OSTROVSKIJ Aleksandr, Denaro folle, Foresta, Uragano

Aleksandr Nikolaevic OSTROVSKIJ OSTROVSKIJ Aleksandr Nikolaevic

(Mosca 1823 – Kostroma 1886)

OSTROVSKIJ è uno dei fondatori del  repertorio moderno del teatro in lingua russa,

in trent’anni di attività letteraria scrisse più di cinquanta testi tra commedie e drammi

IN QUESTA PAGINA: Biografia – Note a:  Danaro Folle   –    La Foresta   –    L’Uragano   –   Povertà non è vizio


OSTROVSKIJ: Biografia

Il moscovita Aleksandr Nikolaevic Ostrovskij (1823-1886) viene meritatamente considerato come uno dei fondatori del repertorio moderno del teatro in lingua russa.

Ostrovskij

Vignetta di G. Dorè in cui i proprietari terrieri usano i loro contadini come fiches, alludendo al potere assoluto sulle proprie “anime” 

Figlio di un avvocato, intraprese, senza concluderli, gli studi giuridici, abbracciando presto la letteratura e, in particolare, dedicandosi alla drammaturgia. Egli studiò con interesse il teatro europeo e soprattutto Shakespeare, Cervantes e Goldoni, autori di cui negli anni tradusse alcuni testi. Ostrovskij in trent’anni di attività letteraria scrisse più di cinquanta testi tra commedie e drammi e, per il valore della sua produzione, viene considerato un innovatore sia da un punto di vista lingustico sia da quello della rappresentazione della società coeva. Egli è autore di grande interesse proprio perché i suoi intenti puntano alla satira dei costumi e delle consuetudini di un modus vivendi di una certa parte della borghesia. Mise, infatti, in luce le problematiche della classe media. di quella borghesia mercantile che andava fortificandosi. Nel 1850 Ostrovskij pubblicò “Con i propri ci si arrangia”, che ebbe una buona accoglienza presso i letterati e l pubblico, mentre la censura pose il proprio veto. Nei testi successivi sviluppò con maggiore intensità la tipologia ben definita dei suoi personaggi, rendendo più aderente alla realtà la caratterizzazione del mercante despota, volubile, arido e ignorante come in “Non ti sedere sulla slitta altrui” (1853), in “Povertà non è vizio” (1854) e in “Non puoi vivere come ti pare” (1855). Ostrovskij inizia così a mettere a fuoco, con chiara intelligenza e ottima scelta di situazioni, l’ambiente della tirannia familiare nell’ambito della gerarchia di potere, che la società mercantile borghese in Russia attribuiva al capo nucleo familiare, sia uomo, sia donna alla questione che sarà nodale anche nelle opere successive.


OSTROVSKIJ: Povertà non è vizio

(1854) tratta, appunto, di un mercante che desidera far sposare la propria figlia a un vecchio signore ricchissimo. La giovane, invece, ama corrisposta un giovane coetaneo, ma ciò è ininfluente nei confronti di un matrimonio d’interesse. Risulta risolutivo, come deus ex machina, l’intervento causale dello zio ubriacone, che rivela in pubblico la condotta nefanda del vecchio. La giovane può così convolare a giuste nozze con il proprio innamorato.


OSTROVSKIJ Aleksandr Nikolaevic

Famiglia patriarcale di mercanti della regione di Nizni Novgorod, a est di Mosca

OSTROVSKIJ: La foresta 

è dramma che vede sulla scena una ricca vedova avida, Bulatov, il suo giovane mantenuto, e Aksjusa, la giovane nipote della donna. Di quest’ultima è innamorato, corrisposto, Petr, figlio di un mercante, che non si opporrebbe alle nozze tra i due, in cambio però di una cospicua dote, che la ricca vedova non è disposta ad elargire. Tuttavia, non si sa come, giunge un lontano nipote, che si era dedicato al palcoscenico, e che per un certo periodo non aveva dato sue notizie. Egli riesce a far sì che una foresta di proprietà sua e di Aksjusa non venga venduta dalla scaltra vedova e altresì si fa dare da lei mille rubli per ripartire alla volta di nuove esperienze teatrali. Poi offre a Aksjusa di partire insieme, per sottrarla alla vedova, ma la giovane, innamorata di Petr, rifiuta; allora l’attore, commosso, generosamente regala alla giovane i mille rubli, che diventeranno in tal modo la ricca dote per il matrimonio con Petr, mentre egli ripartirà per una vita girovaga senza denaro. La figura generosa di quest’attore, che ha un’anima e un cuore e che ancora è in grado di comprendere e distinguere i sentimenti umani, si contrappone fortemente a quella della “gente rispettabile e borghese”, rappresentata e stigmatizzata, in questo testo, dalla ricca vedova, che vive evidentemente un’esistenza vuota, immersa esclusivamente in una pietosa avarizia di soldi e di cuore, incapace anche di un solo slancio emotivo d’amore o d’affetto.

Franco Manzoni

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OSTROVSKIJ: L’Uragano

E’ del 1860 il capolavoro di Ostrovskij, “L’uragano”, dramma borghese di carattere anche amoroso. Ambientato in una cittadina di provincia, ha come protagonisti due mercanti e le rispettive famiglie: il vecchio Dikoj e la ricchissima Marta Kabanova. Quest’ultima ha due figli, il rozzo Tichon, sposato alla sensibile e religiosissima Katerina, e Varvara, di dubbia moralità, che nonostante di dettami rigidi della madre padrona, ha per amante il commesso alle dipendenze del vecchio mercante Dikoj. Nel contempo, il figlio di Dikoj, Boris, è innamorato di Katerina che, vessata dalla estenuante presenza della suocera, rimpiange non poco la propria vita prima di questo matrimonio, che lei non ha scelto, ed è sensibile agli sguardi innamorati del giovane


OSTROVSKIJ: DANARO FOLLE

Personaggi Principali 6 (4 Uomini, 2 Donne, altri minori)

1° Atto – Vasil’kov, un provinciale arrivato a Mosca, è innamorato di Lidija. E’ preso in giro da Glumov e Teijatev, anche loro innamorati della bellissima Lidija; i due lo presentano alla madre della ragazza che mira ad un matrimonio lucroso

2° Atto – La madre confessa alla figlia che sono rovinati e non possono sostenere il loro dispendiosissimo livello di vita. Lidija decide di sposarsi con chiunque le permetta di mantenere lo stesso tenore di vita. Teijatev rinuncia al matrimonio mentre Vasil’kov lo accetta

3° Atto – Una volta sposati Vasil’kov dichiara di non riuscire a pagare tutti i debiti che madre e figlia fanno. Lidija è disperata ed accetta di nuovo il corteggiamento di Teijatev e del vecchio Kucumov. Vasil’kov, per diminuire le spese, propone di andare a vivere in una casa più modesta licenziando parte della servitù, Lidija si ripromette di tormentarlo per questa decisione.

4° Atto – Si sono trasferiti nella casa “povera”, Lidija se ne vergogna. Il vecchio Kucumov le propone di tornare nella vecchia sfarzosa casa, basterà che lei sia “carina” con lui. Il marito scopre tutto, vorrebbe ucciderla ma è calmato da Teijatev, comunque sembra “ripudiare” la moglie restituendola alla madre.

5° Atto – Madre e figlia sono nella vecchia elegante e dispendiosa casa ma tutti quelli che hanno promesso di pagare, compreso il vecchio Kucumov, in realtà sono impostori senza un soldo. Marito (che scopriamo essere ricchissimo) e moglie arrivano ad un sofferto accordo: lei dovrà lavorare per lui e conquistarsi la ricchezza…

NOSTRO COMMENTO: OTTIMO COPIONE di teatro naturalistico . Apparentemente banale nella trama, in realtà tutto il testo, perfettamente costruito, è pervaso di una continua raffinata ironia. Tutte le scena apparentemente drammatiche, vogliono, nelle intenzioni dell’autore, evidenziare la follia di alcuni comportamenti risultando alla fine comiche nella loro assurdità. Lidija è una Madame Bovary, solo più inetta.

L’ambientazione può essere trasportato ai nostri giorni.

 

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