LA SUCCESSIONE di Paolo Avanzi PERSONAGGI Amedeo Dolfani: Amm.re Delegato Giulio Relli: Braccio destro di Amedeo Laura Viroldi: moglie di Amedeo Vincenzo Moletti: amante di Laura Samanta: segretaria di Amedeo La commedia si svolge in parte nella casa di Amedeo (sala signorile) e in parte nell'ufficio di Amedeo stesso. Amedeo è un signore cinquantenne amministratore delegato di una azienda di costruzioni e impianti di cui presidente è il padre di Laura. Amedeo ha sposato Laura (signora cinquantenne) per fare carriera e subentrare al padre di Laura, ormai anziano con carica onorifica di presidente. Amedeo si avvale di Giulio, suo braccio destro che in pratica gli fa da factotum. Giulio è una persona dal carattere schivo e misurato. La commedia inizia con Giulio e Amedeo che parlano tra di loro in casa di Amedeo e di Laura. Amedeo si diverte a farsi gioco di candidati fasulli che Giulio gli propone come momento di svago. ATTO I SCENA I Nella sala dell'appartamento di Amedeo. Giulio e Amedeo parlano seduti in poltrona. Amedeo (ridendo di gusto): “Capo cantiere?! Senza uno straccio di esperienza! Ma si può...” Giulio: "Perché non hai visto il suo curriculum!" Amedeo: "Non ho avuto tempo... E poi parlava con un accento napoletano che mi perdevo più di metà di quello che diceva. Ma aveva una mimica, un modo... ah, ah, pareva Troisi... o Totò..." Giulio: "Te lo traduco io che a Napoli ci ho vissuto. Questo qui aveva lavorato un po' come aiuto cuoco, un po' come imbianchino e sono quattro anni che è disoccupato. A parte questo... le sue, chiamiamole, competenze le aveva scritte a mano su un foglietto stropicciato da formaggiai... " Amedeo (ridendo): "Il bello è che questi qui non si rendono neppure conto con chi hanno a che fare." Giulio: "Ma in fin dei conti una possibilità gliela diamo." Amedeo: "Questo sì... anche se remota. Ah, ah, ah. Che cretini..." Giulio: "Ma ci sono cretini e cretini... Quelli che ti divertono non sono così facili da trovare." Amedeo. "Infatti. Come fai a pescarli?" Giulio: "Sono loro che ci scrivono. Pubblichiamo una bella posizione da 3000 euro netti al mese, senza specificare troppo i requisiti, che ti arriva di tutto e di più." Amedeo: "Eh, ci provano! Come quando si prende un biglietto della lotteria. Ah, ah, ah." Giulio: "Ti diverti, eh?" Amedeo: "Un mondo. Meglio che andare al cinema o a teatro. Solo che qui sono loro, gli attori, che fanno la fila, e noi qui comodi comodi... senza manco pagare il biglietto. Incredibile quanto la gente è fessa." Giulio: "Però scusa la colpa è anche tua." Amedeo: "Mia?!" Giulio: "Se non specifichi i requisiti è chiaro che tanti ci provano. Magari si illudono..." Amedeo: "E che hanno da perdere... Magari salta fuori uno senza arte né parte, ma con un carisma da spaccare il mondo..." Giulio: "A proposito di carisma, ne ho trovato uno che ti piacerà. Anche più dell'aspirante capo cantiere." Amedeo: "Allora sarà un fenomeno! E chi è questo qui?" Giulio: "Ah, uno che punta in alto... molto..." Amedeo: "E che vuole diventare... Direttore dei lavori?" Giulio: "Di più..." Amedeo: "E che qualifiche ha? Laurea..." Giulio: "Macché laurea... Non so neanche se è arrivato alla maturità... Avrà sui trent'anni. Di fatto non ha mai lavorato... a parte qualche mese come cameriere o giù di lì..." Amedeo: "Non mi sembra così interessante..." Giulio: "Ma ha un caratterino... e certe ambizioni... da amministratore delegato." Amedeo (scoppiando a ridere): "Cosa? Vorrebbe prendere il mio posto? Non ci posso credere, ma allora è da ricovero. Tu lo hai già visto?" Giulio: "Solo visto. Per caso. Siamo entrati dentro in ascensore... e mi ha consegnato il suo curriculum... Giusto due parole al volo... Però mi sono fatto una certa idea... Non mi è sembrato così fuori di testa. Non dico nemmeno che sia una cima... però..." Amedeo: "A vedere certa gente tanto presuntuosa quanto ignorante non so se c'è più da ridere o da piangere." Giulio: "Direi che, tra tutti quelli che abbiamo visto, è proprio al top... nell'abbinare il massimo delle ambizioni con il minimo dei requisiti." Amedeo. "Al giorno d'oggi, basta essere giovani e belli e ci si sente chissacchì." Giulio: "Ah, se stai pensando ai Social, Twitter, Facebook.... secondo me non gliene frega più di tanto." Amedeo: "Ah, manco quelli. Quindi una nullità..." Giulio: "Nullità non direi... Un tipo... particolare. Devo fissargli un colloquio?" Amedeo: "Sì, sì. Da come me l'hai presentato..." Giulio: "Per che ora?" Amedeo: "Domani primo pomeriggio. Anzi anche prima. Per lui rinuncio all'intervallo mensa..." Giulio (con ironia): "Ti rimette più in sesto un colloquio di selezione che un bel piatto di pasta, dì la verità..." Amedeo scoppia a ridere. Entra da una stanza interna dell'appartamento Laura (moglie) di Amedeo. Ha un'aria indispettita celata dietro un'apparenza di fredda cordialità. Laura: "Così, ci si diverte qui." Giulio (alzandosi in piedi): "Ciao Laura." Laura: "Ciao, stai pure seduto. Tra poco esco." Giulio: "No. Sono io che tolgo il disturbo. Per oggi ho fatto abbastanza straordinari." Laura: "Stavate lavorando? Dalle risate non l'avrei detto." Amedeo: "Per favore, Laura... già il lavoro è pesante. Se ti ci metti pure tu." Laura: "Oh, scusami, se stavate parlando di cose importanti..." Giulio e Amedeo si guardano interdetti. Giulio (avviandosi verso la porta): "Bene. Io devo proprio scappare. Amedeo, ci vediamo domani..." Amedeo: "...come al solito." Giulio: "Ciao Laura, buona serata." (e se ne esce dalla porta). Laura: "Ciao, Giulio." Amedeo: "Suppongo che non ceniamo insieme neanche stasera." Laura: "Devo trovarmi con... delle mie vecchie amiche... Francamente non mi aspettavo che tornassi a casa così presto." Amedeo: "Presto? Be' sono le 8." Laura: "Di solito, torni dopo le 9." Amedeo: "Ce l'hai con me perché lavoro troppo? Cosa credi... lo faccio per te." Laura: "Per me?" Amedeo: "E per chi?" Laura (si siede di fronte a Amedeo): "Da quando mio padre ti ha lasciato carta bianca, conta solo la carriera..." Amedeo: "Faccio esattamente come voleva tuo padre." Laura: "Adesso che sta in ospedale non sei andato una volta a trovarlo." Amedeo: "Certo che ci andrò... Laura: "E quando?" Amedeo: "Ma lo sai che lavoro quindici ore al giorno?!" Laura: "Pure mio padre si sbatteva... Eppure a mia madre e a me non ha mai fatto mancare niente... attenzioni, affetto..." Amedeo: "Quelli erano altri tempi... Era il periodo del boom... Chiunque con un minimo di buon senso poteva creare un'impresa e far soldi a palate..." Laura: "Nessuno ti obbligava... Potevi benissimo continuare a fare il contabile..." Amedeo: "Capufficio, prego. E poi se non era per me la Viroldi SpA sarebbe andata a rotoli..." Laura: "Mio padre non la pensa così." Amedeo: "Tuo padre, sempre tuo padre! Ho pure la sua foto sopra la mia scrivania." Laura: "E' ancora il presidente della società. Ed è merito suo se ti trovi dove sei." Amedeo: "E allora che riprenda lui in mano l'azienda! Se è tanto bravo a sistemare tutti i casini che abbiamo!" Laura. "Nelle condizioni in cui si trova?" Amedeo: "...quando uscirà dall'ospedale..." Laura: "Dopo l'ultimo infarto... di certo non tornerà come prima." Amedeo (interdetto): "Beh, che devo dirti, mi dispiace..." Laura (si alza e va prendere un soprabito e va verso la porta): "Adesso lo sai." Amedeo: "Te ne vai.... E quando torni?" Laura: "Fra due ore, tre ore... Vedrò..." Amedeo: "Io vorrei che mi capissi... Non è passato un anno da quando ho preso in mano la situazione... Ed è difficile... Mi ci vuole tempo..." Laura: "Mi pare che il tempo te lo stai prendendo, no?" Amedeo: "Non mi sembra che mi stai aiutando molto." Laura: "Vuoi che me ne occupi io dell'azienda?" Amedeo: "Ti vorrei vedere!" Laura: "Fosse per me venderei tutto." Laura si dirige verso la porta e se ne esce. SCENA II Giulio si trova nell'ufficio di Amedeo, seduto dietro la sua scrivania. Di fronte ad essa una sedia. Un paio di colpi alla porta. Entra Samanta segretaria di Amedeo (bella presenza 30-40 anni circa). Giulio: "Avanti." Segretaria (entrando nello studio): "Non c'è il dottor Dolfani?" Giulio: "Amedeo arriverà tra poco." Segretaria: "E' arrivato il candidato." Giulio: "Ah già. Come si chiama?" Segretaria: "Moletti. Vincenzo Moletti. Lo faccio entrare?" Amedeo: "Sì. Anzi no. Un momento... Prego, si sieda." La segretaria si siede sulla sedia di fronte a lui. Giulio (con tono molto affabile): "Come va? Tutto bene?" Segretaria: "Sì. Benissimo." Giulio: "Glielo chiedo perché da un po' di tempo, come avrà visto, ci sono... dei problemi... straordinari, imprevisti, lettere... con i nostri fornitori, creditori..." Segretaria: "Cerco di fare meglio che posso..." Giulio: "Certo, certo... e l'ha ringrazio. Averne di persone come lei così efficienti e... disponibili... Meriterebbe anche qualcosa di più di quello che prende. E' che..." Segretaria: "Non si preoccupi..." Giulio: "...è un momento difficile. Si pensa di assumere un'altra segretaria..." Segretaria: "Come? Al posto mio?" Giulio: "Per adesso no, ma poi chissà... Io francamente lo eviterei..." Segretaria: "Non basto io?" Giulio: "Siamo sommersi dalla burocrazia... Il fatto è che con questi alti e bassi... oggi c'è fin troppo lavoro, e domani... Sì, non glielo nascondo... tutti rischiamo il posto in questo momento... anche se continuiamo ad assumere." Segretaria: "Io faccio quello che posso..." Giulio: "Lo so. Ma oggigiorno non basta far bene il proprio lavoro... Occorre qualcuno che ti appoggi. Io sono l'unico qui dentro che può farlo... Ma lei si deve fidare, anzi fidarsi solo ed esclusivamente di me." Segretaria: "Mi dica..." Giulio: "Vuole evitare che un'altra prenda il suo posto?" Segretaria: "E me lo chiede?" Giulio (alzandosi in piedi e avvicinandosi alla segretaria): "Allora dovrà rendersi ancora più disponibile... Di sabato, di domenica... E soprattutto dovrà fare tutto quello che le dirò di fare... Ma io non la obbligo. Se lei ha altre opportunità..." Segretaria: "Non ho alternative. Se è per fare qualche sabato o domenica..." Giulio: "Bene. Ovviamente che tutto questo resti tra noi." Segretaria: "Non ci sono problemi. Non ho figli o mariti da curare... per adesso." Giulio: "E' il vantaggio di essere single. Anche io lo sono." Nello studio entra Amedeo. Amedeo: "Per fortuna me la sono sbrigata prima del previsto. Quei quattro rompiscatole di consulenti... li ho mandati al diavolo... Ho altro per la testa che sentire le loro panzane... Parlano parlano senza neanche sapere..." Giulio (con due fogli in mano): "Ho preso i documenti che mi avevi lasciato sulla scrivania. Così me li leggerò attentamente. Ah, è arrivato il candidato." (Sta per uscire seguito dalla segretaria.) Amedeo: "Non rimani?" Giulio: "No, devo finire un lavoro urgente. Ci rivediamo più tardi, così mi dirai." Segretaria (a Amedeo): "Lo faccio entrare il candidato?" Amedeo: "Sì. Sentiamo questo pezzo da novanta." Giulio e la segretaria escono dalla stanza. Amedeo si accomoda nella poltrona dietro la scrivania Dopo qualche secondo entra nella stanza il candidato, Vincenzo Moletti, uomo di bella presenza intorno ai 30anni, maglietta con blu jeans, un po' troppo informale per un colloquio di lavoro. Ha una cartellina in mano. Vincenzo: "Buongiorno." Amedeo: "Buongiorno, prego si sieda. Mi racconti tutto." Vincenzo: "Ho saputo che state assumendo..." Amedeo (sghignazzando): "Certo che assumiamo. Siamo un'azienda in crescita. Lei ha risposto a una nostra inserzione?" Vincenzo: "Sì." Amedeo: "E mi può parlare delle sue esperienze, competenze..." Vincenzo: "E' scritto qui." (Vincenzo estrae dalla cartellina un paio di fogli e li porge a Amedeo.) Amedeo (lo prende in mano e gli dà un'occhiata): "Questo sarebbe il suo curriculum? Be' un po' striminzito se permette. Lei ha un diploma di geometra e poi? Non vedo altro. Da quando si è diplomato che ha fatto?" Vincenzo: "Ho lavorato come operaio nell'edilizia... un paio d'anni. Adesso lavoro come personal trainer in una palestra." Amedeo (sogghignando): "Interessante... Peccato che non abbiamo una palestra." Vincenzo "Ma infatti a me non interessa lavorare qui come personal trainer." Amedeo: "No? E che vorrebbe fare?" Vincenzo: "Non mi spiacerebbe avere un lavoro qualificato, di responsabilità..." Amedeo: "Responsabilità... di che tipo?" Vincenzo: "Anche dirigente magari... e poi..." Amedeo (scoppiando a ridere). "Dirigente... Dirigente di che? Dall'oggi al domani?" Vincenzo (senza scomporsi): "Potrei cominciare ad occuparmi della sicurezza, sicurezza sul lavoro, un po' di conoscenze ce le ho nel settore..." Amedeo: "Scusi se rido, ma lei pensa veramente di trovare un'azienda disposta ad assumerla come dirigente con un curriculum misero come il suo?" Vincenzo: "Ci sono tanti corsi di formazione. Una volta assunto, potrei seguirli senza problemi." Amedeo (sempre sghignazzando): "Ovvio. Come non ci avevo pensato... Una volta assunto... Lei segue un paio di questi corsi e diventa dirigente... Ma aspetti, se non sbaglio lei mi aveva anche detto: poi.... Quindi lei vorrebbe andare anche oltre..." Vincenzo: "Perché no..." Amedeo: (ironico): "Sta pensando alla mia posizione?" Vincenzo: "Lei è l'amministratore delegato, vero?" Amedeo: "Esattamente." Vincenzo: "Dopo tutto, perché darci dei limiti..." Amedeo: "E' quello che mi dico anche io: perché porci dei limiti... Magari fra 20, 30, 40 anni..." Vincenzo: "Spero anche meno." Amedeo (sghignazzando): "Lei è un tipo davvero incredibile! Ma le pensa prima le cose che dice o le vengono in automatico?" Vincenzo: "Lei mi sta dicendo che non le interesso." Amedeo: "Ma ragazzo mio, vengono da me fior fior di laureati e ingegneri... con anni di esperienza più che qualificata, e li scarto il più delle volte per delle inezie (visto l'imbarazzo della scelta), e dovrei assumere lei con un semplice diploma preso dieci anni fa? Un palestrato che vuol prendere il mio posto... Andiamo... Io più che qualche corso di formazione, le consiglierei uno psichiatra!" Amedeo: "Lei mi offende." Vincenzo: "Non se la prenda. Era una battuta." Vincenzo (si alza in piedi): "Speravo in un'accoglienza un po' più positiva." Amedeo: "Se è per questo le ho fatto un trattamento di strafavore! I candidati prima di arrivare a me devono superare almeno due colloqui di selezione..." Vincenzo (indispettito): "Ma se i candidati lei li tratta tutti così!" Amedeo: "Io li tratto come meritano." Vincenzo: "Mi faccia parlare con il suo... braccio destro." Amedeo: "Braccio destro?" Vincenzo: "Il signor Relli." Amedeo (interdetto): "Perché? Lo conosce?" Vincenzo: "Niente di personale. Ma magari a lui potrei sembrare più convincente." Amedeo: "Questa poi, ma Relli riporta a me! Se io la scarto, vuole che un mio sottoposto le dia ragione?" Vincenzo: "Mi fissi un incontro con il signor Relli. E poi magari ne riparleremo." Amedeo si alza in piedi e Vincenzo fa altrettanto. Vincenzo dà la mano a Amedeo che gliela stringe freddamente . Amedeo: "Le faremo sapere." Vincenzo: "Arrivederci." Amedeo torna a sedere e telefona a Giulio. Dopo qualche secondo entra Giulio e si siede di fronte a Amedeo. Giulio: "Com'è andata con il candidato? Non ti sei divertito?" Amedeo: "Molto ridicolo, sì." Giulio: "Vedi, che non mi sbagliavo." Amedeo: "Ma tu lo conosci questo Moletti?" Giulio: "No. L'ho solo visto mentre salivano in ascensore e mi ha consegnato il suo curriculum. Perché?" Amedeo: "Mi ha chiesto se poteva avere un colloquio anche con te." Giulio: "Come mai?" Amedeo: "Lo chiedo a te. E' la prima volta che sento di un candidato che chiede di fare un colloquio con un responsabile di livello inferiore... A meno che, mi sono detto, lui non abbia qualche rapporto con te e voglia essere raccomandato..." Giulio: "Ti assicuro che non l'avevo visto prima d'ora. Scusa, ma qual è il problema? Se non ti va, gli spedisci la solita letterina di "tanti saluti e grazie" e finisce lì." Amedeo: "Non mi è piaciuto quel tipo, troppa arroganza. Pensa che punta addirittura a diventare dirigente se non di più, e ha a malapena un diploma da geometra. Poveretto..." Giulio: "Ce ne sono in giro... E allora che t'importa. Lascialo perdere..." Amedeo: "Infatti." (Poi ci ripensa su). "Mah, giusto per togliermi uno sfizio, ti scoccerebbe sentirlo anche te? Immagino che spari qualche altra stronzata... però per evitare che un domani ci voglia fare qualche scherzo..." Giulio: "Per esempio?" Amedeo: "Non lo so nemmeno io. Forse mi faccio troppi scrupoli." Giulio: "Lo sento e ti faccio sapere." Amedeo: "Sì, ma giusto cinque minuti. Non perdere tempo con quello. Abbiamo fin troppi problemi... A proposito... te l'ho detto che mio suocero è messo male? Dopo quell'infarto... Pare che al lavoro non ci ritorni più." Giulio: "Mi spiace... Certo, è stato il fondatore, ha fatto la storia della Viroldi..." Amedeo: "Sì, ma per noi non cambia niente... Se non fosse che legalmente è ancora tutto nelle sue mani, e in quelle di mia moglie." Giulio: "Ma se tuo suocero non sarà più lucido di testa, tutto passerà nelle tue mani. Non credo che a tua moglie venga voglia di mettersi dentro..." Amedeo: "Non è così semplice. Se quello va fuori di testa, e mia moglie lo segue... Insomma non vorrei avere delle sorprese." Giulio: "Cos'è che te lo fa credere?" Amedeo: "Laura è una donna volubile..." Giulio: "In effetti ha una certa personalità." Amedeo: "...più che volubile direi instabile." Giulio: "Le passerà..." Amedeo: "Non hai idea di quante ne fa passare a me." Giulio: "Fosse stata un tipo banale non te la saresti sposata." Amedeo: "Ah, guarda... Meglio una donna banale che una interessante che ti faccia impazzire... Comunque ha il suo analista. Che se le smazzi lui le sue paturnie..." Giulio: "Sarebbe troppo semplice..." Amedeo: "Già. Altrimenti i mariti che ci starebbero a fare?" Giulio: "Non so che dirti..." Amedeo: "Piuttosto... sull'ultimo lavoro di manutenzione che ci hanno chiesto..." Giulio: "Stanno facendo dei controlli. Oramai ti controllano anche dove pisci. E purtroppo i fornitori più economici, con quelli con cui lavoriamo di solito, sono i più... rischiosi. Ma se non si rischia..." Amedeo: "Non si va avanti. Lo so. Ma ci sono problemi?" Giulio: "Ma la vedo io. Non preoccuparti." SCENA III Sala dell'appartamento di casa. Laura è da sola seduta nella poltrona che sta telefonando al suo amante. Laura: "Ci vedremo al solito bar, d'accordo." (pausa) "Mio marito.... Tanto a quello sai che gliene frega, quello pensa solo ai suoi affari... (pausa) Ovvio che non posso dirglielo... Che vuoi che gli dica? (pausa) Ma sì, mica posso mettermi a discutere. E' peggio di un mulo... (pausa) No, non stasera. Scusa, ma non sono dell'umore giusto... E non lo sarò per tutta settimana... Mio padre sta male, molto male... Devo andare pure a trovarlo... in ospedale, e dove senno? (pausa) E quella tua amica? (pausa) Speciale... Sì, per te tutte le donne sono speciali! (pausa). Quindi per te una vale l'altra... Stupido. Va be, ti chiamerò io... Adesso sta rientrando. Baci." Amedeo entra nell'appartamento con una valigetta che depone vicino a una poltrona dove si lascia cadere. Laura: "Giornata pesante?" Amedeo: "Non me lo dire." Laura: "Però con il tuo collega... Giulio, ieri mi sei sembrato piuttosto allegro." Amedeo: "Ah, era per un candidato... Ne arrivano certi... veramente assurdi." Laura: "E perché li convochi? Giusto per deriderli..." Amedeo: "Oh, senti. Sono cavoli miei." Laura: "Se permetti, sono anche miei." Amedeo: "Tu che c'entri?" Laura: "Vedi, Amedeo., è soprattutto una questione di stile. Mio padre, per quanto... retrogrado e grezzo, non si sarebbe mai permesso di deridere un candidato... Che poi tu diverta a sentirli per farci quattro risate pur sapendo che non li assumerai... io lo trovo... di pessimo gusto." Amedeo: "Allora ieri sera con Giulio... stavi origliando..." Laura: "Anche un sordo ti avrebbe sentito..." Amedeo: "Si tratta di... poveri illusi. Giovani senza arte né parte... che si illudono addirittura di diventare amministratore delegato, senza la minima qualifica... Non c'è da ridere? In effetti ci sarebbe da piangere." Laura: "Amministratore delegato?" Amedeo: "Proprio stamattina me ne è capitato uno. Ignorante e presuntuoso come pochi. Avrà avuto trent'anni. Senza esperienza... a parte qualche mese di personal trainer. E vorrebbe diventare dirigente...e poi magari prendere il mio posto!" Laura: "Se sapevi che non era adatto, perché l'hai intervistato?" Amedeo: "Senti, non ne voglio più sapere di questa storia. Invece che andare in mensa ho preferito buttar via un quarto d'ora di tempo a chiacchierare... Altri falliti del genere non li sentirò più, va bene?" Laura: "Come si chiamava questo tipo?" Amedeo: "Moletti... Perché?" Laura (dopo un attimo di sconcerto): "E come ti ha contattato? Aveva risposto a un'inserzione?" Amedeo: "Mi pare... Il nominativo me l'ha passato Giulio. Perché me lo chiedi?" Laura: "Niente. Semplice curiosità." Amedeo: "A proposito di curiosità... che c'è per cena?" Laura: "Dei surgelati." Amedeo: "In questa casa si mangia solo surgelati?" Laura: "Non ho avuto tempo. Devo assistere mio padre in ospedale. E tra un po' esco per andare da mia madre." Amedeo: "E quando dimetteranno tuo padre che scuse troverai per non stare a casa?" Laura: "Veramente sono i tuoi impegni che non ti concedono tempo per me." Amedeo: "Se preferisci che molli tutto..." Laura: "Rinunceresti alla tua carriera per me?" Amedeo: "Basta che poi non ti lamenti, se va tutto in malora..." Laura: "Quando c'era mio padre, la società andava a gonfie vele e...." Amedeo: "Me l'hai detto mille volte. Quelli erano altri tempi. Adesso siamo con l'acqua alla gola... tra crisi, tasse, clienti che non pagano e..." Laura: "...e candidati intervistati tanto per ridere..." Amedeo si alza in piedi visibilmente irritato. Amedeo: "Bene. Visto che è vietato ridere in questa casa... me ne andrò al ristorante. Almeno con un piatto di lasagne mi tirerò un po su ." Dopodiché prende il soprabito ed esce di casa. SCENA IV Giulio si trova nell'ufficio di Amedeo insieme alla segretaria di Amedeo. Tutti e due in piedi che si parlano vicino alla porta. Segretaria (con una cartella sottobraccio): "Ho portato una lista di candidati con il loro curriculum..." Giulio: "Grazie. Glieli passerò al grande capo." La segretaria sta per uscire. Giulio: "Samanta." Segretaria: "Sì?" (ritorna sui suoi passi) Giulio: "Possiamo darci del tu?" Segretaria: "Certo." Giulio: "Mi servirebbe un favore. Segretaria: "Dimmi." Giulio: "Voglio che fai una ricerca sul candidato che abbiamo convocato ieri." Segretaria: "Moletti?" Giulio: "Esatto." Segretaria: "Ha superato la selezione?" Giulio: "No. Ma voglio sapere tutto di lui. Contatta anche la Security. Però che la cosa resti tra noi." Segretaria: "Noi..." Giulio: "Noi due intendo." Segreteria: "Ma che tipo di informazioni? Se pensiamo di non assumerlo..." Giulio: "Voglio sapere cosa fa, cosa non fa, dove vive, con chi... eccetera eccetera..." Segreteria (annuendo): "Tutto insomma." Entra nell'ufficio Amedeo. Amedeo (guardandoli sorridente): "Che cosa stavate confabulando nel mio ufficio?" Giulio: "Ti stavamo giusto aspettando... Abbiamo un certo numero di candidati da sottoporti..." Amedeo: "Roba seria?" Giulio: "Questo lo deciderai tu." Amedeo (rivolto alla Segretaria): "Ci può lasciare soli per favore?" Segretaria: "A più tardi allora." (E se ne esce.) Amedeo si mette a sedere dietro la scrivania. Giulio si siede davanti a lui e gli mette sotto gli occhi la cartella. Giulio: "Non vuoi darci un'occhiata?" Amedeo: "Mi è passata la voglia." Giulio: "Come mai?" Amedeo: "Ho avuto una discussione con Laura ieri sera. Si lamenta perché perdo troppo tempo a fare cazzate... La trascuro. Dice che quando c'era suo padre tutto andava a gonfie vele e in più lui non le faceva mancare niente, mentre io..." Giulio: "Una volta era più facile..." Amedeo: "E non gliel'ho detto? Ma lei... capirle certe cose..." Giulio: "Chi non si trova qui non può capire..." Amedeo: "E poi il tizio che ho sentito ieri..." Giulio: "Moletti." Amedeo: "...talmente strafottente. Tu gli hai già parlato?" Giulio: "Lo vedrò domani. Però intanto ho cominciato a fare mente locale..." Amedeo: "Cioè?" Giulio: "Suo padre aveva lavorato da noi." Amedeo: "Ah. Non me l'aveva detto." Giulio: "Infatti non l'aveva riportato sul suo curriculum. Ma il cognome l'avevo già sentito..." Amedeo: "Di solito sono cose che si scrivono... non so, a meno che..." Giulio: "...non ci sia sotto qualcosa. E infatti l'esperienza di suo padre qui da noi non deve avergli lasciato un gran bel ricordo." Amedeo: "In che senso?" Giulio: "Lui qui da noi c'è rimasto secco. Tu non c'eri. E' successo una ventina d'anni fa." Amedeo: "Dimmi, dimmi..." Giulio: "Rodolfo Moletti... suo padre cadde da un'impalcatura. Stava operando in emergenza, per finire in fretta un lavoro su cui eravamo in parecchio ritardo. L'impalcatura ha ceduto e lui è morto sul colpo. Mi sono riletto le carte dell'incidente. Noi non eravamo a norma..." Amedeo: "No?" Giulio: "E per evitare grane e inchieste varie abbiamo aggiustato, a posteriori la situazione. Con la moglie abbiamo concordato un risarcimento... tutto in nero." Amedeo: "Anche questa ci voleva!" Giulio: "Mah. La questione si era chiusa come un normale incidente sul lavoro. La vedova non ha fatto obiezioni." Amedeo: "Non sarà un caso che quello si ripresenti da noi, senza dir nulla di suo padre, e addirittura pretendendo un posto da dirigente... Occupatene tu che eri presente allora." Giulio: "Okay." Amedeo: "Io preferisco non averci più a che fare con quello." Giulio: "Vedremo a cosa vuole giocare. Magari è solo un bluff." Amedeo: "Speriamo." Giulio: "Vuoi che ti porti altri candidati?" Amedeo: "Ho altro per la testa. Anzi col senno di poi questo tizio qui non l'avrei neppure convocato. Non so... in questo periodo ho come la testa che mi gira a vuoto. Più mi sbatto e più le cose si complicano... Hai saputo di quella gara che abbiamo perso per la centrale elettrica? Vincere una gara è ormai come vincere un terno al lotto." Giulio: "Ma sulla prossima sono ottimista. Ho messo in campo certe mie conoscenze... Gente che conta..." Amedeo: "Chi sarebbero?" Giulio: "Procacciatori d'affari. Non ti ricordi che ci abbiamo parlato la settimana scorsa?" Amedeo: "Non mi hanno convinto molto quei signori." Giulio: "Vuoi risentirli ancora? Fissiamo un altro colloquio?" Amedeo: "Quelli sono delle piovre. Hanno le mani in così tanti affari... che anche se li risentissi una decina di volte... avrei sempre dei dubbi." Giulio: "Ci hanno dato referenze che contano." Amedeo: "Quando arriva la guardia di finanza le referenze non contano un piffero. Un mio amico l'altro giorno ha ricevuto la loro visita e gli hanno fatto un macello... portato via faldoni, computer, dischetti... Non riescono più a lavorare." Giulio: "Dobbiamo tenere duro. Se molliamo adesso..." Amedeo: "Io devo farlo anche con mia moglie. Se mi molla lei è finita." Giulio (si alza dalla sedia): "Cercherò di capire cosa vuole questo rompiscatole e ti farò sapere." Amedeo: "Grazie. A dopo". Giulio esce dalla porta. SCENA V Sala nell'appartamento di Giulio. Laura ha invitato a casa Vincenzo, suo amante. Sono seduti uno di fronte all'altro. Vincenzo ha appena rivelato a Laura di avere avuto un colloquio di lavoro con suo marito. Laura : "Cosa ti è saltato in mente? Senza dirmi niente?!" Vincenzo: "Non volevo... metterti in imbarazzo." Laura: "Scusa, ma dovevi dirmelo prima..." Vincenzo: "Pensavo di... fare bella figura con te! Sei tu che mi hai parlato delle assunzioni che stanno facendo nella tua ditta..." Laura: "Mica pensavo che ti saresti candidato..." Vincenzo: "Pensavo... di farti una sorpresa." Laura: "Non è roba per te quella lì." Vincenzo: "Perché?" Laura: "Ma non hai le competenze per quel tipo di lavoro!" Vincenzo: "Ho parlato direttamente con l'amministratore delegato. Non male come primo step." Laura: "Mio marito i ragazzi come te li chiama solo per farsi quattro risate. Non l'hai capito!" Vincenzo: "Ride bene chi ride ultimo." Laura (arrabbiata): "Pensi di essere tanto furbo?" Vincenzo: "Mi sembra che te la stai prendendo un po' troppo... Era solo per capire che... prospettive ci sono nella tua ditta..." Laura (alzandosi e camminando nervosamente): "Ci diciamo le cazzate, e non mi dici questo? Un incontro con mio marito! Senza nemmeno avvisarmi... Tu mio marito non avresti dovuto incontrarlo, mai!" Vincenzo: "Guarda che con lui non abbiamo mica parlato di cose personali... Non gli ho mica accennato che ci conosciamo..." Laura: "Vorrei ben dire!" Vincenzo: "Non è successo niente. Te l'assicuro." Laura: "Cosa pensavi di fare?" Vincenzo: "Lavorare nella tua azienda... potrebbe facilitare i nostri rapporti." Laura: "Facilitare?" Vincenzo: "Vederci più spesso, per esempio." Laura: "Con mio marito? Ma sei fuori!" Vincenzo: "Tu però mi hai detto che la ditta è tua. E quindi..." Laura: "Legalmente è mia. Ma è mio marito che la gestisce. Io manco so cosa ci combina lì dentro, e neppure mio padre che, guarda caso, è presidente. Eppoi che bisogno c'era, dico io, di fare un colloquio proprio con mio marito. Per trovarti un lavoro lì dentro dovevi prima sentire me!" Vincenzo (alzandosi pure lui): "Non mi va di chiedere favori! E poi... avresti dovuto parlarne con tuo marito." Laura: "Io con lui non ci avrei parlato per niente." Vincenzo: "Vedi che ho fatto meglio a non dirtelo?" Laura: "Se proprio hai bisogno di un lavoro, te lo trovo io... per altre strade..." Vincenzo: "Ti ho detto che non voglio favoritismi." Giulia: "Mio marito mi ha detto che vorresti addirittura diventare amministratore delegato!" Vincenzo: "E allora?" Giulia: "E' un' assurdità. E pure stupida... E' chiaro che lui s'è messo sulla difensiva... Fregargli il posto. Ma che hai nella testa... Non potevi almeno startene zitto ad ascoltare." Vincenzo: "Ma sì. Le ho ascoltate le sue stronzate..." Laura: "Hai proprio la testa dura! (pausa) Forse perché sei giovane... Anche io anni fa ero un po' come te. Però io avevo le spalle coperte... Mentre a te chi ti copre..." Vincenzo: "Non hai appena detto che vuoi aiutarmi?" Giulia: "Senti, carissimo, io nelle grane per colpa tua non ci finisco! Quando Amedeo mi ha accennato di te, io me ne sono stata zitta. E su di te negherò sempre tutto." Vincenzo: "Infatti io non ti ho coinvolto." Laura: "Cosa pensi di fare adesso?" Vincenzo: "Niente. Sto aspettando la loro risposta." Laura: "Ah, su quella sta tranquillo... Ti avranno sbattuto la porta in faccia." Vincenzo: "Se è così, perché ti preoccupi?" Laura: "Quindi se non ti richiamano è finita lì, me lo prometti..." Vincenzo: "Ti prometto di non crearti problemi." Laura: "Lo stai già facendo..." Vincenzo: "E che ho fatto?" Laura: "Ero in ansia prima, adesso lo sono ancora di più." Vincenzo: "Per cosa?" Laura: "Per te, per noi due... Forse sarebbe meglio che la finissimo qui. Non sono tranquilla, non lo sono per niente... Mio padre in ospedale, mio marito che se ne frega... e tu..." Vincenzo: "Io... vorrei aiutarti..." Laura (scuotendo la testa): "Credevo di conoscerti, e invece..." Vincenzo: "Mi conosci benissimo." Laura: "Vuoi fare di testa tua, anche se non sono d'accordo. E questo complica le cose." Vincenzo: "Ma no..." Laura: "Se mio marito dovesse scoprirci... Lo sai... E' meglio che per un po' non ci vediamo." Vincenzo (abbracciandola): "Fidati. Quello che faccio lo faccio anche per te." Laura: "Mio marito non dovrai più vederlo, intesi?" Vincenzo: "A meno che non lo voglia lui..." Laura: "Appunto... è meglio che te ne vada. Lui sarà qui a momenti... (guardando l'orologio). "Accidenti, che tardi... Oggi poi mi aveva detto che tornava anche prima." (Accompagna Vincenzo alla porta)." Vincenzo (andando verso la porta di ingresso): "Ci vedremo in palestra come al solito..." Laura: "No." Vincenzo: "Perché?" Laura: "Non è il momento." Vincenzo: "Hai paura di tuo marito? Caccialo via. Non è intestata a te la casa?" Laura: (Spingendolo fuori dalla porta): "Su, esci per favore!" (lui le lancia un bacio con la mano prima di uscire.) Lei si mette a sedere in una poltrona. Sfoglia una rivista. Poi lascia la lascia cadere a terra e si mette a pensare piuttosto turbata. Dopo circa un minuto sente suonare la porta. Lei crede che sia Vincenzo che forse si è dimenticato qualcosa. Lei (alzandosi dalla poltrona, indispettita): "Cosa vuole ancora? Gli avevo detto di sparire..." Va ad aprire la porta e si trova davanti suo marito con aria molto stanca. Laura (sorpresa): "Sei tu?" Amedeo: "E chi credevi che fosse?" Laura: "Non pensavo arrivassi così presto..." Amedeo: "Vengo dall'ospedale. Tuo padre..." Laura: "Ah, come sta? Che ti ha detto?" Lui si siede su una poltrona. Si siede anche lei. Laura: "Allora?" Amedeo: "Niente." Laura: "Come niente..." Vincenzo: "Dormiva. Non voleva essere svegliato. Aveva passato la notte in bianco. Comunque mi hanno detto che è in miglioramento. Si riprenderà. Tra una settimana dovrebbero dimetterlo." Laura: "L'hanno detto anche a me. Ma in che condizioni? Dopo una botta del genere, e alla sua età..." Amedeo: "Che ci vuoi fare... Purtroppo quando arriva, arriva... Mio padre se ne è andato con un ictus a cinquant'anni." Laura: "Mi fa piacere che sei tornato a casa prima..." Amedeo: "Davvero?" Laura: "In casa non c'è niente, ma potremmo andare fuori a cena..." Amedeo: "Grazie, ma non ho fame. Sono stanco morto. Ho solo bisogno di buttarmi a letto. Sono tre notti che non dormo." Laura: "Io... io pensavo che dovremmo fare qualcosa..." Amedeo: "Per tuo padre? Che cosa possiamo fare di più..." Laura: "Dicevo per noi due." Amedeo: "E' un periodo difficile, te l'ho detto. Se stacco anche solo qualche ora, rischio che tutto vada a rotoli." Laura: "Tutto... cosa? Ah, già, il lavoro... Amedeo: "Il lavoro... ti fa schifo questa parola?" Laura: "E non puoi delegare qualcuno?" Amedeo: "Ho Giulio che mi dà una mano. E' l'unico di cui mi fido. Assumere qualcun altro che poi ti faccia le scarpe... no grazie." Laura: "Ma non possiamo andare avanti così!" Amedeo: "Ce l'abbiamo sempre fatta." Laura: "Tu sei stanco, e pure io." Amedeo: "Prenditi una settimana di vacanza... Vai alle Canarie." Laura: "Con mio padre in ospedale?" Amedeo: "Tu puoi staccare. Io no. Magari fra qualche mese... sì, potremmo prenderci una vacanza... anche lunga." Laura: "Perché non adesso!" Amedeo: "Scherzi?!" Laura: "Ascoltami, ascoltami bene... Io ti sto offrendo su un piatto d'argento la soluzione dei nostri problemi." Amedeo: "Sentiamo." Laura: "Però non devi dire di no. Non devi neppure metterti a discuterla, altrimenti..." Amedeo: "Altrimenti cosa?" Laura: "Vendiamo la società. E con quello che prendiamo possiamo vivere di rendita tutta la vita. Andare all'estero, fare dei viaggi..." Amedeo: "Ci parli tu con tuo padre?" Laura: "Lo convincerò io. La cosa più importante per lui non è la Viroldi Spa, è Laura Viroldi." Amedeo: "E io? Conto qualcosa io?" Laura: "Tu sei mio marito." Amedeo: "Direi che tuo marito dovrebbe avere voce in capitolo..." Laura: "Io sono disposta a privarmi della società per salvare il nostro matrimonio, ti pare poco?" Amedeo: "Ma cosa farei io... Te lo stai chiedendo? Il pensionato a vita? A cinquant'anni?!" Laura: "E' il tuo lavoro... quello che conta per te. Il matrimonio può andare anche a rotoli, basta che la tua carriera..." Amedeo: "Per favore Laura... Sono uno che ha sempre lavorato, non mi va di fare il mantenuto... Quando abbiamo cominciato a metterci insieme i patti erano chiari." Laura: "Erano altri tempi... l'hai detto anche tu, no? Se ora anche passando notte e giorno in ufficio non riesci a venirne a capo, è meglio staccare la spina..." Amedeo: "Non mi puoi chiedere questo." Laura: "Te lo chiedo eccome... E ringrazia Dio che possiamo farlo... Domani potrebbe essere troppo tardi." Amedeo: "Sistemerò tutto. Te l'assicuro." Laura: "E come? Facendomi impazzire?!" Amedeo: "Io... io adesso sono troppo stanco. Ho bisogno di andare a letto." (Si alza dalla poltrona ) Laura: "Tu sei malato. Malato di lavoro..." Amedeo (andando verso la camera da letto - dietro le quinte): "Ti prego Laura, riparliamone domani. Adesso non ce la faccio..." Laura: "Se non accetti la mia proposta, io ti mollo e non avrai un soldo né da me né da mio padre..." Amedeo: "Ci parlerò io con tuo padre." Laura: "Mio padre darà ragione a me!" SCENA VI Amedeo si trova seduto nel suo ufficio. Poco dopo entra la segretaria con una cartella. Segretaria (con una cartella sottobraccio): "Ecco i dati del terzo trimestre che mi aveva chiesto." (Mette la cartella sul tavolo di Amedeo e gliela apre davanti). "Ah, ho inserito anche questa lettera che ci è appena arrivata da un cliente." Amedeo (guardando i documenti preoccupato): "Grazie." Segretaria: "Serve altro?" Amedeo: "No. Anzi. Mi chiami Giulio, per favore." (La segretaria esce dalla stanza). Dopo qualche secondo entra nella stanza Giulio che si siede davanti a Amedeo. Amedeo: "Hai visto?" (mostrandogli la lettera.) "La Tecnosistar ci comunica che non potrà pagarci nei tempi previsti. Cinquecentomila euro che rischiano di andare in fumo." Giulio: "Quella azienda ha dei problemi... Rischia di fallire." Amedeo: "E noi pure se andiamo avanti di questo passo. Come minimo dovremo fare dei tagli... Non so ancora cosa e come, ma dovremo tagliare... e di brutto." Giulio: "A meno che non arrivino nuove commesse..." Amedeo: "E dove? Dal cielo? Hai letto i consuntivi del terzo trimestre? Mai visto una roba simile... Siamo in negativo su tutti i parametri... La vedo nera." Giulio: "C'è crisi per tutti. E i pesci più piccoli sono quelli che rischiano di più." Amedeo: "Noi siamo un pesce piccolo?" Giulio: "Ci sono imprese grandi dieci venti volte la nostra... che se la passano meglio, e se riuscissimo ad accordarci con loro..." Amedeo: "Farci cannibalizzare? E dove andremmo a finire? A lisciare il sedere di qualche loro pezzo grosso?" Giulio: "Le opzioni potrebbero essere diverse. Magari una certa autonomia potremmo mantenerla." Amedeo: "Io lo so come va a finire. Quelle aziende prima ti comprano poi ti fanno a pezzi. E poi me lo immagino il grande capo come sarebbe contento..." Giulio: "Mi sembra abbastanza intelligente da capire che a volte è meglio arrivare ad un compromesso." Amedeo: "Scordatelo." Giulio: "Ah, sei tu allora l'irriducibile." Amedeo: "Mi dovranno prima puntare la pistola alla tempia..." Giulio: "Si stava solo parlando..." Amedeo: "...a vanvera. Cerchiamo di piuttosto di rendere le nostre offerte più competitive. Avvieremo un piano di incentivi all'uscita per chi può andare in pensione. Abbiamo decine di vecchi operai... che non rendono più... e ci costano..." Giulio: "Ne assumeremo di giovani e forti..." Amedeo: "A proposito di giovani e forti, hai incontrato quel tizio... Moletti, Maletti..." Giulio. "Te ne volevo appunto parlare." Amedeo: "Faccenda chiusa?" Giulio: "Purtroppo no. Va peggio di quanto pensassi." Amedeo: "Spiegati." Giulio: "Vuole riaprire il caso." Amedeo: "Quale caso?" Giulio: "Suo padre. Te l'avevo detto che era morto cadendo da un'impalcatura..." Amedeo: "Ma sua madre non era stata risarcita? Non era tutto a posto?” Giulio: "Purtroppo è venuto in possesso di informazioni, ultrariservate come puoi ben immaginare, che dimostrano che da parte nostra non avevamo adottato tutte le misure..." Amedeo: "Cazzo!" Giulio: "M'ha parlato di tutta una serie di cose... e poi di tutto quello che abbiamo fatto per insabbiare la faccenda. Dettagli che non sapevo neanche io, e che poi sono andato a rileggermi nel dossier. Da quello che m’ha detto ha delle prove, prove importanti…" Amedeo: "Ma non è possibile! Come ha fatto a scoprire... Ha letto i giornali... parlato con ex dipendenti..." Giulio: "Credo che abbia messo il naso nei nostri archivi. E che abbia fatto fare delle foto, delle copie…" Amedeo: "Ma dovevate distruggere tutto... Come si fa tenere in casa una simile bomba!" Giulio: "Da noi c'è la mania di conservare tutto, perché non si sa mai." Amedeo: "E' stato lui ad aprire i nostri cassetti? Abbiamo delle telecamere... Io lo denuncio!" Giulio: "Non ci sono telecamere nella area archivi. Comunque ho il sospetto di chi può averlo aiutato." Amedeo: "Chi?" Giulio: "Una stagista che avevamo preso alcuni mesi fa per una ricerca sulle storie di impresa..." Amedeo: "Non dirmelo... Mirella... Mirella..." Giulio: "Mirella Stanti. Lei poteva consultare tutti gli archivi. E da quanto mi hanno detto, tutti erano troppo impegnati per controllarla." Amedeo: "Pareva tanto una brava ragazza, e invece...” Giulio: "Non ne ho le prove. Ma ho scoperto che, guarda caso, abita nello stesso condominio di Moletti. Ti sembra un caso?" Amedeo: "E secondo te, se è riuscito ad avere una copia delle carte dell'intera faccenda può denunciarci?" Giulio: "Può rovinarci. Oltretutto questo ex-dipendente, cioè suo padre, collaborava con il servizio di sicurezza del lavoro... Insomma era un piantagrane... tale e quale il figlio. Non escludo che questo adesso, coinvolgendo dipendenti vecchi e nuovi, voglia passare al setaccio tutto quello che abbiamo o avevamo fuori norma..." Amedeo: "Porca miseria. E adesso se vengono a fare dei controlli come siamo messi?" Giulio: "Non benissimo. Dovremmo spendere un botto di soldi per rinnovare tutte le attrezzature di sicurezza." Amedeo: "Ma che interesse può avere a rovinarci?" Giulio: "Vorrebbe essere assunto... con una posizione di un prestigio. E se devo essere sincero, sarebbe meno problematico averlo in azienda che avercelo contro." Amedeo: "Ma ci ricatterebbe… in continuazione!" Giulio: "Adesso capisci perché questo qui punta in alto." Amedeo: “Sarebbe una follia. Assumerlo come dirigente... Cosa direbbero gli altri manager? Un ragazzotto senza esperienza… al loro livello?!” Giulio: “Già.” Amedeo: "E dargli dei soldi perché si tolga dalle scatole?" Giulio: "Mah. Francamente non credo che gli interessi un risarcimento… l’aveva già avuto la madre. Parlaci tu. Magari riesci a convincerlo..." Amedeo: "Una cosa è chiara. Quello da noi quello non può starci. Tu vedi altre soluzioni?" Giulio: "Ci devo pensare.” Amedeo: “Con tutti i problemi che abbiamo…” Giulio: “Se non altro adesso sappiamo che carte ha in mano... Non bluffa, e non possiamo bluffare neanche noi." Amedeo: “Proverò a parlarci.” ATTO II SCENA I Appartamento di Amedeo. Laura è sola in casa. Suona il campanello della porta. Entra Giulio. Laura lo fa entrare. Giulio: “Ciao Laura. Come va?” Laura: “Ciao. Scusami se ti ho fatto venire…” Giulio: “Figurati… Se posso aiutarti…” Laura: “Ti posso offrire qualcosa? Un caffè…” Giulio: “No, grazie, l’ho appena preso.” Laura lo fa accomodare in una poltrona e si accomoda pure lei. Giulio: “Dimmi tutto.” Laura: “Con Amedeo non riesco più a parlarci…” Giulio: “Di questi tempi è sempre molto impegnato…” Laura: “…non vuole ascoltarmi. Non mi ascolta più. E non so se tu… Non dovrei parlartene, sono così imbarazzata…” Giulio: “Se sono cose riservate, sono muto come un pesce. Ti puoi fidare di me, no?” Laura: “E’ una vita che ci conosciamo…” Giulio: “Altroché.” Laura: “Ti sarò sempre grata…” Giulio: “E di che?” Laura: “Quando ho deciso di sposare Amedeo, non hai fatto storie… sempre corretto, gentile… Molti al tuo posto se la sarebbero legata al dito...” Giulio: “E’ la vita... Penso che hai fatto la scelta giusta.” Laura: “Ho fatto una cazzata. Mi ha sposato solo per interesse, per la sua maledetta carriera… E a me faceva comodo… perché io non sono tagliata per star chiusa in ufficio. A me piace divertirmi, viaggiare… Non avrei dovuto sposarmi…” Giulio: “Io so che ti vuole bene.” Laura: “Oh, a modo suo. Vorrebbe una donnina docile e mansueta che non gli rompa le scatole…” Giulio: “Che dovrei fare? Parlargli?” Laura: “No.” Giulio la guarda senza sapere che dire. Laura: “Non devi dirgli niente." (pausa) "Ho un amante. Amedeo non lo sa, non deve saperlo.” Giulio: “Ah.” Laura: “L’ho conosciuto in palestra l'anno scorso Più giovane di me… il classico belloccio che la classica signora bene, non ancora spompata, vorrebbe farsi. Dovrei sentirmi in colpa? All’inizio forse, ma adesso… Con Amedeo non abbiamo più rapporti… Credo che di me non gliene frega più di tanto. Magari dovrei pure dirglielo… sì, di questo mio… Magari gli farebbe venire un po’ più di voglia…” (si mette la testa tra le mani e quasi scoppia a piangere). Giulio: “Laura, mi dispiace, se Amedeo ti trascura… Ma io credo che anche lui, come te, me, hai i suoi problemi … Comunque prima o poi le cose poi si risistemeranno… Ne ho visti di casi… amici miei che poi alla fine…” Laura: “Lascerò Amedeo e mi metterò insieme a lui.” Giulio: “Dai, non fare stupidaggini.” Laura: “Meglio una stupidaggine che una vita di merda…” Giulio: “Chi è questo qui? Cosa fa?” Laura: “Si chiama Vincenzo, Vincenzo Moletti e fa il personal trainer.” Giulio rimane senza parole. Laura (senza notare la sorpresa di lui): “Te lo dico solo per sfogarmi sia ben chiaro… Non mi devi né dar ragione, né compatirmi… So già che me ne pentirò. Ma lui mi ama… o meglio mi fa sentire amata… E poi questo qui è un tipo sveglio… forse perché è giovane. Quando sono con lui mi sento in forma pure io…” Giulio: “Ma io lo conosco, gli ho parlato ieri in ufficio..." Laura (sorpresa): "Gli hai parlato..." Giulio: "E' venuto per un colloquio... Pure Amedeo ci ha parlato." Laura: "E con questo?" Giulio: "Sarebbe una pazzia! E' venuto per ricattarci... Suo padre è morto qui da noi in un incidente sul lavoro e adesso vuole farci causa..." Laura: "Davvero? Questo non me l'aveva detto." Giulio: "Laura, ti scongiuro lascialo perdere... Questo qui ti ha abbordata solo per fregarti." Laura: "Vincenzo lo conosco. Non è uno interessato ai soldi." Giulio: "Ma ha delle idee assurde... Ci minaccia, ti dico..." Laura: "Non mi sembra un tipo così pericoloso." Giulio: "No? Uno che vorrebbe addirittura prendere in mano l'azienda?" Laura: “Ad Amedeo gli starebbe bene… Rimpiazzarlo con uno più giovane… con idee nuove…” Giulio: “Andrebbe tutto a rotoli.” Laura: “Non è detto.” Giulio: “Uno come quello ci creerebbe, ti creerebbe solo problemi…” Laura: “Sarà... Ma io con Vincenzo mi trovo bene.” Giulio: “Prenditi un momento di... di riflessione con lui. Fatti una vacanza…” Laura: “Anche tu con la vacanza. Siete proprio uguali tu e Amedeo.” Giulio: “Ti prometto che a tuo marito non dirò niente. Ma tu promettimi di pensarci su. Un conto è un’avventura, un conto è...” Laura: “D’accordo, d’accordo. Non ho ancora preso nessuna decisione.” Giulio: “E soprattutto tieni fuori questo tizio dall’azienda. Non dirgli niente… Ci manca solo che qualcuno metta in giro tutti i nostri problemi.” Laura: “So essere riservata.” Giulio: "Le cose prima o poi si aggiusteranno, vedrai." Laura: "Ne ho viste talmente tante... che oramai non ho più speranze." Giulio si alza dalla poltrona. Laura: “Te ne vai di già?” Giulio: “Devo tornare in ufficio. Ho un sacco di lavoro che mi aspetta, scadenze, urgenze… tu lo sai...” Laura: “Scusami tanto se ti ho coinvolto… Era uno sfogo…” Giulio: “Hai fatto bene. Ma ti prego cerca di seguire i miei consigli." (dandogli un bacio sulla guancia): “Ciao Laura stammi bene.” Laura. “Ciao Giulio” ( e se ne esce). SCENA II In ufficio Amedeo ha convocato Vincenzo. Si trovano seduti l’uno di fronte all’altro. Amedeo: “Relli mi ha detto di suo padre. Non sapevo di questa brutta storia. Io non c’ero quando suo padre è morto. Mi dispiace molto. Perché non me ne ha parlato?” Vincenzo: “Non mi va di essere compatito. Non voglio favoritismi. Voglio solo giustizia.” Amedeo: “Ho visto che è stato offerto un risarcimento che sua madre ha accettato.” Vincenzo: “Mia madre allora era sola, senza lavoro, con una famiglia da mantenere… Ha accettato quei soldi solo per sopravvivere.” Amedeo: “Adesso lei che intende fare?” Vincenzo: “Riaprire il caso. Mi sono consultato con un avvocato. Ho le prove, prove che mio padre è morto per negligenza dell’azienda. Ci sarà un processo… che probabilmente coinvolgerà altri ex dipendenti vittime come mio padre. Lo sa che negli ultimi trentanni nella Viroldi ci sono stati una ventina di incidenti… la maggior parte mai denunciati. Mio padre collaborava con il servizio di sicurezza del lavoro. Aveva raccolto parecchi documenti… Secondo me, non è stato un incidente… Lo avete eliminato.” Amedeo: “Addirittura! Noi saremmo degli assassini… E allora ci denunci! Anche noi, sa, abbiamo degli avvocati, i migliori della città, e se vuole sparare così… nel mucchio, rischia di farsi male, molto male signor Moletti.” Vincenzo: “Mi sta minacciando?” Amedeo: “La sto solo mettendo in guardia. Mi spiace per suo padre, sinceramente. Ma parliamo di un caso successo più di ventanni fa… le cose nel frattempo sono cambiate.” Vincenzo: “Il mio avvocato mi ha detto che se vi facciamo causa vinciamo di sicuro, e qualcuno di voi potrebbe andare in galera.” Amedeo: “Gli avvocati sono dei mangiasoldi che ti promettono senza mantenere… Lei rischia di buttare via un sacco di tempo e denaro senza concludere nulla, dia retta a me. Regoliamocela tra noi la faccenda.” Vincenzo: “La ascolto.” Amedeo: “Le offro il doppio del risarcimento che abbiamo offerto a sua madre.” Vincenzo: “Non basta.” Amedeo: “Guardi che è una cifra enorme. Se ci fa causa prenderà molto meno.” Vincenzo: “Voglio che mio padre non sia morto inutilmente…” Amedeo: “Si spieghi.” Vincenzo: “Vorrei ripulire questa azienda da tutto il marciume…” Amedeo: “Per esempio?” Vincenzo: “Mettere in sicurezza tutti gli impianti, le attrezzature…” Amedeo: “Chi glielo dice che non lo siano.” Vincenzo: “Conosco diversi operai qui dentro, il rappresentante per la sicurezza dei lavoratori, tanto per fare un esempio. Ho un quadro della situazione.” Amedeo: “E quindi che vorrebbe fare?” Vincenzo: “Assumetemi. Datemi un budget e rimetterò le cose a posto. Ma non come stagista, voglio un posto da responsabile… importante.” Amedeo: “E secondo lei dovremmo assumere uno come lei senza qualifiche affidandogli un posto da dirigente? E gli altri responsabili che abbiamo qui dentro come la prenderebbero? La farebbero fuori in quattro e quattrotto.” Vincenzo: “Ammazzerebbero me come mio padre?” Amedeo: “La metterebbero in difficoltà, intendevo.” Vincenzo: “E allora voglio una squadra di collaboratori che mi diano una mano. Gente di fiducia scelta da me.” Amedeo (sarcastico): “Lei è davvero incredibile… Ma come le vengono certe idee?” Vincenzo (alzandosi in piedi): “Io le ho dato una possibilità. A questo punto non mi resta che andare avanti per la mia strada.” Amedeo (alzandosi in piedi): “Aspetti. Mi dia qualche giorno. Non è così semplice…” Vincenzo si avvia verso la porta. Poi si ferma e si rivolge ad Amedeo. Vincenzo: “Facciamo in questo modo... Magari è più facile accordarci... Incontriamoci a casa sua, lei, il signor Relli e sua moglie.” Amedeo: “Mia moglie? Che c’entra mia moglie?!” Vincenzo: “Sua moglie non è la figlia del presidente? Mi pare che conti, e anche più di lei… Mi faccia sapere… una di queste sere. Io sono sempre libero.” (avviandosi alla porta e uscendo): “Buona giornata.” Amedeo rimane da solo, espressione costernata. Poi da una porta di una stanza interna se ne esce Giulio che si mette a sedere di fronte ad Amedeo. Amedeo: “Hai sentito?” Giulio: “Tutto.” Amedeo (scuotendo la testa): “Non so cosa darei per togliermelo di mezzo.” Giulio: “Eh, sarebbe bello.” Amedeo: “Ma come? Assoldare dei killer professionisti?” (pausa) “Ti rendi conto? Una faccenda vecchia di ventanni… di cui non solo non ne sapevo niente, ma non c’entro assolutamente niente. Un operaio mette male un piede su un’impalcatura… e mi piomba così addosso… a rovinare tutto… il lavoro di anni e anni… E adesso vuole tirare in ballo pure Laura! Sa pure il ruolo che ha, che conta più di me… Quel ragazzo è un demonio! Ma come fa a sapere tutte queste cose!” Giulio: “Non occorre essere dei geni… In molti qui sanno che Laura è figlia del grande capo.” Amedeo: “Sì, ma coinvolgere pure lei in questa storia!” Giulio: “E’ un tipo sveglio… dietro la sua aria ingenua. Devo dire che con me ha snocciolato fatti e dati… che in mano a degli avvocati…” Amedeo: “Più che sveglio direi spregiudicato, e parecchio. Un altro al suo posto si sarebbe accontentato di un bel pacco di soldi. Lui no. Lui vuole tutto. O tutto o niente…” Giulio: “La partita è ancora aperta. Non è detto che vinca lui.” Amedeo: “Ammesso che la spuntiamo noi, sarebbe un gioco al massacro. Tra avvocati, spese legali, ricerche, voci di corridoio e non solo… E non parliamo di Laura. Sballata com’è non mi stupirei che desse ragione a lui. Lo sai com’è fatta quella… non è la prima volta che perde la testa per uno tutto muscoli e niente cervello. No, no… te lo confesso, Giulio, sono disperato. Oltretutto… Non te l’ho detto? Laura mi vuole cacciare di casa. Non ne può più di me. E io non ne posso più di lei. Mi faccio in quattro per salvare l’azienda, e lei invece che darmi una mano mi rema contro.” Giulio: “Stiamo passando tutti un momento difficile… Le passerà.” Amedeo: “Se è per questo, non è la prima volta che minaccia il divorzio. Hai i suoi chiari di luna… Però è dura vivere con una donna che ha alti e bassi del genere. Sindrome bipolare… me ne ha parlato un mio amico. Può essere? Mah.” Giulio: “Che intendi fare? Vederci insieme a tua moglie?” Amedeo: “Con quel tizio? Sarebbe l’ultima cosa che vorrei. Tu cosa mi consigli?” Giulio: “Conosco gente che potrebbe darci una mano.” Amedeo: “Avvocati?” Giulio: “Gente di altre società…” Amedeo: “Proporre a Moletti una assunzione in un’altra azienda… Potrebbe essere un’idea. Ma non credo che accetterà.” Giulio: “Una soluzione potremmo anche trovarla. Ma è chiaro che tutto ha un costo.” Amedeo: “Sarei anche disposto a svenarmi, pur di togliermelo di mezzo.” Giulio: “Fammici pensare.” (Si alza in piedi e si avvia verso l’uscita). “Vado a sistemare un po’ di cose in sospeso. Ci vediamo più tardi” Amedeo. “A dopo.” SCENA III Amedeo si trova a casa con Laura. Stanno aspettando Giulio e Vincenzo. Amedeo alla fine ha acconsentito di accettare la proposta di Vincenzo di trovarsi tutti e quattro a casa di Amedeo e Laura. E' stato Giulio a convincere Amedeo, ventilando l'idea che così facendo si sarebbe arrivati ad una soluzione. Però sia Vincenzo sia Giulio tardano ad arrivare. E Amedeo e Laura sono molto agitati. Amedeo (cammina nervosamente): "Sia ben chiaro... l'idea non è stata mia." Laura: "No? E chi le prende le decisioni sull'azienda?" Amedeo: "Giulio mi ha promesso che saremmo arrivati ad una soluzione." Laura: "E quale? Ti fidi di Giulio senza sapere cosa gli frulla in testa." Amedeo: "Vorrei che capissi che di questa maledetta faccenda io sono soltanto la vittima. Quando sono entrato in azienda io manco m'immaginavo questo casino!" Laura: "Se è per questo, nemmeno io." Giulio: "E tuo padre? Tuo padre avrebbe dovuto avvertirmi." Laura: "Con tutti i problemi che aveva..." Giulio: "Non so se ti è chiaro che l'amministratore delegato allora era lui, e se c'è qualcuno che rischia di andare in galera questo è proprio lui." (Si mette a sedere). Laura: "Mio padre è già tanto se riuscirà a tornare a casa... In prigione, figurati..." Amedeo: "Ma a te non te ne frega niente se mi trovo nella merda? Se sapevo che andava così, qui dentro non ci avrei messo piede!" Laura: "Ma come si poteva prevedere una cosa del genere? Mi risulta che abbiamo sempre fatto il possibile..." Amedeo: "Già. Tanto... che serve discutere?" (guarda l'orologio). "E di questo Moletti? Non ne hai mai sentito parlarne?" Laura sta in silenzio. Amedeo: "Ehi, sto parlando con te!" Laura: "T'ho già detto che di questa faccenda non ne sapevo niente." Amedeo: "Perché mi pare un po' strano che questo tizio voglia coinvolgere anche te... se non ti conosce... A meno che non si aspetti un trattamento di favore..." Laura: "Ma che c'entro io? Non mi hai appena detto che è stata di Giulio l'idea trovarci tutti qui?" Amedeo: "L'idea veramente era stata di Moletti. Giulio l'ha sostenuta..." Laura: "...non si sa per quale motivo. E tu hai approvato." Amedeo: "Vuoi insinuare che mi sono fatto infinocchiare?" Laura: "Boh. Se ti fidi di Giulio..." Amedeo (riflettendoci un attimo): "No. Non mi fido di Giulio... Anzi (guardando ancora l'orologio) sono già pentito di avergli dato retta. Cazzo, perché non è qui? (sente un segnale sul suo smartphone. Legge il messaggio.) "Ah, è lui. Dice che c'è stato un incidente e che sarà qui tra poco. Meno male." Laura: "E l'altro invitato? Non doveva essere già qui da mezzora?" Amedeo: "Avevamo detto nove, nove e mezzo... Arriverà. Figurati se non arriva..." Laura: "Be' se tra un po' non arriva, io me ne vado a letto. Sono stanca morta. Tanto per quello che conto io qui." Amedeo: "Dimmi solo una cosa... Se questo tizio volesse prendere il mio posto, chi scegliesti... lui o me?" Laura: "Che domanda... Lui vorrebbe semplicemente essere assunto, a quanto ho capito." Amedeo: "Non solo. Lui pretende un posto da dirigente, per diventare poi magari amministratore delegato." Laura: "Scusa, ma mi pare una questione... prematura, molto prematura." Amedeo: "Ma facciamo che lui si senta... pronto... dopo un po' di anni, a diventare amministratore delegato, tu lo vorresti al posto mio?" Laura: "Quando succederà... magari potrebbe fare comodo anche a te ritirarti per lasciare a qualcuno..." Amedeo (imprecando): "Io non mi sono fatto il mazzo qui dentro per lasciare il mio posto al primo deficiente che capita!" Laura (sullo stesso tono): "E allora che me lo domandi a fare?!" Amedeo (con un tono più controllato): "Te lo domando perché tu sei piuttosto sensibile ai giovani belli e pimpanti... E non vorrei che quando questo arriva... sotto sotto non gli facessi tante moine..." Laura (alzandosi dalla poltrona di scatto): "Basta! Non posso più delle tue assurde idee." Sta per andarsene in una camera interna, quando suona il campanello della porta. Amedeo: "Ah, saranno loro." (Si alza e va ad aprire alla porta) Compare Giulio trafelato e con aria stralunata. Amedeo: "Eccoti finalmente... Mi dicevi che c'era traffico... Su accomodati..." Giulio entra e si siede, con lo sguardo un po' perso. Amedeo "E allora? Non dici niente? Di quell'altro... sai qualcosa? Immagino che arriverà anche lui tra poco... Che c'era... un incidente?" Giulio: "Già." Amedeo: "Già... cosa?" Giulio: "Un suv o un furgone, dicono... andava a tutta velocità... E Moletti..." Laura: "Ma che stai dicendo... Spiegati!" Giulio: "Era lì... sulla strada... Ho visto l'autoambulanza..." Amedeo: "L'hanno investito? E' ferito?" Giulio: "C'era il corpo coperto sull'asfalto..." Amedeo: "Morto?" Giulio annuisce. Laura si mette la mano sulla bocca per non urlare ed esce dalla stanza sconvolta. Amedeo (senza celare un sorriso di soddisfazione): "Morto? Non ci posso credere... Allora c'è una giustizia a questo mondo!" Giulio: "Mi aspettavo di trovarci qui con lui. Non... non immaginavo finisse così." Amedeo: "Figurati, io. Quando la realtà supera la fantasia..." Giulio: "M'avevano detto che avrebbero risolto il problema. Ma così..." Amedeo (lasciando la sua aria giuliva per una espressione preoccupata): "Cosa, cosa? Chi t'avevano detto..." Giulio: "Gente che conosco. Mi avevano garantito un lavoro pulito, senza lasciare niente al caso, niente casini di nessun genere insomma." Amedeo: "Ma che cazzo stai dicendo..." Giulio (pensandoci qualche secondo): "Non c'erano alternative, credimi. L'unica cosa che ti posso dire è che non pensavo che finisse così... " Amedeo: "Così come?" Giulio: "Ammazzato... Non è un caso che quel tizio sia morto così... oggi." Amedeo: "Come, come... hai ingaggiato dei killer?!" Giulio: "E' da parecchio che siamo in mano a certa gente, Amedeo. Professionisti... infiltrati dappertutto. I pochi appalti che abbiamo avuto, li abbiamo avuti solo grazie a loro." Amedeo: "Ma che stai dicendo? Mafia, camorra... Chi?" Giulio: "Esattamente non lo so. Io ho sempre avuto a che fare con gente pulita... che non ha mai avuto problemi... Sono loro che hanno i rapporti con... O meglio, è tutto un discorso di intermediari e intermediari e... Un gioco di scatole cinesi... dove il marcio è talmente in profondità che neanche lo vedi." Amedeo: "Abbiamo collaborato con la malavita... e non mi hai mai detto niente?" Giulio: "Pensavo che li avessi intuiti certi... meccanismi." Amedeo: "Ma quali meccanismi!" Giulio: "Oramai fanno tutti così." Amedeo: "No, no... Tu volevi fare così. Io mi fidavo di te, e mi hai fregato, nel modo più squallido..." Giulio: "Forse hai ragione. Ma vedi, sono trent'anni che lavoro per questa azienda... Il grande capo mi aveva promesso di lasciarmi il suo posto... E sarebbe andata così se non fossi arrivato tu. Hai sposato Laura è così... D'altra parte... sono le regole del gioco." Amedeo: "Così dovevi diventare tu amministratore... E invece che protestare, zitto zitto..." Giulio: "Oh, io sono uno che si adatta..." Amedeo: "...a lavorare con dei criminali... E io che non me sono mai accorto. E adesso? Adesso che si fa?! Che vorrà quella gente? Vorrà ricattarci ovviamente?" Giulio: "La Viroldi oramai è nelle loro mani. Lo era anche prima. Adesso poi... Chi ci ha liberato da Moletti vorrà la sua parte ovviamente." Amedeo: "E io che dovrei fare?" Giulio: "Lasciare l'azienda." Amedeo: "Lasciarla?! A te?" Giulio: "Gli accordi sono questi. Convinceremo tuo padre a cederla ad una società più grossa... per evitare il fallimento. Ci saranno dei tagli... Io prenderò il tuo posto. Una posizione ridimensionata ovviamente visto che la Viroldi diventerà una controllata... Tu e tua moglie vi prenderete una quota della vendita... Un paio di milioni di euro... che non è poco." Amedeo: "Ma la Viroldi ne varrà almeno dieci, dodici!" Giulio: "Se la vendevi qualche anno fa forse. Ma adesso... ritieniti fortunato che porti a casa qualcosa. Ho cercato di strappare le migliori condizioni..." Amedeo: "Questa poi! Dovrei pure ringraziarti? No, non farò mai una cosa del genere." Giulio: "Purtroppo quella è gente che non scherza." Amedeo: "Farebbero fuori anche me..." (Ci riflette qualche istante). "E Laura?" Giulio: "Parlaci tu. Credo che capirà... O se preferisci che ci parli io..." Amedeo: "Vattene. Mi fai schifo! Tutti questi anni insieme... fianco a fianco... Sempre educato... mai una parola di troppo..." (guardandolo come un essere spregevole). "No, io non sono come te." Giulio (si alza e fa per avviarsi verso la porta): "Ti ho fatto un favore, sai?" Amedeo (scuotendo la testa ironico): "Un favore... certo." Giulio: "Ho salvato il tuo matrimonio." Amedeo: "Tu hai fatto... cosa?" Giulio: "Moletti era l'amante di tua moglie. Ti avrebbe mollato e sarebbe andata a vivere con lui..." Amedeo lo guarda senza riuscire a comprendere. Giulio: "Non hai visto come se ne è andata sconvolta quando ho detto che era morto?" Amedeo: "Come... come lo sai che se la faceva con Laura? Te l'ha detto lei?" Giulio (annuisce): "Tu però non dirle niente. Le avevo promesso che non ti avrei detto niente." Amedeo (riflettendoci) "E così adesso è tutto risolto, eh?" Giulio: "Non credo che troveranno chi l'ha investito... Ma in fondo lui aveva ragione. Occorrerà fare il possibile per evitare altri incidenti." Giulio esce dalla stanza, mentre Amedeo rimane in piedi da solo, come impietrito. FINE