Il Mistero del Mago Costa di Emanuele Canzano e Gaetano Orfeo
La storia del Mago Mario Costa è ambientata ai giorni nostri (2009), al primo piano di un palazzo del centro storico di Napoli. L’azione si svolge nel suo studio.
Il mago è il cardine della vicenda: è lui con i suoi travestimenti, le sue bugie, le formule magiche e tutto il resto a far andare avanti quel microcosmo variegato che ruota intorno alla sua attività di mago-chiromante (che svolge in modo comicamente avido).
Un microcosmo di cui fanno parte non solo la sua famiglia ed i clienti, ma anche il suo burbero e attempato assistente (Pescecane, un ex macchinista di navi), un vicino di casa particolare (Alfredino, un quarantenne convinto d’essere un adolescente) ed un vecchio amico (Pasquale, un musicista con la fissa dei medicinali) sempre pronto a spillare quattrini e favori al mago (per certi aspetti comunque generoso).
Mario Costa però, nonostante l’apparente sicurezza, ha tanti difetti: sniffa cocaina, ha un’amante, è fondamentalmente un cialtrone e tutto questo è causa di continue liti con la moglie (Stefania) e di disappunto da parte del defunto padre (lo Spettro).
In un clima rocambolesco, ricco di atmosfere suggestive e gag esilaranti, la commedia apre, in maniera quasi scansonata ma consapevole, uno squarcio sulla vita di un uomo e le sue debolezze. Mario Costa sarà poi addirittura arrestato dalla polizia grazie all’intervento di due ispettori senza scrupoli (Silvana Coppola e Rosario Ferri) pronti a travestirsi - rispettivamente da Signora Luisa (una donna delle pulizie) e Mimì il Trans (una cliente) - ed infiltrarsi nella vita di un uomo che finirà vittima dei propri vizi.
Nel finale un colpo di scena svela l’origine del mistero: a sorpresa il mago fugge all’estero a 48 ore dalla fine degli arresti domiciliari perché ormai stufo di quella che lui stesso definisce una “tragi-comica routine”.
Note degli autori
La scrittura di un testo originale restituisce a noi stessi quello che è nella nostra testa, la cultura che nel tempo si è sedimentata dentro di noi leggendo, osservando, ascoltando.
Nella commedia è facile distinguere la centralità dell’individuo così come nel Commesso Viaggiatore di Arthur Miller; allo stesso modo il grottesco, l’ambiguità ed il concetto di ri-conoscibilità tanto cari alle maschere pirandelliane.
Il paradigma portante si rifà alla Napoli Milionaria di Eduardo De Filippo: quell’universo caotico tipicamente napoletano in cui persone, rumori ed avvenimenti si intrecciano fino a diventare un tutt’uno indivisibile.
Infine, è giusto sottolineare quanto l’opera sia intrisa, non solo per la presenza della figura paterna e amletica dello Spettro ma più in generale per il tema che indaga, delle nuove problematicità legate al moderno rapporto tra padri e figli.
“Tutti i vizi, quando sono di moda, passano per virtù”
Jean-Baptiste Poquelin in arte Molière