuni non so neppure il nome, e poi siamo all'ultimo piano e non si sente nulla di sotto. Ma dirò che Tobia mi maltrattava da tempo." TO: "Mai toccata con un dito. A parte certe situazioni." CL: "Poi entrate in gioco voi due." MI: "E come? Tra l'altro tua madre ci ha visti qui." CL: "Dirò che tu Carlo sei passato perché ti ho chiamato io. Tobia mi aveva già minacciato prima di addormentarsi e io avevo bisogno di qualcuno. Ho chiamate te che sei il mio psicoanalista e eri già al corrente dei maltrattamenti di Tobia. Poi ho chiamato Miri che però aveva un appuntamento e è venuta solo dopo che se l'è visto rinviato. Mamma ci ha trovato in quella situazione, con Tobia che ancora dormiva." CA: "Posso recitare la parte, non c'è problema, Miri è meglio che parli il meno possibile. Magari si finge sotto shock e io da medico mi raccomanderò di non stressarla con inutili domande. Sai fare l'isterica Miri?" MI: "Sono specializzata, con i miei compagni funziona sempre quando non so più cosa dire." CA: "Va bene e poi?" CL: "Poi visto che tutto era tranquillo e il coso lì dormiva ve ne siete andati e infatti adesso uscite e vi fermate al bar di sotto. L'affare lì si è svegliato, ancora ubriaco, abbiamo cominciato a litigare e lui è venuto alle mani. Io ho trovato la pistola e senza pensarci, per istinto di difesa, di sopravvivenza, ho sparato. Poi mi prende il panico e ti chiamo, il caso vuole che voi siete ancora al bar e venite su subito. Cerchi di calmarmi e chiamiamo, anzi chiami, nell'ordine, il 118 e la polizia. Semplice." MI: "E a tua madre racconti una balla. Ma cosa dirà del portabiti aperto?" CL: "Ti sembra un problema? Le dirò che mi sono incuriosita. Anzi, dirò che è stato quello il motivo futile che ha scatenato la sua violenza, il fatto di avere aperto un suo regalo senza permesso." CA: "E con l'ora del decesso come facciamo? È pur sempre un omicidio, faranno l'autopsia." MI: "Sempre nelle fiction ho visto che l'ora della morte ha sempre delle ore di oscillazione, quindi dovremmo starci dentro." CA: "Sì, è vero, anche se ora hanno un modo nuovo, qualcosa che ha a che fare con le molecole di ammonio presenti nel liquido oculare, ma non credo che si preoccuperanno di approfondire tanto le indagini. Piuttosto c'è un altro problema." CL: "Sarebbe?" CA: "Se ti sei difesa è perché lui ti ha aggredito. Dove sono i segni di lotta e, soprattutto, quelli delle botte che ti avrebbe dato?" TO: "Gliele darei davvero adesso. Cretino che sono." CL: "Farò un po' di confusione, rovescerò qualche soprammobile." MI: "Non basta. Non si spara a un uomo per un portacenere rotto. Almeno non credo. Oddio se è di cristallo! Magari uno Swarovski, potrebbe anche scapparci una coltellata, così nei fumi della rabbia." CA: "L'unica soluzione per rendere credibile il tutto è che ti lasci qualche segno addosso." CL: "In che senso?" CA: "Ti devo colpire, in faccia, farti uno o più lividi, ben evidenti." CL: "Pensi di farmi male?" MI: "Non sarà divertente, questo è sicuro." CA: "Il minimo indispensabile. Un pugno o due." TO: "Questa me la godo. Perché non anche un tentativo di strangolamento? Sarebbe più credibile." CL: "Ok. Sono pronta." Carlo si avvicina. Si ferma e prende un panno da un pensile e lo avvolge attorno alle mani. Miri e Clara lo guardano perplesse. CA: "Per non ferirmi. La polizia potrebbe notarlo e insospettirsi." CL: "Allora vuoi darci dentro forte." TO: "Sì, sì, forte." CA: "Il giusto. I segno devono essere evidenti, chi ti ha colpito è un uomo ubriaco e infuriato, un violento, che ha perso la testa." Clara si siede e sporge il viso preparandosi al colpo. Carlo le si avvicina con la mano fasciata, con l'altra le prende il viso per il mento e la gira lentamente, come un ritrattista che prende le misure per lo schizzo. La mette nella posizione giusta e sta per vibrare il colpo. CL: "Aspetta. Aspetta. Non rovinarmi i connotati." CA: "Deciditi. Lo vuoi fare o no?" Clara si calma e porge il viso chiudendo gli occhi. Carlo la colpisce violentemente sullo zigomo e sulla guancia. Clara cade dalla sedia e Miri la soccorre subito aiutandola a rialzarsi e a mettersi seduta. Carlo la guarda, come se stesse valutando il risultato del suo lavoro. TO: "Non male, i lividi dovrebbero comparire. Ma secondo me ci vuole lo strangolamento." CA: "Forse è meglio che ti stringa le mani attorno al collo, non fortissimo e ti strattono per un braccio." CL: "No. Non esageriamo. Rischi di farmi male sul serio." MI: "Ma cara, Carlo ha ragione. Prima di colpirti ti avrà strattonato, spinto e poi dopo averti preso a pugni cercato di strangolarti. Tu l'hai respinto in qualche modo, sei sfuggita alla presa, hai trovato il revolver e mentre lui avanzava di nuovo verso di te hai sparato. Vedo la sequenza, come in un film. Solo la luce è sbagliata, ci vorrebbe un po' più di penombra, o una illuminazione più fredda, al neon." CL: "Ma rischi di uccidermi davvero!" CA: "No. Sto attento e so dove spingere." Clara rassegnata e dolorante porge il collo. Carlo le mette le mani attorno e stringe facendo girare le dita per creare più attrito. Carla comincia a dimenarsi, cerca di liberarsi dalla stretta, getta la lingua fuori. Carlo ha un'espressione quasi di godimento e sembra non riuscire a allentare la presa. Miri grida. Carlo lascia la gola di Clara. Clara si abbandona sulla sedia tossendo e tirando lungi sospiri. CL: "Ma sei pazzo? Stavi per uccidermi!" TO: "Così avrei avuto qualcuno con cui parlare. Meglio di no, non proprio lei, sai che palle, avremmo dovuto per forza litigare." CA (ansima): "Scusa, mi sono fatto prendere dall'azione. Vediamo i risultati." Guardano i segni della colluttazione sul viso e sul collo di Clara. MI: "Sì, mi sembra vada bene." CA: "Perfetto. E ora?" TO: "Ora spero che crepiate tutti, in un modo o nell'altro. Maledetti." CA (sempre massaggiandosi il collo): "Adesso... (tossisce) Adesso, voi andate via e vi fermate di sotto al bar. Io faccio un po' di casino. Poi ti do un colpo di telefono e ti chiamo disperata e voi accorrete. Il resto lo sappiamo." CA: "Va bene, andiamo. Miri vieni." MI: "A dopo cara." Miri dà un leggero bacio a Clara e esce con Carlo. Clara si rilassa per un attimo. SCENA UNDICESIMA TO: "Sarai contenta. Ti sta riuscendo tutto alla perfezione. Ma attenta che basta una piccola svista, spero che l'errore tu lo faccia e allora, ZAC, le sbarre." CL: "È andata. Adesso procediamo con ordine." TO: "Cosa c'è da procedere. Ti sei già messa d'accordo, mi sembra." Clara sospira, poi fa una sonora risata quasi da non potersi fermare. Si calma per il dolore alla gola, ma rimane con il sorriso sulle labbra. TO: "È Tutto così divertente?" Clara guarda verso il cadavere di Tobia e gli si rivolge come se fosse vivo. CL: "E sì, caro il mio Tobia. Credevi davvero che fossi così stupida? Volevi fare il furbo. Come potevi credere che non mi accorgessi di certi movimenti." TO (sorpreso e interessato): "Quali movimenti? Di cosa stai parlando?" CL: "Pensavi veramente che non controllassi il tuo cellulare? E le tue mail? Ti fidavi e mi avevi detto le pass word, tante volte succedesse qualcosa, almeno le foto le puoi recuperare. E poi chissà quale che pass word? Aibot@22. Il tuo nome all'rovescio e il giorno della nascita. Anche un bambino ci sarebbe arrivato." TO: "Mi fidavo e poi non avevo nulla da nascondere." CL: "Quei messaggi, è tutto pronto, può passare a firmare...l'ammontare è stato diviso in due... non si preoccupi è sicuro e non rintracciabile. Mi avevi preso per scema? Ho capito subito che si trattava di soldi e poi una volta hai fatto il nome del corrispondente, passo domani signor Magi, nella pausa pranzo. Sai che genio. È bastato aspettarti fuori dal lavoro, seguirti e vedere dove andavi. Un commercialista o agente di qualcosa, non so." TO: "Cavolo. Il conto segreto. L'ha scoperto." CL: "Quello che mi ha stupito è stato l'ammontare della cifra. Nove, dico nove milioni di euro. Ma dove diavolo li hai presi? Smerciavi in droga senza che lo sapessi? Hai vinto alla lotteria?" TO: "Centro! La lotteria. Ma i conti sono cifrati e, appunto, al sicuro. Chissà che fine faranno?" Clara si accende una sigaretta e si siede e continua a parlare tra sé, ma come se si rivolgesse a qualcuno. CL: "La lotteria, lo so, ma non mi interessa come li hai avuti, l'importante che adesso sono i miei." TO (con uno scatto quasi violento verso Clara): "Come tuoi? Impossibile!" CL: "Quel caro Magi. Un tipo integerrimo diciamo, nel senso che non avrebbe tradito il cliente, se non altro per la percentuale. Disposto a frodare lo stato, ma non il cliente. Come potevo fare? Offrirgli di più non se ne parlava, tempo perso. E allora? Fortuna che la mamma ha sempre una soluzione." TO: "La mamma? La tua mamma? Che c'entra adesso la mamma?" CL: "E sì, perché quando ho capito che da sola non ce l'avrei fatta ho chiesto consiglio. Quel bastardo ha detto, gliela facciamo pagare. Già, d'accordo, ma come?" TO: "Già, come? Magi era fidatissimo. E ricattabile all'occorrenza." CL: "Mamma ha indagato. Il Magi era vedovo da poco, vedovo consolabile, secondo lei, ma, come detto, integerrimo per certi tipi di morale. Non avrei potuto sedurlo e per due motivi. Primo non si sarebbe messo con la compagna di un cliente. Secondo, troppo giovane per lui, si sarebbe sentito un plagiatore." TO: "Ti credo. Ha più di sessant'anni e non è propriamente messo benissimo fisicamente." CL: "Ci penso io, ha detto mamma, dopotutto non sono male e d'esperienza ne ho in abbondanza per circuire un uomo da poco a lutto." TO: "La mamma? Con Magi? BRRR, che senso! Oddio una certa ragione l'ha. È ancora una bella donna, ben mantenuta e restaurata e in quanto a esperienza non si discute, con tutti quelli che si è fatta prima e dopo la morte di tuo padre." CL: "AH, AH, AH, non so neppure come ha fatto, ma la settimana dopo stavano assieme, gran sesso diceva, era un assatanato. Non le c'è voluto molto a tirare in ballo la questione e a convincerlo che con quei soldi potevano andarsene in Brasile o in qualche altro Paese adatto e godersi la vita. E così ha fatto." TO: "Sta impazzendo. Non si può fare nulla senza la mia firma, il mio consenso o la mia impronta digitale. Neanche un euro si sposta. Virtuale o no." CL: "E sì, povero il mio Tobia. Sei anche un ingenuo, lo sei sempre stato. Ancora un paio di firme signor Tobia, ti ha scritto, un investimento sicuro, non si preoccupi. E tu, come al solito, neppure hai letto cosa c'era scritto in quelle carte." Tobia si cerca addosso il cellulare come se volesse ricontrollare quel messaggio di Magi e, naturalmente, non lo trova. TO (con tono preoccupato e anche un po' arrabbiato): "E allora cos'ho firmato? Maledette." CL (fa uno scatto sulla sedia quasi spaventata e si guarda attorno, come se avvertisse una presenza): "Non...non erano titoli, ma che mi prende? Sono sola. Non c'è nessuno. Hai ceduto tutto il pacco alla mamma, non erano titoli. Non hai... non avevi più nulla." TO: "Maledette e maledetto me e maledetto Magi. Coglione, coglione, coglione." CL: "Poi tutto è venuto da sé. Magi non voleva assolutamente, ce ne andiamo in Brasile e chi ci trova, anche se lui denuncia tutto e non credo che lo faccia, dovrebbe giustificare troppe cose, il deposito all'estero per esempio e non potrebbe neppure dimostrare che li ha vinti quei soldi, la matrice ce l'ho io. E anche io sarei stata d'accordo a lasciarti qui e basta. Ma mamma no. Un po' voleva vendicarsi, un po' aveva già deciso che neppure Magi sarebbe venuto con noi e lasciarne due dietro le spalle sarebbe stato troppo rischioso. Così, si è deciso. BAM e una bella storia da raccontare coinvolgendo quei due cretini. Non è stato facile architettare tutto, ma è andata bene." TO: "Dio come spero che sia vero quanto si racconta dei fantasmi, che possono rendere la vita impossibile ai vivi. Vi farò impazzire, dovrete spenderli tutti in esorcisti e anti ansiolitici quei milioni. Tutti. Ti strapperò i capelli durante la notte, vi farò passare mesi insonni, vi farò morire. Anzi no o rischio di ritrovarvi tra i piedi. Ma vi farò impazzire. Dio come spero che sia tutto vero." CL (guarda l'orologio): "Ma è ora, ormai loro saranno al bar a avranno ordinato." Clara prende il cellulare e digita un numero. Si alza e gira per la stanza. SCENA DODICESIMA TO: "E adesso chi chiami? Ti si sta tumefando la faccia. Sono contento, spero che ti abbia alterato i connotati, così ti ricorderai di me per sempre, ogni volta che ti guardi allo specchio." CL: "Mamma. Sì, tutto bene, tu dove sei? Bene, non li hai incontrati. No, aspettano la mia telefonata, sì vieni, dieci minuti, tanto per tranquillizzarmi. No, non ho paura, sono solo un po' agitata. Dove vuoi che sia Tobia, sul letto. Non mi va di stare sola, tutto qui. Bene, ciao." TO: "La mamma. E sì che ho sempre pensato mi volesse bene, se non altro per come trattavo la figlia. Una volta mi ha anche ringraziato di avergliela portata via da casa, erano arrivate ai ferri corti. Adesso insieme in Brasile o chissà dove e con tutti quei milioni. Quanto ci metteranno a sperperarli? No, la mamma è sempre stata una mezzo affarista, troverà il modo di investirli. E quel deficiente di Magi? Peggio per lui, rimarrà con un palmo di naso e quando saprà della mia morte comincerà anche a avere paura di essere in qualche modo coinvolto." Suona il campanello. Clara con fretta apre e entra la madre. Appena in casa guarda la figlia e si porta una mano sulla bocca spaventata. MA: "Ma cosa ti hanno fatto? Bastavano due schiaffi, non un pestaggio." CL: "C'è andato pesante. Ho avuto anche l'impressione che ci prendesse gusto. MA: "Niente di più probabile. E quella scemotta della tua amica si sarà divertita di sicuro. Ma tu come stai? TO: "Anch'io. Se avessi potuto ci avrei messo del mio. Due cazzotti in mezzo agli occhi e uno su quel bel nasino francese." CL: "Dolorante, ma si sopporta e poi n'è valsa la pena." Mamma guarda verso il letto. MA: "Eccolo lì il furbo. Ma chi credevi di fregare? Tu e il tuo degno compare. Certo che l'hai centrato proprio in pieno. È schiattato subito?" CL: "Sul colpo. Mi sa che l'ho centrato al cuore. Gli ho infranto quel povero cuoricino." TO: "Proprio niente. Non sente niente, come se non ci fosse mai stato nulla tra noi prima. Peggio di un animale, molto peggio di un animale, che poi non vedo perché si dovrebbe avere meno pietà per un animale che sicuramente non ti ha mai fatto nulla. Voglio dire, io almeno ho tentato di fregarla. Con buoni motivi, ma ci ho provato. Che poi perché dico fregarla? I soldi erano i miei, li avevo vinti io. Ma che diavolo di ragionamenti faccio adesso?" MA: "Ce l'aveva un cuore? Per quel che vale poi. Come fai a dire di uno ha cuore, ti porto nel cuore." CL: "Che dici?" MA: "Bè, se hai fatto un trapianto, di che cuore parli? Non divaghiamo che poi magari sbagliamo e ci salta il piano." CL: "Appunto, come procediamo?" TO: "Sono proprio curioso." MA: "Come procediamo. Come procediamo. Come stabilito, no!" CL: "Certo, ma qualcosa c'è da fare, da decidere." MA: "E sarebbe?" TO: "Sarebbe? Mi pare tutto perfetto." CL: "Magi per esempio. Come ci regoliamo con lui?" Mamma la guarda con sufficienza, poi si va a sedere accendendosi una sigaretta. MA: "Quello? Quello non è più un problema." CL: "Non sa nulla delle nostre intenzioni, ma potrebbe insospettirsi non vedendoti più." MA: "E già, e cosa farebbe? Ci denuncia e poi tira fuori tutti i suoi traffici loschi?" TO: "A tutto ha pensato. A tutto." CL: "No, ma potrebbe mettersi alla nostra ricerca. Mi sembra il tipo abbastanza paranoico da non volertela far passare liscia e di vivere con l'incubo di guardarmi sempre alle spalle non ho voglia di sicuro." TO: "Tanto ci sarò io a renderti la vita impossibile. Non so ancora come, ma il modo lo troverò. Ci deve essere anche qui tra i morti un Grande Capo, un Grande Vecchio, chiederò a lui." MA: "Probabile. Sì, era il tipo. Ma non potrà farlo. Se ne sta spiaccicato sul selciato del suo cortile." CL: "L'hai ammazzato?" TO: "Anche a lui? Ma queste sono delle serial killer. Altro che vedove nere." CL: "Ma sei pazza? Due morti faranno nascere sospetti." MA: "E perché? Che relazione possono stabilire tra lui, Tobia e noi? Nessuna." CL: "Penseranno comunque che è stato un omicidio e faranno partire delle indagini e non si sa mai. No, hai fatto una stupidaggine, non mi sento sicura." Mamma si alza con un sorriso e la raggiunge. Le prende le mani. MA: "Stai tranquilla piccina. Mamma pensa sempre a tutto. Ho simulato un suicidio. L'ho imbottito di Tavor, non troppo naturalmente, poi un paio di whiskey, non capiva quasi più nulla. Ho preso il suo personal e ho scritto una letterina d'addio, il dolore insopportabile per la perdita della moglie, principalmente. Gli ho fatto toccare tutti i tasti del pc e poi l'ho buttato di sotto. Naturalmente ho pulito tutto l'appartamento a fondo." CL: "Una lettera di un suicida sul pc. Già questo è sospetto." TO: "No. Purtroppo no. Lo fa sempre più gente, pc e videocamera oltre a scrittura." MA: "No, è diventata una pratica piuttosto comune. Tra i suicidi, voglio dire. Sai quanta gente si blocca davanti al foglio e alla penna? Si sono scordati anche come si fanno le letterine. A, B, C..." CL: "Ma vi sarete telefonati o messaggiati? Tu andavi da lui, possono averti visto. Hai creato un bel casino, non poteva esserci un altro modo, meno estremo, meno cruento? L'hai buttato dalla finestra così, come se nulla fosse, come un sacco dell'immondizia." TO: "Senti chi parla! Lei almeno non aveva mai detto di amarlo o se l'ha detto, era una finzione. Tu invece con i tuoi non ci lasceremo mai, sarà per sempre, sei la cosa più bella che mi sia capitata ecc. Hai sparato con una freddezza da boia dell'inquisizione, come se fosse una cosa del tutto naturale." Ma: "Senti chi parla, hai fatto fuori il tuo compagno come se scacciassi una mosca e poi la spazzatura non la butto dalla finestra io. Comunque non ti preoccupare, nessuno mi ha mai visto. Andavo, zum zum nel letto o dove capitava, un caffè a volte qualcosa da mangiare se era tardi e poi via, magari dalla scala antincendio. La macchina sempre parcheggiata a uno o due isolati. Il telefono poi, che banalità! Mai sentito parlare del sistema ZRPT? No? Telefonate via internet, numero anonimo, in intercettabili e neppure reperibili sui tabulati. I nostri nomi mai usati, sempre per soprannome, Gattino e Gattina. Dio mi vengono i brividi a pensarci. A volte voleva fare sesso anche per telefono il porco. Come sei vestita? toglietelo. Dove ti stai toccando? BRRR, che senso! Ho anche goduto quando è volato giù verso il selciato, SPLASH, è anche rimbalzato. Sette piani, in pochi secondi il mio novello Icaro. È tutto a posto credimi." TO: "Mostri. Ero contornato da un nugolo di mostri." CL: "Va bene, mi fido. Devo fidarmi. Non possiamo far passare troppo tempo, magari i miei lividi potrebbero rivelare i veri tempi dell'omicidio. Bisogna che chiami quei due e poi l'ambulanza e la polizia. Quanto tempo lasciamo passare prima di volare via?" MA: "Non lo so. Lasciamo calmare le acque, magari chiudono il caso velocemente, se no ce ne andiamo ugualmente, nel paese che ho scelto non c'è estradizione per questi reati, soprattutto per uno come il tuo dove è evidente la legittima difesa." TO: "Spero vi blocchino in aeroporto e che la giustizia italiana segua il suo corso, cioè ci badi dieci anni prima di dare una sentenza definitiva." MA: "Io vado, prendo le scale antincendio." Mamma dà un bacio a Clara e esce. Clara respira forte, fa gesti con le mani come se volesse calmarsi, poi prende il telefono. SCENA TREDICESIMA CL: "Allora, stai calma. Devo avere un tono allarmato, anzi spaventato, via di testa. Ho appena ucciso il mio compagno che mi stava pestando. Si deve sentire la paura, lo sgomento, l'angoscia. Tante volte recuperassero la telefonata." TO: "Bah, una grande attrice non sei mai stata. Neanche quando si faceva il gioco dei titoli dei film a Natale. Dei mimi da fare cagare i tuoi, non si capiva mai nulla." CL (compone un numero e attende con il telefono all'orecchio): "Carlo... Carlo... Aiuto!.. L'ho ammazzato!... Tobia... Tobia... (piange, singhiozza) Aiuto... Picchiata, mi ha picchiata e io... Oddio non ci riesco... non riesco a parlare... Oddio mi sento male... Dove sei?... Con Miri? Ancora qui al bar di sotto?... Corri ti prego, correte, aiuto, venite subito..." TO: "Non c'è male. Potrebbe essere credibile. Direi di sì:" Clara posa il cellulare e si guarda attorno. CL: "Ecco fatto. Ora non resta che aspettare. Magari meglio creare un po' di confusione, rendere la scena più verosimile, qualche segno di lotta." Clara rovescia una sedia, getta a terra il portacenere. Prende un coltello da cucina, lo fa stringere alla mano di Tobia e lo getta a terra. Poi va verso la libreria e prende degli oggetti dando le spalle a Tobia. TO: "E io? Io che faccio a questo punto?" CL (girando la testa verso Tobia): "Tu torna a fare il morto!" Tobia allarga le braccia e si va a distendere sul letto. SIPARIO. 1