ZAMJATIN: la novella Noi, We, distopia
Zamjatin: Padre della moderna Distopia
è autore di fantascienza, leader della resistenza letteraria a Stalin.
la sua novella Noi (We) ha ispirato Il Mondo nuovo (Brave new world) di Aldous Huxley, Anthem di Ayn Rand e 1984 di George Orwell.
La novella: Noi, recensione del libro - Anche il grande fratello aveva un Padre
Biografia - Lettera a Stalin - La Pulce (commedia tratta da Il Mancino di Nikolaj S. Leskov)
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EVGENIJ ZAMJÀTIN, Noi (My, 1922),
Universale Economica Feltrinelli, Milano, 1990, pp.155.
Raramente un'opera letteraria è stata contrassegnata dalle vicende politiche come questa di Zamjàtin. Vietata la sua pubblicazione in patria dal regime stalinista per la coraggiosa denuncia degli orrori del comunismo, il romanzo, che fu scritto in russo tra il 1920 e il 1922 e il cui titolo My significa, nella lingua originale, "noi", conobbe una prima edizione in inglese, con il titolo We, nel 1924, e una successiva in francese con il titolo Nous autres, nel 1929. L'autore stesso fu sottoposto, da parte della cultura ufficiale, ad una persecuzione - com'egli scrive nella lettera rivolta, nel 1931, a Stalin - "quale non s'è mai avuta fino a ora nella letteratura sovietica" e chiese la pena di lasciare l'URSS come commutazione della condanna a morte come scrittore, decretatagli dai Circoli letterari del suo paese. Morì a Parigi nel 1937. Ma neanche dopo la morte di Zamjàtin, Noi fu valutato per quello che effettivamente era: un'aperta denuncia - tramite la metafora fantascientifica - della soppressione, da parte della dittatura comunista, della libertà di pensare e di immaginare dell'essere umano e della conseguente sua riduzione a numero. Tutti i personaggi infatti vengono designati con numeri: D-503 è il protagonista, I-330 è la donna di cui s'innamora, S-4711 è uno dei Guardiani, gli spioni al servizio del Benefattore, il despota dello Stato Unico, che ricordano molto da vicino i membri della Ceka, il famigerato braccio armato della dittatura del proletariato. Le seguenti parole messe in bocca a D-503, rivelano tutto lo sdegno di Zamjàtin per la soppressione della libertà ad opera di Stalin e compagni:
"Liberazione?" Sbalorditivo: fino a che punto nel genere umano sono vivi gli istinti della delinquenza. Io dico coscientemente "della delinquenza". La libertà e la delinquenza sono così inseparabilmente legate tra loro come... mettiamo, il movimento dell'aereo e la sua velocità: la velocità dell'aereo - o, l'aereo non si muove; la libertà dell'uomo - o, ed egli non commette delitti. E' chiaro. L'unico mezzo per affrancare l'uomo dalla sua tendenza alla delinquenza è togliergli la libertà.
Di questo disvelamento, mediante l'allegoria fantascientifica, del vero volto del comunismo, non ci sono cenni chiari e circostanziati nelle ricerche critiche e storiografiche dei più autorevoli studiosi del settore. Quando il romanzo non viene ignorato del tutto, come fa Lino Aldani nel suo saggio La fantascienza, i riferimenti ad esso rimangono confinati nell'ambito della ricerca dei padri fondatori dell'utopia negativa o anti-utopia. Addirittura, Jean Gattegno, nel delineare le caratteristiche delle opere antiutopiche, arriva a formulare, in Saggio sulla fantascienza, un'equazione infondata e assurda: "[...] con Zamjàtin emerge il legame, ormai inseparabile dall'anti-utopia, fra il regno della scienza e la dittatura politica. La tecnica vi è presentata come inevitabilmente destinata a condurre all'oppressione". Il pensiero dell'autore di Noi, invece, è del tutto opposto: la scienza e, nel caso specifico, la matematica sono nemiche delle dittature, come si evince dal seguente dialogo tra D-503 e I-330:
- Questo è insensato! E' assurdo! Non capisci che ciò che voi tramate è la rivoluzione?
- Sì, la rivoluzione! Ma perché è assurdo?
- Assurdo perché la rivoluzione non può essere. Perché la nostra rivoluzione - non lo dici tu, ma lo dico io - è stata l'ultima. E non ci può essere nessun'altra rivoluzione. Lo sanno tutti.
L'aguzzo, ironico triangolo delle sopracciglia:
- Mio caro: tu sei un matematico. E in più sei un filosofo matematico: dimmi l'ultimo numero.
- Cioè? Io... io non capisco: quale ultimo numero? [...] Ma, I-330, questo è assurdo. Dal momento che il numero dei numeri è infinito, quale ultimo numero vuoi da me?
- E tu quale ultima rivoluzione vuoi? Non c'è un'ultima rivoluzione, le rivoluzioni sono senza fine.
Il brano citato ci offre lo spunto per sottolineare quello che, secondo noi, è il vero elemento originale di Noi. Solitamente, gli scrittori di science fiction traggono lo spunto per le loro estrapolazioni avveniristiche da branche delle scienze sperimentali, quali l'astronomia, la fisica, la biologia, ecc. Zamjàtin, invece, fa ricorso alla scienza matematica. La società da lui immaginata, lo Stato Unico, è regolata da leggi matematiche: "[...] non c'è nulla di più felice delle cifre che vivono secondo le armoniose leggi eterne della tavola pitagorica". L'astronave, che deve diffondere nella Galassia il "verbo" della dittatura del Grande Benefattore, ha impresso nello scafo il nome di "Integrale", Numeri sono chiamati i cittadini e tutto ciò che non rientra nella logica matematica è definito con il simbolo del numero irrazionale Ö -1. Ad accrescere l'originalità del romanzo dello scrittore russo e a dare al lettore quel senso di "straniamento cognitivo" di cui parla Darko Suvin, contribuisce potentemente lo stile. Fatto di frasi spezzate, di puntini di sospensione, di trattini e due punti - teso insomma più a suggerire che a descrivere -, è in perfetta sintonia con la vicenda che vuole narrare.
Antonio Scacco
Da http://www.futureshock-online.info/pubblicati/fsk36/html/zamjatin.htm&n…;
Ringraziamo l'autore Antonio Scacco per il permesso alla pubblicazione
"Anche il Grande Fratello aveva un Padre" di Fabrizio Dragosei
Riportiamo integralmente l'articolo "Anche il Grande Fratello aveva un Padre" (Corriere della Sera del 12/08/2003) di Fabrizio Dragosei che ringraziamo per il permesso alla pubblicazione.
Uomini trasformati in numeri e la loro vita regolata dalla «Tabella delle Ore» che impone a tutti di alzarsi contemporaneamente e di iniziare a masticare la colazione nello stesso istante. Uno Stato Unificato che ormai esiste da mille anni, guidato da un onnipotente Benefattore e controllato dai Guardiani che reprimono qualsiasi dissidenza. No, non è una rilettura un po' approssimativa di «1984», il capolavoro di George Orwell di cui si celebra quest'anno il centenario della nascita. Il Benefattore non è un done del Grande Fratello e i Guardiani non sono la copia della Polizia del Pensiero. Il mondo totalitario e terrificante di cui parliamo è quello descritto da uno scrittore russo molto - poco conosciuto nel nostro Paese, Evgenij Zamjatin. Il libro, tradotto e poi scomparso dalle librerie, si chiama «Noi» (Mi in russo) ed è stato . scritto tra il 1920 e il 1921. Sì, esattamente 29 anni prima di 1984, quando George Orwell aveva appena 17 anni e, probabilmente, non immaginava nemmeno che da grande sarebbe diventato uno scrittore. Il libro di Zamjatin fu pubblicato e diffuso in Occidente un buon decennio prima che un altro famoso narratore di angoscianti utopie mettesse mano alla sua opera principale. Parliamo di Aldous Huxley e del suo «Mondo nuovo» (Brave New World), satira dell'eugenetica che lo stesso Orwell considerò ispirato al libro russo: «La prima cosa che si nota è che «Il mondo nuovo» deriva in parte da «Noi... L'atmosfera nei due libri è simile».
Zamjatin era un intellettuale bolscevico che aveva già partecipato ai moti del 1905 e che aveva entusiasticamente salutato la rivoluzione de1 1917. Ma gli bastò poco per capire che piega stavano prendendo gli avvenimenti in Russia. Già nel 1920 criticava duramente il regime che si stava consolidando attorno a Lenin, il sempre maggior potere degli «scrittori proletari», quelli che sostenevano che tutto doveva essere subordinato e asservito al successo della rivoluzione. «Noi» non fu accettato per la pubblicazione in Unione Sovietica. Nel 1923 venne letto durante una riunione dell'Unione degli Scrittori, provocando un putiferio. Fu pubblicato in inglese nel '24 e in ceco nel 1927 mentre in Russia la vita si faceva sempre più difficile per Zamjatin, uno dei pochi non disposti a piegare la testa di fronte al potere.
Prima, e forse meglio di «1984», il libro di Zamjatin spiega in quale direzione si stia muovendo lo stato totalitario nato dalla rivoluzione che vuole creare l'uomo nuovo, che intende cancellare per sempre l'individualismo e rendere le persone uguali in tutto e per tutto.
Il protagonista di «Noi» è D-503 (i numeri hanno ormai preso il posto dei nomi), un matematico incaricato di costruire l'Integrale, un colossale razzo di vetro e acciaio che avrà il compito di diffondere in tutto il Cosmo i principi dello Stato Unico ormai consolidatosi sulla terra. D-503 però si infetta con un numero irrazionale, vale a dire che si innamora di I-330, una giovane rivoluzionaria che fa parte di un gruppo segreto. Lo scopo di questa associazione è impadronirsi dell'Integrale per sovvertire lo Stato Unico. Ma grazie all’opera dei Guardiani, che tutto vedono e tutto controllano, il Benefattore riesce a neutralizzare il complotto.
Nel mondo di «Noi» gli uomini sono ormai quasi dei robot perfetti. Seguono in ogni istante il «Libro delle Ore» che prescrive ciò che deve essere fatto in qualsiasi circostanza. Vivono in case di vetro e fanno l'amore solo secondo le modalità prescritte e nei momenti stabiliti. Ma hanno ancora un difetto che li distingue daIle macchine perfette che li circondato: dispongono dell'immaginazione.
Ecco allora che il Benefattore sottopone l'intera popolazione mondiale alla Grande Operazione: a ciascuno verrà rimosso un pezzettino di cervello, quello dove ha sede l'immaginazione. Privati della fantasia, gli Uomini Nuovi (compreso l'eroe D-503) saranno finalmente adatti al nuovo sistema. Il libro lascia aperto uno spiraglio di speranza: un'altra donna, 0-90, ha in grembo il figlio del costruttore dell'Integrale e sfugge all'operazione mettendosi in salvo oltre la Parete Verde costruita dal regime per proteggere la civiltà da un mondo incolto e selvaggio. Proprio da quel mondo forse in futuro potrà venire la salvezza.
L'assurdo e inquietante sistema immaginato da Zamjatin è la rappresentazione satirica di quello che i teorici del nuovo regime bolscevico andavano veramente invocando. Gli intellettuali della Proletkult, sostenuti dal potere. Aleksej Gastev, il più famoso di tutti, che tentava di applicare alla vita di ogni giorno i metodi di produzione industriale di Fredrick Taylor. Gastev creò la Lega del Tempo, i cui membri dovevano tenere delle cronotabelle sulle quali segnare l'esatto uso di ogni minuto della giornata. Gastev proponeva di meccanizzare l'uomo,meccanizzare la comunicazione, ricorrendo ad acronimi con i quali sostituire espressioni ricorrenti. «In futuro – scriveva - sarà possibile designare le separate entità proletarie come A, B, C oppure 325, 075 eccetera... Non esisteranno più milioni di teste, ma una singola testa globale. In futuro questa tendenza renderà gradualmente impossibile il pensiero individuale». Gli uomini del regime teorizzavano che l'educazione dei bambini avrebbe dovuto essere affidata allo Stato, visto che i vecchi genitori erano inadatti. II tutto, naturalmente, era perfettamente funzionale a quello che nella pratica Lenin e Stalin stavano attuando in Unione Sovietica. E Zamjatin, che aveva capito ogni cosa, non poteva continuare a vivere in Urss e a criticare il regime.
La protezione del grande scrittore Maksim Gorkij gli evitò l'arresto. Stalin gli consentì di emigrare all'estero. Adesso finalmente, mentre tutto il mondo celebra i cent'anni dalla nascita di Orwell, i cittadini russi possono leggere, in lingua originale, il grande scrittore che di Orwell fu maestro.
Fabrizio Dragosei