Se stasera sono qui Siciliani si nasce non si diventa! (All'apertura del sipario la scena è vuota, parte la musica della sigla iniziale (Benny Hill Theme), esce sul palco con aria frastornata l'attore , come se qualcuno lo avesse spinto per entrare, si accorge del pubblico, fa un cenno leggero con il capo a mo di saluto, apre la bocca come se volesse dire qualcosa ma non emette nessun suono, quindi si rigira velocemente e cerca di rientrare dietro le quinte, ma viene spinto nuovamente dentro, a questo punto, rivolgendosi a qualcuno dietro le quinte, parla balbettando) Attore: Va-va be-bene, ho ho ca-capito!! Non ce-c'è biso-sogno di spingere... Mi-mica so-sono il primo creti-tino che pa-passa!! (cosciente di non avere altra scelta si gira verso il pubblico e goffamente cerca di salutare e giustificarsi) Ah! Scusate buonasera... Capisco che molti di voi non capiscano, ma il fatto è che io non dovrei essere qui (si gira per rimarcare il concetto con chi sta dietro le quinte) Non è vero?! (si rivolge quindi nuovamente al pubblico) infatti voi siete qui per assistere ad uno spettacolo comico, non certamente per vedere me che di comico non ho niente...Sono una persona seria, io (e si rigira verso le quinte dato che quest'ultima frase è rivolta soprattutto a chi lo ha "spinto" in scena) Vi chiedo ancora scusa per la mia presenza, ma loro (e indica dietro le quinte) mi hanno spinto qui...Dicono, loro, che tutti possono fare un piccolo intrattenimento comico... anche un cretino come me, dicono loro, è in grado di farlo! Ma si sbagliano!! Come dice signore? (fa finta di ascoltare l'osservazione di uno spettatore e fa per ripetere ciò che gli hanno detto) Si sbagliano perché io non sono un cretino? No, no, si sbagliano perché far ridere non è assolutamente facile...figurarsi, poi, se uno è un cretino... No, non voglio dire che io sono cretino e per questo non riesco a far ridere... Io non lo sono... lo posso sembrare, forse, ma non lo sono! Questo lo voglio ribadire a scanso di equivoci perché non vorrei che qualcuno pensasse male e potesse dire "guarda questo cretino che crede di farci ridere... Io, che sia ben chiaro, non faccio ridere!! Cioè, non fatemi confondere, giustamente non faccio ridere ma non sono nemmeno un cretino, lo sanno tutti...tutti sanno che non faccio ridere pure i cretini lo sanno... No, no, signore non volevo affermare che qualcuno qui è un cretino perché sa che non faccio ridere Io volevo solo dire che gli unici veri cretini, qua, sono quelli li dietro (indica dietro le quinte) , e non fanno nemmeno ridere!! Comunque lasciamo perdere questo discorso cretino e torniamo al motivo per cui stasera sono qui. Ebbene, se stasera sono qui è perché qualcuno mi ci ha spinto! (Sempre facendo finta di ascoltare l'osservazione di uno spettatore) No, signora, non nel senso che qualcuno mi ha consigliato di esibirmi ma bensì letteralmente mi ha spinto, da dietro le quinte qui! sul palco! Io ero solo di passaggio e stavo curiosando là dietro. Mi ero intrufolato di nascosto per vivere l'emozione di assistere allo spettacolo da dietro le quinte... Così, mentre ero li a curiosare ho visto una certa agitazione gente che diceva <> <> <> Poi qualcuno mi ha visto è mi ha chiesto <> Io, non sapendo cosa dire ho risposto "Io, io...sono un cretino qualunque..." <> E mi ha spinto qui... (Momento di silenzioso imbarazzo) E ora che facciamo? Giustamente voi siete qui per quell'altro, ma quello non c'è... Chissà dov'è...Quel deficiente... Mettermi in queste condizioni... (Altro momento di silenzioso imbarazzo) Vabbè ormai mi hanno gettato nella mischia? Peggio per loro, e per voi, vuol dire che riempiremo questo tempo da buoni amici scambiando quattro chiacchiere, come si fa appunto tra vecchi amici. Come avrete notato io, oltre a non essere un cretino, nè tantomeno un comico, sono una persona di una certa età, non voglio dire anziana, ma neanche giovane... Direi che sono un diversamente giovane! Oggi vanno di moda i diversi: Sessualmente diversi, politicamente diversi, diversamente abili ed io, invece, sono più semplicemente un diversamente giovane! Questa mia "diversità", tralasciando l'aspetto fisico... Per favore signora non rida del mio aspetto! Le assicuro che sono stato anch'io un bel giovane!! Ero alto un metro e novanta, biondo, atletico e muscoloso!! Adesso mi vede così ma è tutta colpa della crisi economica che mi ha "ristretto" ed "imbruttito" come ha fatto con tutti i nostri, o meglio, i vostri conti in banca, dato che io non ho un soldo bucato! Dicevo che come la maggior parte dei "diversamente giovani" ho iniziato a ricordare con una certa nostalgia gli anni passati quando ero un giovine virgulto, un tenero bocciolo... Mi ricordo ad esempio di quando andavo a catechismo. Nella mia parrocchia avevamo un parroco che definirei "diversamente siculo", infatti era lumbard, esattamente di un paesino della bergamasca, si chiamava Don Bossi, non so se fosse parente o meno con il noto senatur ma un po' la faccia del trotta l'aveva... Dicevo, don Giovanni Bossi, detto familiarmente Don Giuanin, ci raccontava a mo di storielle i passi della Bibbia. A me è rimasta molto impressa quello della Creazione, lui ce la raccontava pressappoco così: (Partono le note dell' Hallelujah di Handel, entra il prete che inizia a leggere dal leggio come se si trattasse di passo biblico mentre la musica sfuma. Entrano in scena, secondo l'ordine della narrazione i seguenti personaggi: Dio, Adamo sudista, Adamo Nordista, Eva) Prete Un tempo era il "NULLA" Un giorno Dio disse: Dio: Porca miseria, ma che Dio sono? Sono forse il Dio del nulla? Eh no, non sta bene! Devo per forza creare qualcosa che possa testimoniare la mia grandezza. Prete: Così Dio creò la Terra! Appena terminata la sua opera la guardò e disse: Dio: Sta Terra è molto bella? Mi è venuta proprio da Dio! Prete: Così, compiaciuto, il Padreterno rimase in contemplazione della Sua creazione per molto tempo, e se la godeva proprio da Dio, fino a quando, un giorno, si disse: Dio: Per essere bella è bella, però manca qualcosa? Qualcosa che rompi questa monotonia? Qualcosa che mi rassomigli! Prete: Così Dio decise di creare l'Uomo! Prese della terra argillosa e la modellò a Sua immagine e somiglianza, la infornò e si mise in attesa della cottura. Purtroppo durante la lunga attesa si addormentò Attore: Difatti il tempo di cottura era di tre ore a 200° e come tutti gli anziani anche Dio era facile all'abbiocco!!. Prete: Quando si ridestò dalla pennichella, si accorse che era passato da un po' il tempo previsto di cottura e con un balzo prodigioso si avventò sul forno e lo spense. Sudato e tremante, prima di aprirne lo sportello, si rivolse implorante a se stesso: Dio: Dio, Ti prego, fa che non si sia bruciato irrimediabilmente! Prete: Detto ciò aprì pian piano il forno e sbirciò dentro. Con divino orrore si accorse subito che non si vedeva altro che un ammasso informe e maleodorante di terra bruciata Attore: Pare che fu così che nacque la famosa tonalità di colore marrone scuro detta appunto "terra bruciata" Prete: Dopo un primo momento di sbandamento e sgomento, si ricordò della preghiera fatta a Sè Stesso e si mise all'opera: Trasformò, così, lentamente e magistralmente quella massa informe e carbonizzata ricompattandola nella forma originale, o quasi? Attore: Era infatti il suo primo miracolo e ancora era molto inesperto in materia? Prete: Tirata fuori dal forno, la Sua opera si presentava però, nonostante il suo operato postumo, diversa da come l'aveva originariamente concepita, era, infatti, più bassa, più scura, più brutta rispetto al progetto iniziale! Allora Egli esclamò: Dio: Pazienza! Mica tutte le ciambelle riescono col buco! Attore: Ecco perché non tutte le ciambelle riescono col buco, per colpa di quella giustificazione, meschina, alla Divina pennichella. Prete: Soddisfatto decise di concedersi un break e si preparò uno spuntino buono, nutriente e leggero allo stesso tempo: pane, acciughe, cipolla e aglio Attore: Quest'ultimo ingrediente serviva per mantenere la pressione bassa, difatti anche se si è Dio, si sa, è meglio stare attenti a queste cose! Prete: Dopo lo spuntino decise di completare l'opera e alitò sulla sua nuova creatura donandogli, in questo modo, lo spirito vitale Attore: Oltre ad un olezzo terribile! Prete: La creatura aprì gli occhi, si stiracchiò, si guardò intorno e vedendo Dio esclamò: Adamo sudista: PAPA'! Dio: Figlio mio prediletto! Tu sei il mio diletto, creato a mia immagine e somiglianza! Attore: In quel caso Egli mentì spudoratamente, ma tant'è, dato che era Dio, tutto gli era permesso Prete: Dio lo baciò Paternamente. L'Uomo ebbe un attimo di commozione Attore: Soprattutto a causa di quell'alito tremendo Prete: Ancora scosso dall'emozione esclamò: Adamo sudista: Patri miu comu ha statu amurusu cu mmia! Nun ti canusciu ancora tantu bonu, ma ti vuoiu tantu beni! Abbasta ca nun mi vasi chiù ? Dio: Ma come cavolo parla questo? Dove ho sbagliato? Forse? forse nell'impasto? O forse nella cottura! Non sarà stato, invece, quel maledetto spuntino che mi ha alterato l'alito divino? Prete: Dopo un'attenta analisi capì che il risultato disastroso della sua ultima creazione era dovuto all'insieme degli errori commessi durante il corso della creazione. Alla luce di quelle riflessioni, Dio, decise di ripetere l'operazione cercando di non commettere più gli stessi errori. Per prima cosa al posto della terra argillosa adoperò solido granito. Lo modellò con cura, lo dipinse e lo infornò. Per evitare che si potesse distrarre puntò il timer e, quando questo suonò, estrasse rapidamente il corpo dal forno e, senza concedersi nessuna pausa si sciacquò la bocca con abbondante collutorio alla menta ed eucaliptolo ed alitò sul nuovo essere. Quest'ultimo aprì gli occhi, che erano di un azzurro intenso, scosse la testa smuovendo delicatamente i suoi luminescenti capelli biondi e disse: Adamo nordista: Presente! Dio: Figlio mio prediletto! Attore: In effetti, Egli è un po' ripetitivo nelle sue espressioni, tant'è vero che in seguito si è limitato a scrivere di persona solo i "Dieci Comandamenti" mentre ha incaricato altri per la stesura di Bibbia e Vangeli Dio: Cosa ne faccio adesso di quell'essere mal riuscito? Potrei sopprimerlo? No, non posso, sarebbe un peccato capitale! Attore: Oltre che un reato penale Dio: No, non posso dare il cattivo esempio contravvenendo alle stesse mie regole, lo lascerò vivere? Attore: D'altra parte aveva lasciato vivere anche lo scarafaggio, il rospo, il ratto, lo scorfano? Dio: Per evitare però che quell'essere inferiore possa contaminare il prediletto li dividerò. Porrò il primo nella parte Sud del Paradiso terrestre, ed il secondo, al Nord! Prete: Un giorno l'essere impuro si rivolse al suo Creatore e gli disse: Adamo sudista: Patri io lo so ca Tu mi vuoi bene, e anche io ti ni vuogliu, ma ca m'annoio assai assai tuttu sulu. Nun putissutu criari qualchi cosa ca mi facissi passari lu tiempo in allegria? Dio: (guardando il sudista con commiserazione e pietà) Figlio, forse non hai con te il cane che ti ho appositamente creato? Cosa cerchi ancora? Adamo sudista: Io ti ringrazio per il cane, ma iu avvulissi un qualche cosa di diverso, chi sacciu? Na cosa ca mi dassi autri sodisfazioni, nun sacciu come ti l'aiu a diri? Nu piaciri intimu, ecco! Prete: Dio, nonostante la frase poco chiara ed enigmatica del sudista, capì che il meschino desiderava la creazione di una "compagna" e lo volle accontentare. Attore: Non per niente era Dio Prete: La notte successiva, appena il sudista si fu addormentato, gli strappò una costola per creare da questa la sua compagna. A causa di ciò il meschino, si svegliò e gridò : Adamo sudista: Mannaggia a morte! Chi duluri! Cu fu? Dio: Sono stato Io a strapparti una piccola costola per crearti la compagna che tanto desideri! Sei contento? Adamo sudista: Contento? Contentissimo! Certu ca se avissuvu usato nu poco d'anestesia? In ogni modo meglio 'na costola ca na jamma, o, peggio, a testa! Prete: Così fu creata la Donna. Attore: Già dalla sua creazione era manifesto il fatalismo e la rassegnazione dell'uomo meridionale, inoltre è evidente come da sempre la donna abbia apportato, all'uomo sudista, grande gioia, ma soprattutto grande dolore! Prete: Il Buon Dio pensò in seguito, che anche il nordista potesse avere la stessa esigenza e decise, perciò, di donargli una compagna ma, memore del dolore fisico che aveva inferto all'altro, evitò questa volta di operare senza anestesia Attore: Questo è il primo caso accertato di un intervento in anestesia totale, e, manco farlo apposta, avvenuto al Nord; da qui deriva anche la consapevolezza innata nell'uomo del Sud, che al Nord la sanità funziona molto meglio! Prete: Compiuta l'operazione, Dio donò la neo donna all'ignaro nordista, che appena la vide, esclamò: Adamo nordista: Oh Signur, mi ti ringrazio, mi serviva veramente un'operaia per aumentare la produzione! Dio: Quale produzione? Adamo nordista: Veramente non ci ho ancora pensato, ma qualcosa devo pur produrre! Mica posso rimanere tutta l'eternità con le mani nelle mani! Non son mica come quel lazzarun de un terrun lì che passa tutto il tempo ad oziare, mangiare, dormire e fot?.Mi perdoni per la parolaccia ma, quel tipo non lo sopporto mica! Attore: Il termine terrone deriva, in effetti, dal fatto che il sudista fu creato dalla misera terra argillosa e non dal granito come il nordista. Adamo nordista: Volevo, piuttosto, chiederle il permesso di poter mettere su una bella fabrichetta per avviare un po' di business, che ne dice? Dio: D'accordo, fai pure, lavora in pace, ed Io veglierò per sempre sul tuo operato, e ti conferisco per l'eternità l'esclusiva del business, che nessuno mai potrà levarti. Così è deciso! Prete: Dopo questo colloquio Dio andò a trovare il povero sudista e lo trovò insieme alla sua compagna mentre cercavano di conoscersi biblicamente, li interruppe ed irato esclamò: Dio: Aveva, dunque, ragione quel Sant'uomo! Tu non fai altro che poltrire e, soprattutto fot? cioè, fornicare tutto il Santo giorno! Adamo sudista: (sbigottito)Formicare? E do' stanno sti formiche, c'ammè me fanno pure 'mprissioni! Nun faciemo scherzi e livatimi sti furmiculi ca si no me metto a gridari!! Dio: Brutto ignorante che non sei altro! Io ho detto F-O-R-N-I-C-A-R-E cioè fare quelle cose che stavi facendo prima che ti interrompessi! Hai capito zuccone di un terrone? Adamo sudista: Ah, ho capito! Intendi dire il fric-fric cu sta bella figliola, e che male c'è? Eppoi come l'aggiu da passà lu tiempu? Dio: Perché non provi a passare il tempo lavorando, come fa il tuo vicino là al Nord? E poi, non lo sai che fornicare è peccato? Adamo sudista: Nun sugnu mica scemu, lavorare porta fatica, eppoi, pirchì aiu travagliari si ci aiu tuttu chillo ca mi servi senza sudari? Eppoi ci vulia diri, cu tuttu lu rispetto, ca fari fric-fric nun è peccato! Peccato fussi si nun lu facissi! Prete: Dio si adirò molto per questa risposta sfrontata di quella sua creatura mal riuscita e fu tentato di punirlo severamente, ma ricordandosi di essere un Dio misericordioso Attore: E soprattutto di essere il vero ed unico responsabile della cattiva riuscita del sudista? Prete: Decise di essere clemente e volle punirlo solo in modo simbolico. Dio: Data la tua sfacciataggine e la tua mancanza di divin rispetto, ordino che da questo momento non dovrai più, nè la tua donna potrà più, mangiare e deliziarsi del dolce frutto del melo. Così ho deciso! Adamo sudista: Menumali ca finiu accussì? A mia i puma, tantu, mancu mi piaciunu?. Eva: Miiii, ma si propriu minchiuni!!!! Ma chi uommino si!! Ti facisti metteri sutta comu a nu picciriddu!! Per punizione nenti fric-fric per un mese!! Prete: Passò qualche giorno di relativa tranquillità per il povero sudista a cui pesava molto più l'astinenza sessuale dalla sua compagna che quella ortofrutticola. Quando un mattino gli si avvicinò, con fare voluttuoso e sensuale, la sua compagna, il poverino pensò che forse anche alla donna l'astinenza cominciasse a pesare per cui attese molto speranzoso che si trovassero faccia a faccia e le disse Adamo sudista: Chi ha avuto avuto avuto, chi ha dato a dato a dato, scurdamuci u passato, facimmu fric-fric paisà Attore: Frase molti millenni dopo palesemente plagiata in una nota canzone napoletana? Eva: Ma chi dici scurigghiutu!! Di chi stai parlando?? Io avia vinuto per dirti se volevi mangiari cu mmia na bella mela!! Adamo sudista: Ma chi si pazza?? Ti scurdasti chi ni dissi u Patri Eternu?? Eva: E lo sapevo?il serpente mi l'avia detto ca tu si nu quacquaracquà!! U serpente m'ha dittu ca Chillu ni proibio di mangiari i puma solamente pirchì ci piaciono assai e se li voli mangiari tutti quanti senza farli tastari a nuddu! Adamo sudista: Scusa, ma se anche avissutu ragiuni, chi ci putiemu fari? Eva: Scimunitu ca nun si autru!! U serpente m'ha dittu ca illu mancu sa quanti su i puma ca ci su nell'albero, perciò se ni mangiamu una illu mancu si n'accorge!! Poi sai chi ti dico? Ca se tu ti scanti e nun mangi con me, ti po' scurdari u fric-fric per l'eternità?. Prete: Fu così che il sudista si lasciò convincere. Attore: Primo caso accertato di "ricatto sessuale" per cui un uomo non ragiona con il cervello ma con un altro organo? Prete: Andarono entrambi sotto il melo staccarono uno dei frutti più grandi e succosi a cui immediatamente la donna diede il primo morso e lo porse al compagno che, titubante, lo portò in bocca e lo morse. Non aveva ancora ingoiato il boccone quando improvvisamente apparve Dio che gli fece andare il tutto di traverso, si sentì soffocare ed iniziò a sputacchiare a destra e manca e scalciò con violenza lo sferico frutto per allontanare da se la prova del reato Attore: Pare che sia da questo ricordo atavico che gli odierni calciatori sputacchino violentemente quando "scalciano la sferica palla" Prete: Fu allora che il buon Dio, per la prima volta smettendo gli abiti del padre buono, mostrò il suo lato biblico di creatore severo e vendicativo e prese la decisione di fulminare quell'essere inferiore! Si trattenne appena in tempo e ritornando a vestire gli abiti del buon padre decise che invece di fulminarlo lo avrebbe castigato per l'eternità, e sentenziò: Dio: Che tu sia maledetto, omuncolo mal riuscito! Per castigo eterno tu, e tutti i tuoi discendenti, dovrete soffrire stenti e miserie e tutti i tuoi discendenti che in futuro volesse riscattarsi e volessero lavorare non lo potranno fare sul proprio territorio e per proprio conto, ma dovranno farlo solamente al Nord sotto il beneplacito del mio figlio prediletto, signore di quelle terre e gran lavoratore! Prete: E così fu. (partono le note della V° Sinfonia di Beethoven) Attore: Così sono cresciuto nell'intima convinzione di appartenere ad una razza inferiore. La storia raccontata dal mio parroco mi sembrava veritiera infatti vedevo che gli abitanti del nostro pianeta più appartenevano alle terre del Sud e più erano scuri di carnagione, si vede che erano rimasti più tempo dimenticati dentro il forno! Mi ero, inoltre, convinto che avere la pelle scura era sinonimo di cattiveria: Non si dice, infatti, a tutti i bambini che combinano delle marachelle "Adesso lo dico all'Uomo Nero e questi verrà à mangiarti!" Io non ho mai sentito dire a nessuno "Adesso lo dico all'Uomo Bianco!" per, cui per forza di cose, l'Uomo Nero è molto, ma molto più malvagio dell'Uomo Bianco. Mi ricordo anche che la sorella del nostro parroco, che ci faceva il catechismo, era solita raccontare a tutti noi bambini, alla fine della sua lezione di catechismo, una favoletta. In particolare quella di "Cappuccetto verde" che contribuiva anch'essa a rafforzare quella mia convinzione. Quella favoletta faceva più o meno così: (in sottofondo "Il mattino" di Grieg) Cera una volta un villaggio felice dove viveva una bambina che tutti chiamavano "Cappuccetto Rosso", questo perché sua mamma le aveva cucito una mantella in panno rosso con un bel cappuccio che la bambina era costretta sempre ad indossare (anche a Ferragosto nonostante ci fossero 40° e per questo motivo la bimba sudava come un ornitorinco in amore) dato che la mamma, svolgendo la funzione tipica di ogni mamma del mondo, cioè quella della mamma premurosa ed accorta ovvero quella della più grande rompina dell'universo, aveva paura che si potesse raffreddare. Le diceva:" Stai attenta, copriti bene che gli sbalzi di temperatura sono micidiali! Poi tu, una volta fuori ti metti a giocare, sudi e se non sei ben coperta ti ammazzi!!" Certo la bambina aveva dei seri dubbi sul perché lei sudasse, se a causa dei suoi giochi o a causa della sua pesantissima mantellina...Ma la mamma aveva, doveva avere, sempre ragione! (anche papà alla fine dava sempre ragione alla mamma...) Il colore rosso scarlatto della mantellina, però sia a causa della continua esposizione ai raggi solari, sia per la continua sudorazione della ragazza, era diventato di un rosa pallido chiazzato che la rendeva esteticamente poco gradevole. La mamma, perciò, decise di cucirne un'altra utilizzando un panno di colore diverso, meno soggetto allo sbiadimento. Le venne consigliato l'utilizzo di un panno verde (il fornitore ne aveva in abbondanza visto che lo aveva comprato per tappezzare una partita di tavoli da biliardo che erano stati rubati prima del restauro per cui gli era rimasto sul groppone) adducendo la motivazione che il verde è più resistente e poi si intonava bene con i prati ed i boschi che circondavano il villaggio. La mamma, quindi cucì una nuova mantellina di colore verde alla bambina che tutti però, per abitudine, continuavano a chiamare "Cappuccetto Rosso". Il nuovo colore della mantellina piacque moltissimo a quasi tutti gli abitanti di quel borgo felice per cui si decisero a comprare anche loro quel tessuto del colore dei prati e dei boschi, soprattutto perché spinti dal negoziante che aveva quell'esubero di panno verde, per cucirsi dei nuovi indumenti, in modo particolare delle camice, indumento molto comodo e pratico per chi deve lavorare, inoltre essendo di panno robusto lo rendeva resistente e caldo. Quel borgo felice, però, negli ultimi tempi era affranto da un nuovo problem. Da sempre, naturalmente, essendo il borgo circondato da boschi, ci si poteva imbattere in qualche lupo, ma questi non facevano poi così paura in quanto erano dei lupi quasi docili, facili da tenere a bada e poi facevano parte integrante di quell'ambiente, per cui godevano di un certo rispetto ed erano tollerati. Da un po' di tempo, però, nei boschi si aggirava un nuovo tipo di lupo, differente da quello locale in quanto aveva un pelo ed una carnagione più scura e soprattutto un'indole e un modo di vivere differente. Per queste ragioni suscitava molta diffidenza in quella comunità. Si sapeva solo che proveniva da sud da dove si era spostato perché la vita per lui si era fatta molto difficile in quanto scarseggiavano le prede e quindi era migrato al nord per cercare una vita migliore, si diceva, inoltre, che la sua indole fosse molto diversa da quella dei lupi locali, era molto più aggressivo e cattivo. Si narrava di efferatezze incredibili commesse da questi lupi e si tendeva ad accusarli per qualsiasi nefandezza succedesse nel borgo: Avevano rapinato lo spaccio del paese? Erano stati i lupi extracomunitari, nel senso dei lupi che provenivano dal di fuori della comunità del borgo! Circolavano tra i ragazzi delle bacche che davano effetti psicotropici? Erano state certamente date loro dai lupi extracomunitari! Una donna era stata violentata? Sarà stato certamente uno di quei lupacci! Un giorno la nonna di Cappuccetto stava male a causa di un brutto raffreddore che la teneva inchiodata a letto. Per questo motivo la mamma incaricò Cappuccetto di andare a casa della nonnina per portarle delle focacce e le disse: Mamma: Cappuccetto, la povera nonnina è a letto malata e non può cucinarsi, per cui le ho preparato delle focacce. Tu dovresti portargliele ma stai molto attenta perché la nonna, lo sai, sta fuori paese e per raggiungerla devi attraversare i boschi che pullulano di quei maledetti lupacci extracomunitari! Perciò mi raccomando stai attenta!! Cappuccetto: Non ti preoccupare mammina, starò attenta e poi, lo sai, se qualche lupo mi importuna dovrà fare i conti con me! Sono o non sono cintura nera di Karatè? Mamma: Cappuccetto, mi raccomando non fare stupidaggini, non farmi stare in pensiero? Tieni il cestino con le focacce per la nonna, alzati il cappuccio e copriti bene e mi raccomando: non sudare che poi ti raffreddi!! Cappuccetto: Mammina, come faccio a non sudare se mi fai mettere il cappuccio e fuori ci sono 35°? Mamma: Cappuccetto, io sono la mamma e so come ci si deve comportare! Non discutere! Metti il cappuccio e vai dalla nonna e AYYENTA AI LUPI!!! Attore: Fu così che Cappuccetto, preso il cestino termico, alla nonna non piacevano le focaccine fredde, e si incamminò verso il bosco per raggiungere casa di nonna. La bimba era felice e mentre camminava saltellante verso la sua meta canticchiava a squarciagola la canzoncina di Haidi. Questa canzoncina le piaceva poiché parlava di una ragazzina che come lei abitava su nei monti del Nord e che, certamente per colpa di qualche lupo extracomunitario, faceva uso di bacche allucinogene che le permettevano delle strane visioni come vedere le montagne che le sorridevano o le caprette che la salutavano, insomma una bimba felice e drogata che rendeva felice un'altra bimba che voleva anche lei poter assumere le bacche per avere le stesse visioni. Cappuccetto: (cantando) Haidi, haidi, ti sorridono i mooontiiii, Haidi, Haidi le caprette ti fanno ciao? (sente un rumore di passi) Mi pare di sentire rumori di passi? Chi sarà mai? Non sarà mica quel cattivone del lupaccio extracomunitario? Lupo: (timidamente) Scusa bimba?. Cappuccetto: (urla atterrita) AAHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!! Lupo: (si getta a terra ancor più atterrito della bambina) Mammuzza mia chi fu? Marunnuzza mia aiutami tu! Cappuccetto: (stupita) Ma, ma? tu, hai paura di me? Lupo: Di tia no, ma se continui a jttari sti vuci ma fazzu sutta po scantu! Cappuccetto: Ma come cavolo parli? Terrone di un lupo? Per fortuna sono una bimba molto intelligente e riesco a capire ugualmente quello che dici. Comunque se tu ti spaventi così vuol dire che non sei poi così cattivo come dicono o vuoi forse fregarmi per carpire la mia fiducia e magari alla prima occasione mi violenti? Oppure fai la manfrina per adescarmi e vendermi un po' di quelle bacche allucinogene? Nel secondo caso, eventualmente, ci potremmo mettere d'accordo? Lupo: Ma quali cattivo, quali violentari, quali bacch! Iu sulu affamatu sugnu! Cappuccetto: Ah! Allora mi seguivi per rubarmi di nascosto le focaccine della nonna Lupo: Ma quali arrubbariti i focaccini... Iu ti seguiva per addubbarmi armeno do ciauro re focaccini, vistu ca nun mangiu ri tri jorna! Cappuccetto: Ma allora veramente non sei cattivo?hai gli occhi buoni?Ti credo! Su coraggio sono sicura che le cose per te andranno meglio? Sai che facciamo? Adesso mi accompagni sino a casa di nonna in modo che, non appena arriviamo sono certa la nonnina ti darà qualcosa da mangiare. Dai su, andiamo! Lupo: Ma cettu ca t'accumpagnu! Attore: Durante il tragitto il lupo raccontò a Cappuccetto della sua triste storia, che poi era simile a quella di tantissimi altri lupi extracomunitari che si erano insediati in quei boschi, una storia fatta di stenti e miseria e dal sogno di poter vivere una vita migliore, una vita da lupo non vessata da fame e carestia, del sogno di trovare migliori condizioni di vita là nei boschi del florido Nord di cui si narravano storie di leggendario benessere per tutti i lupi, di boschi rigogliosi e con grandi possibilità di caccia e quindi di una sopravvivenza agiata e più consona per la vita di un lupo. Invece, una volta giunti lì, dopo mille peripezie, avevano trovato molta diffidenza nei loro confronti e nessuna solidarietà ed accoglienza. Se la passavano, in definitiva, anche peggio di come se la passavano prima ma ormai erano lì e lì dovevano cercare miglior fortuna perché sarebbe stato molto difficile poter tornare indietro da sconfitti. Nel frattempo giunsero a casa della nonna: Cappuccetto: Eccoci arrivati a casa di nonna. Adesso io entro e, mentre tu aspetti qui fuori, racconto a nonna la tua storia e poi ti faccio entrare. Sono sicura che la mia cara nonnina ti farà mangiare e bere e magari ti darà anche qualcosa da portarti via per dopo! Lupo: vabbuonu, t'aspiettu ccà fora! Attore: Malauguratamente Cappuccetto scivolò sulla soglia di casa su cui era presente del muschio, sbattè violentemente la testa e svenne: Lupo: (chinandosi su Cappuccetto svenuta) Mammuzza bedda! (la scuote) Chi c'hai? Ti sienti bona? E chista mancu arrispunni? E ora chi fazzu? Sta criatura avi abbisuognu ri aiutu? Basta ora trasu ni so nanna ci rugnu i foccini e ci ricu ca a picciridda caria ravanzi a porta e c'avi bisuognu r'aiutu! Attore: Appena entrato, la nonna che era a letto senza occhiali, si accorse della sua presenza e, vista l'ora e l'odore delle focacce, lo scambiò per Cappuccetto: Nonna: Entra, entra cara Cappuccetto Lupo: (avvicinandosi alla nonna man mano si svolge il dialogo tra i due) Buongiorno Nonna. Iu nun sugnu? Nonna: Ma che occhi grandi che hai Lupo: Grazie, forsi su ranni pi taliari miegghiu u picca ca c'haiu? Nonna: Ma che naso grande hai! Lupo: Pi forza, aviennu l'uocci ranni u nasu ha gliessiri pifforza ranni masennò c'avissi parriri curiusu! Nonna: Ma che bocca grande che hai! Lupo: A nonna ora stai cuminciannu a offenniri, a putissitu macari affiniri! (a quel punto il lupo è arrivato vicinissimo alla nonna che finalmente si accorge che non si tratta di sua nipote bensì di un lupo) Nonna: Aiuto al Lupo! Al lupo! Al lupo!!! Lupo: (atterrito dalle grida della nonna non sa cosa fare, vorrebbe nascondersi, per la fretta inciampa e finisce addosso alla nonna) Oh mammuzza bedda! Chi fu? Chi ci pigghiau? Unni m'ammucciu? Ah, eccu, ora m'ammucciu sutta u liettu? Aiutoooooo?. Attore: Nel frattempo passava da lì un cacciatore con la sua bella camicia verde e fu richiamato dalle grida della nonna, accorse subito verso la casa e vide che sulla soglia si trovava Cappuccetto che sembrava morta ed entrò in casa: Cacciatore: Che succede?! (vede il lupo sopra la nonna che urla, imbraccia il fucile e spara uccidendo il lupo) Attore: La morale di questa fiaba è la seguente: (in sottofondo "Il mattino" di Grieg) "Non importa se l'extracomunitario o il sudista sia buono o cattivo, alla fine la cosa migliore da fare è eliminarlo!" Anche lo studio della storia contribuiva a rafforzare questa idea, I malvagi e perdenti sono sempre abitanti del Sud! Per esempio, la Prima Crociata. I buoni erano, i Crociati, che provenivano dal Nord del Mondo, e i cattivi erano i Saraceni, naturalmente, popolo del Sud e naturalmente furono i sudisti a perdere quella guerra! Parliamo della guerra di secessione americana? Chi sono i buoni? Chi i cattivi? La risposta è ovvia, i buoni sono i Nordisti, mentre i cattivi non possono essere che i Sudisti e naturalmente anche qui i perdenti furono quest'ultimi! Anche la lingua Italiana contribuiva a rinforzare questa idea, molte parole italiane, infatti, possiedono la desinenza Sud, ma nessuna di queste è particolarmente piacevole. Alcuni esempi? (scrive in una lavagna) 1)  Sud-icio 2)  Sud-ato 3)  Sud-ore 4)  Sud-ditanza 5)  Sud-dito 6)  Es-Sud-ato 7)  Sud-ario 8)  Sud-amina (dermatosi papulosa) Le soluzioni che mi balenarono in mente per risolvere il mio problema furono due: A)  SUiciDarmi, sperando nella reincarnazione, e che, questa volta, il destino fosse più benigno nei miei confronti facendomi nascere Nordico. Il massimo sarebbe stato rinascere finlandese o su di lì. B)  StUDiare un sistema per capovolgere il Mondo. In altre parole volevo escogitare un modo per far sì che il Nord del globo diventasse il Sud e viceversa. Nessuno dei due rimedi però era realmente attuabile con concrete speranze di successo, perciò decisi di cambiare, radicalmente, strategia:  Mi decisi a rivolgermi ad uno psicologo! La prima volta che mi recai dallo psicologo le cose andarono all'incirca in questo modo: (Partono le note di "Solo una sana e inconsapevole libidine di Zucchero) Padre: Oggi ti accompagno dal Dr. Spaccacervello, mi raccomando comportati bene e non farmi fare cattive figure! Bambino: (tra se) Spaccacervello?? Se solo prova a spaccarmelo io gli spacco prima la faccia, altro che brutte figure! Attore: In effetti pensavo che Spaccacervello non fosse il cognome del medico ma la sua qualifica?pensavo a chissà quali torture potessi andare incontro. Giunti allo studio? Infermiera: Avete appuntamento con il dottore? Padre: Certo signorina, sono qui per questo mio figlio che è tanto buono ma è anche un po' ? come dire?. disturbato?. insomma un po' pazzo, ecco Infermiera: Accomodatevi in sala d'aspetto, appena il dottore si libera vi faccio entrare Attore: Mio padre continuava a ripetermi di stare tranquillo ma io già m'immaginavo sdraiato sul lettino con il dottor Spaccacervello intento ad aprire il mio cranio con un apriscatole, di quelli con la chiavetta girevole, e ad estrarre il mio povero cervello per ripulirlo da tutte le mie paure con una bella sciacquata d'acqua e sapone: Quello che si dice lavaggio del cervello! Dopo un po' mi fecero entrare. Il dottore che, senza pronunciare parola, mi fece cenno di sdraiarmi sul lettino. Bambino: (tra se) Porca miseria, ma allora è come mi ero immaginato! Io me la scappo! (rimane immobile le gambe tremano ma restano piantate a terra) Mannaggia alle mie gambe! Perché tremano e non si smuovono da qui? Dottore: Giuseppe, rilassati ed inizia a raccontarmi di te, voglio sapere tutto ciò che ti ricordi, che ti viene in mente dalla nascita ad oggi. Attore: Mi rilassai un pochino pensando che per questa volta me l'ero cavata, probabilmente il Dottore aveva perso l'apriscatole! (Mentre l'attore parla i personaggi in silenzio si muovono in scena in base al racconto) Il dottore mi ascoltò in silenzio per circa mezz'ora, dopo di che si alzò, in silenzio, ed uscì dalla stanza in silenzio, anch'io mi alzai in silenzio, vidi che ero rimasto solo nella stanza, decisi in silenzio di uscirne, e, in silenzio, ritornai da mio padre che, in silenzio, si alzò, mi prese per mano ed, in silenzio, andammo dall'infermiera che, in silenzio, diede a mio padre la fattura da pagare per la seduta e il nuovo appuntamento, mio padre prese, in silenzio, la fattura e l'appuntamento ed, in silenzio, pagò, dopo di che uscimmo, in silenzio. Lungo la strada del ritorno mio padre guidò in silenzio, ed io, in silenzio, ripensai alla seduta. Questa stessa scena si svolse per tutte le altre sedute cui mi sottoposi, fin quando non mi stufai, in pratica al compimento del mio diciottesimo anno. Da tutto ciò si possono trarre un paio di considerazioni: La prima è, senz'altro, d'ordine economico, in sostanza invece di spendere una fortuna in sedute psicoanalitiche si potrebbe risparmiare parecchio parlando di se stessi, rimanendo comodamente sdraiati sul proprio divano, ad un bel fantoccio di gommapiuma raffigurante un uomo con un taccuino ed una penna in mano. In questo caso si avrebbe, anche il vantaggio d'effettuarle quando più se ne ha voglia, senza dover fissare, prima, nessun appuntamento. La seconda considerazione è, invece, d'ordine prettamente sociale e cioè, è evidente, che tutto quel "silenzio" fece nascere in me la convinzione che il non parlare facesse bene alla salute! Poi, dicono che noi meridionali siamo omertosi! Badiamo, solo, alla salute! (ripartono le note della canzone di zucchero) Ricordo anche che da bambino anche se ero magrissimo e i miei amici, simpaticamente, mi chiamavano "Stecca ri bigliardo", mi piaceva mangiare! Naturalmente, andavo pazzo per i dolciumi, in modo particolare per i biscotti di mandorla e per il torrone. Questi dolci erano presenti sulle nostre tavole soprattutto nel periodo natalizio insieme ai mustaccioli, alla giuggiulena ed altre dolcezze simili. Purtroppo, col passare del tempo, queste delizie furono pian piano sostituite dal reclamizzato e lombardo "Panettone". Non vi era più casa in cui non ci fosse il panettone, mentre i nostri dolci tipici andavano scomparendo.  Tutti noi, alla fine dei pantagruelici banchetti natalizi, eravamo tristi e sconsolati quando al posto di pasti ri miennulala o dei facciuni veniva servito il "PANETTONE". (Musica spot Bauli A Natale si può fare di più) Ma allora perché lo si faceva?  Semplice! Il "Panettone" faceva più fine! La televisione ci mostrava come in tutte le famiglie civili e moderne a Natale si mangiasse il panettone, mica i mustaccioli o a gligliulena! Mica ci si poteva far prendere per dei sottosviluppati ed incivili! Col passare del tempo le cose peggiorarono. Anche per Pasqua i nostri dolci tipici furono sostituiti dalla "Colomba Pasquale" Praticamente un panettone a forma vagamente di uccello. ma dentro noi serpeggiava il desiderio di ingurgitare quintali dei nostri dolcini e gettare nella spazzatura gli stopposi ed insipidi panettone e colomba. Da queste tristezze gastronomiche nacquero, pian piano, delle sette segretissime che si prefiggevano la restaurazione delle paste di mandorla e dei mostaccioli. Queste sette, lentamente, si organizzarono e si unirono fondando la setta del "Natale Libero in Libera Tavola" la famosa, nel senso di grande appetito, N.L.L.T.!  Il simbolo, di questa organizzazione era una bandiera bianca contornata da pizzi stile seicento siciliano, praticamente la tovaglia da tavola delle feste, con al centro stampato un vassoio d'argento colmo di dolci di mandorla posto sopra una croce di torrone circoscritto da una ghirlanda di mostaccioli, sotto capeggiava il seguente motto "Meglio terrone con il torrone che polentone con il panettone" Gli adepti si riunivano clandestinamente in cantine, dove mangiavano voracemente tutte le citate specialità dolciarie, e bevevano dello zibibbo e del moscato, bevande divenute rarissime e semiclandestine, dato che era obbligatorio festeggiare brindando con "Asti Spumante" o similari vini da dessert del Nord. Questi impavidi avevano, anche, il coraggio di intonare dei canti tipici dialettali, cosa, questa, gravissima poiché era, ormai, obbligatorio cantare canzoni come "Bianco Natale" e, addirittura, era considerato un segno di "bon ton" intonare "Oh mia bella Madunina" anche se non ci azzecava niente con il Natale! Ebbene, appena compì 18 anni decisi di iscrivermi in questa setta. Mi misi in contatto, tramite un amico, con uno dei capi dell'organizzazione che aveva il nome in codice di "Gioggiolena abbrustolita" questi mi sottopose ad un interrogatorio di terzo grado: (Parte la musica di Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Morricone) Gioggiolena: (in rapida successione) Tu come ti chiami? Dove sei nato? Dove vivi? Cosa mangi? Cosa bevi? Chi è tuo padre? E tua madre? Sai cosa è il pane ri maidda? E la saime? Perché ci stai cercando? Giuseppe: (frastornato, in rapida successione) Mi chiamano gli altri, a casa mia, sempre a mo casa, quello che mettono a tavola, quello che c'è nel bicchiere, il marito di mia madre, la moglie di mio padre, lo so, lo so, perché non sapevo dove eravate! Gioggiolena: Ma cosa stai dicendo? Vuoi fare il furbo con me? Stai attento perché puoi finire male! Giuseppe: Ma quale furbo? Con tutte queste domande mi ha fatto rincretinire, altro che furbo! Gioggiolena: Faccio finta di crederti ma devi superare bene la prova finale! Giuseppe: Miiii, e dove siamo al Rischiatutto? Gioggiolena: No, ti terrò a digiuno per tre giorni e poi ti sottoporrò alla prova finale! Giuseppe: Ma allora L'Isola dei famosi è? Attore: Fui tenuto legato e a digiuno per tre lunghi giorni, dopo di che Gioggiolena: Hai fame? Giuseppe: Fame? Noooooo?.Sto morendo!!! Gioggiolena: Bene, allora eccoti una bella fettona di panettone fragrante appena sfornato. Mangia, mangia pure quanto ne vuoi! Giuseppe: Mai!!! Meglio morto di fame che mangiare panettone! Attore: Non cadendo nella trappola, lo convinsi del mio genuino desiderio di far parte del N.L.L.T. e di non essere una lurida spia al soldo delle potentissime Aziende del Nord produttrici di Panettoni e Pandori! Fui, allora, portato in uno dei loro covi dove trovai delle persone incappucciate che cantavano a squarciagola canti popolari siciliani, tenendo in mano, a mo' di spadino, una barra di torrone. Io, emozionantissimo, fui fatto passare attraverso una doppia fila d'adepti e condotto davanti al Capo Supremo chiamato in codice "Gran Biscotto di Miele". Questi, che era un uomo dolcissimo, mi guardò attentamente e mi disse: (Musica tratta dalla sigla Il più grande mistero di Palermo) Gran Biscotto: Caro ragazzo, sono felice della tua decisione, ma, sappi, che questa sarà per te inderogabile, dato che non è permesso a nessuno di tornare indietro nè, tantomeno, di tradire! I traditori vengono da noi eliminati in un modo orribile. Vengono a forza rimpinzati, sino a totale soffocamento, di panettone "Motta"! Adesso basta parlare di queste cose poiché sono convinto che tu rimarrai sempre fedele alla nostra causa! Io, dall'alto della mia carica, ti nomino membro del N.L.L.T. con il nome di "Torroncino al limone", da questo momento in poi sarai chiamato in questo modo da tutti Noi. Adesso vai, e che il diabete non ti colga! >>. Adepti: (all'unisono) "Meglio terrone con il torrone che polentoni con il panettone!" Attore: In questo modo divenni un membro del N.L.L.T, ed iniziai la mia lotta alla colonizzazione delle nostre tavole da parte dello straniero Nordico! Poco tempo dopo la mia adesione, lo N.L.L.T. si evolse e dalle sue ali più estremiste nacque e si sviluppò un gruppo ancora più agguerrito e integralista: la L.S.S.L. Libera Sicilia nel Sud Libero. Qualcuno aveva proposto di chiamare questo movimento Unione Siciliana per un Sud Libero, ma visto che la sua sigla U.S.S.L. poteva causare alcuni problemi, v'immaginate che casini sarebbero nati con i mutuati che si sarebbero rivolti a noi che, per quanto fossimo una società segreta, saremmo stati sempre più visibili ed accessibili delle normali U.S.S.L. Siciliane, si optò per la prima soluzione. Io aderii a questa nuova organizzazione già all'atto della sua nascita. Alla S.L.L.S. avevamo stilato un cartello rivendicativo ben preciso che si prefissava quattro punti fondamentali che erano i seguenti: 1) Ridare dignità a tutto il popolo Sudista 2) Liberare la nostra terra dal dominio degli invasori Nordici 3) Proclamare la nuova Repubblica di "Sudania" 4) Restaurare, su tutte le nostre tavole, il tripudio delle pietanze tipiche e questo era, evidentemente, il punto principale! Iniziammo a riunirci segretamente, per studiare i piani d'azione. Ognuno di noi aveva le proprie idee in merito. Tante proposte furono illustrate dai vari adepti, ma dato che non si veniva ad un accordo, tutte furono messe al voto. Da questa votazione risultò vincente la mia proposta, questa consisteva in un'azione dimostrativa. Dovevamo occupare, con un colpo di mano, una postazione simbolica e ben visibile a tutti per farci conoscere dal popolo e potere, in questo modo, diffondere meglio il nostro messaggio. Dopo lunghi studi, circa due pranzi e due cene, fu approntato il nostro piano. Il luogo prescelto fu la cupola del "Duomo di Noto" e questo per vari motivi. Noto, infatti, era un luogo importante, la capitale mondiale del "barocco" e patrimonio dall'UNESCO e ciò ci avrebbe consentito di godere di una grande visibilità. Inoltre era un posto tranquillo, con poca sorveglianza, il che ci avrebbe permesso di agire in modo incruento e veloce. La cupola del Duomo, poi, era un punto ben visibile da tutta la popolazione e noi lo saremmo stati ancor di più se bardati da voluminose e sgargianti bandiere della nostra amata Sicilia! L'idea era quella di rimanere in quella postazione per diversi giorni, fin quando, attraverso l'interessamento dei media, saremmo diventati un caso noto a tutta la popolazione ovvero un caso noto a Noto. La prima operazione fu quella della scelta degli uomini componenti il drappello d'eroi che doveva compiere la missione. La scelta non fu per niente semplice, difatti, nonostante tutti manifestassero coraggiosamente il loro intendimento di volere essere protagonisti attivi della spedizione, quasi tutti avevano degli impegni talmente pressanti da impedire la loro reale partecipazione fisica. Diciamo chiaramente che l'impegno pressante era rappresentato principalmente, dalle certe mazzate che le mogli avrebbero loro dato a causa della prolungata assenza che avrebbe instaurato la convinzione di un tradimento: (Suono di marranzano) Moglie: Chissà cu quali fimminazzi bottane ta facisti ni sti jorna Marito: Ma quali fimminnazzi! Io sono stato sulla cupola! Moglie: Ah, sei stato sulla cupola? E ora ti "cupuliu" iu!!!! (frase seguita da violenti colpi di clava sferrati al povero marito) Attore: Per questo motivo restammo solo in cinque, tre scapoli, una zitella ed un vedovo, per cui la scelta fu obbligata. Appena fummo selezionati, c'incaricammo di rifornirci delle provviste strettamente necessarie per la sopravvivenza di almeno cinque giorni sopra la cupola del duomo. La riunione del commando si svolse, all'incirca così: (colonna sonora di Mission Impossible) Giuseppe: In qualità di ideatore del piano d'azione io sarò a capo di questo selezionatissimo commando. Siete d'accordo? Corrado: Ma il capo ha diritto a razioni pasto maggiori rispetto agli altri? Giuseppe: Assolutamente no! Anzi in caso iniziassero a scarseggiare i viveri dovrà ridursele, o addirittura rinunciarvi, per il bene del gruppo! Corrado: Allora, per me, fallo pure tu il capo!! Tutti: (una frase per uno in rapida successione) Rinunciari a mangiari? Ma chi siemu folli? Fallu tu u capu ca è miegghiu! Giuseppe: Allora è stabilito che io sarò a capo del commando. Per prima cosa stabiliamo cosa dovremo portare sulla cupola per sopravvivere per almeno 5 giorni. Mi raccomando, solo lo stretto necessario!! Corrado: L'importante che ci portiamo un po' di pasta, perché se non mangio due spaghetti io mi sento male! Tutti: (Una frase per uno in rapida successione) Certo la pasta ci vuole, Ma non dimentichiamoci il secondo, Il vino ca senza nun mi cala u mangiari Attore: Dopo varie discussioni sulla consistenza di tali provviste, ci accordammo per una lista minima d'alimenti così composta: (Colonna sonora di La grande abbuffata) (Mostra e legge una lista in formato gigantesco) 1)  25 kg di spaghetti n°2 2)  10 Kg di pomodori pelati 3)  10 Kg di melanzane qualità "violetta" 4)  2Kg di ricotta salata affumicata (questi primi quattro alimenti erano indispensabili per la preparazione quotidiana di un buon piatto di spaghetti alla norma!) 5)  15 Kg di salsiccia piccante 6)  12 Kg di gelatina di maiale 7)  8Kg d'olive nere sott'aceto 8)  22 Kg di pane (il pane era quello fatto nella maniera dei nostri nonni, con il crescente, che ne permette una lunga conservazione mantenendosi sempre fragrante e non raffermo) 9)  5 Kg di pomodori secchi sott'olio 10)   30 Kg di frutta secca 11)   30 Kg di paste di mandorla 12)   35 LT. di vino rosso di Pachino 13)   20 LT. di zibibbo 14)   2 LT. d'acqua. Di acqua non ne portavamo molta per non caricarci con troppo, d'altronde quando si compiono queste imprese qualche sacrificio si deve pur fare! Oltre alle vettovaglie, era indispensabile portarsi appresso una piccola cucina da campo per la preparazione dei "frugali" pasti, a tale scopo acquistammo da un rigattiere di Catania quella utilizzata dal battaglione "San Marco" durante un'esercitazione in Sicilia, che era stata "distrattamente dimenticata" in aperta campagna, per lo meno, questo, secondo il dire del su nominato rigattiere che ce la cedette per la modica cifra di venti milioni. Toccava, adesso, procurarci le bandiere della Sicilia che dovevano essere i nostri vessilli da mostrare a tutto il mondo come segno di libertà. Ci accorgemmo, però, che al contrario d'altre bandiere locali, per esempio quella Veneta che è peggio del prezzemolo, la trovi dappertutto, la nostra era introvabile! La cercammo disperatamente, anche nei luoghi più impensati, ma non cavammo un ragno dal buco, andammo a cercarla anche a Palermo nella sede dell'assemblea regionale, ma ci informarono che stavamo sbagliando luogo poiché quello era l'ultimo posto al mondo dove avremmo potuto trovare qualcosa che appartenesse alla nostra terra, infatti, lì si pensava a tutto tranne che alla Sicilia. Disperati ritornammo a casa, ma sulla strada del ritorno fui folgorato da una brillante idea: Giuseppe: Eureka! Corrado: (guardando l'orologio) Le sette e mezza. Veramente tardu ficimu! Giuseppe: Ma che dici? Cosa ci interessa dell'ora? Corrado: Ma veramente sei tu che hai detto E' ura ca? Giuseppe: Cretino! E-U-R-E-K-A ovvero Ho trovato! Ricordi Archimede? Corrado: Archimede, Archimede? me lo ricordo vagamente, mi pare che l'ultima volta che l'ho visto è stato quando avevo ancora tre/quattro anni, mi pare che giocavamo insieme a nascondino? perciò non mi posso ricordare se quando trovava qualcosa chiedeva che ora era? Giuseppe: Va bene, lasciamo perdere?. Dicevo ho trovato la soluzione per le bandiere! Corrado: Le dipingiamo sulla carta velina? Tutti: (una frase per uno in rapida successione) Meglio nel cartoncino, Ma no il cartone è più robusto, Meglio il compensato Giuseppe: Invece no. Useremo come vessilli le bandiere delle squadre di calcio nostrane. Quelle del Catania e quelle del Palermo! (Parte un coro da stadio Alè oh oh) Attore: Ormai eravamo pronti per l'impresa. Decidemmo che il gran giorno sarebbe stato il 13 Marzo del 1996, l'operazione sarebbe scattata alle ore 21,00 quando per strada non ci sarebbe stato più nessuno e, soprattutto, prima avremmo potuto consumare comodamente a casa la nostra "ultima cena". Finalmente il gran giorno arrivò. Noi arrivammo alla spicciolata sul luogo prefissato, il primo alle 20,30 e via, via tutti gli altri, l'ultimo si presentò alle 21,45 fu Corrado: (Ticchettio orologio) Corrado: (arrivando di corsa e ansimando affannato) Scu-sa-sate, pe-per il rita-ta-ardo ma mia mamma stasera ha cucinato i fagioli con i broccoletti, il mio piatto preferito e, visto che adesso ci attendono cinque giorni di stenti, ho preferito fare il bis, il tris ed anche la quaterna! Giuseppe: E noi qui ad aspettarti? Tutti: (una frase per uno in rapida successione) Senza fagioli, Senza broccoletti, Senza mangiare? Corrado: Mi dispiace ma non ne ho portato per voi perché non ho resistito e me li sono mangiati tutti, però, se volete, torno a casa e dico a mia madre di preparane un po' per voi. Giuseppe: Ma la volete finire? Siamo in ritardo! Non dimenticate il motivo per cui siamo qui. Avanti sbrighiamoci ed andiamo a conquistare la cupola e la gloria! Attore: Riunitici, finalmente, tutti i componenti del commando ci dividemmo equamente l'equipaggiamento e le vettovaglie da portare con noi in cima alla cupola del Duomo, ci bardammo con le bandiere del Catania e del Palermo e al grido di Tutti: (da fuori scena) Viva il Sud Libero! Attore: Iniziammo la difficoltosa scalata. L'impresa si presentò subito più difficile del previsto, anche perché il peso di ognuno di noi, compresi i rispettivi carichi, si aggirava intorno ai due quintali! Inoltre, inizialmente, commettemmo l'errore di mettere come capofila Corrado: Giuseppe: Chi si mette a capofila per la scalata? Corrado: Senti capo, metti me che sono un ottimo scalatore! Giuseppe: Hai fatto un corso di alpinismo? Corrado: No, ma sono molto sbadato? Giuseppe: E cosa importa se tu sei sbadato, cosa c'entra con l'essere degli ottimi scalatori? Corrado: Centra, centra? Vedi, capo, io quando esco di casa mi dimentico spesso di portarmi appresso le chiavi della porta e quando a casa non c'era nessuno l'unico modo per rientrare è quello di farmi aprire la porta o dai Vigili del Fuoco o da un fabbro l'intervento, però, in ogni caso mi costerebbe un bel po' di quattrini che, come sai a me scarseggiano. Allora mi sono improvvisato scalatore, mi arrampico infatti sino al mio balcone al secondo piano e da lì penetro in casa dalla finestrella del doppio servizio che lascio sempre solo appoggiata e mai chiusa veramente! Tutti: (una frase per uno in rapida successione) Vero è, Sembra una scimmia, Gli manca solo la banana. Giuseppe: D'accordo. Allora Corrado capofila! Attore: Non avevamo tenuto in considerazione la sua lauta cena che gli aveva, naturalmente, provocato un'enorme e nauseabonda flatulenza che, sin dai primi centimetri di scalata, si manifestò in maniera molto rumorosa e frequente creando in tutti noi, che lo seguivamo in fila indiana, una parziale perdita dei sensi ed uno stato di stordimento simile a quello provocato dalla respirazione di gas propano! Dopo i primi cinque svenimenti decidemmo di cambiare capo fila, il prescelto fu il sottoscritto per il semplice fatto che essendo il secondo della fila sarebbe stato più semplice l'avvicendamento, o così, almeno, ci parve. In effetti, la cosa risultò molto più complicata di quanto avessimo preventivato poiché non è per niente semplice far scorrere una fila d'inesperti scalatori ingombrati, per giunta, da una mole enorme di masserizie e "bombardati" continuamente da quella specie di gas tossico prodotto da Corrado!, Decidemmo allora di tornare lentamente indietro, giunti a terra depositammo tutte le vettovaglie dentro a dei sacchi che legammo a delle funi robuste, dopodiché ci rimettemmo a scalare il Duomo lasciando in ultima posizione, e ben distanziato dal resto della fila, Corrado. Riuscimmo, in questo modo, a rimetterci in cammino verso la cupola che faticosamente raggiungemmo. Giunti in sommità iniziammo a tirare su le funi che legavano tutte le nostre vettovaglie con la cucina da campo. Con uno sforzo immane riuscimmo a tirarle su: (colonna sonora Fuga per la vittoria) Corrado: Mamma mia? Meno male che siamo arrivati, non ce la facevo più? Tutto questo sforzo mi ha messo in subbuglio lo stomaco? Giuseppe: Senti Corrado, lo stomaco lo avevi già in subbuglio prima della fatica? Tutti: (una frase per uno in rapida successione) La fatica? I fagioli e i broccoletti! N'intussicasti a tutti!!! (si sente un terrificante scricchiolio) Tutti: (una frase per uno in rapida successione) Che è stato? Chi è stato? Corrado lo sforzo ha aumentato il rumore ma almeno ha eliminato il fetore? Corrado: Ma io non ho fatto niente! (nuovi scricchioli) Giuseppe: Ma questo non è Corrado! Guardate la cupola si sta spaccando sotto a causa del peso che abbiamo portato sin quassù! Tutti: (una frase per uno in rapida successione) E ora che facciamo? Tornare indietro non possiamo! Morti siamo! Corrado: Morire così a stomaco vuoto! Giuseppe: Ragazzi ho la soluzione! Lanciamoci in basso ed usiamo le bandiere come paracadute! Corrado: Le bandiere come paracadute? Ma che sei pazzo? Tutti: (una frase per uno in rapida successione) Ragione ha Giuseppe, Col Catania e col Palermo, Andare giù è facilissimo! Attore: Ci salvammo così per un pelo dal crollo della cupola. Voi potreste pensare che in quella circostanza avessimo avuto una bella fortuna, ed io sono più che convinto che ci abbia salvato la famosa cena a base di fagioli e broccoletti di Corrado, in quanto il suo sedere era stato di molto stimolato quella sera! La mattina seguente mi recai di buon'ora sul luogo del disastro e vi trovai un folto numero di curiosi accorsi per vedere quello che era successo, tutti parlottavano fra loro esternando le loro ipotesi sulla causa del crollo. Quella che risultava più gettonata dalla gente parlava di un crollo strutturale dovuto all'incuria in cui l'edificio era stato tenuto negli ultimi anni e, soprattutto, dopo il terremoto del 13 Dicembre del 90. Io e i miei compagni di sventura cercammo di cogliere la palla al balzo, sostenendo con molta veemenza quest'ipotesi. Ben presto l'ipotesi del cedimento strutturale divenne quella ufficiale, anche se nessuno seppe mai spiegarsi cosa diavolo ci facessero una cucina da campo e delle derrate alimentari insieme alle macerie dell'edificio. Dopo questo triste evento la gloriosa (poco) S.L.L.S. fu sciolta. Ancora adesso mi capita di incontrare dei vecchi compagni, e appena ci vediamo ci salutiamo sottovoce con il nostro vecchio grido di guerra: <>  Ah che nostalgia! Adesso è tutto diverso, tutto più semplice, immediato. L'altro giorno ho incontrato un vecchio amico che da parecchio tempo non vedevo: Giuseppe: (dubbioso scorgendo Corrado) Ma quello non è Corrado? (provando a chiamarlo)CORRADO! Corrado: (si volta sorpreso) Giuseppe? GIUSEPPE!! (i due si abbracciano fraternamente) Giuseppe: Caro Corrado? Quanto tempo è passato dall'ultima volta che ci siamo visti? Corrado: (Guarda l'orologio) Dunque sono le dodici meno un quarto? Giuseppe: Eh Corrado, Corrado, il tempo è passato ma tu sei rimasto sempre lo stesso! E dimmi ti sei sposato? Hai figli? Insomma che fai di bello? Corrado: Sposato io? E che sono scemo? Se mi sposavo chi me li faceva poi i fagioli con i broccoletti? E tu invece ti sei sposato? Giuseppe: Si, mi sono sposato ed ho pure prole Corrado: Tua moglie fa formaggi eh? Giuseppe: Formaggi? Perché mai? Corrado: Hai detto che hai provole? Giuseppe: P-R-O-L-E, ho detto, pro-le non provole! Comunque Corrado mi ha fatto piacere averti rivisto ma devo scappare, mi aspettano a casa, però non perdiamoci più di vista, mi raccomando Corrado: Ma se tu te ne vai a casa, io da qui non riesco più a vederti, come faccio a non perderti di vista! Giuseppe: Ma che hai capito? Vabbè mi spiego meglio? Cerchiamo di tenerci in contatto. Sai che facciamo? Scambiamoci i numeri del cellulare Corrado: Bravissimo, facciamo così! Allora il mio è 3334567890 Giuseppe: (dopo aver digitato il numero dell'amico sul suo cell.) Il mio, invece è 3439876543 Corrado: (dopo aver digitato il numero dell'amico sul suo cell.) Benissimo! Allora, mi raccomando, ci sentiamo stasera con WhatsApp. Giuseppe: D'accordo! Adesso scappo, ciao! (appena Corrado si allontana, tra se) Ma con l'età è diventato sempre più scemo! Guarda tu se ci dobbiamo vedere cu na zappa! Attore: Sono tornato a casa ripensando sempre a questa cosa, tormentandomi all'idea di come passa il tempo e come questo lascia inevitabilmente il segno sulla nostra povera mente, tanto da farci dire cose assolutamente sconclusionate... <> Proprio noi ca travgghiu nun n'aviemu vulutu mai mancu quannu erumu carusi....Mah! Solo raccontando a casa l'accaduto mia figlia mi ha spiegato che WhatsApp è una applicazione dei moderni telefonini che permette di comunicare tra loro due persone o gruppi di amici... Che brutta figura... C'è poco da fare ormai siamo nell'era dell'elettronica, nell'era dei tablet e degli smartphone, e bisogna per forza tenersi aggiornati per non fare la figura del cretino...Che poi finisce che ti sbattono su un palcoscenico e ti ordino di far ridere... Io che in realtà cretino non lo sono, non so se abbiamo già accennato a questo fatto... Dicevo, dato che non sono un cretino e sopratutto non voglio apparire tale, mi sono voluto mettere al passo con i tempi: Mi sono voluto aggiornare! Per prima cosa ho comprato immediatamente un tablet ed uno smartphone. Poi ho fatto ore ed ore di lezione sull'utilizzo di questi aggeggi infernali avendo come tutor mia figlia tredicenne! Che umiliazione...una volta erano i padri che insegnavano ai figli e adesso sono i figli che insegnano ai padri... Ed è in questo modo che mi sono reso conto di come si vive oggi, ad esempio ho capito che siamo nell'era in cui, tutti per mettere in mostra il proprio lato migliore si fanno i selfie e li caricano su un social. I social... Una volta avevamo i circoli, i bar i punti di ritrovo in genere per incontrarci con gli amici, per scambiare quattro chiacchere, per conoscere altre persone per condurre una normale vita di relazione. Adesso, invece siamo tutti più fortunati, non serve uscire fuori casa per parlare con gli amici, basta collegarsi su un social e postare, scrivere, quello che pensi magari correlato con delle foto. Ad esempio puoi scrivere cosa hai mangiato a pranzo ed alleghi una foto del tuo panzone che sta scoppiando, oppure scrivi che sono sei mesi che non fai più l'amore con tua moglie ed alleghi la foto di tua moglie a letto con il suo amante! Si è ormai tanto abituati a parlarsi, relazionarsi tramite questi strumenti che non si riesce più a dialogare con i mezzi tradizionali cioè con la bocca guardandosi in faccia! I nostri ragazzi sono talmente abituati a relazionarsi tramite telefono che anche quando si ritrovano fuori parlano tra loro utilizzando social e WhatsApp... molto più comodo... Ma avevo accennato ai selfie. Questi sono i vecchi "autoscatti" ma rispetto a quest'ultimi non si fanno con una semplice macchina fotografica ma appunto con smartphone e tablet... Siccome siamo nell'era dell'apparenza quale miglior modo di apparire esiste se non quello di mettere in risalto il proprio lato migliore? Da qui la moda di farsi i selfie e postarli, appunto, sui social. Anch'io ho voluto seguire la moda del momento e dato che sono soprattutto "bello dentro" mi sono fatto un'endoscopia e l'ho caricata su Facebook!! Una ragazza del Nord che ho conosciuto, appunto, solo su Facebook, ha visto il mio "selfie" è mi ha scritto: <> Da li ho capito che Siciliani si nasce e non si diventa in quanto siamo siciliani dentro! (partono le note di una Tarantella siciliana) FINE Giuseppe Blando