Giovanni Spagnoli LE ZIE Personaggi Lola Susy Sonia Miriam Madame Ester Tenente Scena I (Stanza di soggiorno in cui riposano e oziano le signorine della casa chiusa. La radio trasmette una canzone cantata da Alberto Rabagliati. Miriam lavora all'uncinetto, Lola fa un solitario con le carte sorseggiando di tanto in tanto del cognac. Susy si pettina davanti a uno specchietto e segue sottovoce il motivo della radio. Sonia si lacca le unghie) SUSY – Rabagliati, che bell'uomo! SONIA – In America lo volevano come sosia di Rodolfo Valentino. SUSY – Solo gli americani possono pensare stupidaggini come questa. Nessuno potrà mai somigliare a Valentino. MIRIAM – Quando è morto si sono suicidate trenta donne. SONIA – (A Susy) Tu ti saresti suicidata? SUSY – (Fa il gesto dell'ombrello) Tiè! MIRIAM – Dicono che ancora oggi, nell'anniversario della sua morte qualcuno metta sulla sua tomba, di notte, una rosa rossa. SONIA – Questo si che è amore! MIRIAM – Nessun uomo merita il suicidio. SONIA – Certo che se guardiamo i nostri clienti ti passano tutte le voglie. MIRIAM – Non tutti. SONIA – Se gli levi i vestiti, sono tutti uguali. MIRIAM – Non tutti. SUSY – (A Miriam) Cos'è, ti sei fatta l'amante fisso? (Silenzio)Aaaaaaah, ho capito! Quel vecchietto pelato che viene tutti i giovedì..come si chiama...(non gli viene il nome) Quello che ha quel fermacravatta con una perla che sembra una noce...Non dire di no, quello va in camera solo con te! SONIA – E' vero, l'ho notato anch'io! Quello deve essere ricco sfondato, tutti giovedì si fa la sua mezz'ora e magari anche un'ora con te. MIRIAM – Mi ha preso in simpatia...Si chiama Stefano. SUSY – Scusa Miriam, questo Stefano, a vederlo così, ha una settantina d'anni. Non mi dirai che sta tutto questo tempo con te a... MIRIAM – Ma cosa dici? Non ci pensa nemmeno. SUSY – No? E che fa? MIRIAM – Ora vi racconto tutto, però mi raccomando, non ditelo in giro, non vorrei che si offendesse. (Segni di giuramenti da parte delle altre) Avrete visto che ha sempre con se una valigetta? SONIA – Piena di soldi? MIRIAM – Appena siamo nudi, lui apre la valigetta. Dentro ci tiene un vestito da prete e una da suora. Li indossiamo e lui si confessa. SUSY – Come si confessa? Ti confessa. MIRIAM – Macchè. E' lui che si veste da suora e si confessa. SONIA – E non ti viene da ridere? MIRIAM – Devo restare seria per forza. Lui la prende veramente sul serio. SUSY – E che cosa ti confessa? MIRIAM – Mi racconta che la madre badessa ci ha provato e lui non ha saputo dirle di no. Un'altra volta mi ha raccontato che il diavolo lo è andato a trovare e glie l'ha messo di dietro...Cose così, insomma. SUSY – (Ride) Naaaaa, ma dai! MIRIAM – Io ve la racconto così, ma dovreste sentire i particolari. Ha una fantasia... Certe cose non le ho mai pensate e non so nemmeno come si possano fare. SONIA – E ti paga una marchetta blu tutte le volte? MIRIAM – Ogni giovedì. SUSY – Ieri però era giovedì, ma non s'è visto. Che sia morto? SONIA – Ma dài, Susy, smettila! MIRIAM – L'avevo avvertito che sarei andata a trovare mia figlia. SONIA – Come sta tua figlia? MIRIAM – Cresce che è un amore. SONIA – A chi somiglia a te o al padre? MIRIAM – Più a me. Vedessi com'è carina. (Trae una foto dalla borsetta) Guarda. SONIA – Che amore! SUSY – (Guarda la foto) Ti somiglia moltissimo. MIRIAM – E' mia madre che mi preoccupa. E' vecchia...fatica a stargli dietro... SUSY – Portala qui, te la alleviamo noi. MIRIAM – Stai scherzando? SUSY – Perché? Sai quante bambine sono state allevate nei casini dalle colleghe delle mamme? SONIA – Susy ha ragione. Guarda quella cantante francese...come si chiama... LOLA – Edith Piaf. SONIA – Lo sanno tutti che è stata allevata in un casino. E guarda che carriera ha fatto. LOLA – E guarda la carriera che abbiamo fatto noi. SONIA – Cosa c'entra? Tutte abbiamo una storia. Ognuna ha la sua, tu hai la tua, io la mia. (Lola viene sul proscenio e parla al pubblico) LOLA – La mia è cominciata molto presto. Mio padre almeno una volta la settimana si ubriacava e quando tornava a casa bastonava mia madre. Poi si buttava in ginocchio, gli diceva di perdonarlo che non lo avrebbe fatto più e lei lo perdonava e tirava avanti. E lui la settimana dopo si ubriacava di nuovo e di nuovo la bastonava. Gli dava certi pugni nel fegato che lei, poveretta, a meno di quarant'anni morì di cirrosi epatica. Allora, finalmente, lui lo misero in galera e me mi mandarono da una zia, sorella della mia povera mamma, che faceva la vita. Io non sapevo che facesse quel lavoro. Vedevo, si, degli uomini che venivano in casa e poi si chiudevano con lei nella sua camera da letto per una mezz'oretta, ma che cosa potevo sapere di quello che facevano di là? Avevo nove anni e di quelle cose non ne sapevo niente. Ora so la vita che faceva. Ma era una povera donna, povera in tutti i sensi. Con il suo lavoro arrivava si e no a mettere in tavola il pranzo e la cena per tutte due. Aveva un'età, era sfatta, grassa inquartata e con i denti tutti neri per il gran fumare. I suoi clienti erano come lei: vecchi, con pochi soldi e a un passo dal coma sessuale. Perché sono i soldi che fanno la differenza anche in questo. Con i soldi si compra tutto, anche la carne giovane. Se uno è vecchio, impotente, con la pancia che gli casca, però è ricco, allora lo vedi circondato da belle ragazze che lo abbracciano e lo coccolano e così s'è comprato la bellezza, la giovinezza e anche l'invidia della gente. A chi è povero gli resta soltanto la pancia che gli casca e magari una povera puttana sfatta come la mia zia. SUSY – Le più fortunate sono le orfane. MIRIAM – Non dire fesserie. SUSY – Lo so per esperienza. La prima metà della vita te la rovinano i genitori. SONIA - La seconda i serpenti. SUSY – Quali serpenti? SONIA – Quelli che ci portiamo a letto prima di finire qui. (Dopo qualche minuto di silenzio) SUSY – Sono stufa di stare chiusa qua dentro. Vado a fare quattro passi. SONIA – Vengo con te. MIRIAM – Così vestite? LOLA – Madame Ortensia non vuole che usciamo senza di lei. SUSY – Ci mettiamo qualcosa addosso e facciamo il giro dell'isolato, prima che madame ritorni. MIRIAM – E se intanto viene qualcuno? SONIA – Chi vuoi che venga? In tutto il pomeriggio non s'è visto un cane. LOLA – Fosse il male di oggi. Qui, clienti se ne vedono sempre meno. SONIA – E spendono sempre meno. Al massimo, quando va bene, fanno una doppia. Quelli che fanno mezz'ora ormai si contano sulle dita di una mano. Non parliamo poi dell'ora, chi la fa più? SUSY – Il vecchietto di Miriam è l'unico che si fa ancora una bella grigliata di sesso di un'ora. SONIA – Ma quale grigliata? Non hai sentito? Quello non la tocca nemmeno con un dito. E poi ha cominciato a saltare anche lui la sua giornata. SUSY – L'ultimo che mi ha fatto mezz'ora, due mesi fa, è stato un vecchio ragioniere del Catasto in pensione. (Ride) Gli ci volle mezz'ora per fare una semplice. SONIA – O vecchi o invalidi, in giro non c'è altro. I giovani sono tutti al fronte. MIRIAM – Non tutti. Qualche giovane gerarca lo vediamo ancora. LOLA – Capirai! Uno ogni morte di papa! SONIA – Avanti di questo passo va a finire che madame Ortensia chiude la baracca. SUSY – Se gli americani si decidessero a venire avanti. MIRIAM – Ma sei matta? Fatti sentire e vedrai dove vai a finire. SUSY – Hanno già preso mezza Italia. Cosa aspettano? MIRIAM – Susy, smettila! SUSY – Non posso dire quello che penso nemmeno fra di noi? MIRIAM – Dammi retta, meglio di no. Quelli hanno orecchie dappertutto. Metti che qualcuno sia venuto e sia in sala senza che noi l'abbiamo sentito. LOLA – Sonia, vai a vedere. SONIA – (Allunga il collo dietro una quinta) Non c'è nessuno. SUSY – Mi hanno detto che sono pieni di soldi e mangiano cinque volte al giorno. Tutti i giorni alle cinque del pomeriggio fermano tutto e bevono tè e mangiano pasticcini. LOLA – Ma chi te le ha dette queste fregnacce? SUSY – Uno...Mi ha anche detto che sono giovani e hanno fame di ragazze. MIRIAM – Di ragazze, non di vecchie puttane come noi. SUSY – Par la per te. Qui sono la più giovane di tutte. MIRIAM – Sei la più giovane, ma non quella che lavora di più. LOLA – Tu ridi troppo. Sei sempre a bocca aperta. SUSY – Cosa ci posso fare? Quando si levano i calzoni e rimangono lì, davanti a me, nudi e con indosso soltanto i calzini, mi viene da ridere. MIRIAM – Se uno vuol ridere va a vedere un film con Stanlio e Ollio. Qua vengono per fottere. SUSY – (A Sonia) Andiamo a vestirci e poi usciamo? (Escono) MIRIAM – (A Lola, alludendo al solitario) Ti viene? LOLA – (Sgarbata) Ma cosa vuoi che mi venga? MIRIAM – E con chi te la prendi? LOLA – Non me la prendo con nessuno. Non mi viene e basta. MIRIAM – Ommadonna! Cerca di darti una calmata. Sei sempre tirata come una corda di violino. LOLA – Se sono tirata è perché mi gira così. MIRIAM – Scusa! LOLA – Secondo te, si può essere contente della vita che facciamo? Spogliarsi e rivestirsi di continuo, dalle dieci di mattina all'una di notte, tutti i giorni che Cristo manda sulla terra. E per che cosa? Per farti saltare addosso da gente che ti fa schifo solo a guardarla. Sai quante mattine invece di alzarmi dal letto e venire di sotto, ho voglia di tagliarmi le vene con una lametta e farla finita una volta per tutte? MIRIAM- Ma sei matta? Non dirlo nemmeno per scherzo! LOLA – (In un cono di luce) Ti saltano addosso e ti lasciano sul corpo un marchio invisibile fatto di disprezzo. Quando cammino in una strada affollata mi sembra di essere dietro una parete di vetro che mi separa dalla gente. Loro camminano di là bravi, puliti, morali, gente per bene nonostante tutte le porcherie che sognano, che pensano e che sfogano tirando fuori il portafoglio. Mentre io cammino di qua e sono sporca, immorale, un'altra razza di donna, un brutto neo peloso sulla faccia immacolata dell'umanità. (Luce) MIRIAM – (Cerca di sdrammatizzare) Tu pensi troppo. E' la nostra vita, quella che ci siamo scelte, quasi tutte per necessità. LOLA – E al futuro non ci pensi? Adesso siamo ancora giovani e un po' di marchette riusciamo a farle, ma quando avremo le tette che ci arriveranno all'ombelico e la faccia pena di rughe, credi che qualcuno voglia ancora pagare per venire di sopra con te? Te lo dico io come finirà. Madame Ortensia prenderà al nostro posto delle squinzie con delle tette dure come pigne e noi finiremo in mezzo alla strada. MIRIAM – Ma dai Lola! Possibile che tu debba vedere sempre tutto nero? LOLA – Prova, prova a fare un giro nelle strade intorno alla stazione o nei vicoli della città vecchia e vedrai le vecchie puttane che girano su e giù, sfatte, stanche, con le calze nere con i buchi. Quelle sono quelle che da giovani erano come siamo noi adesso. Ma se ci vai, non guardare i buchi delle calze, guardale negli occhi e ci vedrai dentro tutta la disperazione di questo mondo. MIRIAM – Mica tutte finiscono sulla strada. Ce ne sono che si sposano. LOLA – Si, come no? Con l'abito bianco e la marcia nuziale. Per favore, Miriam! Quante ne conosci che si sono sposate? Una su un milione? (Entrano Susy e Sonia, vestite per uscire. Contemporaneamente, da fuori, entra Madame Ortensia, ansimante, agitata, si butta su una poltrona). MADAME – Ossignur, signur! Ho il cuore che mi scoppia! Aiutatemi! MIRIAM – Cos'è,successo? MADAME – Datemi una sedia. (Lola gli porge una sedia, Madame gli mette sopra una gamba, sulla quale spicca una ecchimosi sanguinante) MIRIAM – Ma è ferita! MADAME – Stanno facendo una retata...Hanno i cani...Entrano in tute le case...La gente scappa, per le strade è tutto un fuggi fuggi...Mi hanno urtata, sbattuta per terra... SONIA – Come si sente? MADAME – Non riesco nemmeno più a respirare. (Susy le allunga un ventaglio) Grazie Susy. (Vede Susy e Sonia vestite per uscire) Ma voi due, com'è che siete vestite? SUSY – Volevamo andare a fare un giro... MADAME – Ma siete impazzite? Con tutto quello che succede la fuori...Andate a svestirvi! (Sonia e Susy tornano di sopra) LOLA – (Le porge un bicchiere) Vuole bere? MADAME – Grazie Lola, ne ho proprio bisogno. (Beve) LOLA – Tedeschi? MADAME – (Scuote il capo) Fascisti. Sono arrivati all'improvviso...Hanno dei cagnacci che ti si avventano contro, che sembra ti vogliano sbranare. Dio mio! Dio mio! Che paura! La gente correva da tutte le parti...Avevano i mitra a tracolla...Certe facce...Sono caduta...Guarda qua questo ginocchio...(A Miriam) Per favore, vai a prendere l'acqua ossigenata. MIRIAM – Dove la trovo? MADAME – Ossignur! Dove si trova l'acqua ossigenata? Nel bagno, no? (Miriam esce) Ero andata da una che conosco, che fa la borsa nera, per vedere se poteva vendermi un po' d'olio...Quelli sono arrivati con le camionette, si sono messi a urlare...i cani latravano, la gente scappava...E' un miracolo che non me la sia fatta addosso. LOLA – Ma cosa cercano? MADAME – Che ne so ? Mica glie l'ho chiesto, non m'interessa. Anche se a qualcuno avrei potuto chiederglielo: sono tutti nostri clienti. Ma qui sono una cosa, la fuori sono un'altra. Qui vengono per fottere, la fuori girano con i mitra. LOLA – Che schifo di mondo. MADAME – Da una parte i rossi, dall'altra i neri...E noi in mezzo. Abbiamo un bel dire che siamo innocenti... LOLA – Oggi gli innocenti li ammazzano tutti, di qua e di là, da tutte le parti. Questi ammazzano quelli, quelli ammazzano questi...Chi ha ragione? MADAME – Ma cosa ti salta in mente? LOLA – Mi scusi. MADAME – Hai certe idee...Non dico che siano sbagliate, ma noi non dobbiamo avere preferenze. Oggi la diamo a questi, domani la diamo a quelli... LOLA – Si madame. MADAME – Per noi i soldi non hanno odore, come diceva quell'imperatore romano. LOLA – Si, madame. (Entra Miriam e subito dopo entrano Sonia e Susy. Miriam pulisce il ginocchio di madame con l'acqua ossigenata) MADAME – (Sbuffa) Questo busto mi uccide. (A Susy) Aiutami a slacciarlo. (Susy la aiuta) Ah, adesso respiro meglio. (A Sonia) Allacciati quella vestaglia. SONIA – Per far che? Tanto il primo che arriva me la slaccia. MADAME – (A Miriam) E tu mettiti una molletta, hai una meche che ti viene giù. SUSY – C'è qualcuno in sala. (Sbircia dietro una quinta) E' una donna! MADAME – Una donna? E che ci fa qui? SUSY – Sta venendo da questa parte. SONIA – Avrà sentito le nostre voci. ESTER – (Mette dentro la testa) Scusate... MADAME- Venga, venga, si accomodi. MIRIAM – (Vede la stella gialla sul petto di Ester) Ma è un'ebrea! MADAME – E che ci fa un'ebrea in un posto come questo? ESTER – Vi prego di scusarmi, non so dove andare...Sono in pericolo. Stanno rastrellando tutto il quartiere, casa per casa... MADAME – Li ho visti. LOLA – (Le indica una poltrona) Si accomodi. Come si chiama? ESTER – Ester. SONIA – Non può stare qui. Dovremmo denunciarla, sa? SUSY – Tu te la senti di denunciarla? MADAME – Sa che posto è questo? ESTER – Abito dall'altra parte della strada, due case più giù. SONIA – (A Miriam, sottovoce) Deve andare via, non possiamo tenerla qui. LOLA – (A Ester) Vuole bere qualcosa? ESTER – Magari un bicchiere d'acqua... (Lola esce) MADAME – Susy, sta sulla porta e guarda se viene qualcuno. (A Ester) Ma lei trema. (Le prende le mani) Si calmi, qualcosa faremo. SONIA – Io, madame, ho paura. MADAME – Anch'io, Sonia, anch'io. (A Ester) Lei sa cosa fanno a quelli che nascondono gli ebrei? SONIA – Li mettono al muro, li fucilano. MIRIAM – Se resta qui siamo in pericolo anche noi. MADAME – A questo ha pensato? ESTER – Ho pensato che potrei confondermi con voi...tra donne...poco vestite...senza la stella gialla sul petto... SONIA – Ma noi facciamo le puttane. ESTER – Lo so. MADAME – Che lavoro fa? ESTER – Sono giornalista. Lavoravo al Corriere...Poi con le leggi razziali mi hanno licenziata. SUSY – E adesso di che vive? ESTER – Avevo qualcosa da parte....Ma ormai... SONIA – Se fosse una di noi sarebbe più facile. In sala siamo tutte uguali...più o meno. ESTER – Solo qualche giorno, poi troverò il modo di uscire dalla città. MIRIAM – E se intanto viene qualcuno? LOLA – (Torna con un bicchiere d'acqua e un abito) E' una mia cugina che è venuta a trovarmi. (Dà il vestito a Ester) Si metta questo e butti il suo. MADAME – Senza documenti? LOLA – Glie li hanno rubati. (Ester beve) MADAME – Da dove si vede se una è ebrea? (Silenzio) Voglio dire, se hanno dei dubbi che un uomo sia ebreo, gli fanno calare i calzoni e vedono se è circonciso. Ma per una donna?... ESTER – Ci fanno recitare il Pater Noster. SUSY – Bella questa! MIRIAM – Voi non sapete il Pater Noster? ESTER – Non fa parte delle nostre preghiere. MIRIAM – E allora, come fate? ESTER – (Si tira nelle spalle) MADAME – Lei lo sa? ESTER – No. MIRIAM – Non può stare qui. LOLA – Uffa, Miriam! Quando ti ci metti sai diventare veramente antipatica! MIRIAM – E' che ho paura. Voi non avete una figlia come ho io! Se mi fucilano, chi ci penserà? SUSY – (Spaventatissima, in un soffio) C'è il Tenente con due poliziotti! MADAME - ( Indica a Ester una quinta a destra) Li c'è la scala della cantina, vada subito di sotto, si cambi l'abito e non si muova da li. VOCE DEL TENENTE – Ehi, di casa, c'è nessuno? MADAME – Voi intrattenete i poliziotti, al tenente ci peso io. (Forte) Siamo qua! (Le ragazze vanno nella sala, incrociano il tenente) TENENTE – Ma che ci fate qui? Oggi non si lavora? MADAME – Ciao tenente. Guarda come sono ridotta. TENENTE – Cos'è stato? MADAME – Il tuo rastrellamento. Ero da quelle parti quando siete arrivati. Tutti scappavano, mi hanno urtato e sono caduta. Guarda qua che ginocchio! TENENTE – Cosa ci facevi così fuori zona? MADAME – Ero andata a cercare un po' d'olio e un po' di farina. TENENTE – Alla borsa nera? MADAME – E come se no? TENETE– Lo sai che è proibito? MADAME – Certo che lo so. Ma le mie ragazze dovranno pur mangiare. Vuoi bere? (Indica la tavola). TENENTE – Sono in servizio. MADAME – In servizio qui, da me? Ma che cosa state cercando? TENENTE – Un po' di tutto: ebrei, comunisti, froci... MADAME – Froci qui? Vorrai scherzare! Quelli portano via il lavoro alle mie ragazze e tu pensi che potrei nasconderne qualcuno? TENENTE – (Si siede davanti a madame e di tanto in tanto allunga l'occhio) Io non penso niente. Sono loro che ordinano. MADAME – Loro chi? TENENTE - I tedeschi. Loro ordinano e noi eseguiamo. E sono incontentabili. Meno di due mesi fa abbiamo fatto un rastrellamento in grande stile, non c'è scappato nemmeno un sorcio. Oggi il colonnello Smalfuss, della Platzkommandatur, ci ha ordinato di fare un altro rastrellamento (Imita il colonnello tedesco) Dofete ripulire angolini, ja? MADAME – (Ride) Sei buffo! TENENTE – C'è poco da ridere. Ci trattano come servi. I gradi non contano più nulla. Io sono tenente, ma se un loro caporale mi ordina qualcosa devo ubbidire. MADAME – Siete stati voi a farli venire. Chi è causa del suo mal... TENENTE – Cos'è? Ti diverti a girare il coltello nella ferita? MADAME – Ma dai, su, siamo amici, no? Anche le mie ragazze non li possono vedere: sono prepotenti e dicono che puzzano. TENENTE – Di alle tue ragazze che stiano calme, quella è gente che non intende ragioni, non sai mai come la pensano. MADAME – Lo sai che uno di loro una sera ha fatto l'inferno? Non gli veniva duro e se l'è presa con la ragazza. Ha tirato fuori la pistola e l'ha minacciata. Voleva che gli facesse una pompa con la pistola puntata alla tempia! Roba da matti! TENENTE – Ci aiutano a combattere i partigiani, ma ce la fanno pagare cara. Capisci perché dobbiamo perquisire anche qui? MADAME – Puoi guardare dove vuoi. Ti accompagnerei volentieri ma con questo ginocchio...(Ha una smorfia di dolore) TENENTE – Ti fa molto male? MADAME – Le ragazze mi hanno medicato ma...Sarà meglio che mi levi questa calza, prima che mi venga un'infezione. (Tira su la gonna e comincia a slacciare la giarrettiera). TENENTE – Ti do una mano? MADAME – Ma senti questo! Dammi retta, se hai delle voglie, prendi una ragazza e vai di sopra. E non preoccuparti per la marchetta, offre la ditta. TENENTE – Vieni, ti porto su in braccio. MADAME – Sai che hai una bella faccia tosta? TENENTE – Proprio non vuoi? MADAME – Assolutamente. TENENTE – Ma perché? MADAME - Prima di tutto potrei essere tua madre, TENENTE – Non sei mia madre e poi mia madre ha almeno dieci anni più di te. MADAME – Sarebbe bella che la maitresse si mettesse a fare le marchette, al posto delle sue ragazze. TENENTE – (Si avvicina) Senti come sono eccitato. MADAME – Gira al largo! Lasciami stare! TENENTE – Non essere cattiva. (La abbraccia e la bacia sul collo) T'è piaciuto? MADAME – Non era male, ma non continuare. TENENTE – Non senti un po' di prurito da qualche parte? MADAME – Nessun prurito da nessuna parte. Ma non sei di servizio? TENENTE– (Si ricompone) E' vero. Mi hai fatto girare la testa. MADAME – Se vuoi perquisire fallo da solo, con te non vengo, sei pericoloso. TENENTE – (La bacia vicino alla bocca) Sarà per un'altra volta. (Esce in fretta. Buio) Scena II (La scena è vuota. Musica di sottofondo un ballabile americano. Qualche istante dopo, da sinistra entrano Miriam e Sonia) MIRIAM – Mamma mia, che notte! SONIA – Non ne posso più. MIRIAM – E' da prima della liberazione che non si vedeva tanta gente. SONIA – Sono ritornate le mezz'ore, stasera ne ho fatto due. MIRIAM – L'ultimo l'ho dovuto buttare giù dal letto, non s'era messo a ronfare? SONIA – (Guarda l'orologio) Speriamo non arrivi qualche ritardatario. MIRIAM – Se arriva, non contate su di me. Io ho già superato il limite. SONIA – Ma che cosa gli è preso a questi uomini? Sono sempre in fregola. Sarà che la guerra è finita e non hanno più paura... MIRIAM – Sai cosa m'ha detto uno stasera, una vera merdaccia? Quando lo faccio con mia moglie la faccio girare per non vederla in faccia, se no mi s'ammoscia. L'avrei preso a schiaffi. Ma come, tua moglie ti fa da serva, da cuoca, da infermiera, ti lava le tue sozze mutande e tu la fai girare per non vederla in faccia? Ma che schifo d'uomo sei? (Entra Madame, sorbisce una tisana) MADAME – Bene ragazze, anche oggi è andata. SONIA – Siamo stanche morte. MADAME – Adesso fate una bella dormita e domani sarete fresche come rose. SONIA – Io non so fino a quando potrò reggere, sono sempre più stanca. E poi, sa madame?, prima non mangiavano ed erano magri, adesso mangiano e sono grassi. Certe pance che delle volte ho paura di rimanerci sotto. E sbuffano e soffiano... MIRIAM – A me, quello che mi dà più fastidio sono le parole che mi dicono, che non sono nemmeno parole, sono insulti, infamie. Sembra che per certi uomini sia una maniera di fottere. Certe parole che dicono li incattiviscono, li eccitano e allora te le vomitano addosso. E io davvero mi sento...una cosa, come se non avessi più un corpo...Come se fossi una bistecca sul banco di un macellaio...Quegli insulti mi picchiano dentro come chiodi...mi sento messa in croce, ecco. MADAME – Cerca di sopportare, Miriam, non lo fanno per cattiveria. Sono fatti così. SONIA – La verità è che ci stancano. E quando siamo stanche facciamo fatica a sopportarli. Siamo poche, dovrebbe prenderne qualcuna nuova. MADAME – E dove le trovo? Adesso fanno tutte le segretarie, lavorano in fabbrica...(Si guarda intorno) E Lola e Susy? SONIA – Sono ancora di sopra. MADAME – Su, vai a dargli una mossa. Di che si sbrighino, che vogliamo chiudere. (Sonia esce) MIRIAM – Domani, madame, me ne vado. MADAME – Dove vai? MIRIAM – Da mia figlia. MADAME – Non ci sei stata anche la settimana scorsa? MIRIAM – Ci vado per starci. MADAME – Non torni domani sera? MIRIAM – Non torno più madame. MADAME – Vorrai scherzare! MIRIAM – No, madame, mi spiace. MADAME – Come ti spiace? Ti rendi conto che mi lasci in braghe di tela? Te ne vai così, da un giorno all'altro, senza un preavviso...Cos'hai fatto? Hai litigato con qualcuna delle ragazze? Ti sei offesa per qualcosa che ho detto io? MIRIAM – No, madame, è per mia figlia. MADAME – E' malata? MIRIAM – Mia madre è all'ospedale. E' caduta e si è rotta un femore...non so nemmeno se la opereranno, data l'età. MADAME – E la bambina? MIRIAM – Per il momento sta con dei vicini, ma non possono tenerla, sono vecchi anche loro e malandati. MADAME – Non hai qualche parente? MIRIAM – (Si tira nelle spalle e scuote la testa) MADAME – E di che vivrete tu e tua figlia? Un lavoro non ce l'hai, sai fare solo questo. Potresti metterti in proprio, ma te la sentiresti di portarti gli uomini in casa, con la bambina? O di uscire la notte lasciando tua figlia in casa, da sola? MIRIAM – No, no, non lo so...Laverò le scale, farò la donna di servizio... MADAME – Con la bambina? Non ti prenderà nessuno. MIRIAM – (Piange) Cos'è che posso fare, allora? MADAME – Per lei e per te la soluzione migliore sarebbe metterla in uno di quelle specie di orfanotrofi tenuti dalle suore... MIRIAM – L'orfanotrofio no. MADAME – Non sono veri e propri orfanotrofi, sono collegi... MIRIAM – No, no... MADAME - ...a pagamento. Tu testi qui e lei avrà tre pasti al giorno e un tetto sulla testa. Le suorine le insegneranno a leggere e scrivere...tu potrai andarla a trovare di tanto in tanto e gli potrai portare dei dolci, qualche bambola...(Miriam continua a dire di no col capo) Ma cosa credi, che stia peggio di come è stata finora? Anch'io sono stata allevata in un orfanotrofio, so come si sta. Mia madre se ne andò da casa con uno che faceva il pagliaccio in un circo, quando avevo quattro anni e non l'ho mai più rivista. Sarà andata a fare la puttana anche lei da qualche altra parte. Il peggio venne dopo. (In un cono di luce) Quando ebbi sui sedici anni, le suore mi sistemarono come cameriera presso una famiglia di gente per bene. Tanto per bene che padre e figli non passava notte che non venissero in camera mia, nel mio letto. Uno di loro mi mise incinta e io non sapevo nemmeno chi fosse stato. La padrona, quella troia, mi prese a schiaffi e mi mandò via, dandomi della puttana! Sulla strada, da sola, finii com'era naturale nelle mani di un magnaccia, che mi fece abortire e mi insegnò il mestiere. (Luce) MIRIAM – Non voglio che mia figlia abbia la vita che ho avuto io. Piuttosto mi ammazzo. MADAME – Ecco, brava, falla diventare orfana davvero. MIRIAM – Non so cosa fare... MADAME – Dovevi pensarci rima, quando ti sei fatta inguaiare da quel pezzo di merda! Ricordi che ti dissi: Miriam rinuncia, non complicarti la vita per un piccolo incidente sul lavoro. Si vedeva da lontano che avrebbe tagliato la corda e ti avrebbe lasciata nei guai. Avresti dovuto abortire! Ma tu, testarda come un mulo... (Entrano Sonia, Lola e Susy. Grandi risate) MADAME – Si può sapere che cosa avete da ridere? LOLA - Un altro matto schianto! SONIA – Questo è veramente da rinchiudere. LOLA – (A Susy) Racconta, racconta. SUSY – L'ultimo, quello che è appena andato via, a vederlo non sembrava nemmeno tanto scemo. Ma quando siamo entrati in camera e ci siamo spogliati, ha voluto che restassimo in piedi, uno di fronte all'altro. E poi...(Ride) E poi...Allunga l'indice della sua mano destra sul mio capezzolo sinistro, preme, come per suonare un campanello, e con la bocca fa Gnuuuuuuuu! MADAME – Gnuuuuuu? SUSY – Gnuuuuuu,come il clacson di una macchina. Poi punta il suo indice sinistro, mi preme il capezzolo destro e fa...(Ride) Ngheeeeeee.... MADAME – E questo cosa sarebbe? SUSY – Il clacson di un'altra macchina! (Tutte ridono) MADAME – E tu intanto che cosa facevi? SUSY – Facevo degli sforzi tremendi per non ridere. Ma non è mica finita. Con la mano destra prende la mia tetta sinistra e comincia a stringerla, come se gonfiasse una pompetta...(Mimica) e fa...(Ride) E fa: Pepèpepèpepè, poi con la sinistra mi prende la tetta destra e fa: Poti poti, poti poti... (Risate generali) MADAME – Ti guidava in mezzo al traffico! SUSY – Teneva gli occhi chiusi, come in estasi. Dopo una ventina di minuti di questa manfrina, s'è rivestito, m'ha pagato mezz'ora (Allunga i soldi a madame, che gli dà la marchetta) e se n'è andato. MADAME – Senza consumare? SUSY – Ha giocato con le mie tette tutto il tempo. LOLA – Fossero tutti così saremmo ancora tutte vergini. SONIA – E io che credevo fosse suonato il mio, che veniva soltanto per leccare le mie scarpe... MADAME – Ora andiamo a dormire e domattina tutte dal dottore per la visita settimanale. SONIA – Io dal dottore non ci vengo. Se ne approfitta sempre per pasticciare. MADAME – Non puoi non venire, ci andremo tutte. Non voglio che vi prendiate chissà quale malattia Una mia amica che aveva una casa molto frequentata in via Piave ha dovuto chiudere: una delle sue ragazze si era fatta impestare da un cliente, s'è sparsa la voce e buonanotte al secchio. LOLA – A me, quella che mi fa più paura è la sifilide. MADAME – E' per quello che non mi stancherò mai di dirvi di lavarvi bene col permanganato, prima e soprattutto dopo. E controllate bene i clienti, se avete qualche sospetto via! Aria! MIRIAM – Io vengo dal dottore, poi parto. MADAME – Hai proprio deciso di andartene? MIRIAM – Si, madame. Tornerò fra qualche giorno a fare i conti con lei. MADAME – Stai facendo un grosso errore, ma sono affari tuoi. Io ti ho avvertita. Ah, dimenticavo, è arrivata una lettera per te. MIRIAM – Quando? MADAME – Stamattina. Una raccomandata, ho firmato io per te Tu dormivi, l'ho messa in quel cassetto. Scusa, me n'ero proprio dimenticata. (Alle altre) Andiamo? (Tutte sia avviano, Miriam prende la lettera dal cassetto.) MIRIAM – Ma è di un avvocato! (La apre) MADAME – Fammi vedere. (Legge la lettera) E' di un notaio, dice che devi andare nel suo studio MIRIAM – Che cosa potrà volere da me? SONIA – Non ti avranno denunciato per qualcosa che hai detto? MADAME – Dice che è morto il signor Alfieri. Tu lo conosci? MIRIAM – (Dopo averci pensato) Ma si, Stefano Alfieri, quello che si vestiva da suora. Mi dispiace che sia morto. Ma io cosa c'entro? MADAME – C'entri, c'entri, ti ha messo nel testamento. MIRIAM – Nel testamento? Io? Ma è impossibile! SUSY – Quanto gli ha lasciato? Molto? MADAME – Qui non dice quanto gli ha lasciato. Glie lo dirà quando aprirà il testamento. Domani andrai nel suo studio, leggerà il testamento a voce alta e tu saprai quanto ti ha lasciato. MIRIAM – Io dovrei andare...Ma non ci penso proprio! Ci sarà anche sua moglie, i suoi figli, i suoi nipoti...Mi vergognerei come una ladra. LOLA – Ma sei stupida? E se ti avesse lasciato un patrimonio? MIRIAM – Mi ha pensato nel testamento! Ci pensi, Lola? Gli ero simpatica, ma non avrei mai pensato che si ricordasse di me nel testamento. SUSY – Dicono che la fortuna non esiste, però qualcuno ce l'ha. (Buio) Scena III (Esterno di un bar con tavolini. Entrano Sonia e Susy) SONIA – Sei sicura che sia qui l'appuntamento? SUSY – Piazza Garibaldi...Quello è il monumento di Garibaldi...Di bar c'è solo questo...Guarda, c'è Lola! Ciao Lola! LOLA – Salve ragazze. Bacino! (Si baciano) SONIA – Come siamo contente di rivederti! LOLA – Fatemi vedere...Siete splendide! SUSY – Anche tu. Hai cambiato pettinatura. SONIA – Era ora che ci vedessimo. SUSY - Da quando madame ha chiuso, ci siamo perse di vista. SONIA – Un vero peccato. Dovremmo vederci più spesso. LOLA – E Miriam dov'è? Non doveva venire anche lei? SUSY – La lettera di Ester diceva che dovevamo esserci tutte, anche Madame. LOLA – Sono già passati otto anni. Come vola il tempo. SONIA – A me capita spesso di pensare a madame Ortensia, era gentile con noi. SUSY – Sono curiosa di sapere come se la passa. SONIA – Alla sua età non è facile rifarsi una vita. Comunque non dovrebbe passarsela male, qualche soldo l'avrà pur messo da parte in tanti anni di professione. LOLA – (Mostra la mano sinistra con la fede al dito) E di questo che cosa ne dite? SUSY – Ti sei sposata?! SONIA – Sposata, sposata? LOLA – Sposata, sposata. SONIA – Col prete, documenti e tutto in regola? LOLA – Anche con i confetti e l'Ave Maria di Schubert. SONIA – E con chi? LOLA – Vi ricordate quel ciccione... quel romanaccio che aveva Mussolini tatuato sul braccio... SUSY – Si che lo ricordo. Mi diceva (Imita) Viè qua che mo te metto er Duce dentro Palazzo Venezia. SONIA – Ti sei presa lui? LOLA – No, lui è morto prima della fine della guerra. Il figlio. SONIA – Ma dai! SUSY – Dai, dai, raccontaci la tua storia d'amore. LOLA – Ci siamo conosciuti in un locale da ballo...io non sapevo chi fosse. Ci siamo innamorati...Sapete come succede... Un giorno volle farmi conoscere sua madre...Entro in casa e cosa ti vedo appeso su una parete? Una grande foto di lui in divisa! SUSY – E tu, patapunf sei svenuta. LOLA – Ma no, perché? Lui e sua madre mica sapevano che l'avevo conosciuto e come l'avevo conosciuto. SUSY – Meno male che era morto. SONIA - E lui, il figlio, è un maiale come suo padre? LOLA – Stai scherzando! E' un bravissimo ragazzo. SONIA – Che lavoro fa? LOLA – E' impiegato di banca. SUSY – E a letto come va? Per quanto ne so, gli impiegati di banca a letto non sono il massimo. LOLA – Queste sono domande che non si fanno. SONIA – Come ti sei fatta delicata. SUSY – Non sa niente di te, del tuo passato? LOLA – Assolutamente no! Dice che vuole un figlio. SONIA – Da te? LOLA – E da chi, se no? SUSY – E tu daglielo, che cosa ti costa? E poi è sempre una garanzia, non si sa mai. SONIA – Sei felice? LOLA – E me lo chiedi? Dopo tutto quello che ho passato? SUSY – In fondo è quello che conta. Ti invidio. (La abbraccia) SONIA – Guardate chi c'è! MIRIAM – (Entrando) Ciao ragazze! (Baci e abbracci) LOLA – Ma come sei elegante! SUSY – Sei anche dimagrita. SONIA – Come stai? MIRIAM – Non ci siamo più viste da allora. Sono contenta di vedervi dopo tanto tempo e trovarvi così in forma. LOLA – Tu sei stata la prima ad andartene. Noi siamo rimaste fino a quando madame ha chiuso. SUSY – Sembri una gran signora. Sono vere quelle perle? MIRIAM – Certo che sono vere. LOLA – Quando te ne sei andata...non dovevi andare a ritirare un'eredità? SUSY – Fammi ricordare...L'eredità di quello che si vestiva da suora e poi si confessava con te vestita da prete. SONIA – T'ha lasciato molti soldi? MIRIAM – Abbastanza. Con quelli ho potuto mettere mia figlia in un pensionato a pagamento. Però sono costretta a stare lontano da lei, quei soldi non bastano per tutte due. Avrebbe potuto essere un po' più generoso. Se penso a tutto quello che ha lasciato a sua moglie... SUSY – I mariti sono fatti così, alla fine hanno sempre la moglie in testa. MIRIAM – Avreste dovuto vedere le facce dal notaio! Mi guardavano di traverso, nemmeno fossi stata una ladra! LOLA – Avresti dovuto dirgli che tu sei meglio di loro. Il caro vecchietto veniva da te a sfogarsi, non da loro. MIRIAM – Quasi quasi stavo per dirglielo dove dovevano mettersi i loro soldi. SONIA – Hai fatto bene a stare zitta. Quella è gente che non sai mai come la pensa. SUSY – Quindi ora vivi da sola. MIRIAM – Mi sono messa in proprio. Ricevo chi mi pare, mi faccio pagare quanto mi pare e i soldi sono tutti miei. Niente marchette, niente papponi... LOLA – Continui a fare la prostituta. MIRIAM – Che altro potrei fare? Si vede che era destino. E a voi come va? SONIA – Lola s'è sposata! MIRIAM – Davvero? SUSY – Con il figlio di quello che diceva: Viè qua che te metto er Duce dentro Palazzo Venezia. Ti ricordi? MIRIAM – E tu cosa fai? SUSY – Si vede che il mio destino erano le scarpe. Ricordate quel vecchietto pelato che veniva soltanto per leccare le mie scarpe? Ora vendo scarpe in un negozio. Sono la commessa. MIRIAM – (A Sonia) E tu? SONIA – Cameriera in un bar del centro. MIRIAM – Quindi, l'unica che fa ancora la puttana sono io. LOLA – Vedo che te la passi abbastanza bene. MIRIAM –Non mi lamento. SONIA – Sapete che cosa mi manca di più? Delle amiche come voi! Quelle mattinate che passavamo ad occuparci delle nostre cosette. SUSY – Si stava proprio bene. MIRIAM – Effettivamente... SONIA – E come si rideva! LOLA – Eravamo più giovani. MIRIAM – Non siamo poi tanto male neanche adesso, mi pare! MADAME – (Da fuori) Ciao ragazze! (Entra e tutte le corrono incontro. Baci, abbracci, esclamazioni di gioia) MADAME – Le mie care ragazze... SONIA – E' una grande gioia rivederla, madame. SUSY – Lei è sempre così bella! MADAME – Grazie, cara. Ma alla mia età...Siete voi che siete belle. LOLA -Dove sta adesso? MADAME – Appena fuori città. (Fruga nella borsetta, prende alcuni biglietti da visita e li dà alle ragazze) Questo è l'indirizzo, nel caso vogliate venire a trovarmi. C'è un tram che passa proprio li vicino. E' una pensione quasi di lusso, per signore di una certa età. Per loro, non ridete, sono la vedova di un colonnello morto in Grecia. MIRIAM – Si trova bene? MADAME – Non avrei mai creduto che le signore per bene potessero annoiarsi così tanto: molto pettegolezzo, qualche partita a carte...Ma che palle! SONIA – Ricordo quella volta che improvvisamente apparve in cima alle scale, completamente nuda, avvolta in veli rosa, lei, che non faceva mai marchette, si mise all'asta e gli aumenti arrivarono a cifre da capogiro. SUSY – La vinse quel toro scatenato che sembrava un armadio. Tutte le volte diceva che se non faceva almeno mezz'ora, poi aveva mal di testa. MADAME – Avevo bisogno di soldi. Ora per vendermi dovrei fare un'asta al ribasso. SONIA – Non dica così, è ancora una bella donna. MADAME – E' quell'ancora che mi dà fastidio. LOLA – Guardate chi c'è! ESTER – (Entrando, ha in mano una valigetta) Scusate il ritardo, non riuscivo a parcheggiare da nessuna parte. MADAME – Ester cara! (Un lungo abbraccio) ESTER – Sono commossa a rivedervi tutte insieme. MIRIAM – Se non era per te, chissà se ci saremmo mai riviste. MADAME – Ora è una grande giornalista. Quando dico che la conosco le vecchiette della mia pensione spalancano gli occhi. “Ah, si? La conosci? E come l'hai conosciuta?” LOLA – E qui casca l'asino! Come ha fatto a conoscere una grande giornalista? SUSY – Se raccontasse che le ha salvato la vita in un casino, cosa direbbero le care vecchiette? MADAME –Ho detto che l'ho conosciuta al funerale del mio povero colonnello. Al quale erano presenti moltissime autorità. MIRIAM– Detta così sembra quasi la verità. ESTER – Una volta sono anche andata a trovarla. Scusate, avete già bevuto? TUTTE – No, non ancora. ESTER – (Chiama, ridendo) Cameriere! (Entra il cameriere che altri non è se non il Tenente, spinge un carrello con sopra una bottiglia di champagne e dei bicchieri. Stupore generale) MADAME – Vieni qui Tenente, dammi un bacio. (Il Tenente bacia Madame e poi tutte le altre) LOLA – Non hai avuto noie per il tuo passato? TENENTE – Sono stato in prigione un paio d'anni, ma poi c'è stata l'amnistia. LOLA – Noi siamo migliori dei fascisti. TENENTE – Ester mi ha aiutato moltissimo. Anche questo lavoro lo devo a lei. LOLA – Sembra una favola. Ebrea salvata da cinque prostitute, aiuta un fascista a rifarsi una vita. MADAME – Si potrebbe farne un film. ESTER – Eh, non è una cattiva idea. MIRIAM – Ma come hai fatto a conoscerlo? ESTER – Quel giorno...Ricordate quel giorno che venne da Madame per un rastrellamento? Invece di scendere in cantina come aveva detto Madame, mi fermai dietro la porta ad ascoltare e lo vidi...anche quando baciò Madame. MIRIAM – La baciò? Non ce l'ha mai detto. MADAME – Mi baciò...Mi sfiorò una guancia con le labbra. ESTER – Qualche anno dopo, a guerra finita, il mio giornale mi incaricò di intervistare i fascisti che erano nelle carceri...E lì lo incontrai, mi raccontò la sua vita, la vita di un ragazzo che si era fatto convincere da un tragico ciarlatano e che solo troppo tardi aveva aperto gli occhi... TENENTE – Non farò mai più politica. (Si fa il segno della croce sul petto e ride) Giuro! SUSY – Ma che giornata! SONIA – A me mi viene da piangere. MIRIAM – (A Ester) E' questa la sorpresa che ci hai promesso nella lettera? (Ester sorride, apre con finta circospezione la valigetta da cui trae alcuni libri dalle copertine tutte uguali e li distribuisce alle ragazze. Che cominciano a sfogliarli). LOLA – (Si riferisce alla copertina) Ester Mantova. L'hai scritto tu? MIRIAM - “Le zie”? SUSY – Chi sono queste zie? SONIA – Di che cosa parla? ESTER – (A Lola) Si, l'ho scritto io. (A Susy) I ragazzi chiamano zie le ragazze delle case chiuse. SUSY – Come eravamo noi. E noi saremmo le zie? MIRIAM – Meglio zie che puttane, no? MADAME – Ma che linguaggio! LOLA -Andiamo madame, qui siamo tra noi, non in una pensione di vecchiette per bene. ESTER – Questo romanzo racconta la storia di un'ebrea che venne salvata durante un rastrellamento, dalle zie di una casa chiusa. E che rimase con loro una settimana intera. LOLA – Cioè, hai scritto un romanzo... su di noi? SONIA – Tutte noi? MADAME – Ci sono anch'io? ESTER – Ci siamo tutte, voi ed io. Con tutte le vostre storie che mi avete raccontato. SUSY – Non ci credo. ESTER – Leggi a pagina...(Consulta il libro) novantotto. MADAME – Leggi forte, vogliamo sentire anche noi. SUSY – (Legge) Era la notte di Natale. Mio padre, mia madre ed io tornammo a casa dopo la messa di mezzanotte...(Le si rompe la voce) Mia madre andò a letto, mio padre si infilò nel mio. (Piange) Piansi per il male tutta la notte. Avevo solo nove anni. (Chiude il libro) (Miriam e Lola la consolano) MADAME – Nessuna di noi aveva scelto quel mestiere per divertimento. Ma adesso divertiamoci, il passato è passato e non dobbiamo più pensarci. (Il tenente stappa la bottiglia , riempie i bicchieri e li distribuisce) LOLA – Ecco quello che ci vuole! MIRIAM – Brindiamo al nostro incontro! ESTER – (Alza il suo bicchiere) Brindiamo al futuro! (Tutte alzano i bicchieri) Al nostro e...(Al pubblico) al vostro! F I N E