L’AMORE SUL WEB di Bruno Maresca Personaggi: Nicoletta Michele, suo marito Gustavo, padre di lui Melania, zia di lei Un poliziotto Atto Primo Interno di un soggiorno: arredi vari, su un tavolino accanto al salotto un pc portatile, in un angolo una scrivania con un pc fisso. Fuori scena si sente un dialogo animato fra un uomo e una donna. Voce Nicoletta: Ora mi sono veramente rotta di sentirti sempre lamentare, d'accordo? Voce Michele: D'accordo un corno! Avevo una sciarpa e mi ritrovo... una cravatta! Devo fare i salti di gioia, secondo te? Entra Nicoletta seguita dal marito che ha in mano una sciarpa decisamente striminzita. Lui ha trentacinque anni, calvo, e lei trentadue, capelli lunghi. Nicoletta: Mettine un'altra, no? Ne hai più d’una, mi pare. Michele: Sì, ma questa intanto la devo buttare. Nicoletta: Vuol dire che la prossima volta te la lavi tu. Michele: E me la lavo io, certo! Credi che non ne sia capace? Ho fatto il militare, io! Nicoletta: Sì, nei Marines. Michele: Ma un po' di attenzione, dico io. (mostrandogliela) Bastava guardare l'etichetta, no, c'è la mano nella bacinella: non l'hai vista? Nicoletta: Se la vedevo non la mettevo in lavatrice. Michele: Allora che ci stanno a fare le etichette? Nicoletta: Non ho visto la mano. Michele: Non hai visto la mano? (c. s.) Se si vede benissimo! Nicoletta: Io lo sapevo che un capricorno non si doveva mettere con un leone, accidenti a me! Michele: Dalla lavatrice all’astrologia. Nicoletta: Sì, perché il capricorno sta bene con le persone tranquille, che non gli creano problemi inutili e che non fanno troppo rumore. Tu, invece, vuoi comandare e anche con una certa aggressività. E’ impossibile far convivere la frugalità del capricorno con la mania di grandezza leonina.  Michele: Dove le hai sentite tutte queste sciocchezze, alla radio? Nicoletta: (andando a sedersi sul divano) Sì, alla radio, va bene? Michele: La tua frugalità si vede solo in cucina. Che si mangia stasera, uova alla coque? Nicoletta: No, in camicia, se non si è ristretta. Michele: Devo ridere? (avviandosi) La mia sciarpa preferita... non ha visto la mano, ci credo, neanche l'ha guardata l'etichetta, per forza che non l'ha vista. Michele, continuando a borbottare, esce, di lì a poco si sente sbattere una porta. Nicoletta aspetta un po’ poi prende il pc dal tavolino e lo accende. Nicoletta: Uova alla coque. E se anche fosse? (urlando verso il marito) E poi l’ho guardata l’etichetta! (fra sé) Di sfuggita ma l’ho guardata. (cliccando) Ma vedi tu se mi dovevo ridurre a questo. (legge) Tu sei una donna che cerca un uomo, un uomo che cerca una donna, una donna che cerca una donna... beh, quasi, quasi... lasciamo perdere. (cliccando) Una donna che cerca un uomo. (osserva) Una donna. Ero una donna, ora sono una schiava, ecco cosa sono. (urlando c. s.) Una schiava, hai capito! (tende il collo) Se ne è andato, meglio così. (osserva) Che cerca un uomo... un uomo vero, però. (urlando c. s ) Un uomo vero! (osserva) Chissà se ce ne sono ancora di uomini veri. (legge) Sei nata il: giorno, mese, anno... (osserva) col cavolo che ti dico l’anno. (scrivendo) Io lo abbasso di due… anzi no, di tre… macché tre, quattro, tanto sembro una ragazzina, me lo dicono tutti. (legge e scrive) Nazione, regione, città. Email, password, Uffà! (scrive e legge) Nickname. (osserva) E questo, che cavolo è? Vediamo su Google. (legge) Nickname, abbreviato Nick, soprannome in uso nelle chat. Che palle, che ci scrivo, ora? Io non ce l’ho il soprannome. (ci pensa un po' poi osserva) Incazzata, ecco cosa ci scrivo, (scrive) in-caz-za-ta. No, questo non me lo fanno passare. (urlando c. s ) Se metto il nick me ne trovo un altro, hai capito! (scrive) Imbestialita... no, neanche questo va bene perché anche se me lo fanno passare poi non mi cerca nessuno. Michele: (entrando) Io esco. Nicoletta: (abbassando lo schermo, con un sussulto) Ah, eri ancora qui? Michele: Se ti ho detto che esco, vedrai. Nicoletta: Avevo sentito sbattere la porta. Michele: Della camera, era quella della camera. Nicoletta: Ah, ecco. Michele: Che avevi da urlare? Nicoletta: Io? Michele: No, io. Mi hai sentito urlare, per caso? Nicoletta: No… è che il pc… si blocca in continuazione. Michele: Chi è Nick? Nicoletta: Nick? E che ne so, io. Michele: Tu l’hai detto. Nicoletta: Io ho detto Nick? Michele: Lo hai urlato. Nicoletta: Ma non mi ricordo… questo computer mi sta facendo venire un nervoso, guarda. Michele: Sarà entrato un virus, vedrai, (avanzando) ora gli do un’occhiata… Nicoletta: …No!! (Michele si ferma) Cioè… non ora... un’altra volta, ora si è sbloccato e devo finire la ricerca. Michele: Stai facendo una ricerca? Su cosa? Nicoletta: (sarcastica) Sul lavaggio delle sciarpe. Michele: Sei in vena di battute, oggi. Nicoletta: Già. Michele: Allora vado? Nicoletta: Ciao. Michele: Ciao. (avvicinandosi) Vuoi avere anche ragione? Nicoletta: (con sarcasmo) Per carità, sono mortificata, mi prostro ai tuoi piedi... Michele: (uscendo) Ho capito, non è giornata, ciao. Nicoletta: Ciao, ciao. Nicoletta aspetta di sentire chiudere la porta, esce a controllare e subito rientra. Nicoletta: (facendogli il verso) Vuoi avere anche ragione? (urlando verso il marito) Te l’ho regalata io la sciarpa! (pausa) Che stupida, è uscito.(torna a sedersi e riaccende il pc, legge). Nickname. Vipera, ecco, sì, vipera. Perché se do un morso a qualcuno l'avveleno, quanto è vero Iddio! (scrive) Vipera. (legge) Questo nick è già in uso, ti suggeriamo: vipera 536, vipera 682... (osserva) Ahhh, ma non sa più di niente così! Forse, però, è meglio fingere, se no li scoraggio. Proviamo con (scrivendolo) colomba. (legge) Nick già in uso. (scrivendolo) Colombina... colombella... colombetta... accidenti a voi, tutti li hanno messi... colombuccia... ah, l’ha preso, finalmente. (legge e scrive) Certifica di essere maggiorenne, ok. (clicca e osserva) Vai, incominciamo. (legge) Affinità astrologica: conferma, salta. (osserva) No, no, che salto, (clicca) confermo. (legge) Sei nata nella cuspide fra le due decadi, Saturno domina il tuo segno e sei in un trigono di terra. Indica l’ora della nascita. (scrive e legge) Dodici. (legge) Sei nella terza casa che occupa lo spazio del cielo visibile durante il giorno e sei nata nell’ora in cui l’influsso ascendente della tua costellazione tocca il massimo. (esulta) E vai! (legge) Sei perciò compatibile con l’Ariete che è trigono di fuoco, ambizioso, estroverso, ardente e battagliero. Conferma, salta. (osserva) No, no, battagliero non se ne parla proprio, battaglio già troppo (con un cenno della testa) con quello là. (clicca) Salto. (legge) Sei compatibile anche con il Cancro che è trigono d’acqua, tranquillo, affidabile... (squilla il telefonino, risponde) Dimmi Marco. (pausa) Sì, mi sono appena iscritta. (pausa) Ma non è che mi fai combinare un gran casino? (pausa) Cosa? (pausa) Ma mi prendi in giro? (pausa) No, perché prima con Michele… vabbè, lasciamo perdere. E’ facile, guarda. Metti sul fuoco un pentolino d’acqua con un cucchiaio di aceto e un po’ di sale; quando bolle abbassi la fiamma e la giri con un cucchiaio per fare un vortice. (pausa) Che fiamma, l’acqua devi girare e quando si forma il vortice gli versi al centro l’uovo. Stai attento a non rompere il tuorlo, mi raccomando. (pausa) Due, tre minuti, non di più. (pausa) Anche a te e salutami Luigi. (pausa) Ah, vi siete lasciati. Lo vedi allora che non funziona! (pausa) Ah no? E come l’avevi conosciuto? (pausa) Ho capito. Comunque mi dispiace perché mi sembrava proprio un bravo ragazzo. (pausa) Ma chi è che rideva prima, scusa? (pausa) Va bene poi mi racconti, ciao. (chiude la comunicazione) Dov’ero arrivata? Ah, sì. (legge) Tranquillo, affidabile, ti offrirebbe una vita serena ma priva di slanci. (osserva) No, no, io cerco la passione. Salto. (legge) Sei compatibile anche con lo Scorpione che è trigono d’acqua, dominato da Marte e Plutone, ed è generoso, istintivo e passionale. (osserva) Confermo, confermo. (sente aprire la porta di casa, abbassa lo schermo, ad alta voce) Sei tu? Michele: (fuori scena, ad alta voce) Chi vuoi che sia. Nicoletta: (c. s.) Già di ritorno? Michele: (c. s) Tu che dici? Nicoletta: Come mai? Michele: (entrando) Che significa? Nicoletta: Sei appena uscito, pensavo che avessi dimenticato qualcosa, tutto qua. Michele: Ma sarò libero di uscire e rientrare quando voglio a casa mia? Nicoletta: Nostra. Michele: Come? Nicoletta: Casa nostra. Michele: Mia, nostra, è uguale. Nicoletta: Non è uguale. Mia è una cosa e nostra un'altra. Michele: Ma si! Se mi va di restare a casa... nostra, me ne sto a casa... nostra, d’accordo? Nicoletta: Ah, così la metti? Michele: Sì, cosi la metto. Non ti sta bene? Nicoletta: A me? Figurati. Michele: Meno male. Nicoletta: (alzandosi) Vorrà dire che esco io. Michele: A dispetto? Nicoletta: Che dispetto! Mi è venuta voglia di uscire. Aria, aria. (facendogli il verso) Non ti sta bene? Michele: A me? Ti ho detto che non è giornata, vedrai. Nicoletta: (prendendo il pc) Allora vado? Michele: Vai, vai. Nicoletta: ( avviandosi) Ciao. Michele: Col computer? Nicoletta: (fermandosi) Eh? Michele: Esci col computer? Nicoletta: Esco come mi pare. Michele: D’accordo. Nicoletta: Vado. Michele: Ancora qui? Nicoletta: Mi stai cacciando? Michele: (con sarcasmo) Da casa tua? Non mi permetterei mai. Nicoletta: (uscendo) Così è già meglio. Nicoletta esce, Michele va a sedersi in salotto, prende qualche rivista, finge di leggere, poi si alza, dà un'occhiata fuori, rientra, va alla scrivania e accende il computer. Michele: (legge) Scegli la donna dei tuoi sogni. (osserva) Oh, ora si fa interessante. (legge) Affinità fisica. Età, altezza, peso... va bene. (clicca e legge) Viso: triangolare, ovale, rotondo, rettangolare, quadrato, a cuore, indifferente. (cliccando) Mettiamo a cuore, chissà che non mi porti bene. (legge) Capelli: lunghi, corti, a caschetto, lisci, ricci, indifferente. (cliccando) Indifferente, cosa vuoi che mi importi dei capelli. (legge) Occhi: neri, castani, azzurri, verdi, indifferente. (cliccando) Indifferente. (legge) Naso: appuntito, all’insù, a forma retta, aquilino, a falco, indifferente. (cliccando) All’insù, mi piace il naso alla francese. (legge) Orecchie: grandi, piccole, a sventola, con lobo attaccato, con lobo staccato, indifferente. (cliccando) Indifferente. (legge) Labbra: sottili, larghe, carnose, a cuore, indifferente. (legge) Mento: squadrato, stretto, sporgente, rotondo, indifferente. (sbottando) E basta, non ne posso più, ma questo non è un profilo è un identikit! (sbuffa e clicca) Indifferente. (legge) Seno... (osserva) ah, questo mi interessa. (legge) A coppa di champagne, a campana, a goccia, snello, rotondo, indifferente. (osserva) No, no, che indifferente, il seno è importante, altro che, molto importante, ci devo riflettere bene. Non ci sono i capezzoli, però. Strano, anche quelli non sono mica tutti uguali. Vabbè. Sono indeciso tra il seno a campana e quello a goccia... Entra Nicoletta, sempre col suo pc, Michele si alza di scatto e si para davanti allo schermo Nicoletta: Che ti prende? Michele: Nulla, cosa mi deve prendere? Nicoletta: Sei saltato. Michele: E' che non me l'aspettavo, ecco. Entri così, all'improvviso. Nicoletta: La prossima volta ti telefono. Michele: Spiritosa. Non avevi detto che uscivi? Nicoletta: Ho cambiato idea. Michele: E che facevi di là? Nicoletta: (sarcastica) Lavavo a mano le tue sciarpe. Michele: Guarda che sono io che dovrei essere arrabbiato, non tu. Nicoletta: Sì, come no. (andando a sedersi in salotto) Che facevo di là. E tu che facevi di qua? Michele: Io? Nicoletta: (appoggiando il pc sul tavolino) C'è qualcun altro? Michele: Era per modo di dire. Nicoletta: E che facevi di qua, per modo di dire? Michele: In che senso? Nicoletta: Sei scattato come una scheggia. Michele: Io? Nicoletta: E' sempre per modo di dire? Michele: No, ora no perché non sono scattato un bel niente. Nicoletta: Ah sì? Michele: Sì, sì. Nicoletta: Mi sbaglierò ma hai l’aria di volere nascondere qualcosa. Michele: E cosa avrei da nascondere, sentiamo? Nicoletta: Non so. Qualcosa sul computer? Michele: Sul computer? Sul computer, questa è bella. Nicoletta: Allora che ci fai lì impalato davanti allo schermo? Michele: Ma non sono impalato un bel niente. (spostandosi) Ecco, guarda. Nicoletta: Che belli! Michele: Cosa? Nicoletta: I pesciolini. Sono veramente carini. Li metti anche a me? Michele: E te li metto, certo, te li metto. (cliccando sulla tastiera) Ecco, vieni a vedere, non ho niente da nascondere, io. Nicoletta: Lascia perdere, non mi interessa. Michele: Ah, non ti interessa? Ora, invece, mi fai la cortesia di venire a vedere. Nicoletta: Guarda che puoi fare quello che vuoi al computer, sia ben chiaro. Anche guardare le donnine nude. Michele: Le donnine nude? Le donnine nude? Nicoletta: Basta che non siano minorenni. Michele: (furibondo) Insomma, ora stai un po' esagerando, non ti pare? Nicoletta: Era solo una battuta. Michele: Di pessimo gusto. Nicoletta: Va bene, di pessimo gusto, ma pur sempre una battuta. Michele: Ti ho mai chiesto cosa ci fai tu al computer? Nicoletta: Cosa dovrei farci, sentiamo. Michele: E che ne so, io. Prima lo hai chiuso di colpo appena sono entrato, credi che non me ne sia accorto. Poi te lo sei portato di là quando avevi detto che saresti uscita. Nicoletta: Ebbene? Michele: Sono comportamenti assai sospetti, direi, eppure non ti ho chiesto niente. Nicoletta: Chiedi, chiedi pure. Michele: Cosa ti devo chiedere? Nicoletta: Chiedimi perché sono andata di là col computer. Dai, chiedi. Michele: A fare la ricerca, sì. (avviandosi) Ma fammi il piacere! Nicoletta: Esci di nuovo? Michele: No, mi faccio una doccia. Dopo le donnine nude, sai. (esce) Nicoletta: ( a voce alta) Il computer. Voce Michele: (c. s.) Il tuo o il mio? Nicoletta: Il tuo, il tuo. Lo lasci acceso? Voce Michele: C'è la password! Nicoletta: L’hai cambiata? Michele: (rientrando, con apprensione) Hai la mia password? Nicoletta: Paura, eh? Michele: (avviandosi) Ma va a quel paese! Finge di leggere una rivista, dà un'altra occhiata fuori poi torna al computer. Nicoletta: (fra sé) Sei scattato, cocco. Continuiamo con questi cavoli di test. (legge) Rientri a casa, raggiante, perché tutto è andato per il verso giusto, gli butti le braccia al collo e lui si sposta per prendere il cellulare che squilla: “ a) lo blocchi e gli dai un bacio sulla bocca; b) lo blocchi e gli molli uno schiaffo; c) giri le spalle e vai a spogliarti”. (osserva) Questo un bel ceffone lo meriterebbe proprio ma è meglio non apparire violenta. (clicca) Giro le spalle. (legge) Ti stai beando davanti allo specchio col bellissimo vestito che hai appena comprato, lui entra in camera e ti chiede di passargli la vestaglia: a) gliela lanci bruscamente; b) lo mandi a farsi fottere; c) gli fai vedere prima il vestito. (osserva) A farsi fottere. Che modo di esprimersi! (cliccando) E va bene gli faccio vedere il vestito. (legge) Sei stata dal parrucchiere e al supermercato, incrociandolo per strada ti chiede se ti sei ricordata di comprargli i rasoi: a) per dispetto gli rispondi di no... (squilla il telefonino, risponde) Dimmi mamma. (pausa) Due minuti e scendo. (pausa) No, non ho litigato, sta tranquilla. (pausa) E’ venuto per la sciarpa? (pausa) Che stupida, per la lampada, è vero, me lo aveva anche detto. Ed è riuscito a ripararla? (pausa) Bene, sono contenta. (pausa) Ha le mani d'oro, certo. (pausa) Non è che è un po nervoso per i lavoretti che gli chiedi in continuazione? (pausa) Ah, per me, dici. (pausa) Va bene, abbiamo avuto una discussione ma così, senza importanza. (pausa) Una cosa da nulla, mamma! (pausa) Ne parliamo dopo, dai, due minuti e ti suono, ciao. (chiude la telefonata, spegne il computer e fa per portarlo via, poi ci ripensa e lo lascia sul tavolino. Al marito, verso la comune, a voce alta) Esco un attimo con mamma per comprare il regalo a zia Melania. Voce Michele: (a voce alta) Bene, grazie. Nicoletta: (c. s ) Di che? Michele: (entrando) Di avermelo detto. Nicoletta: Me ne uscivo senza dirti niente? Michele: Con l’aria che tira. Nicoletta: (avviandosi) Ma sentilo, me ne uscivo senza dirgli niente. Michele: L'hai già detto. Nicoletta: (girandosi) Prima era una domanda. Michele: E ora? Nicoletta: E ora è... ahhh, va a quel paese! Michele: Non ti conviene. Nicoletta: Che vuoi dire? Michele: Ti ci avevo già mandata io, mi ritroveresti fra i piedi. Nicoletta: (uscendo) E allora vaffan… hmmm! Nicoletta esce e Michele dopo un po' va nuovamente ad accendere il computer Michele: Eh, siamo messi maluccio. Dunque, dov’ero rimasto… ah, sì, i capezzoli... no, le tette, i capezzoli non ci sono. Vediamo un po' google che dice. (scrive) Seno a campana. (legge) Le tette a campana sono quelle con la base un po’ più stretta rispetto alla parte inferiore e di solito sono tipiche delle donne con il seno grande. Le tette a goccia sono molto simili a quelle a campana ma solitamente più piccole. No, no, le voglio belle prosperose. (cliccando) A campana. (legge) Deretano: squadrato, piatto, rotondo, a cuore rovesciato, indifferente. (osserva) A cuore rovesciato, che fantasia. (cliccando) E vada per il cuore rovesciato, chissà che non porti bene anche questo. (legge) Gambe. (osserva) Hanno saltato il davanti. Mah, forse perché ce l’hanno tutte uguale. (legge) Gambe. A melanzana, a carota, a zucchina, a patata. Indifferente. E’ un bel minestrone, non c’è che dire. (cliccando) Torniamo su google… (legge) le gambe a carota... Entra Nicoletta abbastanza infuriata Nicoletta: Hai lasciato un'altra volta la ciambella su. Allora me lo fai apposta? Michele: Noi uomini la facciamo con la ciambella su. Nicoletta: E noi donne no, perciò ti ho detto mille volte di rimetterla giù. Michele: Perché, tu non puoi farlo? Nicoletta: Ma non sono stata io ad alzarla. Michele: Ah sì, allora ti ricordo che quando metto giù il coperchio poi lo ritrovo puntualmente su. Nicoletta: Perché il coperchio può stare indifferentemente su o giù, mentre la ciambella deve stare sempre giù. Michele: E chi lo ha stabilito? Nicoletta: Non lo so chi lo ha stabilito, ma so che si fa così. Michele: E io so che stanno tutt'e due giù. Nicoletta: Perché? Michele: Per una questione di igiene, è chiaro, altrimenti facevano solo la ciambella. Nicoletta: Se ci tieni così tanto all’igiene deciditi a farla seduto così finiamo di litigare. Michele: Mi manca solo questo, guarda… (atteggiandosi) di fare la femmina. Nicoletta: Il marito di una mia amica è un fustacchione e non ha di questi scrupoli. Michele: Io me ne frego del tuo fustacchione. Nicoletta: E va bene, allora visto che la tazza te la faccio trovare sempre splendente e profumata fammi il santo piacere di mettere giù solo la ciambella così mi risparmio di alzare il coperchio. Michele: E tu lasciami la ciambella su cosi anch’io mi risparmio di alzarla. Nicoletta: Ma a noi donne serve sempre giù. Michele: E a noi uomini su, perciò io te la lascio giù senza coperchio e tu su, così siamo pari. Nicoletta: Allora siamo pari anche a pulirlo il cesso, d'accordo? Michele: D'accordo, d'accordo. Per tua norma e regola quando vivevo da solo l'ho sempre fatto. Perché ho fatto il militare, io. Nicoletta: (avviandosi) E continua a farlo. Michele: Il militare? Nicoletta: (uscendo) No, a pulire il cesso. Nicoletta esce e di lì a poco si sente sbattere sonoramente l'uscio. Michele: Ormai siamo veramente alla frutta. Mah, proseguiamo. (legge) Le gambe a carota hanno caviglie e polpacci sottili… basta, è stancante tutto questo. A che pro poi. Mi trovano l'anima gemella, sì, Panetostato84 e Pocapasta86. Che razza di nick che scelgono a volte. (si gira verso il computer della moglie, riflette poi con un sussulto) Cazzo... nick, è questo che urlava! Come ho fatto a non pensarci subito? (alzandosi ) Ti sei iscritta a un sito anche tu, non è così? Stai cercando anche tu l’anima gemella... (rimettendosi a sedere) ma no, queste non sono cose da donne. A loro basta un'occhiatina e ne trovano quanti ne vogliono di cascamorti. Senza esagerare certo, sennò passano per puttane. (verso il pc della moglie) Un'occhiatina, eh? Quasi quasi gliele do io un'occhiatina alla signora. (va al computer, lo apre, poi richiudendolo) Ma che mi frega! Trovane un altro, così il cesso te lo fai pulire da lui. (sedendosi sul divano) Certo questa pubblicità è martellante. “Più di trecento storie d'amore a settimana... un italiano su quattro ha iniziato una relazione su un sito di incontri”. Uno si suggestiona, anche. Ci scommetto che s'è fatta suggestionare anche lei. (prende il pc) Com'era la password? (pausa) Ah, sì. (scrive) Niente. Forse era al contrario. (scrive) L’hai cambiata, eh? Proviamo col suo nome (scrive) Niente. La mamma (scrive) ... il fratello… beh, si fa par dire (scrive) ... il mio (scrive). Niente, niente. (richiude il computer e torna al suo, si siede e clicca) E vada per le gambe a carota. (legge) Piede: greco, romano, egizio, celtico… (sospirando) e scegliamo anche questo piede... Suonano alla porta, spegne il monitor e va ad aprire Voce Michele: Papà. Voce Gustavo: Hai litigato con Nicoletta. Voce Michele: Io? Entrano Gustavo: Tu, sì, ci hai litigato, non raccontarmi storie. Michele: Che storie, dai. Come ti salta in mente? Gustavo: Non mi salta in mente, lo so. Michele: Lo sai? Ti ha chiamato? Gustavo: (andando a sedersi) No, me l’ha detto tua madre che l’ha saputo da tua suocera. Michele: C’è stato il passaparola. (va a sedersi) Che ci fai con quei baffi? Gustavo: I baffi? (toccandoli, imbarazzato) Ah, si… (togliendoli) niente, uno scherzo… così fra amici… per ridere. Dov’è? Michele: Chi? Gustavo: Chi, chi. Tua moglie. E’ di là? Michele: No, è andata a comprare un regalo per la zia. Gustavo: Quale zia? Michele: Non la conosci. Gustavo: Non conosco le zie? Michele: Non è proprio sua zia, è una cugina della mamma. Gustavo: Ah, ho capito. (tornando sull’argomento) Litigare per una sciarpa. Ti sembra normale? Michele: Ma non si tratta della sciarpa, papà! Gustavo: Ah no? E di cosa si tratta, sentiamo? Michele: (sedendosi) Non lo so neanch’io. Forse non stiamo più bene insieme, ecco. Gustavo: Un figliolo, ci voleva un figliolo, l’ho sempre detto. Dopo sette anni state ancora a pensarci. Michele: Ma sarebbe stato peggio, dai. Gustavo: Perché? Michele: Perché la maggior parte dei genitori dimentica del tutto di essere una coppia e va tutto a catafascio anche prima. Gustavo: Io e tua madre non l’abbiamo mai dimenticato. Non avrai già un’altra? Michele: Come già? Gustavo: (con un certo imbarazzo) No, voglio dire che alla lunga potrebbe anche succedere, ma non dopo sette anni. Michele: Non ho nessuna, sta tranquillo. E’ che è cambiato tutto da quando ci siamo sposati. Non le va più bene nulla e forse neanche a me. Gustavo: Nemmeno a letto? Michele: Papà! Gustavo: Papà, papà. Quando funziona a letto è tutto più facile, altro che storie. Si discute, si litiga, ferocemente anche, poi un abbraccio, un bacio, una... e si riparte, domanda a tua madre... cioè… volevo dire… dai, hai capito, no. Michele: Sì, certo. Gustavo: Così cessano i fraintendimenti e i cattivi pensieri, Michele, da’ retta a me. Michele: Può darsi. Gustavo: 0hh! E fatelo questo figliolo, allora. Michele: Va bene, ci penseremo su. Gustavo: (alzandosi e avviandosi, seguito dal figlio) Ci penseremo, ci penseremo, bisogna essere decisi, niente più precauzioni, una botta o due e via. Michele: Senz’altro. Gustavo: Invece di pensare alla sciarpa fammi un nipote e te ne regalerò io una ancora più bella. Michele: D’accordo. Gustavo: Ma anche due, tre. Michele: Apriamo un asilo. Gustavo: Di sciarpe dico. Fate un figliolo. Michele: Sì, sì. Gustavo: Litigare per una sciarpa. Ah questi giovani. Invece di andare al sodo litigano per una sciocchezza del genere. Che tempi, che tempi! Escono, di lì a poco Michele rientra e torna al computer. Michele: Per una sciarpa, magari. Litighiamo anche per il cesso. (accende il monitor, legge) Piede romano… (cliccando) ma sì difendiamo le nostre origini! Abbiamo finito col corpo umano, meno male. (legge) Affinità psicologica. (osserva) Adesso viene il bello. (legge) Stai sistemando la collezione di francobolli che hai ereditata dai bisnonni quando lei, armata di spray antizanzare, irrora te e i tuoi preziosissimi pezzettini di carta: a) le fai notare che poteva anche avvisarti; b) le urli che è una testa di cazzo; c) fai finta di niente e prosegui il lavoro. (osserva) Ma che razza di test è! Va bene, scelgo il primo, niente insulti. (clicca, legge) All’una di notte lei sta ancora leggendo il suo giallo a letto con la luce della stanza accesa: a) spegni educatamente l’interruttore; b) metti la testa sotto il cuscino; c) afferri il libro e lo scaraventi contro il muro. (osserva) Io non capisco se questi scherzano o fanno sul serio. Ho pagato l’iscrizione per sei mesi, accidenti a me. Manteniamo la calma. La violenza no di certo, la luce neanche perché lei la riaccende, scelgo la testa sotto il cuscino. (clicca , legge) Ricorrono le nozze d’argento e lei vorrebbe... (sobbalzando) la data del matrimonio, avevamo messo la data del matrimonio! (torna al pc della moglie) Sta andando tutto alla malora e lei lascia la data del matrimonio, ci vuole una bella faccia tosta. (scrive) Trenta giugno duemilanove. (clicca) Neanche… forse i numeri erano in cifre... (scrive) tre zero giugno... Si sente aprire la porta di casa, Michele spegne in tutta fretta il computer e, lasciandolo sul diva- no, corre al suo per fare altrettanto, dopodiché afferra un giornale e vola sul divano, sedendosi inavvertitamente sul pc e simulando un malessere. Nicoletta: (entrando) Ciao. Michele: Ciao. Nicoletta: Che hai? Non ti senti bene? Michele: No, nulla, ho avuto un piccolo capogiro. Nicoletta: (sedendosi sulla poltrona) Fa un caldo qui dentro. Michele: Già. Avete comprato il regalo? Nicoletta: Sì, un nuovo cellulare, il suo è veramente un ferrovecchio. Michele: Sarà sicuramente contenta. Nicoletta: Certo. Se non ti dispiace continuerei la mia ricerca. Michele: Perché dovrebbe dispiacermi, scusa? Fai pure. Nicoletta: Allora dovresti togliere il deretano dal mio pc. Michele: Il deretano? (avvedendosi del pc e alzandosi) Ah, sì certo, scusami. (porgendoglielo) Come mai hai detto deretano? Nicoletta: Dovevo dire culo? Michele: Hai sempre detto sedere. Nicoletta: E ora mi è venuto di dire deretano. Che c’è di strano? Michele: No, nulla, così. Nicoletta: (alludendo al pc) Perché lo hai spostato? Michele: Se me lo hai chiesto tu! Nicoletta: Io ti ho chiesto di spostare il pc? Michele: Ah, pensavo il culo. Nicoletta: Allora? Michele: Allora cosa? Nicoletta: L’avevo lasciato sul tavolino. Michele: E che ne so, forse ho sistemato qualcosa, avrò spolverato, chi se lo ricorda. Nicoletta: La mia password è sempre 30 giugno 2009. Michele: Davvero? Tutta in lettere? Nicoletta: No, solo il mese. Michele: Eh già, solo il mese, certo. Nicoletta: Tanto ora la cambio. Michele: (con fastidio, andando alla scrivania) Sarà meglio continuare a lavorare. Nicoletta: Infatti. Buio, luce su Michele Michele: (clicca e legge) Sei sicuro che è la donna per te… Buio, luce su Nicoletta Nicoletta: (clicca e legge) Dalla chat ti scrive in privato .. Buio, luce su Michele Michele: (clicca e legge) Sparisce per una settimana… Buio, luce su Nicoletta Nicoletta: (clicca e legge) Esci in comitiva con lui. Buio, luce su Michele Michele: (clicca e legge) E’ un po’ che vi frequentate… Buio, luce su Nicoletta Nicoletta: Ti ignora per un’intera serata… Buio, luce su Michele Michele: Devi farle un bel regalo… Buio, luce su Nicoletta Nicoletta: Ti manda un mazzolino di fiori… Buio, luce su Michele Michele: Finalmente ci fai all’amore… Buio, luce su Nicoletta Nicoletta: Pensi che tradire sia… Buio, luce su Michele Michele: Ti capita una sveltina… Buio, luce su Nicoletta Nicoletta: In base ai tratti astro-fisio-pscicologici... Buio, luce su Michele Michele: Hai bisogno di incontrare una donna che sia… Luce ambiente, Nicoletta si alza e si avvicina al marito Nicoletta: Sta a sentire, Michele, non pensi che sia giunto il momento di parlare seriamente? Michele: Di cosa? Nicoletta: Di noi. Michele: Di noi due? Nicoletta: No, di noi tre. Michele: (alzandosi) Finiamo sempre con litigare. Nicoletta: Appunto, io non ne posso più. Michele: Neanche io, se è per questo. Nicoletta: Allora dobbiamo prendere una decisione. Michele: Quale? Nicoletta: Una decisione che metta fine a tutto questo. Michele: Va bene, cercherò di non arrabbiarmi più per delle sciocchezze, perché con la storia della sciarpa ho sicuramente esagerato, lo ammetto, però anche tu, scusa... Nicoletta: Non vuoi capire. Michele: Allora cosa? Nicoletta: Voglio la separazione, Michele. Michele: Che hai detto? Suonano alla porta Nicoletta: Hai sentito bene. Michele: (andando ad aprire) Ho sentito sì. Nicoletta: Non la porta, quello che ti ho detto. Michele: (uscendo) Ho capito. Voce Melania: Ciao caro. Dov’è Nicoletta? Voce Michele: Hai saputo della sciarpa? Seguita da Michele entra zia Melania, una donna sopra la cinquantina Melania: (entrando ) Quale sciarpa? Michele: No, niente. Melania: (a Nicoletta, andandole incontro) Ah, così il mio cellulare è un ferrovecchio, vero? Nicoletta: (abbracciandola) Beh, proprio il massimo non è, dai. Melania: Se l’ho preso due anni fa. Nicoletta: Appunto. (si siedono) Avevo detto a mamma di non dirtelo. Doveva essere una sorpresa. Melania: Alla mia età non si bada più alle sorprese, tesoro. Comunque non dirle niente perché le avevo promesso di tenerlo per me. Michele: (distratto) Perché, vuoi darlo a qualcun altro? Nicoletta: Non dice il cellulare, dice il segreto. Michele: Ah, il segreto, certo. Melania: (scherzosamente) E’ che avrei bisogno di un marito, non di un cellulare. Nicoletta: Sono mesi che te lo dico, ma tu vuoi fare la vedova inconsolabile! Melania: Inconsolabile. Sono solo tre anni che è scomparso il povero Fernando. Nicoletta: E ti pare poco? La vita scorre in fretta, zia. Melania: E trovamelo tu, allora. Michele: Deve già pensare per sé. Melania: Come dici? Nicoletta: Lascia perdere, scherza. Melania: C’è qualcosa che non va? Michele: Ma no, scherzavo. Melania: State a sentire, voi che siete così giovani… Nicoletta: … Ehh!! Melania: Sì, va bene, più giovani di me di sicuro. Dite un po', sapete qualcosa voi di questi siti di incontri? Nicoletta e Michele: Noi? Melania: Avrete visto, no, tutta questa pubblicità su Meeting? Nicoletta e Michele: (correggendola) Meetic. Melania: Ah, allora l’avete vista? Nicoletta e Michele: Noi? Melania: Ma che vi prende? Nicoletta: (al marito) Tu l’hai vista? Michele: Io no. Nicoletta: Neanch’io. Melania: Se mi avete corretta! Nicoletta e Michele: Lui-Lei Nicoletta e Michele: Io? Melania: Insomma, che avete? Nicoletta: Ma sì, così… Michele: ...Di sfuggita Melania: Avevo pensato di iscrivermi. Nicoletta e Michele: Tu? Melania: Ancora? Nicoletta: Ma no, zia, dai, non sai chi puoi trovare. (al marito) Tu che dici? Michele: Non lo so, ci possono essere dei mascalzoni, certo. Nicoletta: E poi una donna bella come te non ha mica bisogno di questi sistemi, scusa. Michele: Meglio un’agenzia matrimoniale, secondo me. Nicoletta: Che dici? Michele: Che c’è di male? Piuttosto che un sito. Melania: Per la verità Stefano dice la stessa cosa. Nicoletta: Ah, lo sa anche lui? Melania: Mica del sito, per carità, il mio bambino. Abbiamo parlato così, in generale, della possibilità di riaccompagnarmi e ha detto che tanti vanno alle agenzie matrimoniali. Nicoletta: Ma tu non ne hai bisogno, dammi retta. Ti rubano solo i soldi. Melania: Non conosco nessuno, Nicoletta. Nicoletta: Ma come, a scuola, professori, presidi. Michele: Bidelli. Nicoletta: Non scherzare, dai! Melania: No, niente storie sul lavoro. E poi sono tutti ammogliati. Nicoletta: E al circolo del burraco? Melania: Non se ne parla nemmeno. Nicoletta: Perché? Melania: Troppe donne in cerca di marito. Poveri uomini, li capisco, sono terrorizzati. Michele: Non resta che l’agenzia. Melania: (alzandosi) Bene, ci penserò sopra. Nicoletta: (alzandosi) Secondo me non ne hai bisogno. Michele: (alzandosi) Alle brutte, dico. Melania: Grazie, ragazzi. Ora vado, eh. (a Nicoletta) Mi raccomando, non dire nulla alla mamma. Michele: Sennò inizia il passaparola. Melania: Come dici? Nicoletta: (dando un’occhiataccia al marito) Niente! Ma figurati, zia, sono cose troppo personali. Melania: Del cellulare, intendevo. Nicoletta: Ah, il cellulare. Melania: Del sito le ho già parlato. Nicoletta: Sì, e che ha detto? Melania: Di chiedere a voi. Nicoletta: Ah. Melania: Ma che ne potete sapere voi piccioncini! (a Michele, baciandolo) Beato te che hai questo tesoro. Michele: Davvero. Melania: (a Nicoletta, baciandola) Ciao cara, ciao e tientelo stretto. Nicoletta: Il segreto? Melania: Che segreto, il marito. Nicoletta: Ah, sì. Ciao zia, a presto. Escono Melania e Nicoletta che rientra subito dopo Michele: Allora, sei proprio sicura? Nicoletta: Di cosa? Michele: Di quello che hai detto. Nicoletta: Alla zia? Michele: Che zia, a me, prima. Nicoletta: Purtroppo sì, mi dispiace. Se non riusciamo più a parlare senza litigare non vedo come si possa stare ancora insieme. Michele: Hai già un altro? Nicoletta: Ma non è questo il punto, come fai a non capire? Michele: E qual’è il punto? Nicoletta: Qual’è il punto. Potrei chiedere la stessa cosa io a te. Hai un’altra, Michele, hai un’altra? Michele: No. Nicoletta: E neanche io. Michele: Allora perché ti vuoi separare? Nicoletta: Perché voglio la felicità. Michele: Non sei felice? Nicoletta: Perché tu lo sei? Michele: Mi sembrava di sì ma forse mi sbagliavo. Nicoletta: Forse? Michele: E’ un momento difficile, certo… Nicoletta: Difficile? Michele: C’è un po’ di incomprensione d’accordo. Nicoletta: Un po’? Michele: La smetti di farmi il verso. Va bene, mi sbagliavo di grosso, il momento è difficilissimo, tra noi c’è più che un po’ di incomprensione ma da qui alla separazione ce ne corre. Pensi di trovare uno migliore di me? Nicoletta: Che ne so io, può darsi di sì o di no. Ci voglio provare, però. Io volevo una persona straordinariamente speciale, Michele, che sapesse sorridere alla vita senza arrabbiarsi per i piccoli problemi quotidiani. Una persona che amasse chiacchierare e sognare. Volevo un uomo con cui condividere ogni singolo e unico attimo di respiro, capisci? Michele: Ti ho delusa, mi dispiace. Nicoletta: No, sono io che mi ero illusa, Michele, illusa che tu fossi diverso. Che fossi capace di pormi sufficientemente al centro dei tuoi pensieri, che ti lasciassi amare teneramente e mi consentissi di prendermi cura di te. Che fossi capace di parlare e di farmi partecipe dei tuoi sentimenti. Che ti concentrassi sugli aspetti positivi delle situazioni e prendessi le cose per il verso giusto. (avviandosi) Vado a preparare la cena. Michele: Aspetta! Nicoletta: (fermandosi e girandosi, con sarcasmo) Non ti faccio le uova alla coque. Michele: No, è che mi sembrava… le tue parole, insomma, mi sembrava proprio… lascia perdere. Nicoletta: Domani fisso con l’avvocato, Michele. Michele: L’avvocato? (avvicinandosi) C’è bisogno di un avvocato? Nicoletta: Per forza, dobbiamo fare le cose in regola. Michele: Già. Nicoletta: Andiamoci insieme, per non buttare via troppi soldi. Michele: Come vuoi tu. Nicoletta: Anche io sono veramente dispiaciuta, credimi, ma non c’è altra strada, purtroppo. Nicoletta esce e Michele torna al computer Michele: E andiamo dall’avvocato. Del resto pure io ne ho piene le scatole, se proprio lo vuoi sapere. (legge). In base ai tratti astro-fisio-psicologici hai bisogno di incontrare una donna che sia capace di porti sufficientemente al centro dei suoi pensieri… (guarda verso la quinta dove è uscita la moglie, prosegue), che si lasci amare teneramente e ti consenta di prenderti cura di lei. Che sia capace di parlare e di farti partecipe dei suoi sentimenti… (si gira nuovamente verso detta quinta) che si concentri sugli aspetti positivi delle situazioni (si gira nuovamente verso detta quinta) … e prenda le cose per il verso giusto. (alzandosi) Cazzo! Sipario Atto Secondo Interno di un parco, una panchina a dx e una a sx. Michele, camuffato con barba, parrucca e altro, parla con la madre al telefono in attesa che arrivi la donna indicatagli sul sito. Michele: Sì, abbiamo litigato ma nulla di serio, sta tranquilla. (pausa) Ma non è sempre questione di letto, mamma, allora è una fissa la vostra! (pausa) Ah, non ti ci mettere pure tu con l’oroscopo, per favore! (pausa) Sono tutte sciocchezze, dai! (pausa) Sì, con papà è andato tutto bene perché siete toro e scorpione, come no. (pausa) Tanti litigi però anche quello, certo. (pausa) D’accordo, per me era meglio un acquario, vuol dire che la prossima volta starò più attento, sei contenta? (pausa) Dicevo così per dire, mamma, vedrai che tutto si sistema, non ti preoccupare. (pausa) Sì… certo… ora però ti devo proprio lasciare, scusami... devo finire un lavoro urgente. (pausa) Va bene, come dici tu, ciao, eh, ciao. (chiude la comunicazione, sistemandosi la barba) Ma vedi tu se mi dovevo ridurre a questo. Arriva Nicoletta, anche lei camuffata con parrucca, occhiali e altro. Michele si alza e le va incontro. Entrambi alterano la voce in maniera esagerata. Nicoletta: Ciao. Michele: Ciao. Nicoletta: Ci conosciamo? Michele: Non mi pare. Nicoletta: Eppure… come ti chiami, scusa? Michele: (un po' sorpreso) Io? Dario. Nicoletta: Ah sì, certo, Dario. No, perché mi sono incontrato con altri tre, qui, e una volta ho confuso il nome. Che figura! Michele: Ho capito. Nicoletta: Ci sei rimasto male, mi dispiace. Michele: No, Gaia, figurati. Con queste conoscenze on line può succedere. Nicoletta: Tu, però, non ti sei confuso. Michele: Già. Nicoletta: Sono la prima? Michele: No, no, ne ho conosciute altre due. Nicoletta: Ah, mica male. E com’è andata, dimmi? Michele: Ci sediamo o preferisci fare due passi? Nicoletta: No, sediamoci, faccio già parecchi chilometri qui, ci vengo a correre. ( si siedono) Giurerei di averti visto da qualche parte. Mica sei stato iscritto a Nirvam l’anno passato? Michele: No. Nicoletta: A Meetic? Michele: No, no. Nicoletta: Vabbè, parliamo di noi, dai. Michele: Bella la tua decisione di vederci nel parco. Nicoletta: Perché, le altre due dove le hai incontrate? Michele: Lasciamo perdere. Nicoletta: No, dimmi, dai. Michele: Ma non è meglio parlare di noi? Nicoletta: Sì, dopo, ora dimmi, su, sono curiosa. Michele: (scoppiando a ridere) Ci ho rimesso settanta euro. Nicoletta: Cioè? Michele: (sempre ridendo) Due cioccolate con la prima cinquanta euro e un gelato con la seconda venti. Nicoletta: Perché un solo gelato? Michele: (c. s ) Per limitare il danno. Nicoletta: E dove le hai portate? Michele: Io? Loro… sulla terrazza del Principe. Nicoletta: Caspita! (scoppiando a ridere) A letto però ne sborsavi seicento. Michele: (c. s ) Sicuro. Vuoi qualcosa? C’è un chiosco più avanti. Nicoletta: (c. s ) Sì, più tardi. Michele: (c. s ) Un gelatone, tre euro. Nicoletta: Dai, Dario. Michele: Eh? Nicoletta: Dai. Erano belle, perlomeno? Michele: E i tuoi? Nicoletta: (scoppiando nuovamente a ridere) Un puffo e due ciccioni. Michele: (c. s ) E le mie due racchie. Nicoletta: (continuando a ridere) Non è vero. Michele: (c. s ) Sì, ora gli pianto una bella causa a Dolce Metà. Nicoletta: Quante balle scrivono. Michele: Eh già. Nicoletta: E io come sono? Michele: In che senso? Nicoletta: Hai capito, dai. Michele: Francamente non avevi bisogno di cercarli gli uomini. Nicoletta: Neanche tu. Michele: Gli uomini? Nicoletta: Scemo. Di che segno sei? Michele: Ehhh? Nicoletta: Non ci credi, vero? Michele: No, è che... Nicoletta: Io sono toro. Michele: (con esultanza) E io scorpione. Nicoletta: Davvero? Michele: Certo. Nicoletta: Allora ci credi? Michele: No... cioè sì... è che i miei, ecco, sono toro e scorpione e vanno alla grande. Nicoletta: Col sesso, dici? Michele: No… cioè non lo so… sono i miei genitori, mica posso chiedergli… li vedo molto affiatati, questo sì. Nicoletta: (ammiccando) E allora vanno alla grande, vedrai. Michele: Sì, va bene ma parliamo un po' di noi, ora. Si abbassano le luci, indi si rialzano, entrano Nicoletta e Michele, sempre camuffati. Nicoletta: Mi sono ricordata dove ci siamo visti, sai. Nel foyer del teatro dell’opera, due settimane fa, davano “La serva padrona”, ti ho chiesto il libretto per leggere la trama. Michele: Veramente non vado mai all’opera. Comunque anch’io c’ho pensato su e mi sa che hai ragione, solo che non mi riesce proprio di ricordare. Nicoletta: Usi anche Tinder? Michele: Cos’è? Nicoletta: Niente, sediamoci, dai. (si siedono) Michele: Ti piace proprio questo posto. Nicoletta: Sì, ci vengo da bambina. Michele: Hai fatto parlare solo me, l’altro ieri. Ti ho raccontato praticamente tutto e di te non so ancora niente. Nicoletta: Esagerato. Michele: Ti chiami Gaia, insegni filosofia, sei separata, non hai figli. Nient’altro. Nicoletta: Ti chiami Dario, sei ingegnere, non hai figli e (sottolineandolo) non sei ancora separato. Michele: Giovedì andiamo dall’avvocato. Nicoletta: Anche tu? Michele: Come? Nicoletta: No... volevo dire… pensa la coincidenza… domani anch’io vado da un avvocato perché… perché la mia vicina mi ha citata in giudizio… ecco. Michele: Perché? Nicoletta: Perché… perché dice che ha avuto... delle infiltrazioni, sì, delle infiltrazioni di acqua. Michele: Io perché mi vuole buttare fuori casa. Nicoletta: E’ sua? Michele: No, è anche mia, ma sai com’è, le donne. Nicoletta: Se non ci sono figli, scusa. Michele: Sì, certo, ma mi sa che me ne devo andare io. Nicoletta: Non è che hai dei figli? Michele: Ma no! Nicoletta: Dimmi la verità. Michele: Ti ho detto di no. Nicoletta: Scusami della diffidenza, ma ci sono tanti mascalzoni che girano su questi siti, sai. Michele: L’immagino. Nicoletta: Se ci sono figli di mezzo mica cambia nulla ma lo voglio sapere. Michele: Non ce ne sono. Nicoletta: Allora perché devi andare via tu? Michele: Vallo a capire. Nicoletta: La donna di solito se ne torna dai genitori. Non li ha i genitori? Michele: Certo. Nicoletta: E allora. Michele: Proverò a chiederglielo. Nicoletta: Io non gliela darei vinta, guarda. Ma la dignità dico io, la dignità! Se avessi deciso io di separarmi, me ne sarei andata subito dai genitori o anche in un sottoscala, guarda. Michele: Va bene, poi vedremo, ora però dimmi qualcosa di te, dai. Hai fratelli? Nicoletta: Sì, uno. Michele: Anche tu? Nicoletta: Perché, pure tu hai un fratello? Michele: No, io sono figlio unico, è mia moglie che ha un fratello, (ridendo) anche se non è proprio un fratello. Nicoletta: Perché ridi? Michele: (contenendosi) No, niente... è che lui… sì, insomma è… un fratellastro. Si abbassano le luci, riflettore sulla panchina dove sono seduti Gustavo (con i baffi) e Melania. Melania: Certo alla nostra età non è facile ricominciare. Da quando sei vedovo? Gustavo: Non lo sono. Melania: Che significa? Hai scritto che eri vedovo. Gustavo: Perché è come se lo fossi. Melania: Potresti essere più chiaro, scusa? Gustavo: Mia moglie è in una casa di riposo, ecco, da cinque anni ormai. Demenza senile. Melania: Senile? Ma quanti anni ha? Gustavo: Settantotto. Melania: Settantotto? Alla faccia! Gustavo: Sì, ha quindici anni più di me. Melania: Sono tanti. Gustavo: Era la mia insegnante di inglese. Mi innamorai, che vuoi farci. Melania: Ho capito. E non avete avuto figli? Gustavo: No, infertilità idiopatica. Melania: Idio che? Gustavo: Idiopatica, è una parola complicata, in effetti. Quando una malattia non ha una causa apparente la chiamano così. Melania: Poverina. Gustavo: Già. Ma neppure tu hai figli, hai scritto. Melania: Ah... sì. Gustavo: Sì o no? Melania: No ma io sono divorziata da quasi vent’anni. Gustavo: E non ti sei più riaccompagnata? Melania: Beh, sì, una volta ma niente figli, per carità. E, come vedi, ho visto giusto perché non mi è andata bene. Gustavo: E cosa ti ha spinto a iscriverti a Meetic? Melania: La pubblicità: “Un italiano su quattro ha iniziato una relazione su un sito di incontri”. Allora mi sono detta proviamo. Gustavo: Ho capito. Melania: E tu? Gustavo: E’ stato mio figlio. Melania: Come tuo figlio, se hai appena detto... Gustavo: Sì... perché non è proprio mio figlio, capisci… è che non potendo avere figli, ne adottammo uno, ecco… ma neanche un’adozione vera e propria, era un affidamento che poi è andato avanti così per anni. Melania: Ma mi stai dicendo la verità? Gustavo: Certo: Melania: No, perché se hai un figlio non cambia mica niente. Potrei averlo io, per te sarebbe uguale, no? Gustavo: Ovviamente, ma non ne ho. C’è questo giovanotto che mi chiama papà e al quale voglio bene come a un figlio, naturalmente. Melania: E quanti anni ha? Gustavo: Trentacinque. Melania : E’ sposato? Gustavo: Felicemente, con una bambina. Melania: Che significa? Gustavo: Cosa? Melania: Hai detto che è sposato con una bambina. Gustavo: Nel senso che hanno una bambina. Melania: Ah, che stupida, certo. E’ che mi hai un po' frastornata, prima la moglie nella casa di riposo, ora il figlio adottivo. Gustavo: In affidamento. Melania: In affidamento, sì, ma siamo lì. Gustavo: Perché non parliamo un po' di noi? Melania: (sovrappensiero) Certo, certo. Si abbassa la luce, riflettore sulla panchina dove sono seduti Michele e Nicoletta non camuffati. Nicoletta: Allora come si fa con la casa? Michele: Come si fa. Nicoletta: Chi ci rimane? Michele: Chi ci rimane. Nicoletta: Smettila di farmi il verso! Michele: Ma non lo so! Potremmo rimanerci insieme per un po'… Nicoletta: Separati in casa! Michele: Separati in casa, sì, che c’è di male, lo fanno in tanti. Nicoletta: E’ orribile, vuoi fare il separato in casa. Ma la dignità, dico io, la dignità. Non se ne parla nemmeno, se ci separiamo ci separiamo. Abbiamo una casa in campagna, puoi andare lì. Michele: Io, in campagna? Con tutte le mie allergie? Nicoletta: Siamo d’inverno, che c’entrano le allergie. Michele: E che facciamo, in primavera ci scambiamo? Nicoletta: Ma perché l’hai comprata, dico io, se eri tanto allergico? Michele: Veramente sei tu che l’hai voluta comprare, io preferivo il mare. Nicoletta: Se non so nuotare, che ci facevo al mare? Michele: Prendevi il sole. Nicoletta: Con la mia pelle? Lo sai che non posso stare al sole! Michele: E ti mettevi sotto l’ombrellone. Nicoletta: Compravo una casa al mare per starmene sotto l’ombrellone? E’ il colmo. Michele: Allora va in campagna. Nicoletta: Da sola ho paura, quante volte te lo devo ripetere? Michele: E io non ho nessuna voglia di farmi quindici chilometri per andare al lavoro. Nicoletta: E li devo fare io? Michele: Tu hai il part-time verticale. Nicoletta: (piangendo) Sei cattivo, ecco cosa sei, cattivo. Da sola in quella casa, di notte, con tutti i versi degli animali nelle orecchie, mi vuoi vedere morta dalla paura, ecco. Michele: Allora proviamo a rimanere insieme, vediamo cosa succede, se non funziona troveremo una soluzione. Nicoletta: E se conosco qualcuno? Michele: Ah, hai già trovato il sostituto, bene. Nicoletta: Ho detto se. Che farai, allora, te ne andrai? Michele: Perché avresti la faccia tosta di portartelo qui? Nicoletta: Mica subito. Se trovo l’uomo della mia vita e non ha una casa, che c’è di male. Michele: Ti sei innamorata di un barbone, per caso? Nicoletta: Devo ridere? Michele: Ma guarda un po' che pretese! Devo andare in campagna perché lei ha conosciuto un senza tetto. Nicoletta: Non ho conosciuto nessuno, sto parlando per ipotesi. Michele: Di solito le donne tornano dai genitori. Ce l’hai a venti gradini, perché non vai lì? Nicoletta: Sì, dillo a mia madre. Non mi sopportava da giovane, figuriamoci da vecchia. Michele: Allora va da tuo fratello. Nicoletta: No, cambia compagno in continuazione e mi da fastidio quell’andirivieni di uomini. Michele: Che uomini! Nicoletta: Perché non sono uomini? Sei diventato omofobo? Si abbassa la luce, riflettore sulla panchina dove è seduto Gustavo, intento a telefonare. Gustavo: Allora ti sei riappacificato? (pausa) Ah, ti vuole buttare fuori casa? (pausa) Va bene ci vuole stare lei ma è lo stesso, no? (pausa) E dove pensi di andare? (pausa) Ma sì, vieni un po' da noi e lasciala sbollire, vedrai che le passa. (pausa) Non le passa, dici. E vuol dire che ne troverai un’altra. (pausa) Non di casa, di moglie. In fondo dopo un po' viene anche a noia, no? (pausa) Siamo insieme da quarant’anni, appunto, perciò te lo dico. (pausa) Ma che alla grande, io intendevo quando eravamo giovani, mica ora. (pausa) Dopo una certa età le donne tirano i remi in barca si sa e gli uomini o trovano un salvagente o affogano (pausa) No, non l’ho trovato, per ora. (pausa) Che separazione, dai, alla nostra età. Tutt’al più un rispettoso diversivo. (pausa) Ma voi siete giovani che c’entra? (vede sopraggiungere Melania, alzandosi) Scusa ma ora ti devo lasciare. Ciao e non te la prendere: come va, va. Melania: Ciao. Gustavo: Ciao. Facciamo due passi? Melania: No, sediamoci, sono un po' stanca. Tutta la mattina dietro a quelle pesti. Gustavo: A proposito, non mi hai detto che materia insegni. Melania: Non me lo hai chiesto. Gustavo: Te lo posso chiedere? Melania: Inglese. Gustavo: No? Melania: Dai scherzavo. Matematica. Gustavo: Meno male. Melania: Pensavo ai giudizi dello psicologo su noi due. Secondo me sono uguali per tutti. Gustavo: Per tutti quelli che hanno lo stesso punteggio, direi proprio di sì. Mica possono personalizzarli. Melania: Ma tu ci credi? Gustavo: Perché no. Melania: (tira fuori un foglio e legge) “Nell’ambito delle relazioni con la persona amata, avete entrambi la tendenza a svelare facilmente le vostre emozioni, il che vi consentirà di creare un dialogo autentico sui vostri sentimenti reciproci.” (riponendo il foglio) Sarà vero? Gustavo: E’ probabile. Melania: E tu che sentimenti nutri nei miei confronti? Gustavo: Beh, non lo so ancora di preciso ma sei una bella donna, interessante e questo è di buon auspicio, non trovi? Melania: Direi di sì. Gustavo: Anche se forse sei un po' troppo giovane per me. Melania: Ti piacciono le ottantenni? Gustavo: Non scherzare, dai. Melania: Scusami, ho un po' esagerato. Gustavo: L’amore comunque non ha età. Melania: Questo è vero. Gustavo: E poi una volta a me, una volta a te. Melania: In che senso? Gustavo: Nel senso che questa volta hai tu quindici anni di meno. Melania: Ma non ne ho quindici di meno. Gustavo: Ah no? Perché quanti anni hai, se posso permettermi. Melania: Cinquantaquattro. Gustavo: Ah. Melania: Sono troppi? Gustavo: No, solo che avevi scritto che ne avevi quarantasette. Melania: Sai noi donne come siamo, no? Gustavo: Come siete? Melania: Non ci piace invecchiare. Gustavo: Perché a noi sì? Melania: Ma per noi è tutto diverso. Con la menopausa, capisci. Gustavo: Che succede? Melania: Che succede? Vampate di calore, insonnia, dolori muscolari, deficit di memoria, irritabilità, mal di testa, palpitazioni… Si abbassa la luce, riflettore sulla panchina dove sono seduti Nicoletta e Michele camuffati Nicoletta: Ho trovato. Sei socio al circolo del bridge. Michele: Sì, ma non ci vado più da mesi perché c’è anche mia moglie. Nicoletta: Ah, ho capito, non torniamoci più su. Allora ti piacciono le donne sportive? Michele: Beh, l’ho scritto così, per esclusione. Nicoletta: Meno male, perché io non sono tanto sportiva. Michele: Se hai detto che corri. Nicoletta: Ah, sì, certo... ma solo questo, non faccio mica altro. Michele: Io neanche questo. Nicoletta: Pure io. Michele: Ah! Nicoletta: Me lo sono inventato perché avevi scritto che ti piacevano le donne sportive. Sei il primo che mi ha ispirato qualcosa e mi piaceva assecondare la tua preferenza. Ho fatto male? Michele: No, figurati. Però hai un bel fisico, asciutto. Nicoletta: Grazie. Michele: (mostrandole) E le mie mani ti piacciono? Nicoletta: Perché? Michele: Hai scritto che in un uomo guardi le mani. Nicoletta: Ah, ma anch’io l’ho scritto per esclusione. (ridendo) Mica potevo scrivere il deretano. Michele: Perché, ti piace il deretano? Nicoletta: Se è bello. Michele: E’ giusto. Allora? Nicoletta: Allora cosa? Michele: Ti piacciono le mie mani? Nicoletta: E i miei occhi? Michele: Sono molto belli. Nicoletta: Anche le tue. Michele: Molto? Nicoletta: Abbastanza. (ridendo) Ma il deretano è più bello. Michele: (ridendo) Dai. Nicoletta: Anche a te piace mettere un pizzico di fantasia nella sessualità, vero? Michele: (ridendo) E dai. Nicoletta: No, dico sul serio. Non hai letto l’analisi dello psicologo? Michele: Sì ma non ricordo bene. Nicoletta: (tirando fuori dalla borsa un foglio) Sta a sentire. (legge) Poiché in entrambi il desiderio sessuale è accentuato, la sessualità occuperà un posto importante in seno alla vostra coppia. Oltretutto sembrate entrambi perfettamente inclini a sperimentare nuove fantasie erotiche. Michele: (tiepido) Sì, certo. Nicoletta: Hai scritto anche questo per esclusione? Michele: Ma no. Solo che mi imbarazza un po' parlarne così apertamente. E’ la terza volta che ci vediamo. Nicoletta: (mostrando il foglio) Sì ma lo psicologo ha scritto che siamo in perfetta sintonia dal punto di vista dell’espressione della nostra sessualità. E’ importante, capisci? Come ti piace fare all’amore, dai? Non dirmi sul letto. Come ti piace, nella vasca o sotto la doccia? Sulla lavatrice con la centrifuga o senza… Si abbassa la luce, riflettore sulla panchina dove è seduta Melania che sta parlando al telefono. Melania: Sì, ne ho conosciuto uno parecchio interessante. (pausa) Sessantatré, ma li porta benissimo, alto, magro, come piace a me. (pausa) E’ vedovo… cioè non proprio ma è come se lo fosse. (pausa) La moglie è in una casa di riposo, demenza senile. (pausa) Sì va bene, ma ha settantotto anni, quanto vuoi che campi? (pausa) Ma chi dice che deve morire, per me può campare anche cent'anni. Certo non è bello, sempre una presenza imbarazzante è, non ti pare? (pausa) Sono al parco, lui ha una fissa per questo posto, ci vediamo sempre qui. (pausa) No, mi ha telefonato che è bloccato nel traffico per un incidente perciò ti ho chiamato. (pausa) Su un sito di incontri, si chiama Meetic. (pausa) Ma siete fissati con l’agenzia matrimoniale? (pausa) Michele, tuo genero. (pausa) Ma mi vergogno alla mia età e poi chissà quanti soldi mi spillano. (pausa) Ah, molto perbene, è un cancelliere in pensione. (pausa) Che primo ministro, è un cancelliere di tribunale! (pausa) Ha un figlio sposato, con una bambina... nel senso che hanno una bambina. (pausa) No perché io avevo pensato… (alzandosi) eccolo, ti devo lasciare… sì poi passo da te, ciao cara, ciao. Gustavo: (abbracciandola) Un traffico, guarda. Va bene il diritto di sciopero ma questi cortei mi danno sui nervi! Melania: Ma non c’era un incidente? Gustavo: Certo, un incidente... ma perché uno... ha frenato per colpa del corteo e... quello dietro lo ha tamponato. Melania: Gustavo, non ti stai mica vedendo con un’altra donna? Si abbassa la luce, riflettore sulla panchina dove sono seduti Michele e Nicoletta non camuffati. Michele: Ma quale donna, non dire sciocchezze!. Nicoletta: Allora perché hai detto all’avvocato che vuoi portarti via il letto? Michele: Perché mi ha chiesto se c’erano cose personali che mi interessavano. Nicoletta: E il letto è una cosa tua personale? (in lacrime) Ci abbiamo dormito sette anni e tu lo vuoi portare dalla tua amante, questa è la verità. Michele: Insomma basta con queste frigne! Non c’è nessuna amante, l’ho detto solo perché c’avevo messo due anni per trovarlo. E poi a te i mobili antichi neanche piacciono. Nicoletta: (contenendo le lacrime) Ma il letto non è un mobile antico. Michele: Come non è un mobile antico? E’ Luigi XVI. Nicoletta: (c. s ) Vedi che non capisci. Abbiamo avuto tanti bei momenti su quel letto e tu lo vuoi portare via per dormirci con... un’altra. Michele: Allora insisti? Avrei potuto dire la credenza, la cassapanca, il cassettone… Nicoletta: (c. s ) Ma hai detto il letto. Michele: (urlandoglielo) E va bene, tienitelo questo cazzo di letto, basta che la smetti di frignare. Nicoletta: (urlandoglielo) No, ora non lo voglio più, ora te lo porti via. E ti porti via anche la credenza, la cassapanca e tutte le robe vecchie che hai comprato. Si abbassa la luce, riflettore sulla panchina dove sono seduti Gustavo e Melania. Gustavo: Non c’è lo spazio per mettere altri mobili, cara, è un appartamento minuscolo. Melania: Ma non ci stavate in tre? Gustavo: No, non è più quello, gioia mia. Dopo il ricovero di mia moglie ne ho preso uno molto piccolo. Che ci facevo da solo in 100 metri quadri? Melania: Allora vieni tu da me, micino. Neanche il mio è grande ma in due ci stiamo benissimo. Gustavo: Si, va bene, poi se ne parla, d’accordo? Melania: Ma perché dobbiamo stare tu da una parte e io da un’altra? Non siamo più dei ragazzi. Gustavo: Certo certo, solo che ora lo sto imbiancando, è tutto sottosopra. Che fretta c’è? Melania: Lo facciamo insieme, cucciolotto, è divertente, dai. Gustavo: Non lo sto facendo io, tesoro, ci sono gli imbianchini. Melania: Ma tu mi ami Gustavo? Si abbassa la luce, riflettore sulla panchina dove sono seduti Nicoletta e Michele camuffati Michele: Certo che ti amo, gattina. Cosa te lo fa dubitare? Nicoletta: Non lo so, ho paura che su questi siti scrivano cose a casaccio. Michele: Ma lascia perdere i siti, amore dolce, ora ci siamo noi due, niente altro. Nicoletta: Dammi un bacio, Dario. (Michele la bacia) Ahi, questa barba punge da morire! Perché non te la tagli, passerotto? Michele: Ci sono affezionato, pulcino adorato, ce l’ho dall’università. Nicoletta: Sussurrami qualche parola d’amore, cucciolino. Michele: Porti le lenti a contatto, paperina? Nicoletta: Io? Michele: No, perché mi sembrava che avessi un occhio verde e uno grigio. Nicoletta: Che dici, topino? Sono i riflessi dei raggi del sole fra gli alberi: non li vedi? Si abbassa la luce, riflettore sulla panchina dove sono seduti Gustavo e Melania. Gustavo: E’ vero, Melania, questa luce crea un gioco di colori fantastico ma mai come i tuoi occhi. Melania: Oh, tesoro, ma perché ci vediamo così di rado? Gustavo: Perché il lavoro è pressante, mia cara. Melania: Ma non sei in pensione? Gustavo: Come cancelliere, certo, ora però faccio il consulente del lavoro. Non potevo mica finire ai giardini alla mia età, non ti pare? Melania: Se mi porti sempre in questo parco! Gustavo: Ma non è la stessa cosa, amore. Melania: Io sono stufa di venire qui! Gustavo: Che c’è di male, cuore mio? Melania: Niente ma voglio andare anche a teatro, a cinema, a ballare, io ho voglia di vivere, Gustavo, di divertirmi. Gustavo: Va bene ma ci conosciamo appena da due settimane. E poi è così bello il parco d’inverno. Si abbassa la luce, riflettore sulla panchina dove sono seduti Nicoletta e Michele non camuffati. Nicoletta: Ma cosa vuoi ancora da me? Ora basta, è l’ultima volta che vengo qui. Michele: Ci siamo separati, dove vuoi che ti porti, in albergo? Nicoletta: Ma non sei allergico? Non ti danno noia tutti questi alberi? Michele: Siamo d’inverno. Nicoletta: Va bene, cosa vuoi da me? Avanti parla? Michele: Dobbiamo dividere l’appartamento, Nicoletta. Io non posso più stare in quella schifezza di monolocale. Nicoletta: E vuoi venire da me? Michele: Non voglio venire da te, voglio dividere l’appartamento, è abbastanza grande per farne due. Nicoletta: Tu sei pazzo, dovrai passare sul mio cadavere. Ci manca solo che ti devo vedere girare nel palazzo. Michele: Ma l’appartamento è anche mio! Nicoletta: Sì ma dovevi pensarci per tempo, ora è troppo tardi. Prima i mobili, poi i lampadari, mi hai svuotato la casa. Adesso basta, tornatene dai genitori! Michele: Tira una brutta aria anche lì, si stanno separando. Nicoletta: Tanto meglio, così state più larghi Michele: Ma sei veramente una stronza! Nicoletta: Non offendere, chiaro? Non offendere sennò mi metto a urlare. Lo stronzo sei tu e anche i tuoi genitori che prima ti prendono in casa e poi ti buttano fuori. Si abbassa la luce, riflettore sulla panchina dove sono seduti Gustavo e Melania. Gustavo: Ah, sono uno stronzo, eh? Andiamo bene. Dopo un mese sono diventato già uno stronzo. Melania: E cos’altro sei, dimmi? La vecchia moglie in casa di riposo, l’infertilità idiopatica, hai ragione non sei uno stronzo, sei un gran figlio di puttana. Gustavo: Va bene ho sbagliato, tu avevi scritto che eri vedova e non me la sono sentita di dirti che avevo un matrimonio che stava per saltare. Melania: E mi fai chiamare da tua moglie, sì? Gustavo: Mi mandi messaggi in continuazione, che colpa ho io! Melania: E il figlio in affidamento? Che ragione c’era di raccontarmi tante balle? Gustavo: Non lo so, non sono abituato agli incontri su questi siti, mi sembrava tutto un gioco. Scusami. Melania: Almeno sei consulente del lavoro? Gustavo: Mi dispiace. Melania: Ma vaffanculo!! Si abbassa la luce, riflettore sulla panchina dove sono seduti Nicoletta e Michele, camuffati. Michele: E’ già passato un mese dal nostro primo incontro, sai. Nicoletta: Mi sembra ieri. Michele: Non speravo più di potere incontrare l’anima gemella. Nicoletta: Neanche io. Michele: Avevamo un’affinità 87, non poteva andare diversamente. Nicoletta: Saremo una coppia armoniosa e duratura, proprio come hanno scritto loro. Michele: Sì, amore, sì, per sempre (si baciano) Nicoletta: Con mio marito era tutto un litigare, guarda, era veramente esasperante. Michele: A chi lo dici. Nicoletta: Meno male che non ho voluto fare un figlio. Michele: Io pure. Nicoletta: Con te, però, sarà diverso, amore. Ne faremo due, tre, ti ricordi cosa ha scritto lo psicologo? Michele: Più o meno. Nicoletta: Ah, io l’ho imparato a memoria. “Entrambi ritenete che nell’educazione dei figli bisogna sforzarsi di inculcare limiti educativi tali da consentire loro di trovare punti di riferimento stabili su ciò che è lecito e non è lecito fare in seno alla società” Michele: Sono perfettamente d’accordo. Nicoletta: Vedi? Chissà invece che storie mi avrebbe fatto lui, un immaturo. D’altra parte cosa mi potevo aspettare da uno che a trentacinque anni se ne va dai genitori. Michele: Beh, questo può succedere, se uno non sa proprio dove andare. Nicoletta: Ma è una donnicciola, dai. Tu ti sei imposto, no? Michele: Già. Nicoletta: Ma basta parlare del passato, noi ci amiamo e solo questo è quello che conta. Si baciano intensamente, passano Gustavo e Melania . Melania: (indicando i due giovani) Guarda, loro sì che si amano. Gustavo: Ma non abbiamo più la loro età, cara. Melania: Sei stato cattivo l’altra sera. Gustavo: Mi perdoni? Melania: Non lo so, dipende. I due escono, arriva un poliziotto e si avvicina a Michele e Nicoletta che si stanno ancora baciando Poliziotto: (fingendo di tossire) Ehm, ehm. (pausa, più forte) Ehm, ehm! Michele: (staccandosi, al poliziotto) Oh, buongiorno. Poliziotto: (facendo il saluto militare) Buongiorno. Mi vuole favorire un documento, per favore? Michele: (alzandosi) Perché, scusi? Ci stavamo scambiando un bacio, mica altro. Nicoletta: (alzandosi) Ha ragione, che c’è di male? Poliziotto: No, nulla di male, ci mancherebbe, vengo anch’io qua nel parco con la mia fidanzata, sa, quando sono fuori servizio, naturalmente. Nicoletta: E allora perché ci chiede i documenti? Poliziotto: Non a lei, signorina, al signore. Michele: A me? Poliziotto: Un semplice controllo, non si allarmi, ora le spiego. Ci hanno segnalato che da circa un mese si aggira nel parco un uomo alquanto strano. Dicono che si mette una parrucca prima di incontrarsi con una donna. Probabilmente si vergogna di farsi vedere pelato, posso capirlo, ma c’è stata più di una segnalazione e noi abbiamo il dovere di controllare. Michele: Ma mi sembra una storia un po' fantasiosa, scusi. Poliziotto: In effetti anche a me, ma mi vedo costretto a insistere. Michele: Va bene. (prende il portafogli e fruga) Aspetti. Poliziotto: Lei è il tredicesimo, sa, e chissà quanti ancora ne dovrò controllare. Michele: (consegnandogli il documento) Tenga. Poliziotto: Grazie. Con queste giornate di sole il parco si riempie di coppiette. (leggendo il documento) Oh, guardi un po', lei si chiama... Michele: (bloccandolo) Nooo… Poliziotto: Come me. Michele: (tirando un sospiro di sollievo) Ah, come lei. Che simpatica coincidenza. Poliziotto: Già. Conosce l’ispettore Fedele? Michele: Veramente… Poliziotto: Abita nel suo palazzo. Michele: Ah sì, davvero un’ottima persona, solo che io non sto più lì, (indicando il documento) quello è il vecchio indirizzo. Poliziotto: Eh, un grande investigatore l’ispettore Fedele, sono due anni che lavoro con lui, gomito a gomito. (pausa) E dove abita ora? Michele: Non so, sarà sempre lì. Poliziotto: Dove abita lei, intendevo. Michele: Ah, certo, dove abito io, certo… io abito… abito... Poliziotto: Non si ricorda? Michele: Cosa dice, non mi ricordo, via… come sarebbe possibile? Poliziotto: La vedevo titubante. Michele: No, è che mia moglie mi voleva buttare fuori casa, capisce, e allora per un po' di tempo sono andato a vivere in un monolocale a quell’indirizzo. Ma poi l’ho spuntata, sa, perché sono le donne che tornano dai genitori mica gli uomini, cosa crede. Poliziotto: (a Nicoletta) Ah, lei dunque non è la moglie? Nicoletta: (stringendosi a lui) No, sono la sua fidanzata. Oggi è un mese che stiamo insieme. Poliziotto: Un mese, eh. Auguri. (a Michele) Bene, mi dia il nuovo indirizzo e vi lascio perché, come le dicevo, il giro è lungo. Michele: Già. Via Nardones 32. (il poliziotto compila una scheda) Nicoletta: Abiti nel palazzo dei miei suoceri? Michele: Come dici? Nicoletta: Ci abitano i miei suoceri in via Nardones, proprio al 32. Michele: Ah, sì? (al poliziotto) E’ proprio il giorno delle coincidenze, oggi. Poliziotto: (continuando a scrivere) Eh già. Nicoletta: Ci andavo poco per la verità perché mi stavano abbastanza sulle scatole, ma non ti avevo mai notato. Michele: Forse perché non avevo la barba. Nicoletta: Se mi hai detto che l’hai dall’università! Michele: Sì, ma qualche volta la toglievo… cioè la tagliavo. Sai come succede, no? Poliziotto: In effetti anch’io facevo così con la barba, signorina. Michele: Vedi? Poliziotto: Bene, ecco il suo documento e mi scusino ancora del disturbo. Le saluterò l’ispettore. Michele: Grazie, ricambio. Nicoletta: (al poliziotto) Anche nel mio condominio c’è un poliziotto, sa. Poliziotto: Davvero? Michele: Amore, l’agente deve proseguire il giro. Poliziotto: ( a Michele) Un’altra coincidenza. ( Michele annuisce, a Nicoletta) E come si chiama? Nicoletta: (al poliziotto) Leale, mi pare, o Devoto, in questo momento… Michele: (interrompendola) Tesoro, chissà quante coppie deve ancora controllare. Poliziotto: Tante, sa, tante. ( facendo il saluto militare) Buona giornata. ( si avvia ripetendo fra sé e sé) Un mese… toglievo, tagliavo… (si ferma) Leale, Devoto… Fedele! (torna indietro indi a Michele). Venga un po' qua, per favore. Michele: Io? Poliziotto: Lei, sì, lei. (Michele si avvicina) Scusi, solo così, per scrupolo. (gli toglie la parrucca) E poteva dirmelo, no! Nicoletta: Dario, che storia è questa! Poliziotto: Dario? (a Michele) Così lei si chiamerebbe Dario? Michele: (sconsolato) Veramente... Poliziotto: Gliela tolgo io o se la toglie lei? Michele: Cosa? Poliziotto: La barba. Michele: Io, (togliendosela) la tolgo io. Nicoletta: Ahhh, è mio marito! Michele - Poliziotto: Comeee? Nicoletta: (togliendosi la parrucca e gli occhiali) E’ mio marito, mio marito! Michele: (andandole incontro) Stellina! Nicoletta: (c. s ) Pezzettino! Michele e Nicoletta si abbracciano e si baciano sotto lo sguardo sbigottito del poliziotto. Poliziotto: (compilando un foglio) Eh, l’amore, l’amore. (avvicinandosi e consegnandolo a Michele) Domani venite in Commissariato, per favore. Solo per chiudere la pratica. Nicoletta-Michele: Sì, sì. Il poliziotto saluta e esce, rientrano Gustavo e Melania. Nicoletta: Mi sento veramente una scema. Michele: A chi lo dici. Melania: (a Gustavo) Oh, c’è mia nipote e il marito, vieni, amore, te li presento. Gustavo: (scorgendo il figlio e la nuora) Ma no, tesoro, non mi sembra il caso, dai. Melania: (tirandolo) Che c’è di male, scusa. (chiamandola e tirando Gustavo che oppone resistenza) Nicoletta. Gustavo: Ti ho detto di no, per favore. (durante la scena a Gustavo cadono i baffi) Melania: Ma perché. (girandosi verso di lui e vedendolo senza baffi) Ahhhh!!! Sipario